Il prezzo dei prodotti fabbricati in Cina non trova concorrenza con quello dei prodotti fabbricati in Europa. Il grande Prodi diceva che la nostra salvezza sarebbe stata la qualità, la tecnologia, ma anche in questo la Cina sta facendo passi da gigante potendo contare sulle multinazionali che non hanno alcuna remora a trasferire lì, tecnologie e know how.
Ma la Cina non si limita a produrre a casa
sua per farci una concorrenza spietata perché è arrivata qui da noi
e, sotto casa nostra, formichine cinesi producono dalle 8 alle 23 di ogni
giorno e di qualsiasi Festa Comandata, manufatti che fino a qualche anno fa
impegnavano manodopera locale.
Quello che veniva prodotto da nostre 30 orlatrici
(addette alla confezione di tomaie per calzature) alle quali sono sempre stati
riconosciuti tutti i sacrosanti diritti stabiliti dai contratti collettivi,
viene ora prodotto da 15 cinesi, maschi e femmine, che lavorano
ininterrottamente per quindici ore salvo quattro brevi pause per quattro
pranzi furtivi consumati in 10 minuti, in piedi, con il piatto in
una mano e i bastoncini nell’altra.
Niente ferie, se non il fermo tecnico per cambio
stagione, niente 8 ore al giorno ma 15, niente 40 ore alla settimana ma
105, niente festività, niente permessi, niente malattia, niente pensione,
niente TFR, niente infortuni, niente Enti Bilaterali, niente sindacati, nessuna
ispezione.
Niente di niente.
Così possono offrire la loro manodopera ad un costo
impensabile ed inarrivabile dai nostri laboratori che chiudono uno dopo
l’altro, andando ad ingrossare le fila di disoccupati e cassintegrati.
E per diventare invisibili al fisco ed ai controlli,
questi cinesi cambiano partita IVA e ragione sociale una volta l’anno,
allora niente DURC e le fatture emesse possono essere tranquillamente
distrutte, anno per anno.
I committenti nostrani, che accettano questa
illegalità diffusa e impunita solo per una speculazione economica illecita,
dovrebbero essere processati per direttissima, ma andrebbero ugualmente
perseguiti tutti i funzionari italiani che non dispongono i dovuti controlli
quando tutti sappiamo che i cinesi lavorano solo ignorando tutte le norme.
Anche se lo fanno con discrezione, perché sono
educati con i vicini e non fanno caciara, lo fanno candidamente in
centro paese, sotto casa, senza oscuramenti alle imposte, alla luce del sole
arricchiscono i referenti in Cina con i trasferimenti di Euro, rubano il lavoro
ai nostri, non pagano tasse, esportano la nostra moneta e ci condannano al
fallimento e alla miseria.
Tutto questo sta succedendo anche oggi, domenica 10
giugno 2013 alle ore 21, in Riviera del Brenta, provincia di Venezia,
mentre gli ispettori italiani di INPS, INAIL, Agenzia delle Entrate,
Equitalia e GdiF sembrano troppo presi nelle loro sadiche torture
quotidiane contro i malcapitati veneti, disgraziati portatori di partita
IVA.
Fonte: srs Daniele Quaglia su L.I.F.E del 10 giugno 2013
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