MARONI DI VERONA
Mastri vasai si diventa, con tenacia e applicazione. Lo
dimostra l’esperienza di Fabio Dalla Rosa e Bernardette Hoppe che dal 2003, in
una casa-laboratorio immersa tra le colline di Santa Maria in Stelle, si
dedicano all’artigianato artistico, non è proprio montagna montagna, però...
Tazze e recipienti dalle varie forme, piatti e piattini,
cioto- le e pentole: oggetti belli da vedere, ma soprattutto pratici da
utilizzare, tutti i giorni, tra i fornelli della cucina o sulla propria tavola.
Vengono prodotti e decorati a mano in località Maroni,
frazione immersa tra le colline che sovrastano Santa Maria in Stelle, dove è la
natura a regalare ispirazione ai mastri vasai Fabio Dalla Rosa e Bernardette
Hoppe, compagni nella vita e nel lavoro.
Dalla campagna di Povegliano, dove vivevano fino al 2003,
hanno scelto la Valpantena per trasferirsi con abitazione e bottega, aprendo il
laboratorio artistico-artigianale “Terre
di stelle”. Una scelta di vita precisa, a vantaggio della creatività.
Il maestro vasaio Fabio Della Rosa
Il maestro vasaio Fabio Della Rosa
Risale agli anni Ottanta l’inizio di questa esperienza di
produzione di oggettistica in argilla, unica nel territorio della Lessinia e
poco diffusa nel veronese. «Non avevo nemmeno vent’anni e cercavo un lavoro che
fosse di tipo manuale, ma anche creativo» racconta Fabio. «Durante un viaggio a
Gubbio, sono rimasto affascinato nel vedere un artigiano lavorare al tornio del
vasaio e ho deciso di imparare».
Al rientro a Verona, fortuito è stato conoscere un ceramista
di Bassano del Grappa che era alla ricerca di un aiutante. «Mi ha tenuto a
bottega e, a tempo perso, mi dava delle lezioni perché potessi apprendere le
basi del mestiere». Un inizio casuale, per certi versi da autodidatta, al quale
ha fatto seguito un lungo percorso di apprendimento durante il quale ha
conosciuto la compagna Bernardette, di origini tedesche. Incontro che ha
favorito il contatto con la dimensione europea: «Insieme abbiamo frequentato le
botteghe di altri artigiani-artisti. Siamo stati in Inghilterra e Germania. In
Francia, a Le Borne, centro di ceramisti come Cristine Pedley, Raoul Faretto e
Sen Ho Yang dai quali abbiamo appreso la tecnica del gres».
L’impasto che dà origine agli oggetti è una miscela di
quattro diverse argille, pregiate in qualità, che vengono mescolate all’acqua
con un’impastatrice da panettieri. Quanto ottenuto, prima di essere modellato,
viene lasciato “riposare” in cantina almeno 5-6 mesi per la maturazione. A
pezzi, il composto morbido viene messo sul tornio e lavorato perché possa
prendere la forma desiderata, aggiungendo in diverse fasi dettagli come
piedini, manici e pomelli; decorazioni impresse, piegature, forature e
incisioni sono eseguite a mano. Una prima cottura in forno a gas, per circa 8
ore fino a 1000 gradi, serve a far vetrificare l’argilla. Alla fase della
smaltatura, che conferisce lucidità e colore, segue una seconda cottura a 1300
gradi che favorisce invece la trasformazione in gres.
Nelle dosi, nulla è affidato al caso, anzi. È frutto di
meticolose ricerche che hanno impegnato a lungo i due vasai della Valpantena:
nella selezione dell’argilla, nella formulazione e produzione degli smalti
(completamente atossici, ndr) miscelando differenti tipi di minerali macinati
per elaborare una tavolozza di colori tutta personale.
Poi c’è la creatività: «Giochiamo con sovrapposizioni di
smalti che, in cottura, fondono e creano effetti cromatici e screziature,
ampliando la varietà di superfici e cromie a disposizione» scende nei dettagli.
Come arrivarci
Come arrivarci
Nascono così originali piatti, ciotole, teiere, tazze,
insalatiere, oliere, barattoli, vasi d’arredamento, centrotavola; e ancora vasi
da giardino, piastre, mattonelle e specchi. Pezzi unici, o prodotti in piccola
serie, dove la natura è onnipresente in decori a foglie, piante e fiori.
«Particolari sono le nostre pentole» prosegue Fabio. «Sono
utilizzabili per cucinare pietanze nel forno, sul fornello o nel microonde.
Sformati, sughi, risotti, zuppe, arrosti, polenta e addirittura la pearà...
cotti in tegami di gres acquistano sapore particolare e intenso» assicura. La
gradevolezza dell’aspetto si unisce, insomma, alla praticità.
«Questa tecnica crea oggetti unici», conclude il mastro
vasaio, complici le conoscenze del mestiere che la compagna Bernardette
illustra nei corsi di ceramica che tiene a Santa Lucia in collaborazione con la
Circoscrizione 4. «Le mescolanze chimiche dei minerali che compongono gli
smalti, in combinazione con il fuoco della cottura, sono spesso imprevedibili e
irripetibili, a conferma che la grande bellezza può essere creata quando
l’abilità umana e la forza della natura si incontrano».
Fonte: srs di Marta
Bicego, da giornale-Pantheon: anno
5, numero 5, giugno 2012, pag.42-43.
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