venerdì 11 marzo 2011

VERONA PIAZZA CORUBBIO: ALLA RICERCA DELLA PRIMA CHIESA DI SAN ZENO

I tre absidi della Chiesa di San Zeno

Verona, sabato  5 aprile.  Abbarbicato  ad un abbaino di Piazza Corubio,  riesco a fare alcune foto delle famose tre absidi  rinvenute  durante gli scavi archeologici.  I sanzenati non hanno dubbi  su quel che sono e  sull’importanza di quei tre absidi, ma da quando hanno  aperto gli  scavi, non si sente altro che  ripetere: “niente di importante”,  “nulla di rilevante” …malgrado questo, sono uscite anche centinaia di tombe.

 Abside  centrale

Ritornato sul bordo della piazza, incontro la sig.ra  Veronica, militante ambientalista,  e  Giorgio Vandelli, storico locale e “free investigator”. Giorgio mi  mostra alcuni fogli ed esclama:  «Ho scritto persino al Papa! Non è possibile  che  si possa  distruggere, non solo il  grande cimitero paleocristiano, ma  persino  i resti della prima “Chiesa di San Zeno”!  Su Piazza Corubio  ho praticamente informato tutti, ma proprio tutti, non possono dire di “non sapere” o di essere stati, diciamo, “distratti”. Noi,  cittadini,  vogliamo prima  sapere cos’è venuto fuori e valutare, poi, cosa fare;  non spetta solo loro,  impresari, soprintendenti, assessori e sindaci, obliterare la nostra storia e le nostre radici ».

Abside  di sinistra

Giorgio  mi passa gli appunti  sui   sermoni di San Zeno, e di alcuni Padri della Chiesa Veronese, che descrivono luoghi  ed  eventi di allora.
«Sono annotazioni, appunti, poche righe, ma per uno storico e un archeologo valgono molto.  Se li  avessero letti, e confrontati con i resti rinvenuti, qualche “ragionevole dubbio” sulla “non  esistenza” della primitiva chiesa di San Zeno  in codesta piazza sarebbe dovuto venire, almeno qualche interrogativo.

VEDIAMO QUEL CHE DICONO

San Zeno, in uno dei suoi sermoni, fa il paragone del regno di Dio con  la forma della chiesa di San Zeno.


Abside  di destra

«…Esultate, adunque, o fratelli, nel riconoscere da questa novella casa di Dio, la nostra interiore architettura: questa  novella casa che avete già resa angusta con il felice numero delle vostre presenze: per ciò stesso invero  che non riesce  a capirvi  questo  sacro  luogo,   vuol dire  che la  vostra fede vi conquista il Cuore di Dio» (L.1: tratt. 14.2)  quando prosegue  parlando del tempio di Dio  spirituale, la    Santa Chiesa  Cattolica  raffigurata  dal tempio  materiale,  con una immagine una e trina.
« Ha tre membra  inestimabilmente preziose  concorrenti  a formare  un tutto unico e solo come uno solo è il secretarium  che le  aduna:  ha dodici porte (finestre)  sempre aperte difese da un segno a forma di  T ( il segno della croce decussata)»;  noi sentiamo  nella viva  e precisa parola  di San Zeno,  risuonare  la gioia lontana  dell’accolito  africano, tutto felice  di custodire il tempio materiale e nel sacretarium  la SS. Eucaristia, onde   far progredire la edificazione spirituale, ch’è il regno del Signore nelle anime!

La tomba "vuota"   al centro  delle  tre  abside

E il ricordo  è  legato alle più pure scaturigini  della tradizione africana
Il suo maestro  Tertulliano,   su quest’argomento, scrive: « La lettera  Tau  dei greci,   e la nostra T  hanno somiglianze con la Croce nostra;  epperciò  il profeta  Ezechiele  (9, 4-6) predice che rifulgerà  nelle nostre fonti, noi che apparteniamo  alla vera e cattolica  Gerusalemme»  ( Contro Marcione  3, 22). 
Così si esprime anche San Cipriano  ( Testimoni  2, 22).


