Dal testo di Francesco Zanotto
"Sotto a questa recossi
lo Zeno entro una barchetta, e col favor della notte, secondo l'ordine preso,
calata una fune, per mezzo di questa salì Carlo entro la torre, e concertò col
principe il modo di calarvisi e porsi in salvo. Ma sullo accingersi alla
impresa fallì l'animo al prigioniero, rammentandosi degli altri due suoi
figliuoli, con lui in stanze diverse incarcerati, ai quali non poteva procurare
lo scampo, ed i quali gli parvero esposti, per la fuga di lui, alla rabbia del
loro iniquo fratello; e, lacrimando, ricusò affidarsi alla preparata via di
salute ... "
ANNO 1376
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Il gioco delle
influenze incrociate sui resti dell'impero bizantino continua: Genova e Venezia tramano una alle spalle
dell'altra per assicurarsi posizioni influenti alla corte di Costantinopoli. E
la vicenda della famiglia dei Paleologhi si mischia agli interessi di Stato
della Serenissima. Ma succede che alla fine trionfino i sentimenti ...
LA SCHEDA STORICA - 56
Come spesso era
accaduto anche in passato, gli interessi delle due repubbliche nemiche si
scontravano primariamente in Oriente.
Nel 1373, proprio mentre Venezia siglava la pace con Padova,
l'isola di Cipro cadeva in mano dei genovesi. Il loro quartiere nella capitale dell'isola era
stato da poco devastato e saccheggiato forse dai veneziani, non si sa, ma il
solo sospetto fu sufficiente per riaccendere antichi rancori.
Il mutamento del delicato equilibrio in una delle più
importanti isole del Mediterraneo scatenò inevitabilmente la reazione veneziana
che per il momento si incanalò verso vie più indirette. E queste vie portavano
ancora una volta a Costantinopoli da dove l'imperatore Giovanni V Paleologo
aveva visto cadere l'importante città di Adrianopoli e con essa gran parte
della Tracia in mano dei Turchi Ottomani senza potervi opporre alcuna
resistenza.
I Turchi, dopo quella conquista, erano quasi giunti
praticamente alle porte della stessa capitale. L'imperatore tuttavia, non aveva
più denaro per pagare le truppe o per poterne assoldare di nuove e di fresche,
coperto com'era dai debiti. L'unica possibilità era di chiedere aiuto
all'Occidente, dal momento che l'avanzata turca avrebbe ben presto riguardato
direttamente anche l'altra metà dell'Europa se non si fosse provveduto al più
presto di fermarla. A parte le promesse del pontefice, l'imperatore bizantino
trovò in Occidente tuttavia solo indifferenza se non addirittura ostilità.
Dal governo veneziano, anzi, durante la sua visita nel 1370
ottenne addirittura una solenne umiliazione con il suo confino in una prigione
per debitori! Suo figlio Andronico non mosse comunque neppure un dito per
liberare il disgraziato genitore che riacquistò la libertà solo per il
pagamento al governo veneziano effettuato con gli ultimi gioielli da parte
dell'altro figlio.
L'imperatore se ne tornava così a Costantinopoli umiliato e ancora
con tutti i suoi debiti ottenendo solo una dilazione di cinque anni dal governo
ducale. Trascorso velocemente questo tempo e ritrovandosi il povero imperatore
ancora insolvente, il governo veneziano decise di passare alla linea dura.
Cipro era caduta in mano dei genovesi, si doveva
assolutamente e necessariamente recuperare una base altrettanto strategica in
Oriente per compensare la grave perdita. Venne così mandata un'ambasciata
all'imperatore bizantino scortata da una flotta armata guidata da Marco
Giustiniani. La richiesta, con tanto d'intimidazione era quella di ipotecare
alla Repubblica di Venezia l'isola di Tenedo se l'imperatore voleva continuare
ad aver buoni rapporti con la Serenissa che gli concedeva in cambio altri
cinque anni di tempo per rientrare con i suoi debiti.
