Dal sito di Andrea Carancini
http://andreacarancini.blogspot.it/
UN DOTTORE SOSTIENE CHE FURONO LE MALATTIE A UCCIDERE I
PRIGIONIERI DEI NAZISTI [1]
Di Wendy Darroch, 8 febbraio 1985
Migliaia di prigionieri che morirono nel campo di
concentramento di Bergen Belsen [2] durante la seconda guerra mondiale non
vennero deliberatamente fatti morire di fame ma morirono per un’ondata di
malattie, secondo uno psichiatra che era lì nel 1945.
Russell William Burton, 61 anni, (nel 1985) di Rochester, N.
Y. [New York], ha detto che quando entrò nel campo il 2 maggio 1945, aveva
sentito dire – credendovi – che i prigionieri venivano deliberatamente fatti
morire di fame dai nazisti.
Ma Barton, che era uno studente di medicina – partito
volontario con la Croce Rossa inglese – ha detto che se fosse stato vero non
poteva capire come mai le cucine del campo erano così ben attrezzate.
Ha detto ieri ad una giuria della Corte Distrettuale che si
convinse che le storie sulla malefica inumanità dei tedeschi non erano vere
dopo aver trovato libri mastri , risalenti al 1942, che elencavano la quantità
di cibo cucinato e distribuito ogni giorno.
Lo psichiatra è stato il secondo testimone della difesa al
processo contro Ernst Zundel, che si
è dichiarato non colpevole dei due capi d’accusa, secondo cui avrebbe
pubblicato asserzioni della cui falsità era consapevole e volte a seminare
discordia.
Ernst Zundel (con il casco rosso) all’epoca dei processi di Toronto
Le pubblicazioni in questione sono Did Six Million Really
Die? [Ne sono morti davvero sei milioni?] che sostiene che i nazisti non
avevano camere a gas e che Adolf Hitler non complottò per sterminare gli ebrei,
e The West, War and Islam, che sostiene che sionisti, massoni, comunisti e
banchieri cospirano per formare un governo mondiale.
Nel suo pamphlet Did Six Million Really Die? Zundel, un
quarantaseienne editore di Carlton Street, ha ristampato parte di un articolo
scritto da Barton. Egli afferma che il racconto di Barton sulle condizioni del
campo è “una valutazione della situazione di Belsen nel 1945 sorprendentemente
onesta”.
Barton, psichiatra senior associate e medico attending
physician allo Strong Memorial Hospital, ha detto che le spaventose condizioni
del campo erano probabilmente dovute al massiccio sovraffollamento e al
risentimento dell’amministratore del campo a causa del fatto che venivano
tenuti 50.000 prigionieri in un campo che poteva ospitarne 3.000.
L’amministratore del campo sentiva di dover badare a 3.000
prigionieri, non ai 50.000 che erano arrivati dopo che il fronte russo iniziò a
premere sull’occidente, ha detto il dottore.
Barton ha detto che quando entrò nel campo all’inizio poteva
sentire il puzzo dei cadaveri in decomposizione e degli escrementi.
Lui e un altro studente vennero assegnati ad una baracca
dove 400 persone giacevano sul pavimento, alcune già morte, altre tra gli
escrementi e con il vomito sul viso, è stato detto alla giuria.
“Ero stupefatto”.
I prigionieri soffrivano di denutrizione, gastroenterite,
tifo, scorbuto e di una quantità di altri malanni, ha ricordato.
Ha detto che, quando cercava di dare ai prigionieri delle
proteine per via endovenosa alcuni di loro urlavano, e dicevano che altri erano
morti per le iniezioni somministrate dai tedeschi.
Le iniezioni per via endovenosa erano una novità per la
medicina del tempo, ha detto Barton, e le morti erano state causate
probabilmente da cattive reazioni ad esse.
Un altro testimone della difesa, il professore francese
Robert Faurisson[3], ha detto che “le camere a gas insieme al genocidio
costituiscono una truffa che ha portato ad una truffa, sia politica che
finanziaria, gigantesca”.
L’ex primo ministro israeliano, David Ben Gurion, ha piegato
l’ex cancelliere tedesco Konrad Adenauer per ottenere i risarcimenti per i
parenti degli ebrei morti e scomparsi, ha detto Faurisson.
Per ottenere quei pagamenti, “Ben Gurion ha commesso una
truffa gigantesca” sostenendo che 6 milioni di ebrei erano stati uccisi, ha
detto Faurisson.
Fonte: da Stampa Libera del
1novembre 2012
[1] Traduzione di Andrea Carancini.
Dal sito di Andrea Carancini
Il testo originale è disponibile all’indirizzo:
[2]
[3]
Nessun commento:
Posta un commento