Trent’anni anni fa sposai una calabro napoletana ma nata a Milano e, poco dopo il matrimonio, notai subito da parte dei familiari di mia moglie, una veniale alterigia culturale nei confronti di Verona e dei Veneti, e questo mi indisponeva moltissimo.
Io venivo da una scuola che mi aveva infuso il mito dell’italianità, e devo dire che lo portavo con orgoglio. Avevo visitato quasi, in pellegrinaggio, molti campi di battaglia del Risorgimento e della prima guerra mondiale ma, contemporaneamente ero legatissimo alle tradizioni locali e, il sentirmi attaccato nelle mie radici, mi fece nascere il desiderio di rivalsa.
Ripresi le lettura di libri di storia e cultura locale e, piano a piano, s’insinuò il dubbio che su certi argomenti “era tutta un’altra storia” e che molti eventi si erano svolti ben diversamente da come venivano riportati, e quindi insegnati falsamente nelle nostre scuole.
Intuire una cosa è completamente diverso che averne le prove ma, col passare del tempo il dubbio si trasformò in certezza: “era tutto un’altra storia”. Le menzogne mi fecero sentire come un’amante tradito. Tutto era cambiato, nulla sarebbe stato come prima.
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