Finestre  a feritoia  nella Chiesa di Sant'Andrea a Sommacampagna

Riporto ora alcuni passi ricavati da:  Ongaro  1938

….dieci anni di vita e di ministero tra noi. Poiché tra otto e dieci varia la serie dei sermoni per varie occasioni annuali.
Tra i suoi trattati,  ci sono otto elucidazioni del  Profeta Isaia, 8 per la narrazione del banchetto  Pasquale,  7 per il passaggio del Mar Rosso, 8 per l'episodio dei fanciulli  di Babilonia nella fornace, 8 brevi allocuzioni di  preparazione al S.  Battesimo, 7 di ringraziamento; 9 trattati per la festa  di Pasqua.

Tutto lascia a credere, quindi, che  il 12  aprile  del 371/2, fu il  «dies natalis»   il giorno che ci ha tolto  un padre sulla terra e ci ha dato un protettore santissimo in cielo.
Subito le ossa di Lui (San Zeno)  sono state  visitate, e, dopo morte, profetarono (Ecclesiastico 49, 18).

51. Lasciamo ai Santi scrivere  dei Santi (1.  S. Petronio)

Siamo fortunati di poter udire quello che  un Vescovo e un santo,  Petronio  dì Bologna, disse sulla salma del nostro santo Padre, composto  nella pace della sua Chiesa, in uno dei anniversari.

Dopo aver alluso, con vivide immagini, proprie della letteratura del suo tempo, al fatto che i Veronesi non avevano bisogno dei ruscelletti della sua povera eloquenza,  già quasi disseccati perché avevano a loro disposizione le fiumane di Zenone,  dopo aver alluso alla gravità dei mali che aduggiarono la Chiesa e alla relativa pace conseguita allora, verso il 414,  continua: « vi ho detto queste cose,  o fratelli carissimi, per l'aiuto del potente  nostro Signore,  le procelle del male,  ritornata la pace, godiamo della luce della liberta, e ne è concesso di rinnovare lo splendore dei sacri templi. Lo prova la sublimità di questo tempio, allargato, dal quale mentre regge nel suo grembo le reliquie del santissimo confessore, si diffonde fragranza soave, per ogni dove.  La magnificenza delle sue virtù  non può essere ristretta  a questi  angusti confini,  penetra anche i lembi del mondo, e con infaticata ala tocca i cieli più alti. Così il S. Pontefice di Cristo, Zenone, comprovato dalla operazione dei prodigi: moltiplica nel sepolcro quei miracoli che ha fatto durante l’episcopato. Poiché procedono dal suo stesso feretro, varie grazie  di riacquistata salute: e colui che giace nel sepolcro, rende la vita ai morti  già  sfatti, sana gli inferi: il giocondo liquore, erompente dal fonte perpetuo della santità, lava i peccatori   somministra  le gioie della salute: e quante volte l’umida arca accoglie le preghiere dei supplici, altrettante largisce opportuno rimedio per mille vie»
« Proprio così, il beatissimo Profeta (dottore) S. Zeno, opera oggi nel suo tumulo i miracolo che poté compiere in vita.  E’ la ragione si è che lo spirito di Dio, vigila in quella cenere non morta, e procede la vita di  là ove crediamo essere un cadavere esamine.  Ora poi onoriamo  la Chiesa di Dio con il sacrificio della lode, con il canto pubblico delle lodi divine, sia stato introdotto da S. Zeno in Verona, come da Sant’Ilario in Poitiers e da S.  Ambrogio in Milano…

52. Lasciamo ai Santi scrivere dei Santi  (2. s. Gregorio Il Grande)

Certo segno questo discorso tenuto dal Santo Vescovo che una  Chiesa era innalzata fin da quel remoto tempo a Zenone, quale confessore della fede.