Situata alle porte dell'Ellesponto, l'isola era un luogo
strategico per il controllo degli stretti e oltre questi, del Mar di Marmara.
Se anche quest'isola fosse caduta dopo Cipro, in mano dei genovesi che da
Galata già controllavano anche l'ingresso del Bosforo, il traffico commerciale
veneziano sarebbe risultato mortalmente stritolato. Giovanni Paleologo, del
resto, non era certo nelle condizioni di rifiutare la richiesta dei veneziani
ai quali l'isola venne ceduta.
Le cose sembravano essersi appena riequilibrate quando nel
1375 il figlio di Giovanni Paleologo, Andronico, si accordò col figlio del
sultano turco Murad per assassinare i rispettivi genitori ed insediarsi sul
trono. La congiura venne però fatalmente scoperta e mentre il giovane ottomano
venne presto giustiziato, Andronico beneficiò della pietà del padre che lo fece
solo incarcerare. Fu l'errore più drammatico della sua vita.
Le cose, infatti per il vecchio imperatore non andavano già
di per sè molto bene, dato il generale e dilagante malcontento della
popolazione dopo che Giovanni aveva accettato di riconoscere l'autorità del
Papa in cambio del suo aiuto contro i Turchi. E così, in un estremo momento di
debolezza al quale si aggiungeva l'aiuto concreto dei genovesi, Andronico
veniva liberato e piazzato sul trono al posto del debole padre che venne
catturato e tenuto prigioniero nella torre di Amena.
Il primo atto del
nuovo imperatore fu naturalmente, la concessione dell'isola di Tenedo agli
amici genovesi che lo avevano astutamente aiutato nella sua ascesa al trono. Il
governatore locale dell'isola, tuttavia, non era disposto ad accettare un
simile ribaltamento restando fedele al deposto imperatore Giovanni e ai patti
da lui conclusi coi veneziani. Per tutta risposta Andronico fece arrestare i
capi della comunità mercantile veneziana dell'isola e lo stesso governatore.
Fu allora probabilmente, che Venezia pensò alla possibilità
di ripristinare sul trono il fidato Giovanni Paleologo tanto più, pare, che lo
stesso imperatore era riuscito a far pervenire a Carlo Zeno una richiesta
d'aiuto. Carlo Zeno era il genero dell'ammiraglio Marco Giustiniani ed aveva
già conosciuto probabilmente l'imperatore data la sua carica di comandante
della flotta veneziana. Alla richiesta d'aiuto naturalmente, il veneziano non
potè che acconsentire.
C'era il problema, non da poco, di farlo uscire dall'alta
torre dove era tenuto prigioniero. E così, nottetempo, lo Zeno si recò con una
piccola barca fino alla base della torre, sotto la feritoia della cella
dell'infelice imperatore.
Una volta attraccato, Giovanni, preventivamente avvisato,
fece calare una fune che permise allo Zeno di raggiungerlo. Tuttavia mentre il
veneziano stava spiegando gli ultimi dettagli per la fuga, l'imperatore si
rammentò improvvisamente degli altri figli che con lui, ma in altre celle,
erano stati fatti prigionieri. All'idea di fuggire da solo abbandonandoli alla
loro sorte, il sovrano greco retrocesse dall'impresa mentre inutilmente Carlo
Zeno tentava di convincerlo ugualmente a seguirlo. Di fronte alla
determinazione del vecchio imperatore, Carlo Zeno si vide costretto a fuggire e
a reimbarcarsi di tutta fretta per riuscire ad avvisare i suoi uomini del
mutato piano.
Il tentativo di liberare l'imperatore Giovanni si era così
infranto sul generoso, paterno atto di solidarietà dell'imperatore Giovanni. Niente sembrava ora poter arginare lo
strapotere di Genova in Oriente. Forse solo una guerra. E guerra infatti, fu.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 2, SCRIPTA EDIZIONI
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