lunedì 21 giugno 2010

Gli USA dicono no al decreto sulle intercettazioni


« Quello che non vorremmo mai è che succeda qualcosa che impedisca ai magistrati italiani di continuare a fare l’ottimo lavoro svolto finora. Avete ottimi magistrati e ottimi investigatori. La legislazione finora in vigore in Italia è stata molto efficace »
[Lanny A. Breuer - sottosegretario al Dipartimento penale statunitense]


Nessuno stato è il paradiso terrestre. Si dice che l'erba del vicino sia sempre più verde, ma forse sarebbe meglio dire che l'erba del vicino è meno secca, o che le aree più rigogliose sono tutte davanti alla staccionata che divide il nostro giardino dal suo: quello che c'è nel retro, non è dato sapere... Tuttavia, non abbiamo un altro mondo a disposizione. Ci dobbiamo accontentare. La vera sfida è riuscire a cambiare questo. Possibilmente in meglio.

  E allora ben venga la valorizzazione e il riconoscimento dei pregi di ognuno, anche se i difetti non sono certo bazzecole. Dal punto di vista della libertà di informazione, per esempio, gli Stati Uniti d'America non sono certo la Cina: dalle loro parti ancora nessuno si sogna di impedire a un giornalista di scrivere. Sul ddl intercettazioni, oggi, è arrivata così anche la bacchettata diplomatica di Lanny A. Breuer, sottosegretario al Dipartimento penale statunitense. Una diplomazia deve muoversi come un elefante in un negozio di porcellane: se Breuer è stato così esplicito, questo è un chiaro segnale dell'enormità delle normative liberticide che stanno per passare nel nostro paese. Che nostro forse non è più, già da qualche tempo.

 Santoro liquidato. Rai Tre espugnata. I blogger tenuti per le palle dal diritto di rettifica:: l'attacco sferrato è circoncentrico e mira all'invasione totale e definitiva. E non sembra che si vogliano fare prigionieri. Ormai, il servizio di informazione pubblico sta esalando l'ultimo respiro.
Resiste Milena Gabanelli, barricata ancora per poco nell'ultimo avamposto di informazione non asservita. Resiste Loris Mazzetti, chiuso a doppia mandata dentro all'ufficio che fu di Enzo Biagi.
Cercano di opporre resistenza, come possono, la stampa e l'editoria, anche se vorrei chiedere a lor signori perché non hanno speso una parola per difendere i blog da tutte le iniziative legislative tese a toglierli di mezzo. E resistono i blog, ormai allo stremo delle forze, senza risorse e con lo spettro della legge sulla stampa datata 1948 che incombe sulle loro residue ed esigue finanze. Ovviamente il problema è circoscritto ai blog di denuncia: per quelli di taglio e cucito aumenteranno gli spazi e magari arriverà anche una sovvenzione statale a insindacabile giudizio di Bondi, che valuterà personalmente quanto i merletti e i ricami rispettino lo stato dell'arte. Gli altri, già alla prima multa da 13mila euro si cercheranno un santo protettore. Fine dei giochi. Fine della libertà.

 Un'altra strada c'è. I cittadini devono diventare consapevoli della loro forza. Devono costituire un unico blocco solidale, una corporazione che tutela e persegue il diritto ad informare ed essere informati, sostenendo grazie all'elevata resistenza della struttura magliforme della rete il peso di eventuali azioni legali.

 I cittadini devono farsi da soli la televisione che vogliono guardare. Devono pubblicarsi da soli i giornali che vogliono leggere. Devono prodursi da soli l'energia che vogliono consumare.
I cittadini devono farsi stato, soggetti finalmente attivi ed artefici delle proprie sorti. Devono fondare cooperative per portare la banda larga dove ancora manca, trasmettere online, contemporaneamente, in barba al Decreto Romani esattamente come Berlusconi trasmetteva in contemporanea in tutte le regioni italiane, in barba alle normative allora vigenti, fino a quando la diretta nazionale non divenne legale grazie al suo amico del cuore Bettino Craxi.

 Disdicete il canone Rai e iniziate a consorziarvi. Riprendetevi in mano la vostra vita, finchè avete le mani ancora libere per farlo.

Fonte: da Bioblu del 21 maggio 2010

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