Questo è Il Potere.
Eccovi i nomi e cognomi del Potere, chi sono, dove stanno,
cosa fanno. Così li potrete riconoscere
e saprete chi realmente oggi decide come viviamo. Così evitate di dedicare
tutto il vostro tempo a contrastare le marionette del Potere, e mi riferisco a
Berlusconi, Gelli, Napolitano, D’Alema, i ministri della Repubblica, la Casta e
le mafie regionali. Così non avrete più quell’imbarazzo nelle discussioni,
quando chi ascolta chiede “Sì, ma chi è il Sistema esattamente?”, e vi
toccava di rispondere le vaghezze come “le multinazionali… l’Impero… i
politici… ”. Qui ci sono i nomi e i cognomi, quindi, dopo avervi raccontato
dove nacque il Potere (‘Ecco come morimmo’, paolobarnard.info), ora l’attualità
del Potere. Tuttavia è necessaria una premessa assai breve.
Il Potere è stato eccezionalmente abile in molti aspetti,
uno di questi è stato il suo mascheramento. Il Potere doveva rimanere
nell’ombra, perché alla luce del sole avrebbe avuto noie infinite da parte dei
cittadini più attenti delle moderne democrazie. E così il Potere ci ha rifilato
una falsa immagine di se stesso nei panni dei politici, dei governi, e dei loro
scherani, così che la nostra attenzione fosse tutta catalizzata su quelli,
mentre il vero Potere agiva sostanzialmente indisturbato. Generazioni di
cittadini sono infatti cresciuti nella più totale convinzione che il potere
stesse nelle auto blu che uscivano dai ministeri, nei parlamenti nazionali,
nelle loro ramificazioni regionali, e nei loro affari e malaffari. Purtroppo
questa abitudine mentale è così radicata in milioni di persone che il solo
dirvi il contrario è accolto da incredulità se non derisione. Ma è la verità, come andrò dimostrando di
seguito. Letteralmente, ciò che tutti voi credete sia il potere non è altro che
una serie di marionette cui il vero Potere lascia il cortiletto della politica
con le relative tortine da spartire, a patto però che eseguano poi gli ordini
ricevuti. Quegli ordini sono le vere decisioni importanti su come tutti noi
dobbiamo vivere. E’ così da almeno 35 anni. In sostanza il punto è questo: combattere la
serie C dei problemi democratici (tangentopoli, la partitocrazia, gli inciuci
D’Alem-berlusconiani, i patti con le mafie, l’attacco ai giudici di questo o
quel politico, le politiche locali dei pretoriani di questo o quel partito
ecc.) è certamente cosa utile, non lo nego, ma non crediate che cambierà una
sola virgola dei problemi capitali di tutti gli italiani, cioè dei vostri
problemi di vita, perché la loro origine è decretata altrove e dal vero Potere.
O si comprende questo operando un grande salto di consapevolezza, oppure siamo
al muro.
“Un colossale e
onnicomprensivo ingranaggio invisibile manovra il sistema da lontano. Spesso
cancella decisioni democratiche, prosciuga la sovranità degli Stati e si impone
ai governi eletti”.
Il Presidente brasiliano Lula al World Hunger Summit del
2004.
E’ NELL’ARIA.
Come ho detto, sarò specifico, ma si deve comprendere sopra
ogni altra cosa che oggi il Potere è prima di tutto un’idea economica. Oggi il
vero Potere sta nell’aria, letteralmente dovete immaginare che esiste un essere
metafisico, quell’idea appunto, che ha avvolto il mondo e che dice questo: ‘Pochi
prescelti devono ricevere il potere dai molti. I molti devono stare ai margini
e attendere fiduciosi che il bene gli coli addosso dall’alto dei prescelti. I
governi si levino di torno e lascino che ciò accada’.
Alcuni di voi l’avranno riconosciuta, è ancora la vecchia
teoria dei Trickle Down Economics di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, cioè
il Neoliberismo, cioè la scuola di Chicago, ovvero il purismo del Libero
Mercato. Questa idea economica comanda ogni atto del Potere, e di conseguenza
la vostra vita, che significa che davvero sta sempre alla base delle azioni dei
governi e dei legislatori, degli amministratori e dei datori di lavoro. Quindi
essa comanda te, i luoghi in cui vivi, il tuo impiego, la tua salute, le tue
finanze, proprio il tuo quotidiano ordinario, non cose astruse e lontane dal
tuo vivere. La sua forza sta nel fatto di essere presente da 35 anni in ogni
luogo del Potere esattamente come l’aria che esso respira nelle stanze dove
esiste. La respirano, cercate di capire questo, gli uomini e le donne di
potere, senza sosta, dal momento in cui mettono piede nell’università fino alla
morte, poiché la ritrovano nei parlamenti, nei consigli di amministrazione,
nelle banche, nelle amministrazioni, ai convegni dove costoro si conoscono e
collaborano, ovunque, senza scampo. Ne sono conquistati, ipnotizzati,
teleguidati. Il Potere ha creato attorno a quell’idea degli organi
potentissimi, che ora vi descrivo, il cui compito è solo quello di metterla in
pratica, null’altro. Essi sono quindi la parte fisica del Potere, ma che per
comodità chiamiamo il vero Potere.
PRIMO ORGANO: IL
CLUB.
