Dal testo di Francesco Zanotto
"Salì la Cornaro una fra quelle più
nobili barche, e, unitamente alle matrone ora dette, scese al Palazzo Ducale, e
nella sala del Consiglio Maggiore recossi, corteggiata eziandio da' principali
patrizii. L'attendeva ivi il doge Cristoforo Moro, co' più cospicui senatori e
cogli inviati del re Jacopo, per compiere l'atto solenne delle sponsalizie, a
cui fu ammesso il popolo tutto. Poscia uno de' principali segretari porse al doge l'anello
benedetto ... "
ANNO 1468
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
La nobildonna
veneziana sposa per procura il re di Cipro Jacopo di Lusignano creando le
premesse del futuro dominio veneziano nella strategica isola. Per il momento in
Palazzo Ducale si festeggiano solo le sue nozze ...
LA SCHEDA STORICA - 80
La sera del 30 settembre 1457 Venezia festeggiava il suo
nuovo doge Pasquale Malipiero dopo la forzata deposizione di Francesco Foscari.
Breve ed incolore doveva essere tuttavia il governo di
questo doge, che morendo nel 1462 lasciò il posto a Cristoforo Moro, un uomo
sicuramente dal carattere più forte ed energico.
La sua unica ma inevitabile sfortuna fu il fatto di
governare in un periodo che vide l'inarrestabile avanzata turca spingersi verso
occidente senza che nessuno in Europa, eccetto Venezia e il Pontefice, muovesse
un dito. Proprio nel 1462 grazie alla determinazione di Pio II e all'impegno
assicurato dal governo ducale, prese vita una nuova crociata.
Il doge Moro tuttavia di fronte alla plebiscitaria
approvazione del Consiglio poco dopo sembra iniziasse a manifestare qualche
perplessità in merito, perplessità esternate ma vivacemente respinte da uno dei
consiglieri: " ... L'onore ed il
benessere della nostra terra ci è più caro della vostra persona".
Malgrado la finale adesione di Venezia nel 1464 due anni
dopo il bando alla crociata non aveva ancora aderito nessun altro paese e solo
due galee pontificie erano disponibili e con loro una marmaglia di pseudo crociati. La
crociata comunque era destinata a fallire.
Quando le galee ducali raggiunsero finalmente il pontefice
ad Ancona, Pio II era sul punto di morte. Il 14 agosto infine si spense e con
lui l'idea di una nuova crociata.
Restava così in tutta la sua drammatica evidenza il problema
di come fermare l'avanzata ottomana anche se gli anni successivi il 1462
trascorsero per Venezia in modo relativamente tranquillo. A parte qualche
sporadico scontro con navi turche nel mediterraneo orientale, la Serenissima
non subì alcun particolare disastro. L'attenzione verso questa zona tuttavia,
vitale e nevralgica nella rete dei domìni veneziani d'oltremare, restava
ovviamente molto alta.
Cipro testa di ponte cristiana
In virtù di questi
interessi che Venezia proprio durante gli anni del doge Moro, prese a guardare
con crescente attenzione alle vicende
che si andavano susseguendo nell'isola di Cipro all'estremità orientale del
Mediterraneo e molto, molto vicina alle coste turche.
L'isola era stata più volte occupata dagli Arabi per tornare
a Bisanzio attorno alla metà del decimo secolo.
Durante la III crociata,
nel 1191, venne conquistata dal re inglese Riccardo Cuor di Leone che la
cedette poi al potente ordine templare. Questo vendette l'isola per centomila
bisanti all'ex re crociato di Gerusalemme, Guido di Lusignano, il cui fratello
e successore ricevette nel 1196 l'investitura ufficiale dell'isola da parte
dell'imperatore Enrico VI.
La famiglia dei Lusignano apparteneva all'aristocrazia
feudale francese ed era originaria del Poitou dividendosi in due rami proprio
in occasione della crociata e dell'ascesa al trono di Cipro di Guido nel 1192.
Una dinastia quella dei Lusignano d'oltremare che, salvo qualche breve
parentesi che vide estendersi sull'isola anche l'influenza genovese, regnò su
Cipro per ben trecento anni.
Dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453 e l'inarrestabile
avanzata turca verso occidente, l'isola era rimasta l'unica roccaforte
cristiana in oriente. Da qui la sua stessa evidente importanza strategica.
Ma proprio mentre le vittorie di Maometto II stavano
portando il sultano e i suoi eserciti all'apice della loro ascesa, a Cipro
qualcosa prese a non andare per il verso giusto.
Nel 1458 era infatti morto il re Giovanni II lasciando quale
erede diretta e legittima la sua unica figlia Carlotta. Il re defunto,
tuttavia, aveva avuto anche un figlio illegittimo, Giacomo, che ora avanzava
prepotentemente i suoi diritti sul trono. Carlotta poi aveva sposato un Savoia,
Ludovico, e questi offriva alla casata un pretesto per avanzare pretese su
Cipro.
Venezia non poteva certo accettare questa eventualità
preferendo così aiutare Giacomo a cacciare la sorellastra ed il di lei marito
dall'isola e dal trono. Ad aiutare Giacomo nell'impresa quanto a denaro e
consigli c'era il veneziano Andrea Cornaro o Corner.
La famiglia Corner era una delle più antiche famiglie
veneziane, esponente di quel patriziato da sempre intrecciato alle vicende
politiche della Serenissima. Una influenza che crebbe considerevolmente nel
corso del XIV secolo quando la famiglia divenuta ricchissima grazie ai commerci
con il levante, portò sul trono ducale uno dei suoi esponenti, Marco Corner.
Ora, Andrea Cornaro divenuto ben presto intimo amico del re
usurpatore Giacomo II di Lusignano, aveva lasciato a Venezia una figlia,
Caterina, ragazza affascinante di elevata cultura che poteva vantare per
bisnonno materno niente meno che l'imperatore di Trebisonda, Giovanni Comneno.
Allora Caterina aveva appena quattordici anni e ben presto sarebbe diventata
l'involontaria pedina delle mire espansionistiche veneziane su Cipro.
Non è dato sapere quanto re Giacomo II fosse realmente
convinto di prendere in sposa la giovanissima Caterina. Il padre della ragazza,
colui che più di chiunque altro lo aveva aiutato nell'ascesa al trono, non
mancò forse di esercitare delle pressioni, fatto sta che, da un lato Andrea
Cornaro, dall'altro il governo veneziano - che guardava col massimo interesse
alla possibilità di avere una regina veneziana a Cipro -, i due giovani si
ritrovarono ben presto sposi, senza essersi mai conosciuti.
Il 10 luglio del 1468
Caterina in una sfarzosa e magnifica cerimonia, venne scortata dal suo palazzo
alla sala del Maggior Consiglio. Ad attenderla e riceverla il doge Moro in
persona che porse un anello benedetto all'ambasciatore cipriota che lo infilò
per conto di Giacomo II al dito di Caterina.
Data la giovanissima età della sposa la ragazza lasciò
Venezia per raggiungere suo marito solo quattro anni dopo nel 1472 quando con
la sua bellezza portò a Giacomo II anche una dote di centomila ducati, mentre
in cambio Venezia otteneva una sorta di protettorato sulla capitale di Cipro,
Famagosta, e sulla città di Cerina.
Si inaugurava così il dominio veneziano su Cipro.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 3, SCRIPTA EDIZIONI
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