I popoli dell’Occidente stanno accettando pacificamente e
senza pubblico dibattito la soppressione graduale dei principi ritenuti
fondamentali per il diritto e la legittimità, come fino a pochi anni fa erano
intesi.
Se, negli anni ’80, avessimo proposto di trasferire le leve
macroeconomiche monetarie a una banca internazionale totalmente autonoma e
irresponsabile, saremmo stati presi per matti; e se avessimo proposto una forza
militare internazionale per reprimere le proteste sociali dovute a una grave
depressione economica, saremmo stati isolati e accusati di nazismo.
La finanziarizzazione dell’economia ha sottoposto alla guida
di interessi speculativi di cerchie ristrette la produzione di beni e servizi
per la collettività, la distribuzione delle risorse, i livelli e le
condizioni occupazionali, la facoltà di concentrare i redditi, regolare
moneta e credito, demolire lo stato sociale e redistributivo, far competere i
lavoratori dei paesi avanzati con quelli pagati un ventesimo e senza diritti
sindacali.
La finanziarizzazione della politica ha trasferito le leve dell’economia
politica e del fisco nelle mani delle medesime cerchie, relegando parlamenti,
partiti e governi a ruoli esecutivi di piani superiori, di teatrino politico e
di capri espiatori per le conseguenze di decisioni prese a porte chiuse da
soggetti insindacabili.
Addirittura, il grosso della legislazione dei parlamenti
nazionali è ora attività di recepimento di normative europee, peraltro valide
ed applicabili anche senza tale recepimento. Le riforme per la crescita e la
virtuosità di bilancio hanno fruttato enormi debiti pubblici e la più grande e
durevole recessione dell’era moderna – per non parlare dell’impennata della
sperequazione sociale. La pretesa integrazione europea ha divaricato
enormemente i paesi europei, sia in termini di potere degli uni sugli altri,
sia in termini di disparità economiche, finanziarie e di livelli occupazionali,
sia in termini di risorgenti avversioni etniche, che hanno
reso impossibile unificare i popoli d’Europa, sicchè insistere su questo
tasto è divenuto assurdo. Il liberalismo è stato usato per condurre un percorso
di riforme volto a eliminare proprio i diritti liberali e a instaurare
un’autocrazia hegeliana con tasse sempre più alte, e libera da pretese
metafisiche, rispondente solo al capitalismo finanziario assoluto. Insomma, a
posteriori si scopre che tutto è controproducente e tutto,
orwellianamente, significava il contrario.
Gli organismi dominanti ufficiali entro l’Unione Europea –
non parliamo di quelli non dichiarati – sono stati dotati di caratteri molto
precisi e contrari a tutti i principi che davamo per acquisiti definitivamente:
il Consiglio dei Ministri, la Commissione, la BCE, il MES non sono eletti, non
sono responsabili di ciò che fanno, non rivelano i verbali dei processi
decisionali dei loro vertici, non sono controllabili da parlamenti né da
giudici, possono esercitare grande violenza sociale, e l’ultimo di essi ha
praticamente il potere di confiscare le risorse dei paesi ad esso aderenti, di
attaccare il risparmio di color che erano cittadini, senza poter esser chiamato
a render conto. I suoi dirigenti più importanti sono addirittura anonimi.
Nei fatti, questo ordinamento sovrannazionale ha
preso e imposto e continua a imporre ai popoli, dall’alto, senza possibilità di
interferenza, decisioni estremamente pesanti e fondamentali. Inoltre si è
dotato di un corpo militare per piegare ogni resistenza dal basso:
l’Eurogendfor, che condivide il carattere della sostanziale irresponsabilità.
Questo ordinamento del potere è stato così costruito
mediante trattati e voti parlamentari senza resistenze e senza
mobilitazioni da parte dei partiti popolari, dei sindacalisti, degli
intellettuali, dei giuristi – con rare eccezioni solitamente bollate come
populismi. E’ stata una rivoluzione senza precedenti nella storia del rapporto
tra popolo e potere, nella condizione dell’uomo rispetto allo Stato o al
Sovra-stato. Era la cosa più importante che stava avvenendo, doveva dominare il
dibattito. Invece i principi fondamentali della civiltà giuridica sono stati
dissolti come se niente fosse: i principi della democrazia, della elettività,
della responsabilità per le proprie azioni, della controllabilità,
dell’eguaglianza, della ricorribilità a un giudice indipendente – persino il
principio del diritto scritto è abolito dal superiore diritto dei predetti
organismi di decidere per i popoli senza verbalizzare i loro dibattiti e senza
motivare le decisioni. Non lo credete? Andate a leggere i loro statuti.