Il primo organo del Potere è il Club, cioè il raggruppamento
in posti precisi ed esclusivi dei veri potenti. Chi sono? Sono finanzieri,
industriali, ministri, avvocati, intellettuali, militari, politici scelti con
cura. Fate attenzione: questo Club non sta mai nei luoghi che noi crediamo
siano i luoghi del potere, cioè nei parlamenti, nelle presidenze, nelle
magistrature, nei ministeri o nei business. Esso è formato da uomini e da donne
provenienti da quei luoghi, ma che si riuniscono sempre all’esterno di essi ed
in privato. Come dire: quando quegli uomini e quelle donne siedono nelle istituzioni
democratiche sono solo esecutori di atti (leggi, investimenti, tagli…) che
erano stati da loro stessi decisi nel Club. Esso assume nomi diversi a seconda
del luogo in cui si riunisce. Ad esempio: prende il nome di Commissione
Trilaterale se i suoi membri si riuniscono a Washington, a Tokio o a Parigi (ma
talvolta in altre capitali UE). I fatti
principali della Trilaterale: nasce nel 1973 come gruppo di potenti cittadini
americani, europei e giapponesi; dopo soli due anni stila le regole per la
distruzione globale delle sinistre e la morte delle democrazie partecipative,
realmente avvenute; afferma la supremazia della guida delle elite sulle masse
di cittadini che devono essere “apatici” e su altre nazioni; ha 390
membri, fra cui i più noti sono (passato e presente) Henry Kissinger, Jimmy
Carter, David Rockefeller, Zbigniev Brzezinski, Giovanni Agnelli, Arrigo
Levi, Carlo Secchi, Edmond de Rothschild, George Bush padre, Dick Cheney, Bill
Clinton, Alan Greenspan, Peter Sutherland, Alfonso Cortina, Takeshi Watanabe, Ferdinando Salleo; assieme ad accademici
(Harvard, Korea University Seoul, Nova University at Lisbon, Bocconi, Princeton
University…), governatori di banche (Goldman Sachs, Banque Industrielle et
Mobilière Privée, Japan Development Bank, Mediocredito Centrale, Bank of
Tokyo-Mitsubishi, Chase Manhattan Bank, Barclays…) ambasciatori,
petrolieri (Royal Dutch Shell, Exxon…), ministri, industriali (Solvay,
Mitsubishi Corporation, The Coca Cola co. Texas Instruments, Hewlett-Packard,
Caterpillar, Fiat, Dunlop…) fondazioni (Bill & Melinda Gates Foundation,
The Brookings Institution, Carnegie Endowment…). Costoro deliberano ogni anno
su temi come ‘il sistema monetario’, ‘il governo globale’, ‘dirigere il
commercio internazionale’, ‘affrontare l’Iran’, ‘il petrolio’, ‘energia,
sicurezza e clima’, ‘rafforzare le istituzioni globali’, ‘gestire il sistema
internazionale in futuro’. Cioè tutto, e leggendo i rapporti che stilano si
comprende come i loro indirizzi siano divenuti realtà nelle nostre politiche nazionali
con una certezza sconcertante.
Quando il Club necessita di maggior riservatezza, si dà
appuntamento in luoghi meno visibili dei palazzi delle grandi capitali, e in
questo caso prende il nome di Gruppo Bilderberg, dal nome dell’hotel olandese
che ne ospitò il primo meeting nel 1954. I fatti principali di questa
organizzazione: si tratta in gran parte degli stessi personaggi di cui sopra
più molti altri a rotazione, ma con una cruciale differenza poiché a questo
Gruppo hanno accesso anche politici o monarchi attualmente in carica, mentre
nella Commissione Trilaterale sono di regola ex. Parliamo in ogni caso sempre
della stessa stirpe, al punto che fu una costola del Bilderberg a fondare nel
1973 la Commissione Trilaterale. Il Gruppo è però assai più ‘carbonaro’ della
Trilaterale, e questo perché la sua originaria specializzazione erano gli
affari militari e strategici. Infatti, in esso sono militati diversi segretari
generali della NATO e non si prodiga facilmente nel lavoro di lobbistica come
invece fa la Commissione. La peculiarità dirompente del Bilderberg è che al suo
interno i potenti possono, come dire, levarsi le divise ed essere in libertà,
cioè dichiarare ciò che veramente pensano o vorrebbero privi del tutto degli
obblighi istituzionali e di ruolo. Precisamente in questo sta il pericolo di
ciò che viene discusso nel Gruppo, poiché in esso i desideri più intimi del
Potere non trovano neppure quello straccio di freno che l’istituzionalità
impone. Da qui la tradizione di mantenere attorno al Bilderberg un alone di
segretezza assoluto. I partecipanti sono i soliti noti, fra cui una schiera di
italiani in posizioni chiave nell’economia nazionale, cultura e politica. Non
li elenco perché non esistendo liste ufficiali si va incontro solo a una ridda di
smentite (una lista si trova comunque su Wikipedia). Un fatto non smentibile
invece, e assai rilevante, è la cristallina dichiarazione del Viscount
Etienne Davignon, che nel 2005 fu presidente del Bilderberg, rilasciata alla
BBC: “Agli incontri annuali, abbiamo automaticamente attorno ai nostri
tavoli gli internazionalisti… coloro che sostengono l’Organizzazione Mondiale
del Commercio, la cooperazione transatlantica e l’integrazione europea.”
Cioè: i primatisti del Libero Mercato con potere sovranazionale ( si veda
sotto), e i padrini del Trattato di Lisbona, cioè il colpo di Stato europeo con
potere sovranazionale che ci ha trasformati in cittadini che verranno governati
da burocrati non eletti. Di nuovo, i soliti padroni della nostra vita, che
significa decisioni inappellabili su lavoro, previdenza, servizi sociali, tassi
dei mutui, costo della vita ecc., prese non a Palazzo Chigi o all’Eliseo, ma a
Ginevra o a Brussell o nelle banche centrali, dopo essere state discusse al
Bilderberg.
Per darvi un’idea concreta di come questi Club e gli altri
organi del Potere siano in realtà un unico blocco che si scambia sempre gli
stessi personaggi, vi sottopongo la figura di Peter Sutherland. Costui lo si è
trovato a dirigere la British Petroleum, la super banca Goldman Sachs,
l’università The London School of Economics (una delle fucine mondiali di
ministri dell’economia), ed è stato anche Rappresentante Speciale dell’ONU per
l’immigrazione e lo sviluppo, Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale
del Commercio (secondo organo del Potere), membro della Commissione Europea (il
super-governo d’Europa), e ministro della Giustizia d’Irlanda. E, ovviamente,
membro sia della Commissione Trilaterale che del Gruppo Bilderberg.
SECONDO ORGANO: IL
COLOSSO DI GINEVRA.
