«Il campo funziona perché ci ingegniamo»
di Giancarlo Beltrame
A Santa Rufina ci sono energia e riscaldamento Ieri allestite altre due tende, ospiteranno undici sfollati
Non c’è festività che tenga al campo di Santa Rufina. I volontari veronesi della Protezione civile che hanno in affidamento il campo della piccola frazione di Roio hanno santificato la festa a modo loro, lavorando duramente e trascorso la domenica a sistemare le poche cose che ancora non funzionano e a iniziare le opere per quei servizi che ancora mancano. E mentre dagli altri campi abruzzesi cominciano ad arrivare notizie di disservizi, soprattutto, ma non solo, per quanto riguarda il riscaldamento nelle tende, in quello che è diventato ormai un po’ una succursale di Verona le cose marciano discretamente bene.
«C’è la rete elettrica, le tende sono riscaldate, abbiamo sistemato tutti i bagni chimici, alcuni dei quali si erano rotti, e iniziato gli scavi per creare le fognature e le buche per la posa delle vasche Imhof», elenca l’ingegner Armando Lorenzini, responsabile del gruppo di 53 volontari scaligeri, «e se qui le cose vanno meglio che altrove lo si deve alle persone che sono venute, le quali hanno messo in campo una grande professionalità abbinata a un’altrettanto grande adattabilità alla situazione. Infatti, i materiali magari ci sono, ma mancano le attrezzature che si è abituati a utilizzare. Qui hanno saputo supplire alle carenze, usando quello che c’era per costruire allacciamenti elettrici, idrici e quant’altro».
Tra i lavori di ieri c’è stata anche la preparazione di due nuove tende per due nuclei familiari, uno di sette e l’altro di quattro componenti, rientrati a Santa Rufina dalla costa. Il tempo per fortuna ha tenuto per quasi tutto il giorno, nonostante fosse coperto, e solo in serata ha ricominciato a piovere, con grande sconforto di chi era riuscito finalmente a fare la prima lavatrice dopo 22 giorni e non ha potuto stendere ad asciugare la biancheria pulita.
Sempre ieri sono state raccolte anche le prenotazioni per i pullman per chi desidera andare domani alla messa del papa Benedetto XVI a L’Aquila. Tra i suoi parrocchiani ci sarà anche il vulcanico don Giovanni Mandozzi, capace di dire tre messe in ognuno dei tre campi realizzati a Roio, di passare di tenda a rianimare le proprie pecorelle, smarrite nell’animo dopo aver perso tutto o quasi nella scossa che ha devastato l’Abruzzo nella notte del 6 aprile, e di allietare i ragazzi trasformandosi in dee-jay nella tenda mensa alla sera.
Ieri sera don Mandozzi ha avuto anche un incontro con il sindaco di un paese piemontese della Val di Susa che si è candidato per «adottare» Roio.
«Stiamo lavorando per tirar su il più possibile il morale degli sfollati», racconta il sacerdote, «perché non si abbattano proprio adesso. Dopo venti giorni, infatti, si stanno rendendo conto della gravità di quello che è successo loro. Molti vorrebbero ritornare nelle loro case, quelle che sono rimaste in piedi, ma i sopralluoghi non ci sono ancora stati ed essendo vietato ogni accesso al paese è impossibile arrivarci, anche perché le vecchie abitazione del centro storico sono crollate tutte e i cumuli di macerie non consentono il passaggio. Tanti non sanno, quindi, cosa li aspetta veramente. È fondamentale, però», conclude, «lavorare per ritornare alla normalità».
E il parroco abruzzese lo fa pure con l’esempio, perché dimostra che anche senza casa, essendo crollata la canonica, si può guardare al futuro.
Il battesimo del piccolo Bryan nella tendopoli trasmesso dal Tg2
Santa Rufina è stata adottata non solo dai veronesi, ma anche da molti navigatori di Internet.
Merito del vulcanico parroco, che era un blogger con un proprio sito, in cui ha raccontato anche il terremoto. Su Facebook è nato un gruppo, che conta già 550 iscitti, che si chiama «Aiutiamo Don Giovanni Mandozzi, un amico di FB e la comunità di Roio», che fornisce anche tutte le indicazioni per versare aiuti per la ricostruzione e per le necessità del campo. Ed è perfino stata attivata una tv online a questo indirizzo: http://www.aiutiamoildon.com.
E a proposito di televisione, nel gruppo si vede anche il servizio andato in onda sul Tg2 relativo al battesimo che si è celebrato proprio nella tenda mensa (che funge anche da cappella) gestita dai nostri volontari veronesi, alcuni dei quali sono riconoscibili.
La cerimonia molto semplice e alla buona per far entrare il piccolo Bryan nella comunità dei cristiani ha rappresentato davvero un segnale di speranza e di rinascita della minuscola comunità abruzzese. E anche questo, come succede nel nostro mondo dominato dai mass media, ha contribuito a far giungere aiuti a Santa Rufina e a Roio. G.B.
Fonte: srs di Giancarlo Beltrame, da L’arena di Verona di Lunedì 27 Aprile 2009, cronaca, pag. 9
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