Dal testo di Francesco Zanotto
"Paolo Erizzo
riparato erasi, con pochi de' suoi, nel castello, e, per alcuni giorni, si
difendeva; ma alla fine astretto fu da
necessità prepotente di cedere. Egli si
arrese sulla fede di Maometto, promettendo di salvargli la testa. Se non che uscito appena dal castello, fu per
ordine dello stesso Maometto, con orrido genere di morte segato per mezzo il
corpo, fra due tavole, dicendo il tiranno, con ischerno insultante, di avergli
mantenuto il sacramento ... "
ANNO 1470
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Dopo
una eroica resistenza, l'isola di Negroponte nel Mar Egeo e antica colonia
veneziana, cade in mano dei Turchi che dopo averne massacrato la popolazione
trucidano orribilmente anche l'ultimo dei tre rettori veneziani
LA SCHEDA STORICA - 81
Venezia attorno alla metà del XV secolo aveva attraversato
guerre, crisi finanziarie ed economiche riuscendo infine a costruire un solido
e vasto dominio sulla terraferma senza che lo
stato nelle sue strutture venisse mai scalfito o danneggiato.
La minaccia per la Serenissima invece, e ancora una volta,
doveva venire dall'esterno e si chiamava Maometto II, colui che aveva messo
fine all'impero romano d'oriente con la conquista di Costantinopoli
La caduta della città non sorprese per nulla un'Europa
impegnata in tutt'altre faccende ed ormai rassegnata all'evento, ritenuto
inevitabile. Bisanzio, del resto, aveva perso almeno da due secoli tutta la sua
potenza ed invano l'imperatore Giovanni Paleologo si era recato in Italia nel
1438 per chiedere aiuto contro i Turchi venendo comunque accolto con grande
sfarzo dal doge Francesco Foscari.
Anche Venezia fu tra quelle nazioni che alla notizia della
caduta di Costantinopoli non si scompose più di tanto malgrado i lucrosi
commerci con l'oriente che avevano nella capitale bizantina la loro più
importante base. Anzi, è proprio pensando ai loro commerci che i Veneziani si
affrettarono l'indomani dell'ingresso dei Turchi nella città, a concludere un
trattato con il sultano, grazie al quale almeno per i successivi primi anni ebbero
con lo stesso dei rapporti alquanto amichevoli. Per Venezia in termini
commerciali era cambiato ben poco con la cacciata dei Paleologhi.
Tutta via Maometto II era appena gli inizi delle sue
conquiste e ben presto anche Venezia avrebbe dovuto scontrarsi con le
aspirazioni espansionistiche dell'irrequieto e giovane sovrano turco.
Quando il doge Pasquale Malipiero morì nel 1462 Maometto II
aveva già spinto la sua avanzata verso Occidente fino alla Serbia, conquistando
anche le principali isole dell'Egeo settentrionale, arrivando fino ad Atene e
dilagando nell'intero Peloponneso.
Nel 1464 poi, completava la sua avanzata con la conquista
della Bosnia, arrivando a minacciare direttamente i possedimenti veneziani
lungo le coste dalmate.
Maometto II, temporaneamente impegnato in oriente, aveva
nuovamente puntato la sua attenzione verso ovest con l'esplicito proposito di
eliminare completamente i domìni d'oltremare di Venezia. Allo scopo, stava
riorganizzando la sua già potente flotta e il suo esercito di ben ottantamila
uomini. La maggior parte delle navi
venne così concentrata a Gallipoli, mentre l'esercito doveva radunarsi ad
Adrianopoli. Le due forze si sarebbero poi incontrate per dirigersi verso il
primo importante obiettivo da conquistare: l'isola di Negroponte.
Di fronte alla prospettiva della ripresa della guerra
Venezia, lasciata praticamente ed ancora una volta da sola di fronte
all'avanzata turca, si preparava a nuovi e pesanti sacrifici di uomini e di
denaro. Il governo decretò infatti un prestito forzoso di due milioni di
ducati mentre veniva richiesto anche un cospicuo contributo alle città di
terraferma. Malgrado tutto, malgrado l'avvicinarsi della minaccia e malgrado il
nuovo pontefice fosse veneziano, nessuno stato cristiano scese in campo a
fianco di Venezia.
Negroponte, l'antica Eubea, era da più di tre secoli la più
grande colonia veneziana dell'Egeo, perderla avrebbe voluto significare
l'inizio del tracollo commerciale della Serenissima in quell'area. Si doveva
tentare l'impossibile.
Da Creta salparono
però solo 53 galee al comando di Niccolò Canal e, anche se strada facendo se ne
aggiunsero delle altre, la flotta veneziana restava comunque numericamente
molto inferiore rispetto a quella turca. Questa, per la metà di giugno si
trovava già all'imboccatura dello stretto che divide l'isola dalla vicina
terraferma. L'esercito, con una eccezionale sincronia e al comando diretto del
sultano, si attestava invece nella sua zona prestabilita. Venne così
velocemente costruito un ponte, là dove il braccio del canale era più stretto,
appena 40 metri d'acqua.
Il 20 giugno Maometto II attraversava così lo stretto con il
suo esercito. Tutto era pronto per lo scontro finale.
L'assedio della città, l'antica Calcide, ebbe inizio e per
ben tre settimane la guarnigione veneziana resistette ai continui martellamenti
delle bombarde turche, le famose "maomettane". La breccia sulle mura
si allargava drammaticamente di giorno in giorno.
Il comandante Canal, sempre fermo all'imboccatura opposta
della stretto, non sembrava tuttavia avere ancora l'intenzione di muoversi
anche se le continue pressioni dei suoi uomini alla fine riuscirono a
persuaderlo. E così la flotta veneziana iniziava a penetrare lungo lo stretto
canale avendo però a favore il vento e le correnti. Si trattava di sbaragliare
il ponte costruito dai turchi per tagliare all'esercito di Maometto ogni
rifornimento. Eppure Niccolò Canal giunto con le sue navi di fronte alla città,
all'ultimo momento decise di non procedere oltre. La popolazione di Negroponte
venne così abbandonata al suo destino.
Il 12 luglio l'esercito turco irrompeva nella città che non
aveva tuttavia rinunciato ad un'ultima, disperata resistenza. I turchi infatti
dovettero affrontare barricate e una pioggia di tegole dai tetti e di acqua e
calce bollente dalle finestre. Tutto fu comunque vano. Finiti anche questi
disperati ed estremi tentativi, niente potè più risparmiare ai cittadini di
Negroponte un orrendo destino.
Uomini, donne e bambini vennero infatti massacrati,
violentati e trucidati senza pietà.
Anche i tre rettori della città, Giovanni Bondemerio,
Lodovico Calbo e Paolo Erizzo seguirono un analogo trattamento. Il primo venne
infatti trucidato nella sua abitazione e Calbo sulla pubblica piazza venne
decapitato.
Paolo Erizzo trovò momentaneo scampo nel castello
fortificato dell'isola arrendendosi comunque poco dopo, non senza prima aver
ottenuto la promessa da Maometto in persona che non gli si sarebbe mozzata la
testa. Uscito così dal castello, tuttavia, Paolo Erizzo venne invece catturato
e per ordine del Sultano venne fatto tagliare in due all'altezza del petto.
La promessa, disse Maometto, era stata in fondo mantenuta:
il capo del governatore veneziano non era stato infatti mozzato!
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 3, SCRIPTA EDIZIONI
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