Si chiama Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO),
nacque nel 1994 ed è più potente di qualsiasi nazione o parlamento. Riunisce
153 Paesi in un’unica sede a Ginevra, dove essi dettano le regole del commercio
internazionale, e ciò dicendo capirete che stiamo parlando di praticamente
tutta l’economia del mondo produttivo, che lì viene decisa. Cioè fette enormi
dei nostri posti di lavoro, di ciò che compriamo, mangiamo, con cui ci curiamo
ecc., cose della nostra vita quotidiana, non astratte e lontane. Le decidono
loro, e come nel caso della nuova Europa del Trattato di Lisbona, anche al WTO
le regole emanate, dette Accordi, sono sovranazionali, cioè più potenti delle
leggi nazionali. E come nel caso del Trattato, diviene perciò cruciale che
regole così forti siano decise in modo democratico. Nel Trattato non lo sono, e
al WTO? Neppure. Infatti la sua organizzazione di voto è falsata dallo
strapotere dei soliti Paesi ricchi nel seguente modo: i Paesi poveri o meno
sviluppati non posseggono le risorse economiche e il personale qualificato in
numeri sufficienti per poter seguire il colossale lavoro di stesura degli
Accordi del WTO (27.000 pagine di complicatissima legalità internazionale,
2.000 incontri annui), per cui ne sono tagliati fuori. Chi sta al timone è il
cosiddetto gruppo QUAD, formato da Usa, Giappone, Canada ed Europa. Ma l'Europa
intera è rappresentata al tavolo delle trattative del WTO dalla Commissione
Europea, che nessun cittadino elegge, e per essere ancora più precisi vi dico
che in realtà chi decide per tutti noi europei è un numero ancora più ristretto
di burocrati: il misterioso Comitato 133 della Commissione, formato da
specialisti ancor meno legittimati. La politica italiana di norma firma gli
Accordi senza neppure leggerli.
Se un Paese si oppone a una regola del WTO può essere
processato da un tribunale al suo interno (Dispute Settlement Body), dotato di
poteri enormi. Questo tribunale è formato da tre (sic) individui di estrazione
economico-finanziaria, le cui sentenze finali sono inappellabili. Una sentenza
del WTO può penalizzare o persino ribaltare le scelte democratiche di milioni
di cittadini, anche nei Paesi ricchi. Per esempio, tutta l’Europa è stata
condannata a risarcire gli USA con milioni di euro perché si è rifiutata di
importare la carne americana agli ormoni. Neppure gli Stati Uniti hanno potere
sulle decisioni del WTO. Il presidente Obama, sotto pressione dai cittadini a
causa della catastrofe finanziaria dello scorso anno, aveva deciso di imporre
nuove regole restrittive delle speculazioni selvagge delle banche (la causa
della crisi). Ma gli è stato sbarrato il passo proprio da una regola del WTO,
che si chiama Accordo sui Servizi Finanziari, e che sancisce l’esatto
contrario, cioè proibisce alla Casa Bianca e al Congresso di regolamentare
quelle mega banche. E sapete chi, anni fa, negoziò quell’accordo al WTO?
Timothy Geithner, attuale ministro del Tesoro USA, che è uno dei membri del
Gruppo Bilderberg. Fa riflettere.
VI DO ANCORA
UN’IDEA RAPIDA DEL POTERE DEL WTO. GLI
ACCORDI CHE HA PARTORITO:
1) hanno il potere di esautorare le politiche sanitarie di
qualunque Paese, incrinando il vecchio Principio di Precauzione che ci tutela
dallo scambio di merci pericolose (WTO: Accordo Sanitario- Fitosanitario).
2) tolgono al cittadino la libertà di sapere in quali
condizioni sono fatte le merci
che acquista e con che criteri sono fatte, inoltre ostacolano l’uso delle
etichette a tutela del consumatore (WTO: Accordo Sanitario-Fitosanitario &
Accordo Barriere Tecniche al Commercio, con implicazioni sui diritti dei
lavoratori e sulla tutela dell'ambiente).
3) impongono ai politici di concedere alle multinazionali
estere le stesse condizioni richieste alle aziende nazionali nelle gare
d’appalto, a prescindere dalla necessità di favorire l’occupazione nazionale; e
minacciano le scelte degli amministratori locali nel caso volessero facilitare
l'inserimento di gruppi di lavoratori svantaggiati, poiché tali politiche sono
considerate discriminazioni al Libero Mercato (WTO: Accordo Governativo sugli
Appalti - Principio del Trattamento Nazionale ecc.).
4) accentrano nelle mani di poche multinazionali i brevetti
della maggioranza dei principi attivi e delle piante che si usano per i farmaci
o per l'agricoltura, poiché permettono la brevettabilità privata delle forme
viventi e tutelano quei brevetti per 20 anni. Inoltre, il fatto che i brevetti
siano protetti dal WTO per 20 anni sta alla base anche della mancanza di
farmaci salva vita nei Paesi poveri. (WTO: Accordo TRIPS sulla Proprietà Intellettuale).
5) stanno promuovendo a tutto spiano la privatizzazione e
l’apertura al Libero Mercato estero di praticamente tutti i servizi alla
cittadinanza, anche di quelli essenziali come sanità, acqua, istruzione,
assistenza agli anziani ecc., con regole che impediranno di fatto agli
amministratori locali la tutela dei cittadini meno abbienti che non possono
permettersi servizi privati (WTO: Accordo GATS in fase di negoziazione).
E ricordo, se ce ne fosse bisogno, che questi Accordi sono
vincolanti su qualsiasi legge nazionale, esautorando quindi i nostri politici
dalla gestione della nostra economia nei capitoli che contano.
TERZO ORGANO: I
SUGGERITORI.
Prendete un disegno di legge e un decreto in campo
economico, persino una finanziaria. Pensateli nelle mani dei politici che li
attuano, e ora immaginate cosa gli sta dietro. Cosa? I ‘suggeritori’. Chi sono?
Sono i lobbisti, coloro cioè che sono ricevuti in privato da ogni politico che
conti al mondo e che gli ‘suggeriscono’ (spesso dettano) i contenuti delle
leggi e dei decreti, ma anche delle linee guida di governo e persino dei
programmi delle coalizioni elettorali. Le lobby non sono l’invenzione di
fantasiosi perditempo della Rete. Sono istituzioni con nomi e cognomi, con
uffici, con budget (colossali) di spesa, dove lavorano i migliori cervelli
delle pubbliche relazioni in rappresentanza del vero Potere.
