Lo sanno in pochi ma la prima vera banca al mondo è stata fondata
dai veneziani, a cui anni dopo si sono aggiunti anche i fiorentini ed i
genovesi. Si chiamava Banca del Giro, istituita nel 1524 dalla
Serenissima Repubblica di Venezia ed era allora considerata come un’istituzione
pubblica il cui compito spaziava dalla ristrutturazione e gestione del debito
di terzi sino alla raccolta del risparmio privato e la gestione dei
pagamenti.
Lo scopo di questa banca era fornire supporto e liquidità al mercato
di Rialto per contrastare la concorrenza portoghese nel commercio mercantile
d’oltremare e soprattutto per garantire solvibilità e certezza nei
pagamenti e nei depositi.
Qualche toscano potrebbe sollevare che la banca più antica al mondo
tutt’ora esistente sia il Monte dei
Paschi di Siena che oltretutto venne costituita nel 1472 quindi molto tempo
prima del Banco del Giro: in vero all’epoca della sua istituzione il MPS era
semplicemente un Monte dei Pegni, quest’ultimo riconosciuto come un’istituzione
finanziaria senza scopo di lucro con lo scopo di erogare prestiti di limitata
entità a condizioni più favorevoli rispetto a quelle di mercato a fronte
di un pegno che valesse almeno un terzo in più della somma che si voleva fosse
concessa in prestito.
Il Monte di Pietà di Siena
(il nome di per sé dice tutto) per la sua stessa caratteristica si rivolgeva
pertanto alla popolazione della città senese, dove molti vivevano in condizioni
di pura sussistenza ed il fruitore tipo era quasi sempre un povero contadino
che non aveva nulla da impegnare se non beni indispensabili alla sua attività,
come sementi e utensili da lavoro.
Per chi non lo sapesse i Paschi che trovate nella denominazione
della banca senese odierna erano allora proprio i pascoli di Siena. Solo nel
1580 il Monte dei Paschi di Siena diventa a tutti gli effetti banca pubblica
iniziando a svolgere sia funzioni di credito fondiario che di esattoria
pubblica.
Pertanto i veneziani iniziarono a operare come banchieri di diritto
pubblico molto prima rispetto a tutti, genovesi compresi.
Il Banco del Giro a Venezia garantiva anche di poter effettuare
pagamenti tra i suoi creditori con una semplice partita di giro (da cui il
nome) non quindi mediante la sola consegna fisica di moneta contante, ma
semplicemente registrando contabilmente le poste di giro sui libri contabili
della banca veneziana.
Il Banco del Giro era in
definitiva sia un banco di deposito, prestito e giro di partita contabile
in cui i depositi iscritti nei suoi libri contabili erano privi di costo, oltre
ad essere tutelati dalla legge (quella della Serenissima), la quale garantiva
che questi ultimi non potessero per nessuna ragione essere posti sotto
sequestro, infine, tenetevi forte, i depositi erano
garantiti dalla Repubblica Serenissima contro il fallimento.
Cosa accadeva in quell’epoca quando un banchiere diventava
insolvente ?
Andava incontro alla rottura del banco da parte di funzionari
amministrativi dell’autorità preposta che in modo molto scenografico spaccavano
con delle asce materialmente il banco del soggetto che svolgeva l’attività di
prestito e deposito bancario, solitamente proprio con un banco di legno in
prossimità di uno scalo mercantile, in modo tale che tutti vedessero che il
soggetto in questione era diventato un banchiere non più capace a garantire i
depositi ed i pagamenti tra le parti.
Da questo rituale nasce anche la denominazione del reato nel
diritto italiano di bancarotta ossia la destabilizzazione di un patrimonio
in grado di generare insolvenza nei confronti dei creditori, che nel caso di un
banchiere sono i soggetti che effettuano depositi.
In buona sostanza per ritornare alle cronache finanziarie dei giorni
nostri, scopriamo che durante la Serenissima Repubblica vi erano delle autorità
di governo che vigilavano e garantivano il buono stato di salute degli
operatori bancari (leggasi solidità) oltre a garantire istituzionalmente la
consistenza dei depositi (leggasi stabilità).
Sono passati circa 500 anni dalla fondazione del Banco del Giro e se
oggi ci soffermiamo a riflettere sulla recente evoluzione dinamica del panorama
bancario ci rendiamo conto di come ormai abbiamo perso definitivamente la
ragione ed il buon senso.
Le banche devono e possono fallire, se sono mal amministrate, al
pari di ogni altra azienda, ma per questo non possono in nessun modo
essere colpiti i depositi, qualunque sia la loro dimensione.
Questo sostanzialmente perchè tutta l’industria bancaria sia
medioevale che neocapitalista si fonda sulla fiducia ossia si ripone
parte della propria ricchezza sul fatto che qualcuno o qualcosa difenda con
tutti gli strumenti a disposizione la consistenza e la disponibilità di tale
forma di deposito.
Lo sviluppo di una nazione e la sua crescita economica sono
determinati dalla possibilità di accesso al credito e dalle modalità con
cui questo credito viene concesso. Il credito bancario rappresenta per ogni
economia una pianta imponente che può produrre tanto frutti avvizziti quanto
rigogliosi, questo dipende in prima misura dalle sue radici che possono
essere idealmente identificate nei depositi bancari e nella modalità in cui
queste radici sono tenute sotto controllo e concimate, leggasi autorità di
controllo e vigilanza.
Stiamo entrando in una nuova epoca con l’inizio del 2016 per tutta
l’industria bancaria in quanto la continua perdita di fiducia e sicurezza
nei confronti dei singoli operatori bancari, delle autorità di vigilanza e
controllo sovranazionali e nelle tipologie di prodotti e strumenti bancari
porteranno lentamente e progressivamente all’emersione di nuovi operatori e
servizi bancari non convenzionali che saranno sempre più distanti dal
modello di gestione dell’attività bancaria originariamente proposto e
preposto dalla Serenissima Repubblica, oggi nell’interesse di pochi ed a svantaggio
di molti.
Probabilmente proprio questo cambio di percezione in ambito
collettivo produrrà proattivamente le condizioni e l’humus per
l’avvicendamento della sharing economy a discapito della old economy.
Fonte: srs di Eugenio Benetazzo
del 17 dicembre 2015
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