Dal testo di
Francesco Zanotto
"Raccontasi
adunque, che durante l'assedio, domati i difensori da continue fatiche, e
singolarmente da sete, per estinguer la quale doveano aprirsi la via col ferro,
incominciavano a parlare di resa. Queste confuse voci pervennero alle orecchie del Loredano; il
quale raunati i principali cittadini,
fe' loro conoscere, essere periglio maggiore lo affidarsi ai Barbari, che al
proprio coraggio e alla giustizia della lor causa, protetta dal cielo ...
"
ANNO 1474
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il
disegno di Gatteri.
L'importante
città di Scutari dopo un'eroica resistenza alle armate turche, sembra dover
cedere alla loro violenza, ma Antonio
Loredan riesce ad infondere nella popolazione nuovo coraggio e vigore ...
LA SCHEDA STORICA - 84
Dopo la tragica e disastrosa perdita di Negroponte (1470) da
parte di Venezia ad opera dei Turchi, il morale in città non era certo dei
migliori.
E' vero che dal 1472 Pietro Mocenigo con la sua flotta prese a
"infastidire" i turchi dell'Asia Minore attaccandone le città e i
porti più importanti, ma neppure il saccheggio dell'importante città di Smirne
ad opera dei Veneziani non mutò di molto la situazione che era e restava molto
critica.
I Turchi infatti, con un'armata di oltre 70.000 uomini,
comandata da Solimano Pascià di Romania, erano passati in Albania. Il 17 maggio
del 1474 Solimano con 10.000 uomini era arrivato fin sotto le mura di Scutari,
nella parte settentrionale del paese, ponendo l'assedio alla città.
A Scutari dal 1366 al 1421 aveva regnato una dinastia locale
fondata da un tal Balsa cadendo poi in mano dei Veneziani che proseguivano la
loro politica di espansione e di rafforzamento lungo le coste dalmate e ora
anche albanesi.
Con Scutari infatti, la Serenissima si era annessa anche
l'altro grande porto albanese di Valona, nel sud del paese, mentre già dal 1363
si erano impossessata della terza città portuale, Durazzo, subentrandovi agli
Angioini di Napoli.
Nel 1431, tuttavia, i turchi avevano già occupato Giannina e in breve tempo avevano sottomesso
quasi tutta l'intera regione, malgrado l'eroica resistenza di quello che poi
sarebbe stato considerato l'eroe nazionale albanese: Giorgio Castriota
Scanderberg. Dunque nel 1474 i turchi si erano spinti fino alla costa ponendo
l'assedio a Scutari.
Per far fronte a questa nuova, pericolosa circostanza, il
senato inviò in Albania una flotta di 22 galee al comando del nuovo comandante
Triadano Gritti, al posto di Pietro Mocenigo.
Scutari, un baluardo
La città di Scutari
sorge sulla sommità di un alto monte, chiuso sul lato occidentale da un lago
molto esteso dal quale nasce il fiume
Bojana. Dall'altro lato, quello orientale, esce dal lago un altro fiume, il
Drin, entrambi utilizzati per buoni tratti per la navigazione.
Gli Ottomani si attestarono allora sulle rive del primo
fiume, il Bojana, quello che riforniva di acqua la stessa città e vi
costruirono sopra un ponte. I veneziani restarono invece attestati sui vicini
monti facendo comunque calare sul lago 18 navi più o meno grandi. Intanto i turchi
avevano iniziato a colpire con i loro terribili e temutissimi cannoni le mura della città che si preparava a
resistere, difesa solo da 2.500 uomini.
Il terrore di cadere in mano ai turchi era tale tuttavia,
che gli abitanti della città non si risparmiarono quanto a coraggio e iniziativa, raccogliendo per esempio le rovina
delle mura cannoneggiate per costruire nuove trincee, tanto che i turchi
rinviarono l'ingresso nella città.
Fu allora, si narra, che Solimano cercò di corrompere
l'artefice di tanta accanita resistenza: Antonio Loredan, inviandogli ricchi doni e
promesse di alte cariche se gli avesse ceduto la città. Alla scontata risposta negativa del veneziano,
Solimano si preparò all'attacco finale.
All'alba del 28 luglio fece accerchiare completamente dai
suoi uomini la cima della montagna e portò a poco a poco le sue truppe sotto le
mura della città. Il bombardamento della mura iniziò poco dopo e con il nuovo
bombardamento iniziarono a serpeggiare in città i primi dubbi sull'opportunità
di resistere. Bloccate le vie dei rifornimenti, poi, in città iniziavano a
mancare cibo e acqua. L'atmosfera fu colta anche da Antonio Loredan che
prontamente chiamò a sè i principali cittadini cercando di persuaderli che
cadere in mano ai turchi era molto peggio che tentare di respingerli con
coraggio e con l'aiuto di Venezia.
Il gesto simbolico del Loredan
Le ragioni del
Loredan non convinsero del tutto i membri della delegazione. A quel punto
allora, si narra, il governatore
veneziano si scoprì il petto e disse loro:" Chiunque è roso da fame, si pasca delle mie carni; chi è arso da sete,
bea (beva) del mio sangue, io l'acconsento"! La reazione del Loredan, talmente stupefacente
nella sua veemenza, convinse alla fine i cittadini di Scutari a resistere e
difendere la loro città.
I risultati non si fecero attendere e nel loro esito finale
furono a dir poco sorprendenti e inimmaginabili. La piccola guarnigione posta a
difesa della città con l'aiuto ora dei cittadini, resisteva e dopo sei ore di
combattimento furioso sul campo erano rimasti circa 3.000 soldati turchi. Di
fronte all'inutile carneficina, molti degli uomini di Solimano fuggirono
abbandonando il campo. A quel punto venne ordinata la ritirata e i turchi si
spostarono finalmente su un monte poco lontano. Durante la ritirata, tuttavia,
i cittadini di Scutari continuarono a bersagliare il nemico tanto da provocare
nuove, ulteriori vittime. A quel punto, avuta notizia Maometto delle difficoltà
dell'assedio e delle innumerevoli perdite, diede ordine a Solimano di
ritirarsi.
Era la vittoria per i veneziani di Antonio Loredan che venne
per questo fregiato del titolo di cavaliere e investito della carica di generale
supremo de mar. I soldati benemeriti vennero ugualmente premiati e a S. Marco
venne issato un vessillo con le armi della città di Scutari. Venne infine fatto
erigere un Ospitale per accogliere i reduci che per età o per ferite non
potevano più combattere. La resistenza di Scutari e il conseguente ritiro
dell'esercito turco contribuirono a diffondere a Venezia un certo ottimismo.
La Serenissima e con essa l'intera Europa cristiana potevano
tirare un sospiro di sollievo.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 3, SCRIPTA EDIZIONI
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