In ordine di potenza di fuoco, vi sono ovviamente le lobbies
internazionali, quelle europee e infine quelle italiane. Parto da queste
ultime. Va detto subito che nel nostro Paese l’interferenza dei ‘suggeritori’
non ha mai raggiunto i livelli di strapotere degli omologhi americani o
europei, il cui operato tuttavia detta legge per contagio anche in casa nostra.
Ma nondimeno essa c’è, e non va trascurata, anche perché in Italia esiste un
vuoto normativo totale sull’attività delle lobbies: dopo decine di proposte di
legge, nessuna di esse è mai approdata alla Gazzetta Ufficiale. I lobbisti
italiani sono circa un migliaio, organizzati in diverse aziende fra cui spunta
la Reti, fatturato 6 milioni di euro annui e gestione di un ex d’Alemiano di
ferro, Claudio Velardi (altri gruppi: Cattaneo Zanetto & co., VM Relazioni
Istituzionali, Burson-Marsteller, Beretta-Di Lorenzo & partners…). La
proiezione per il futuro dei ‘suggeritori’ italiani è di almeno diecimila unità
entro dieci anni, almeno secondo le richieste dei gruppi più noti. In assenza
di regole, dunque, le cose funzionano così: si sfrutta la legge berlusconiana
per il finanziamento ai partiti che permette finanziamenti occulti alle
formazioni politiche fino a 50.000 euro per ciascun donatore, con la
possibilità per la lobby di turno di far versare 49.999 euro dal banchiere A,
altri 49.999 da sua moglie, altri 49.999 da suo figlio, ecc. all’infinito. In
questo modo, con una stima basata sui bilanci passati, si calcola che il denaro
sommerso versato alla politica italiana ammonti a diverse decine di milioni di
euro all’anno, provenienti dai settori edile, autostradale, metallurgico,
sanitario privato, bancario, televisivo, immobiliare fra gli altri. Le ricadute
sui cittadini sono poi leggi e regolamenti che vanno a modificare spesso in
peggio la nostra economia di vita e di lavoro. Un solo dato che fa riflettere:
mentre appare ovvio che le grosse cifre siano spese per i ‘suggerimenti’ ai due
maggiori partiti italiani, colpisce che l’UDC si sia intascata in offerte
esterne qualcosa come 2.200.000 euro nel 2008, di cui l’80% da un singolo
lobbista (l’immobiliarista Caltagirone). Chi di voi pensa ancora che il Potere
siano i politici a Roma, pensi alla libertà di Pierferdinando Casini nel
legiferare in campo immobiliare, tanto per fare un esempio. Ma non solo:
Antonio di Pietro incassa 50.000 euro dalla famiglia Lagostena Bassi, che
controlla il mercato delle Tv locali ma che contemporaneamente serve Silvio
Berlusconi e foraggia la Lega Nord. Un obolo a fondo perduto? Improbabile. Il
Cavaliere poi, non ne parliamo neppure; è fatto noto che il criticatissimo
ponte sullo stretto di Messina, con le ricadute che avrà su tutti gli italiani,
non è certo figlio delle idee di Berlusconi, piuttosto di tal Marcellino Gavio,
titolare del gruppo omonimo e primo in lizza per l’impresa, ma anche primo come
finanziamenti al PDL con i 650.000 euro versati l’anno scorso.
I ‘suggeritori’ americani… che dire. Negli USA l’industria
delle lobby economiche non è più neppure riconoscibile dal potere politico,
veramente non si capisce dove finiscano le prime e dove inizi il secondo.
Troppo da raccontare, una storia immensa, che posso però riassumere con alcuni
sketch. Lobby del petrolio e amministrazione di George W. Bush, risultato: due
guerre illegali e sanguinarie (Iraq e Afghanistan), montagne di morti (oltre 2
milioni), crimini di guerra, l’intera comunità internazionale in pericolo, il
prezzo del petrolio alle stelle, di conseguenza il costo della nostra vita alle
stelle, ma alle stelle anche i profitti dei petrolieri. Chi ha deciso?
Risposta: i membri della sopraccitata lobby del petrolio, che sono Dick Cheney,
James Baker III, l’ex della Enron Kenneth Lay, il presidente del Carlyle Group
Frank Carlucci, Robert Zoellick, Thomas White, George Schultz, Jack Sheehan,
Don Evans, Paul O’Neil; a servizio di Shell, Mobil, Union Carbide, Huntsman,
Amoco, Exxon, Alcoa, Conoco, Carlyle, Halliburton, Kellog Brown & Root,
Bechtel, e Enron. George W. Bush è il politico più ‘oliato’ nella Storia
americana, con, solo dalle casse dei giganti di petrolio e gas, un bottino di
oltre 1 milione e settecentomila dollari.
Lobby finanziaria/assicurativa e Barak Obama: nel 2008
crollano le banche USA dopo aver truffato milioni di esseri umani e migliaia di
altre banche internazionali, 7 milioni di famiglie americane perdono il lavoro,
l’intera economia mondiale va a picco, Italia inclusa. Obama firma un’emorragia
di denaro pubblico dopo l’altra per salvare il deretano dei banchieri
truffatori e per rianimare l’economia (dai 5 mila miliardi di dollari agli 11
mila secondo le stime), senza che neppure uno di quei gaglioffi finisca in
galera. Anzi: il suo governo ha chiamato a ripulire i disastri di questa crisi
globale gli stessi personaggi che l’hanno creata. Invece di farli fallire e di
impiegare il denaro pubblico per la gente in difficoltà, Obama e il suo
ministro del Tesoro Timothy Geithner gli hanno offerto una montagna di denaro
facile affinché comprino i debiti delle banche fallite. Funziona così: questi
delinquenti hanno ricevuto da Washington l’85% del denaro necessario per
comprare quei debiti, mentre loro ne metteranno solo il 15%. Se le cose gli andranno
bene, se cioè ritorneranno a guadagnare, si intascheranno tutti i profitti; se
invece andranno male, essi ci rimetteranno solo il 15%, perché l’85% lo ha
messo il governo USA e non è da restituire (i fondi così regalati si chiamano
non-recourse loans). E’ il solito “socialismo al limone: le perdite sono dei
contribuenti e i profitti sono degli investitori privati”. Non solo: il
presidente propone nell’estate del 2009 una regolamentazione del settore
finanziario che il Washington Post ha deriso definendola “Priva di
un’analisi delle cause della crisi… e senza alcun vero controllo sugli hedge
funds, gli equity funds, e gli investitori strutturati”, cioè nessun vero
limite agli speculatori che causarono la catastrofe. Domanda: quanto denaro ha
preso Obama in campagna elettorale dalle lobby finanziarie? Risposta: 38
milioni di dollari. Allora, chi comanda? Il Presidente o le lobby del Potere?
