di GILBERTO ONETO
– I Verdi vivevano nelle loro case,
lavoravano sodo, stavano bene ma avrebbero potuto stare meglio se non
avessero dovuto pagare i dazi e le gabelle che imponevano loro i
vicini Bruni, che si erano organizzati in strutture più efficienti. I
Verdi non vedevano l’ora di liberarsi da queste tutele per godersi in libertà
il frutto del loro lavoro.
I Bianchi stavano poco più in là nei loro villaggi,
erano rilassati, si godevano la vita con calma e facevano il minimo
indispensabile per vivere bene. Si davano meno da fare dei Verdi ma
si contentavano di poco e mettevano da parte tutti i loro guadagni:
nel tempo sotto le mattonelle dei pavimenti avevano accumulato dei
discreti gruzzoli.
I Rossi erano dei furbacchioni che non avevano voglia
di lavorare, però avevano girato il mondo e imparato tutte le più
abili tecniche per fregare il prossimo. Inoltre erano abilissimi nel
raccontare balle e nel convincere la gente che il bianco è nero
e viceversa. Arrivati in zona, si erano subito accorti che i Verdi
sgomitavano per diventare più ricchi e liberi dei loro vicini Bruni, e
che i Bianchi avevano dei bei mucchietti di monete nascosti da qualche
parte. Hanno subito capito che avrebbero potuto trarre grassi
vantaggi dalla situazione e si sono inventati una bella storiella
secondo la quale tutti e tre i gruppi familiari, i Bianchi, i Rossi e
i Verdi, discendevano da antenati comuni, che costituivano una grande
famiglia che – unita – sarebbe stata più grande, forte e ricca non solo
dei Bruni, ma anche di tutti i Grigi, Viola, Celeste, eccetera della
terra.
I Verdi, che sono più ingordi ma anche molto più ingenui
(nel loro slang famigliare, si definiscono dei pirla) ci
hanno creduto e, accecati dalla voglia di rivalsa sui Bruni, hanno
subito bevuto la panzana e si sono messi al servizio dei Rossi
per costruire una nuova casa comune per la ritrovata famiglia. I
Bianchi però se ne stavano benone come erano e non ne volevano sapere
e così i Rossi hanno convinto gli energetici e creduloni Verdi ad
andare a casa dei Bianchi e convincerli – con le buone o con le cattive –
a traslocare nella nuova dimora.
Per tenere tutti assieme si è infatti dovuto costruire
un palazzone, orribile, squadrato e scomodo: i Verdi ci hanno
messo la manodopera, i Bianchi i quattrini che avevano accantonato e
che i Rossi hanno sequestrato per la causa comune.
Tutti hanno dovuto lasciare le loro casette
per trasferirsi in appartamenti: nessuno è stato contento di farlo ma
tutti si sono convinti (o sono stati costretti a credere) che da
allora sarebbero vissuti meglio e che il futuro avrebbe riservato loro
chissà quali meraviglie.
Ad amministrare il condominio ci hanno ovviamente
pensato i Rossi, che sapevano leggere e scrivere, che avevano redatto
il progetto del falansterio, che ne hanno scritto (a loro vantaggio)
il regolamento e che conoscevano tutti i trucchi per tenere buoni
i condomini e – all’occorrenza – farli litigare fra di loro per poi
presentarsi come i solutori di tutti i problemi. I Rossi si erano
accomodati in alcuni superattici ai piani alti, con piscina e vista.
Per i primi tempi tutti hanno vissuto dissipando i
risparmi dei Bianchi e investendone una piccola parte per
comperare macchinari e utensili per i Verdi, che si sono messi a
lavorare a testa bassa per far vedere ai Bruni (che li prendevano in
giro per la loro nuova collocazione) che sarebbero riusciti a
diventare più ricchi di loro.
Finiti i risparmi, anche i Bianchi avrebbero dovuto
mettersi a lavorare: molti di loro – non sopportando la sgradita
coabitazione – erano però scappati e si erano trasferiti in villaggi
lontani, mentre alcuni si sono adattati alle tristi condizioni
di lavoro dei Verdi e li hanno seguiti nelle loro fatiche. Ma tutti
gli altri – giustamente risentiti per essere stati costretti a
rinunciare al loro modo di vita tranquillo e per essere stati rapinati –
hanno deciso di farsi mantenere dai Verdi (e dai loro famigliari che
si sono adattati alla vita dei Verdi) e hanno stipulato con i Rossi
un patto di alleanza: li avrebbero sostenuti e appoggiati nell’opera
di sfruttamento dei Verdi in cambio del ritorno alla vita tranquilla di
prima, a spese dei Verdi, considerati (a torto e per convenienza)
causa del loro trasferimento nel condominio.
Per un po’ la cosa è andata avanti: i Verdi lavoravano
sodo per far vedere ai Bruni e a tutti gli altri di essere più bravi di
loro e perché qualcosa restava comunque nelle loro tasche. Col tempo
però i Bianchi sono diventati sempre più numerosi ed esigenti, i
Rossi sempre più costosi e prepotenti e le condizioni generali di mercato
hanno cominciato a immiserire i Verdi, che hanno preso a rimpiangere
sia i tempi dei Bruni che la mancata occasione di restarsene liberi
nel loro villaggio. Per un po’ si sono limitati a mugugnare, poi hanno pestato i piedi e hanno cominciato a
spintonare. All’inizio sono bastati i Bianchi a trattenerli ma quando
qualcuno di loro è arrivato fino al superattico a lanciare liquame, i
Rossi hanno dovuto prendere provvedimenti più radicali per
difendere le proprie posizioni di privilegio.
Si sono rivolti ai Neri, una famiglia poverissima e
senza casa, che è stata invitata a condividere gli appartamenti dei
Verdi, nella speranza che la preoccupazione per questa nuova presenza
avrebbe indotto i Verdi (e anche taluni dei Bianchi) a più miti
consigli e a convincersi dell’impraticabilità di ogni alternativa alla
vita di condominio e alla tutela dei Rossi.
La cosa però non ha funzionato: i Neri
hanno esagerato in prepotenze, rumore e maleducazione, hanno rotto
gli infissi, imbrattato i muri, urinato sulle scale, rubato la biancheria
e a un certo punto si sono messi a taglieggiare e malmenare i coinquilini.
I Verdi hanno reagito male: invece di “stringersi a
coorte” attorno a Bianchi e Rossi, hanno smesso di lavorare e di
fare figli, alcuni di loro sono emigrati, altri se ne sono tornati al
loro villaggio e rifiutano ogni contatto con l’esterno. L’intero
condominio è precipitato nel caos e nella più profonda miseria. Vista
la mala parata, i Rossi si sono trasferiti alle Bahamas a godersi le
ricchezze che hanno accumulato.
Tutti gli altri sono alla fame e
sopravvivono discretamente solo i Neri che ci erano abituati da
sempre.
Aveva scritto Carlo Cattaneo, uno dei uno
dei Verdi che fin da subito si era rifiutato di trasferirsi nel
condominio, che «quando ogni fratello ha casa sua, le cognate non fanno
liti».
Ma i Verdi leggono poco.
(da “Il Federalismo”, direttore responsabile Stefania
Piazzo)
Fonte: da
L’Indipendenza del 21 marzo 2016
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