Analoga indignazione avevano suscitato le affermazioni del nuovo ministro della Difesa inglese: «Non siamo a Kabul per educare un popolo rimasto fermo al medioevo, ma perché i nostri interessi nel mondo non vengano minacciati».
In Germania si è dimesso il presidente della Repubblica Oehler . Nei giorni scorsi aveva dichiarato che i soldati tedeschi non sono andati in Afghanistan solo per combattere il terrorismo, ma per tutelare gli interessi economici del loro Paese. Governo e opposizione lo hanno trattato come uno zimbello, al punto da indurlo a uno scatto di dignità. Analoga indignazione avevano suscitato le affermazioni del nuovo ministro della Difesa inglese: «Non siamo a Kabul per educare un popolo rimasto fermo al medioevo, ma perché i nostri interessi nel mondo non vengano minacciati».
Sorprende che due politici abbiano detto per una volta la verità: infatti si è parlato di «gaffe».
Sorprende un po' meno che l'essere umano senta il bisogno di ammantare le guerre di motivi nobili o comunque non biecamente commerciali.
Da Elena di Troia all'esportazione della democrazia, la fantasia non ci è mai mancata (anche se Omero aveva obiettivamente più talento degli uffici stampa). Gli stessi dittatori, che vantano meno scrupoli formali, preferiscono agitare spettri molto più orrendi, come la difesa della razza o della purezza ideologica, pur di non riconoscere che fanno la guerra per fare affari. Guai a chi osa parlare di petrolio, gasdotti, rotte commerciali. Quella è materia da bottegai: si fa, ma non si dice.
Un principio che continua a valere persino in un'epoca come la nostra, dove si dice tutto, compreso quello che non si fa. Assuefatti a ogni sorta di scandalo, siamo rimasti sensibili a un ultimo tabù: i soldi, motore «vergognoso» del mondo
Fonte: di srs di Massimo Gramellini da la La Stampa del 1 giugno 2010
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