Poi ci sono i 45 milioni di americani senza assistenza
sanitaria. Obama propone una falsa riforma della Sanità per tutelare gli
esclusi, ma che, nonostante le sciocchezze scritte dai media italiani, non ha
nulla di pubblico ed è un ulteriore regalo ai giganti delle assicurazioni
private americane. Domanda: quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale
dalle lobby assicurative e sanitarie? Risposta: oltre 20 milioni di dollari.
Allora, chi comanda? Il Presidente o le lobby del Potere?
Washington è invasa ogni santo giorno da qualcosa come
16.000 o 40.000 lobbisti a seconda che siano registrati o meno, la cui
percezione del potere che esercitano è cristallina al punto da spingere uno di
loro, Robert L. Livingston, a sbottare entusiasta “Ci sono affari senza
limiti per noi là fuori!”, mentre dalle finestre del suo ufficio spiava le
sedi del Congresso USA.
Ma l’ultimo sketch del potere dei ‘suggeritori’, sempre in
ambito americano, è quello delle lobby ebraiche. Qui il dibattito è aperto, fra
coloro che sostengono che sono quelle lobby a gestire interamente la politica
statunitense nel teatro mediorientale, e coloro che lo negano. Personalmente
credo più alla prima ipotesi, ma la sostanza non cambia: di fatto ci troviamo
ancora una volta di fronte alla dimostrazione che neppure il governo più
potente del mondo può sottrarsi ai condizionamenti del Potere vero. Ecco un
paio di illustri esempi: nella primavera del 2002, proprio mentre l’esercito
israeliano reinvadeva i Territori Occupati con i consueti massacri indiscriminati
di civili, un gruppo di eminenti sostenitori americani d’Israele teneva una
conferenza a Washington, dove a rappresentare l’amministrazione di George W.
Bush fu invitato l’allora vice ministro della difesa Paul Wolfowitz, noto
neoconservatore di estrema destra e aperto sostenitore della nazione ebraica.
Lo scomparso Edward Said, professore di Inglese e di Letteratura Comparata alla
Columbia University di New York e uno degli intellettuali americani più
rispettati del ventesimo secolo, ha raccontato un particolare di quell’evento
con le seguenti parole: “Wolfowitz fece quello che tutti gli altri avevano
fatto – esaltò Israele e gli offrì il suo totale e incondizionato appoggio – ma
inaspettatamente durante la sua relazione fece un fugace riferimento alla ‘sofferenza
dei palestinesi’. A causa di quella frase fu fischiato così ferocemente e per
così a lungo che non potè terminare il suo discorso, abbandonando il podio
nella vergogna.” Stiamo parlando di uno dei politici più potenti del terzo
millennio, di un uomo con un accesso diretto alla Casa Bianca e che molti
accreditano come l’eminenza grigia dietro ogni atto dello stesso ex presidente
degli Stati Uniti. Eppure gli bastò sgarrare di tre sole parole nel suo
asservimento allo Stato d’Israele per essere umiliato in pubblico e senza
timori da chi, evidentemente, conta più di lui nell’America di oggi. Le lobby
ebraiche d’America hanno nomi noti: AIPAC (American Israel Public Affairs
Committee), ZOA (Zionist Organization of America), AFSI (Americans for a Safe Israel),
CPMAJO (Conference of Presidents of Major American Jewish Organisatios), INEP
(Institute for Near East Policy), JDL (Jewish Defense League), B’nai Brith, ADL
(Anti Defamation League), AJC (American Jewish Committee), Haddasah. Nei
corridoi del Congresso americano possono creare seri grattacapi a Senatori e
Deputati indistintamente. Un fronte compatto che secondo lo stesso Edward Said
“può distruggere una carriera politica staccando un assegno”, in
riferimento alle generose donazioni che quei gruppi elargiscono ai due maggiori
partiti d’oltreoceano.
Nel 1992 George Bush senior ebbe l’ardire (e la
sconsideratezza) a pochi mesi da una sua possibile rielezione alla Casa Bianca
di minacciare Tel Aviv con il blocco di dieci miliardi di dollari in aiuti se
non avesse messo un freno agli insediamenti ebraici nei Territori Occupati.
Passo falso: gli elettori ebrei americani, che già per tradizione sono propensi
al voto Democratico, svanirono davanti ai suoi occhi in seguito alle
sollecitazioni delle lobby, e nel conto finale dei voti Bush si trovò con un
misero 12% dell’elettorato ebraico contro il 35% che aveva incassato nel 1988.
Al contrario, la campagna elettorale del suo rivale Bill Clinton fu invece
innaffiata dai lauti finanziamenti proprio di quelle organizzazioni di
sostenitori d’Israele, che l’allora presidente aveva in tal modo alienato.
E in ultimo l’Europa, cioè l’Unione Europea. Che alla fine
significa Brussell, cioè la Commissione Europea, che è il vero centro
decisionale del continente, e che dopo la ratifica del Trattato di Lisbona è
divenuta il super governo non eletto di tutti noi, con poteri immensi. A
Brussell brulicano dai 15.000 ai 20.000 lobbisti, che spendono un miliardo di
euro all’anno per ‘suggerire’ le politiche e le leggi a chi le deve formulare.