Forse quella medesima chiesa, ove avvenne il fastoso miracolo, narratoci da S. Gregorio Papa (590-604): « E passato poco tempo che Giovanni tribuno mi raccontò egli medesimo un fatto prodigioso e me ne fece testimonianza,  poiché  egli fu presente  con  il  Conte Pronulfo e con il Re Autati: Allora appunto che il Tevere uscì per la città di Roma e  innondò  moltissimi paesi, cioè cinque anni non ancor passati (589),  crebbe l’ Adige presso Verona e venne alla Chiesa di S. Zenone.  Stavano aperte le finestre, ma l’acqua non entrò; salì  fino alle finestre che erano  presso  il tetto, così che chiuse la porta e pareva  essere solidificata.  Quei molti  che erano in  chiesa, non poterono  uscire  poiché era tutta circondata   dall’acque, e temettero di dovervi  morire.  Ma venuti alla porta  prendevano dell’acqua e bevevano: Potevasi   prendete come acqua, ma come acqua non poteva entrare  e stava così ritta, a dimostrare a tutti i meriti del Santo»   (Dialoghi 3, 19)

Notisi, per valutare la storicità del fatto, come i dialoghi di S. Gregorio, ove è narrato il  miracolo,  furono dati in dono proprio a Teodolinda,  moglie del Re Autari, citato come testimonio oculare.  

53. Il Signor custodì le sue ossa  (21maggio 804/5)

Non ci resta ora che seguir le vicende del sacro Corpo di Zenone, onde capir bene gl’insegnamenti della divina liturgia  del 21 Maggio, giorno della sua traslazione o trasporto, solito a celebrarsi solennemente fino dal sec. IX.  Invero noi ne abbiamo testimonianza   in un martirologio, uscito dall'officina del grande arcidiacono Pacifico, nell’anno 865.
La traslazione avvenne nell’intervallo di tempo, tra l’elezione del Vescovo Ratoldo (803) e la morte di  Pipino, a Milano (8 luglio 810).
Narra l'antico monaco  zenoniano, che quando Pipino, Re d'Italia fu a Verona, visitò la chiesa, ove giaceva il corpo di S.  Zenone, ma dolendosi assai  che sì illustre  servo del  Signore giacesse in così misero  luogo, s’intese col nostro Vescovo Rotaldo di  collocarlo  altrove…


SI DEDUCE CHE:

A) – La Chiesa di San Zeno è  piccola e  insufficiente  già al momento della inaugurazione.

B) “ Ha tre absidi   contigue che si affacciano  su uno solo secretarium  che le collega fra di loro concorrenti  a formare  un tutto unico,  a forma di grande trifoglio.

C) Ha dodici porte,  più  probabilmente 12 finestre a feritoia sotto il tetto,  sempre aperte,  come nella Chiesa di  Sant’Andrea di Sommacampagna e  quella di San Procolo.

D) San Zeno è morto nel 371/2  in concetto di santità e subito venerato.

E) San Zeno è sepolto nella sua novella chiesa che aveva costruito.

F) E’ tradizione che nel primissimo cristianesimo le chiese erano quasi sempre “Chiese Cimiteriali”.

G) La chiesa era piccola ed è stata allargata.

H) Era una  chiesa molto umida e malsana.

I) La tomba viene descritta come un’Arca; è  probabile che si intenda  un sarcofago in marmo o “pietra di   Prun”. 

L)  Pippino Re d’Italia visita la chiesa, ove giaceva San Zeno, dolendosi assai  che sì illustre  servo del  Signore giacesse in così misero  luogo, chiedendo di collocarlo altrove. Dopo 400 anni dalla sua inaugurazione  la chiesa benché allargata era considerata troppo umile e misera.

M) La chiesa cessa  di esistere nel nono secolo, dopo la traslazione di San Zeno e degli  altri vescovi in essa contenuti.  

N) Sono giunte voci dagli scavi che, nel perimetro degli absidi” sono state rinvenute  tombe “svuotate”,  di cui una centrale agli absidi,

O) A proposito dell’alluvione miracolosa, l’assedio dell’acqua fu così lungo che dovettero dissetarsi con l’acqua dell’Adige.

P) Il fatto prodigioso è dato probabilmente, dal “non” innalzarsi del livello dell’acqua. Tempo addietro, durante la battitura delle quote del quartiere di San Zeno per controllare i livelli raggiunti  nelle piene storiche, ho scoperto che l’Adige,  raggiunta una certa quota, scolmava in direzione Corso Porta Palio e da lì  nell'Adigetto  in direzione Piazza Cittadella  4/5  metri sotto il livello  moderno.

Q) Serve altro?  Non credo! 

Fonte: da srs di Giorgio Vandelli

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