Infanteria Veneta in piazza Bra verona, stampa del 1780
Quanto segue è la cronaca dell’inizio della sanguinosa rivolta che passerà alla storia come “le Pasque Veronesi”.
I francesi tracotanti e ladri, saccheggiatori
di chiese (svuotarono persino il Monte di Pietà) in realtà seguivano una
strategia di provocazione per trovare un “casus belli” qualsiasi.
Volevano dichiarare guerra al pacifico e neutrale stato
veneto, impadronirsi di ogni bene per alimentare l’esercito e sopperire alle
spese della campagna, e infine usarne il territorio come merce di scambio con
l’Austria.
Il segreto trattato di Leoben segna in quei
giorni la sorte dello stato veneto: vi era un ladro, Napoleone, e un
mandante o ricettatore, l’Austria.
Nella notte fra il 16 e il 17 aprile 1797 fu affisso per le vie della
città un manifesto
a firma di Francesco Battaia che incitava i veronesi alla rivolta contro i
francesi e contro i collaborazionisti locali. Il manifesto era apocrifo, in
realtà fu opera di Salvadori su commissione di Landrieux ed era una
provocazione atta a fornire un pretesto ai francesi per occupare
definitivamente la città.
Nel manifesto si poteva leggere:
« Noi Francesco
Battaia,
Per la Serenissima
Repubblica di Venezia Provveditor Estraordinario in Terra Ferma.
Un fanatico andare di
alcuni briganti nemici dell’ordine e delle leggi, eccitò la facile Nazione
Bergamasca[8] a divenir ribelle al proprio legittimo Sovrano, ed a stendere un’orda
di facinorosi prezzolati in altre città e provincie dello Stato, per sommuovere
anche quei popoli. Contro questi nemici del Principato noi eccitiamo i
fedelissimi sudditi a prendere in massa le armi e dissiparli e distruggerli,
non dando quartiere e perdono a chichessia, ancorché si rendesse prigioniero,
certo che sì tanto gli sarà dal Governo dato mano e assistenza con denaro e
truppe Schiavone regolate,[1] che sono già al soldo della Repubblica, e preparate all’incontro. Non
dubiti alcuno dell’esito felice di tale impresa, giacché possiamo assicurare i
popoli che l’Armata Austriaca ha inviluppato e completamente battuto i Francesi
nel Tirolo e Friuli, e sono in piena ritirata i pochi avanzi di quelle orde
sanguinarie e irreligiose, che sotto il pretesto di far la guerra a nemici
devastarono paesi e concussero le Nazioni della Repubblica,[8] che gli si è sempre dimostrata amica sincera, neutrale; e vengono
perciò i Francesi ad essere impossibilitati di prestar mano e soccorso ai
ribelli, anzi aspettiamo il momento favorevole d’impedire la stessa ritirata,
alla quale di necessità sono costretti. Invitiamo inoltre gli stessi
Bergamaschi, rimasti fedeli alla Repubblica, e le altre Nazioni[8] a cacciare i Francesi dalla città e castelli, che contro ogni diritto
hanno occupato e dirigersi ai Commissari nostri Pico Girolamo Zanchi e Dott.
Fisico Pietro Locatelli, per avere le opportune istruzioni e la paga di Lire 4
al giorno per ogni giornata in cui rimanessero in attività.
La città e il
territorio sono pronti alla difesa, e ognuno sparga il suo sangue per la
Patria, pel sovrano e per la buona causa. Viva San Marco! Viva la Repubblica!
Viva Verona! »
L’impostura sarebbe stata facilmente smascherabile, infatti
il manifesto era già stato pubblicato a marzo da alcuni giornali, come il Termometro
Politico e il Monitore Bolognese, inoltre Battaia in quel momento si
trovava a Venezia. I rappresentanti veneti lo fecero rimuovere, e al suo posto
venne pubblicato un nuovo manifesto che smentiva il precedente ed esortava la
popolazione alla calma. Ma ormai l’insurrezione era già stata innescata, e nel
pomeriggio ci furono già diverse risse.
Tutto inizia con un francese sbudellato da un coltellaccio
di un popolano veronese, e da uno schiavone che interviene in suo aiuto (per
evitarne l’arresto), tagliando di netto la mano di un altro soldato con un
colpo della sua temibile spada.
Trovasi il giorno di Pasqua dirimpetto all’ospedale nuovo
di Verona un villico armato di fucile. Osservato lo stesso da alcuni soldati
francesi, fu da essi circondato e disarmato del fucile, con il pretesto che
fosse un fucile francese e in conseguenza rubato. Risoluto il villico pose mano
prontamente al coltello e feri nella pancia il francese che gli aveva levato il
fucile e lo feri cosi seriamente che le viscere gli caddero per terra e sul
momento mori. Erano intanto accorsi vari soldati schiavoni mentre gli altri
francesi avevano arrestato il villico e quegli intimarono a questi che lasciar
dovevano in libertà. Uno dei francesi rispose con arroganza e pose la mano la
mano sulla guardia della propria scimitarra, ma pronto uno schiavone con un
colpo di sciabola gli recise la mano. Gli altri francesi si diedero tosto ad
una precipitosa fuga. Universale fu allora la commozione del Popolo veronese,
ed una numerosa truppa di giovinetti, il più vecchio de’ quali non arrivava a
18 anni, si pose a circondare e in certo modo ad assalire i tre castelli… andò
intanto crescendo il fermento e la sollevazione divenne generale in tutti gli
ordini degli abitanti ed entrarono in città molti villici della Val Policella e
de tredici comuni ben armati e quanto feroci altrettanto fedeli… secondo il
rapporto a Napoleone del generale di divisione Carlo Kilmaine, comandante in
capo della lombardia , soltanto a Verona i francesi uccisi nelle insorgente
furono oltre 400″
Fonte: da Pasque di Sangue a Verona, in rivoluzione francese pag.281
Nessun commento:
Posta un commento