E come sempre, eccovi i nomi dei maggiori gruppi: Trans Atlantic Buisness
Dialogue (TABD) - European Services Leaders Group (ESLG) – International
Chamber of Commerce (ICC) – Investment Network (IN) – European Roundtable of
Industrialists (ERT) – Liberalization of Trade in Servicies (LOTIS), European
Banking Federation, International Capital Market Association e altri. Il loro
strapotere può essere reso dicendovi che per esempio l’Investment Network si
riuniva direttamente dentro il palazzo della Commissione Europea a Bruxelles, o
che il TABD compilava liste di suoi desideri che consegnava alla Commissione da
cui poi pretendeva un resoconto scritto sull’obbedienza a quegli ordini. Le
aziende rappresentate sono migliaia, fra cui cito una serie di nomi noti: Fiat
e Pirelli, Barilla, Canon e Kodak, Johnson & Johnson, Motorola, Ericsson e
Nokia, Time Warner, Rank Xerox e Microsoft, Boeing (che fa anche armi), Dow
Chemicals, Danone, Candy, Shell, Microsoft, Hewlett Packard, IBM, Carlsberg, Glaxo,
Bayer, Hoffman La Roche, Pfizer, Merck, e poi banche, assicurazioni,
investitori…
Mi fermo. Il rischio nel continuare è che si perda di vista
il punto capitale, ovvero l’assedio che i lobbisti pongono alla politica. Esso,
oltre a dimostrare ancora una volta che il potere reale sta nei primi e non
nella seconda, è un vero e proprio attentato alla democrazia. Poiché ha ormai
snaturato del tutto il principio costituzionale di ogni nazione civile, secondo
cui i rappresentanti eletti devono fare gli interessi delle maggioranze dei
cittadini e tutelare le minoranze, non essere gli stuoini delle elite e dei
loro ‘suggeritori’.
QUARTO ORGANO: THINK
TANKS.
Letteralmente “serbatoi di pensiero” nella traduzione in
italiano, le Think Tanks sono esattamente ciò, ovvero fondazioni dove alcuni
fra i migliori cervelli si trovano per partorire idee. Il loro potere sta
nell’assunto che apre questa mia trattazione, e cioè che sono le idee a
dominare sia la Storia che la politica, e di conseguenza la nostra vita, in
particolare l’idea economica. Lewis Powell lo comprese assai bene nel 1971,
quando diede il via alla riscossa delle elite e alla fine della democrazia
partecipativa dei cittadini (si legga ‘Ecco come morimmo’, paolobarnard.info).
Infatti egli scrisse: “C’è una guerra ideologica contro il sistema
delle imprese e i valori della società occidentale”. La parola ‘ideologica’
è la chiave di lettura qui, volendo dire che se le destre economiche ambivano a
riconquistare il mondo, se ambivano a sottomettere la politica, cioè a divenire
il vero Potere, si dovevano armare di idee in grado di scalzare ogni altro
sistema di vita. Ecco che dalle sue parole nacquero le prime Think Tanks, come
la Heritage Foundation, il Manhattan Institute, il Cato Institute, o Accuracy
in Academe. La loro strategia era semplice: raccogliere denaro da donatori
facoltosi, raccattare nelle università i cervelli più brillanti, pomparli di
sapere a senso unico, di attestati prestigiosi, e immetterli nel sistema di
comando della società infiltrandolo tutto. Per darvi un’idea di che razza di
impatto queste Think Tanks sono riuscite ad avere, cito alcuni fatti. Nel solo
campo del Libero Mercato, cioè dell’idea economica del vero Potere, ve ne sono
oggi 336, piazzate oltre che nei Paesi ricchi anche in nazioni strategiche come
l’Argentina e il Brasile, l’Est Europa, l’Africa, l’India, la Cina, le ex
repubbliche sovietiche dell’Asia, oltre che in Italia (Adam Smith Soc., CMSS,
ICER, Ist. Bruno Leoni, Acton Ist.). Alcune hanno nomi sfacciati, come la
Minimal Government, la The Boss, o la Philanthropy Roundtable; una delle più
note e aggressive è l’Adam Smith Institute di Londra, che ostenta un’arroganza
di potere tale da vantare come proprio motto questo: “Solo ieri le nostre
idee erano considerate sulla soglia della follia. Oggi stanno sulle soglie dei
Parlamenti”. Di nuovo, il fatto è sempre lo stesso: la politica è la
marionetta, o, al meglio, è il braccio esecutivo del vero Potere. Infatti,
l’osservatore attento avrà notato che assai spesso i nostri ministri economici,
i nostri banchieri centrali, ma anche presidenti del consiglio (Draghi e Prodi
su tutti) si trovano a cene o convegni presso queste fondazioni/Think Tanks, di
cui in qualche raro caso i Tg locali danno notizia. In apparenza cerimonie
paludate e noiose, in realtà ciò che vi accade è che ministri, banchieri e
premier vi si recano per dar conto di ciò che hanno fatto per compiacere
all’idea economica del vero Potere. Nel 1982, l’Adam Smith pubblicò il notorio
Omega Project, uno studio che ebbe ripercussioni enormi sulla gestione delle
nostre vite di lavoratori ordinari, e dove si leggeva che i suoi scopi erano di
“fornire un percorso completo per ogni governo basato sui principi di Libero
Mercato, minime tasse, minime regolamentazioni per il business e governi più
marginali (sic)”. In altre parole tutto ciò che ha già divorato la vita
pubblica in Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e che sta oggi “sulla soglia
del Parlamento” in Italia.
QUINTO ORGANO:
L’EUROPA DEI BUROCRATI NON ELETTI.
Non mi ripeto, poiché questo capitolo è già esaustivamente
descritto qui http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139.
Ma ribadisco il punto centrale: dopo la ratifica del “colpo
di Stato in Europa” che prende il nome di Trattato di Lisbona, 500 milioni di
europei saranno a breve governati da elite di burocrati non eletti secondo
principi economici, politici e sociali interamente schierati dalla parte del
vero Potere di cui si sta trattando qui, e che nessuno di noi ha potuto
scegliere né discutere. Il governo italiano ha ratificato questo obbrobrio
giuridico senza fiatare, obbedendo come sempre.
SESTO ORGANO: IL
TRIBUNALE DEGLI INVESTITORI E DEGLI SPECULATORI INTERNAZIONALI.
Era il 16 Settembre del 1992, un mercoledì. Quel giorno un
singolo individuo decise di spezzare la schiena alla Gran Bretagna. Si badi
bene, non al Burkina Faso, alla Gran Bretagna. E lo fece. George Soros, un
investitore e speculatore internazionale, vendette di colpo qualcosa come 10
miliardi di sterline, causando il collasso del valore della moneta inglese che
fu così espulsa dal Sistema Monetario Europeo. Soros si intascò oltre 1
miliardo di dollari, ma milioni di inglesi piansero lacrime amare e il governo
di Londra ne fu umiliato.
