Dal testo di Francesco Zanotto
"Imbarcatosi il
doge Andrea Contarini per difendere la minacciata sua patria contro i Genovesi,
che già tenevano Chioggia, ed unitosi a Vittore Pisani, contennero tosto i
nemici che osavano assai spesso uscire baldanzosi dal forte di Brondolo. Se nonché le diuturne fatiche indussero stanchezza ...
(. .. ) Erano in tali agitazioni terribili i Veneziani, quando sul romper
dell'alba del primo giorno dell'anno 1380, scopersero nell'alto mare venir
verso Chioggia alquante vele, e tosto spedirono venti legni leggieri a
riconoscerle, ritornando essi con la fausta novella, essere quella la sospirata
flotta di Carlo Zeno ... "
ANNO 1380
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Atteso da vari
mesi l'ammiraglio Zeno proprio all'ultimo momento fece una bella sorpresa alla
Repubblica: le sue vele portarono la speranza invano cercata per tanto tempo a causa dell'assedio dei genovesi… ma anche per lui valsero i rischi della guerra
…
LA SCHEDA STORICA - 60
La rimonta veneziana era appena iniziata quando il 1° gennaio
del 1380 accadde un fatto decisivo quanto insperato che ribaltò una volta per
tutte le sorti ormai apparentemente segnate di Venezia.
Le pattuglie genovesi poste a scrutare il mare videro quel
giorno all'orizzonte spuntare un numero crescente di vele. Non erano però i
rinforzi che si aspettavano da Genova, bensì le 18 navi veneziane comandate da
Carlo Zeno, uno dei più audaci ammiragli della marina veneziana.
Da sei mesi il Senato lo cercava inutilmente nel
Mediterraneo orientale. Da sei mesi la città sperava invano nel suo arrivo.
Si era fatto dunque aspettare Carlo Zeno, questo patrizio di
antica famiglia veneziana destinato dai genitori al sacerdozio. Allora, per
questo motivo, era stato mandato anche a Roma affinché si facesse strada negli
Uffici della Curia. Non era quella, però, né l'atmosfera né la carriera che il
giovane Zeno sognava e così se ne tornò presto in Veneto con una ricca rendita
ecclesiastica che venne ben presto dissipata in una vita sregolata e goliardica
da studente nella città di Padova.
Perduto ogni beneficio lo Zeno campò per cinque anni facendo
il soldato di ventura per essere spedito, una volta tornato in famiglia, a
Patrasso. Lì si era distinto per il suo carattere irascibile e violento, tanto
che venne più volte ferito e creduto alla fine anche morto. Rientrato invece a
Venezia, doveva tuttavia restarvi per poco tempo dato che il re di Cipro lo
volle quale ambasciatore di fiducia nei rapporti con l'Occidente. Un ennesimo
duello, poi, gli aveva fatto perdere definitivamente la rendita ecclesiastica e
con essa lo Zeno lasciò anche la veste talare per sposarsi.
Recatosi a Costantinopoli dove si dedicò con scarsa
convinzione alla mercatura, Carlo Zeno dovette assistere alla detronizzazione
dell'imperatore greco Giovanni V Paleologo che tenterà successivamente di
liberare. Il generoso tentativo doveva tuttavia infrangersi contro le
incertezze e le reticenze del vecchio imperatore.
Carlo Zeno il corsaro
Da allora Carlo Zeno
diventò un vero e proprio corsaro. Le navi prese di mira erano per lo più,
naturalmente, quelle genovesi. Diventato successivamente capitano di Negroponte
ed infine comandante d'armata. Carlo Zeno in quest'ultima veste, spostandosi
con una straordinaria velocità, attaccava ogni nave o flotta genovese che
incrociava nel Mediterraneo fino ad arrivare a devastare Portovenere per ricomparire
improvvisamente nelle acque di Cipro. Atteso
in Libano lo Zeno comparve invece nell'Adriatico, avuta probabilmente notizia
di come si stavano mettendo le cose per Venezia. Una personalità eccentrica,
eccessiva, impetuosa, quella dello Zeno, alla quale si univa tuttavia, una
straordinaria abilità tattica e militare ed una competenza e intuizione
eccezionali.
Tutto questo portava ai veneziani Carlo Zeno il 1° gennaio del 1380 assieme alle sue 18 navi e ad
un gran desiderio di rivincita. Dopo un breve consiglio di guerra Vittor
Pisani, Carlo Zeno e lo stesso doge, facevano vela con le 18 galee verso
Brondolo, il punto più fragile del blocco. Il 21 gennaio riconquistavano
intanto Loreo mentre a Brondolo moriva il comandante genovese Pietro Doria
colpito dalle granaiole veneziane.
Il nuovo comandante, Napoleone Grimaldi, eletto sul luogo,
tentò disperatamente di riorganizzare le sue fila e di aprire un varco
nell'accerchiamento imposto dai veneziani a Chioggia, scavando un canale
attraverso il lido di Sottomarina ad est del porro assediato. Tutto inutile. Il
19 febbraio i veneziani riuscivano a riconquistare Brondolo e la stessa
Sottomarina. Venezia aveva così recuperato inaspettatamente, tutta la linea dei
Lidi.
Tutte le vite di Zeno pirata amatissimo
Fu in una notte di quelle convulse settimane fra gennaio e
febbraio, che lo stesso Carlo Zeno venne gravemente ferito in uno scontro coi
genovesi. La stagione invernale non era cerro la più favorevole per lo
svolgimento delle operazioni belliche. Già una tempesta aveva messo in gravi
difficoltà la flotta dello Zeno.
Fu un'altra bufera a spingere una notte le navi veneziane
verso Brondolo, allora ancora in mano ai genovesi. Le vedette lanciarono presto
l'allarme udendo le grida dei marinai veneziani sulle navi ormai completamente
prive di controllo. Carlo Zeno da abile ed esperto uomo di mare, non si perse
d'animo e riuscì attraverso un gioco di funi a salvare le sue navi minacciate
da un lato dalla bufera dall'altro dalle secche della vicina laguna.
Era tutto impegnato nelle operazioni di salvataggio, quando
improvvisamente una freccia nemica gli si conficcò nel collo. Lo Zeno barcollò
e poi cadde sul fondo della sua galea sotto gli occhi atterriti dei suoi
marinai che subito gli prestarono soccorso. La ferita, molto profonda, si
mostrò immediatamente in tutta la sua gravità tanto che si chiese di portarlo
urgentemente a Venezia chiamando nel contempo il prete per l'eventuale estrema
unzione.
Di fronte a questa prospettiva lo Zeno si oppose con tutte
quelle poche forze che ormai gli erano rimaste, dicendo che non aveva nessuna
intenzione di tornare a Venezia e che se proprio doveva morire preferiva che
ciò accadesse sulla sua nave e con vicino i suoi fedelissimi uomini. Il suo desiderio naturalmente, venne rispettato,
ma il destino si dimostrò ancora una volta assai benevolo con l'audace
comandante che sarebbe infatti riuscito a cavarsela potendo così assistere e
contribuire egli stesso al trionfo insperato della Serenissima.
Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco
Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA
VENETA, volume 2, SCRIPTA EDIZIONI
Nessun commento:
Posta un commento