Dal testo di Francesco Zanotto
"Fu data però licenza al doge, alla
dogaressa, alla moglie e figliuoli di Jacopo di visitarlo. E poichè prima di
essere costituito, il poveretto, sostenuto avea trenta tratti di corda, dai
quali rimase stracciato nelle carni; così i capi dei Dieci ordinarono che
curato fosse nella stanza del cavaliere del doge, dove il padre portossi a
vederlo, ed abbracciarlo. Il principe infelice era vecchio e, come dice il
Sanudo, camminava appoggiato ad una mazzetta ... "
ANNO 1454
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Uno sfortunato
destino sembra perseguitare il figlio del doge: Jacopo Foscari, accusato prima
di concussione e poi
di omicidio, trova nell'anziano genitore solo il calore dell'ultimo saluto
prima del definitivo esilio a Creta.
LA SCHEDA STORICA - 78
Nel 1456 quando si svolsero i seguenti fatti, Francesco
Foscari sedeva sul trono ducale da oltre trent'anni e, come il suo lontano
predecessore Tomaso Mocenigo aveva predetto, furono tre decenni durante i quali Venezia aveva
conosciuto solo dei brevissimi periodi di pace.
La potenza veneziana aveva certo raggiunto la sua prima
massima espansione, ma le casse dello stato ora, erano vuote. Eppure in
apparenza, e forse anche di fatto, il vecchio doge non sembrava minimamente
preoccupato, mantenendo anzi un costante, altissimo livello di spese, tanto
pubbliche quanto private.
Malgrado in città nessuno si fosse mai apertamente lamentato
delle continue spese e del costante stato di guerra, a pagare pesantemente le
conseguenze dell'eccessivo tenore di vita dei Foscari sarà proprio il figlio
del doge Jacopo.
Nel 1445 infatti il giovane, ormai drammaticamente
indebitato, venne accusato di avere accettato delle ricompense in cambio di
sicure assegnazioni di importanti cariche pubbliche. Non solo: un tal Michele
Bevilacqua lo accusò di avere accettato anche dei preziosi doni da Filippo
Maria Visconti già durante gli anni in cui la repubblica era in guerra con il
duca di Milano. Il Consiglio dei Dieci ordinò l'arresto di Jacopo Foscari ma il
giovane era già fuggito dalla città venendo condannato in contumacia all'esilio
a vita in Romania. Successivamente, dal momento che Jacopo restava irreperibile
venne confiscato anche il suo patrimonio.
Ancora una volta la potente macchina giudiziaria veneziana
si dimostrava in tutta la sua esemplare neutralità.
Intanto Jacopo veniva
arrestato e imbarcato verso il luogo del suo esilio dove tuttavia non giunse
mai per un'improvvisa e grave malattia che lo blocccò a Trieste. Solo allora il
padre si sentì in dovere di intercedere per il figlio presso il Consiglio con
un accorato appello, a seguito del quale Jacopo nel 1447 veniva confinato nella
città di Treviso.
Un giovane segnato dal destino
La vicenda sembrava
essersi finalmente conclusa, tuttavia altre nuvole si addensavano sull'orizzonte
di Jacopo Foscari. Il 5 novembre del 1450 infatti, veniva assassinato a Venezia
il senatore Ermolao Donà mentre stava facendo ritorno a casa da Palazzo Ducale.
C'era solo un particolare: il senatore era stato uno dei capi del Consiglio dei
Dieci quando si decise per l'arresto e l'esilio di Jacopo Foscari. Per di più
un familiare dello stesso era stato visto aggirarsi nei pressi del palazzo poco
prima dell'efferato omicidio. Come se non bastasse pochi mesi dopo arrivò anche
una denuncia anonima che accusava esplicitamente Jacopo dell'assassinio. Il
gioco era fatto. La trappola si era così chiusa alle spalle del giovane Foscari
che venne infatti nuovamente arrestato.
Le prove contro Jacopo di fatto erano questa volta
estremamente deboli, una denuncia anonima - e malgrado questo però il giovane
venne torturato ed infine condannato nuovamente all'esilio. La meta: l'isola di
Creta.
L'inspiegabile sentenza del Consiglio dei Dieci, dal momento
che l'accusa non risultava supportata da alcuna prova tangibile o testimonianza
oculare, si rivelò forse proprio per questo relativamente mite per un caso di
omicidio ed è forse giustificata dalla volontà di allontanare definitivamente
un personaggio divenuto incontrollabile e per questo pericoloso.
Sembra più una persecuzione che un'opera di giustizia
Liberarsi di Jacopo Foscari tuttavia sembrava una cosa
impossibile. Nell'estate del 1456, infatti, giunse al Consiglio la notizia che
Jacopo stava cercando aiuto presso Maometto II per fuggire dall'isola. Tradotto
a Venezia vi giunse il 21 luglio di quell'anno dove confermò tranquillamente le
accuse a suo carico. Una proposta di condanna a morte del reo confesso da parte
di uno dei membri del Consiglio venne tuttavia respinta, mentre si condannò
Jacopo nuovamente all'esilio a Creta dove avrebbe scontato un anno di prigione
con in più il severo ammonimento di non intrattenere rapporti con le potenze
straniere pena l'immediata esecuzione. Jacopo dunque si reimbarcava ancora una
volta, l'ultima per Creta.
Un testimone oculare Giorgio Dolfin, ci descrive il giovane Foscari molto malato, pallido
in viso e sofferente.
Prima di partire a Jacopo venne concesso di rivedere la sua
famiglia e in particolare suo padre, il doge. Quando i due si incontrarono
Jacopo si gettò fra le braccia del genitore implorando che facesse qualcosa
perchè potesse ritornare presto a casa.
Francesco Foscari non potè che restare impassibile ed
irremovibile. Era pur sempre il doge,
il capo e il garante dello stato veneziano. Esortò quindi il figlio a
sottostare alla condanna che gli era stata inflitta: "Jacopo va e ubbidisci a quello che vuole la repubblica e non cercar più
oltre". Queste furono le ultime parole rivolte a suo figlio, le parole
di un doge.
La commozione e la disperazione del padre infatti, trovarono
sfogo solo dopo che Jacopo fu ricondotto in cella, quando l'anziano Francesco
Foscari crollando in singhiozzi sulla sedia gridò: "O pietà granda!". I due non si sarebbero più rivisti.
Sei mesi dopo giungeva infatti a Venezia la notizia della
morte di Jacopo. Per il vecchio doge iniziò un lento e tristissimo declino
politico ed umano.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 3, SCRIPTA EDIZIONI
Nessun commento:
Posta un commento