Era l’agosto del 1998, e nel caldo torrido di New York un
singolo individuo contemplò il crollo dei mercati mondiali per causa sua. John
Meriwether, un investitore e speculatore internazionale, aveva giocato sporco
per anni e irretito praticamente tutte le maggiori banche del mondo con 4,6
miliardi di dollari ad alto rischio. La sua compagnia, Long-Term Capital
Management, era nota a Wall Street perché i suoi manager si fregiavano del
titolo di ‘I padroni dell’universo’, cioè pochi individui ubriachi del proprio
potere. Meriwether perse tutto, e i mercati del mondo, che alla fine sono i
nostri posti di lavoro, tremarono. La Federal Reserve di New York dovette
intervenire in emergenza col solito salvataggio a spese dei contribuenti.
Era l’anno scorso, e in un ufficio londinese
dell’assicurazione americana AIG, un singolo individuo, di nuovo un investitore
e speculatore internazionale di nome Joseph Cassano, dovette prender su la
cornetta del telefono e dire alla Casa Bianca “… ho mandato al diavolo la
vostra economia, sorry”. E lo aveva veramente fatto. Questa volta la truffa
dei suoi investimenti era di 500 miliardi di dollari, le solite banche
internazionali (italiane incluse) vi erano dentro fino al collo con cifre da
migliaia di miliardi di dollari a rischio. Panico mondiale, fine del credito al
mondo del lavoro di quasi tutto il pianeta e, sul piatto di noi cittadini, ecco
servita la crisi economica più pericolosa dal 1929 a oggi. Ovvero le solite
lacrime amare, veramente amare, per le famiglie di Toronto come per quelle di
Perugia, per quelle di Cincinnati come per quelle di Lione, a Vercelli come a
Madrid ecc. Per non parlare degli ultimi della Terra…
Tre storie terribilmente vere, che descrivono chiaro, anzi,
chiarissimo, cosa si intende per il ‘Tribunale degli Investitori e degli
Speculatori Internazionali’, e quale sia il loro sterminato potere nel
mondo di oggi. Altro che Tremonti o Confindustria. Nel mondo odierno esiste una
comunità di singoli individui privati capaci di movimentare quantità di
ricchezze talmente colossali da scardinare in poche ore l’economia di un Paese
ricco, o le economie di centinaia di milioni di lavoratori che per esse hanno
faticato un’intera vita, cioè famiglie sul lastrico, aziende che chiudono. Le
loro decisioni sono come sentenze planetarie. Inappellabili. Si pensi, se è
possibile pensare un’enormità simile, che costoro stanno facendo oscillare sul
Pianeta qualcosa come 525 mila miliardi di dollari in soli prodotti finanziari
‘derivati’, cioè denaro ad altissimo rischio di bancarotta improvvisa. 525 mila
miliardi… Vi offro un termine di paragone per capire: il Prodotto Interno Lordo
degli USA è di 14 mila miliardi di dollari. Rende l’idea? L’Italia dipende come
qualsiasi altra nazione dagli investitori esteri, per cifre che si aggirano sui
40 miliardi di euro all’anno, cioè più di due finanziarie dello Stato messe
assieme. Immaginate se una cifra simile dovesse sparire dalla nostra economia
oggi. Nel 2008 è quasi successo, infatti ne sono scomparsi di colpo più della
metà (57%) col risultato in termini di perdita di posti di lavoro,
precarizzazione, e relativo effetto domino sull’economia di cui ci parla la
cronaca. Ripeto: qualcuno che non sta a palazzo Chigi, decide che all’Italia va
sottratto il valore di oltre un’intera finanziaria. Così, da un anno all’altro,
una cifra pari a tutto quello che lo Stato riesce a spendere per i cittadini
gli viene sottratta dal ‘Tribunale degli Investitori e degli Speculatori
Internazionali’, a capriccio. Questa tirannia del vero Potere prende il nome
tecnico di Capital Flight (letteralmente capitali che prendono il volo), ed è
interessante constatare il candore con cui il ‘Tribunale’ descrive la pratica:
basta leggere Investors.com là dove dice che “Capital Flight è lo
spostamento di denaro in cerca di maggiori profitti… cioè flussi enormi di
capitali in uscita da un Paese… spesso così enormi da incidere su tutto il
sistema finanziario di una nazione”. Peccato che di mezzo ci siano i soliti
ingombranti esseri umani a milioni. Oltre al caso italiano, si pensi alla
Francia, altro Stato ricco e potente, ma non a sufficienza per sfuggire alle
sentenze del ‘Tribunale’, che ha punito l’Eliseo con una fuga di capitali pari
a 125 miliardi di dollari per aver legiferato una singola tassa sgradita al
business.
CONCLUSIONE.
Gli organi esecutivi del vero Potere non si limitano a
questi sei, vi si potrebbe aggiungere il World Economic Forum, il Codex
Alimentarius, l’FMI, il sistema delle Banche Centrali, le multinazionali del
farmaco. Ma quelli menzionati sono gli essenziali da conoscere, i primari.
Un’ultima brevissima nota va dedicata alle mafie regionali, che sono spesso
erroneamente annoverate fra i poteri forti (e non posso purtroppo entrare qui
nel perché siano un così caratteristico fenomeno italiano). La lotta ad esse è
sacrosanta, ma il potere che gli verrebbe sottratto da una eventuale vittoria
della società civile è prima nulla a confronto di quanto illustrato sopra, e in
secondo luogo è comunque un potere concessogli da altri. Traffico di droga,
prostituzione, traffico d’armi, e riciclaggio di rifiuti tossici sono servizi
che le mafie praticano per conto di committenti sempre riconducibili al vero
Potere, o perché da esso condizionati oppure perché suoi ingranaggi importanti.
Serva qui quanto mostrato nel 1994 dal programma d’inchiesta ‘Panorama’ della
BBC, dove un insider della criminalità organizzata britannica si rese
disponibile a condurre il reporter nel cuore della “mafia più potente del
mondo”, a Londra. L’auto su cui viaggiavano con telecamera nascosta si
fermò a destinazione… nel centro della City finanziaria della capitale.