Siamo di fronte a un cambiamento costituzionale pari per
profondità a quelli con cui si instaurarono i grandi totalitarismi del secolo
scorso. La tecnica è introdurre nuove norme oggi, che entreranno in vigore più
avanti, a scadenza o in caso di emergenza, e solo allora colpiranno la gente,
solo allora i mass media ne parleranno, solo allora ci si accorgerà che ci sono
e che cosa comportano, solo allora si obietterà che sono illogiche,
ingiuste, controproducenti, e la gente protesterà, e le si dirà: “sono regole,
regole europee, vanno rispettate, è l’Europa che le ha volute”. E’ troppo
tardi, ormai. Così è avvenuto con l’Euro e i suoi prevedibili e preveduti
effetti. Così sta avvenendo con il bail-in, di cui ho parlato nell’articolo
“Direttiva bail-in”, del 29.05.13. Uno strumento con cui si va a prendere
direttamente il risparmio. Perché prima hanno svuotato con le frodi le banche e
le grandi società e le hanno svendute; poi, col pretesto di colmare i buchi
scavati con quelle frodi, hanno svuotato le casse pubbliche; poscia, col
pretesto di risanare le casse pubbliche, hanno spremuto i redditi con le tasse;
e ora non resta loro che saccheggiare il risparmio degli ex-cittadini tassando
i patrimoni e le rendite non grandi (quelli grandi sono riparati off shore,
fuori dalla portata del fisco) col pretesto di alleggerire la pressione fiscale
sul lavoro. Inoltre, per saccheggiare il risparmio, decidono, a porte chiuse,
di adottare il bail-in, e passano la velina ai parlamenti per l’esecuzione, e i
parlamenti ottemperano, e i mass media tacciono, anche se è la cosa più
importante che stia avvenendo in questi giorni, la cosa che può cambiare di più
le altre cose.
La Rivoluzione francese, in era moderna, aveva portato la
politica e i suoi processi decisionali nel dibattito pubblico aperto e aveva
fissato ulteriori principi, come eguaglianza e libertà civili. Ora tutto quel
lavoro viene disfatto usando come copertura l’ideale della unificazione
europeista e la necessità di fronteggiare emergenze finanziarie create ad arte,
e poi le emergenze sociali. I dibattiti che contano si fanno dietro porte
chiuse. E persino ora che ciò è evidente e si può dire tranquillamente, persino
ora che è chiaro che la priorità è sottrarsi immediatamente ai meccanismi della
BCE, del MES, dell’Eurogendfor, della UE per salvare essenzialmente il diritto
stesso e le libertà fondamentali – persino ora, non vi è dibattito su questo,
la dialettica politica non affronta questo tema, si occupa di altro (Ruby
maggiorenne o minorenne, Berlusconi eleggibile o ineleggibile, alleanza Pd-Pdl
sì o no, nozze gay sì o no, semipresidenzialismo sì o no), la gente
si adatta passivamente, non si accorge… in fondo, ciò che essa vuole è ricevere
rassicurazioni e promesse dopo le minacce e gli spaventi, per quanto risibili e
puerili di fronte alla tragicità della situazione… rassicurazioni e promesse,
in sostanza, che il suo tenor di vita in parte almeno continuerà o si potrà
recuperare… non si leva a difendere i diritti politici, costituzionali… non ha
imparato nulla dalle esperienze dei totalitarismi … è pronta a ricascarci… lo è
sempre stata… ora come allora la porti dove vuoi… la plasmi come argilla sul
disco del vasaio, basta farla girare, è infinitamente adattabile…
Ma tutto ciò semplicemente dimostra che la società degli
uomini, nei suoi comportamenti e capacità reali, è una cosa molto,
molto diversa, molto meno consapevole, intelligente, razionale di come la
presuppongono quei perduti principi di democrazia e legalità, di ciò che il
“popolo” dovrebbe essere per capire quei principi, per attuarli, per accorgersi
di quando vengono soppressi, per difenderli. Le conoscenze e la consapevolezza
e l’intelligenza dei singoli non si trasferisce all’insieme dei singoli, alla
collettività, che agisce sempre in modo ottuso, strumentalizzabile e
inefficace rispetto agli interessi collettivi.
E allora… ciò che avviene nei nostri tempi è l’adeguamento
della struttura di potere e sfruttamento alla realtà degli uomini, di ciò che
la società è. Non è lo smantellamento della civiltà e del diritto, ma è il
naturale ritorno a ordinamenti totalitari nell’inevitabile tramonto di una
finzione a cui ci eravamo molto affezionati. Anche intellettualmente.
Fonte: srs di Marco Della Luna, visto su Marco Della Luna
del 30 maggio 2013
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