Indicando dal finestrino i grattacieli dei giganti del business internazionale,
il pentito disse: “Eccoli, stanno tutti lì”. (si pensi che il giro
d’affari mondiale delle Cosche è stimato sugli 80 miliardi di dollari, che sono
un terzo del giro d’affari di una singola multinazionale del farmaco come la
Pfizer)
Se queste mie righe sono state efficaci, a questo punto i
lettori dovrebbero volgere lo sguardo a quegli ometti in doppiopetto blu che
ballonzolano le sera nei nostri Tg con il prefisso On., o il suffisso PDL, PD,
UDC, e dovrebbero averne, non dico pietà, ma almeno vederli per quello che
sono: le marionette di un altro Potere. Ma soprattutto, i lettori dovrebbero
finalmente poter connettere i punti del puzzle, e aver capito da dove vengono
in realtà i problemi capitali della nostra vita di cittadini, o addirittura i
drammi quotidiani che tante famiglie di lavoratori patiscono, cioè chi li
decise, chi li decide oggi e come si chiamano costoro. Da qui una semplice
considerazione: se vi sta a cuore la democrazia, la giustizia sociale, e la
vostra economia quotidiana di lavoro e di servizi essenziali alla persona,
allora dovete colpire chi veramente opera per sottrarceli, cioè il vero Potere.
Ci si organizzi per svelarlo al grande pubblico e per finalmente bloccarlo. Ora
lo conoscete, e soprattutto ora sapete che razza di macchina micidiale, immensa
e possente esso è. Risulta ovvio da ciò che gli attuali metodi di lotta dei
Movimenti sono pietosamente inadeguati, infantili chimere, fuochi di paglia,
che mai un singolo attimo hanno impensierito quel vero Potere. Di conseguenza lancio
un appello ancora una volta:
VA COMPRESO CHE PER
ARGINARE UN TITANO DI QUELLA POSTA L’UNICA SPERANZA E’ OPPORGLI
UN’ORGANIZZAZIONE DI ATTIVISTI E DI COMUNICATORI ECCEZIONALMENTE COMPATTA,
FINANZIATA, FERRATA, DISCIPLINATA, SU TUTTO IL TERRITORIO, AL LAVORO SEMPRE,
IMPLACABILE, NEI LUOGHI DELLA GENTE COMUNE, PER ANNI.
ALTRA SPERANZA NON
C’È, SEMPRE CHE ANCORA ESISTA UNA SPERANZA.
Le fonti principali
di questo articolo:
Trilateralism, Holly Skalar, South End Press, 1980.
Who pulls the strings? John Ronson, The Guardian, 10 marzo
2001
Inside the secretive Bilderberg Group, BBC News, 29
settembre 2005,
Shadowy Bilderberg group meet in Greece — and here’s their
address, Timesonline, 14 maggio 2009
The Council on Foreign Relations and the Center for
Preventive Action, Michael Baker, 6 marzo 2008, Znet
WTO, materiale tratto da: l’inchiesta I Globalizzatori,
Report RAI 3, 09/06/2000, di Paolo Barnard, www.report.rai.it
– Public Citizen: Trade Watch, USA – The Transnational Institute, Amsterdam,
Olanda – The World Trade Organization: The Marrakech Treaty – Corporate
Europe Observatory, Amsterdam, Olanda – The Economic Policy Institute,
Washington DC, USA – Friends of the Earth, Bruxelles, Belgio – Corporate Watch,
USA – Oxfam UK – Global Policy Forum Europe, Bonn, Germania – Institute for
Policy Studies USA– et al., e da studi di autori fra cui: Joseph Stiglitz, Jeff
Faux, Noam Chomsky, Greg Palast, Susan George, Richard W. Behan, Alexandra
Wandel, Peter Rosset, Dean Baker, Barry Coates et al.
Master in Public Affairs, Lobbying e Relazioni
Istituzionali, presso l'università LUMSA di Roma, testi del prof. Franco
Spicciariello.
Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, Il Tesoro della
Casta, L'Espresso 16/03/09
Roberto Mania, Il Potere Opaco che Governa l’Italia, La
Repubblica 02/03/09
Paolo Barnard, ‘Primarie, Partito Democratico, legge sul
conflitto d’interessi’, Golem del Sole 24 Ore, 2007
Big Oil Protects its Interests, The Center for Public
Integrity, July 15, 2004
JOHN M. BRODER, Oil and Gas Aid Bush Bid For President, New
Yor Times, June 23, 2000
Jeffrey H. Birnbaum, The Road to Riches Is Called K Street,
Washington Post, June 22, 2005
Federal Election Commission data released electronically on
Monday, October 27, 2008.
ROBERT KUTTNER & MICHAEL HUDSON, Democracy Now 13 Feb
2009
Paolo Barnard, ‘Perché ci Odiano’, Rizzoli BUR, 2006.
Paolo Barnard, ‘Per Un Mondo Migliore’, www.paolobarnard.info, 2004
Corporate Europe Observatory, Financial Lobbies - A Guided
Tour of the Brussels EU Quarter, 23 September 2009
Paolo Barnard, ‘Ecco come morimmo’, www.paolobarnard.info, 2009
Free Market Think Tank Links, Atlas Economic Research
Foundation ~ 1201 L St. NW Washington, DC
Financial services industry lobby groups listed on EC
lobbying register, 9 March 2009, Corporate Europe Observatory
The Adam Smith Institute, The Omega Project, by Norman
Chapman et al. from research conducted for the Adam Smith Institute.
I Globalizzatori, di Paolo Barnard, Report RAI 3, 09/06/2000
Paolo Barnard, ‘Lo spaventapasseri e la vera catastrofe’, www.paolobarnard.info, 2009
Crollano gli investimenti esteri, In Italia -57 per cento -
Sole 24 Ore, 17 settembre 2009
World Investment Prospects Survey, UNCTAD, 2009-2011
The Washington Post, New Money Flee France and its Wealth
Tax, July 16, 2006
Fonte: srs di Paolo Bernard,: da Paolo Bernard