martedì 22 marzo 2011

Milano. Le cinque giornate: Basta balle, i milanesi esultarono al ritorno di Radetzki!

La cacciata degli Austriaci a Porta Tosa (Tempera di C. Bossoli - Stampa dell'epoca)

Milano, si celebrano le 5 Giornate: sono la festa del  “sem minga stà nunch

Milàn – Dal 18 al 22 marzo, in imbarazzante sincronia con la kermesse del 150° dell’unità d’Italia, il Comune di Milano festeggia le 5 Giornate. Un evento che rende omaggio solo a una parte, mentre viene oscurata ancora e sempre la memoria dei tanti milanesi fedeli alla loro patria, il Regno Lombardo Veneto, e all’Impero d’Austria. L’insurrezione milanese, avvenuta sull’onda di analoghi episodi fomentati dalla massoneria in diverse nazioni, riguardò, infatti, una minoranza e fu motivata dalla difesa di precisi interessi delle classi agiate.

RADETZKI. All’alta borghesia e alla nobiltà parassitaria milanese era inviso il governatore del Lombardo Veneto, Josef Radetzki, che aveva abolito la tassa personale (che penalizzava soprattutto i contadini), ridotto il prezzo del sale, soppresso la crudele gabella sulla farina e introdotto imposte proporzionali che colpivano i grandi redditi e gli immobili di notevoli dimensione, come le ville signorili.

I  SCIURI. La borghesia, che cavalcava gli ideali massonici come strumento di potere, preparò la rivolta fomentando il popolo. Radetzki amava sinceramente Milano (aveva sposato una milanese e scelse di concludere la sua vita nella capitale del Lombardo Veneto dove morì in età avanzata) rinunciò ad ogni violenta ritorsione quando, conclusa la penosa parentesi “italiana” seguita alle 5 Giornate, fece ritorno nella sua Milano. Il popolo lo acclamò con grandi manifestazioni di festa, e un solo grido venne ripetuto da migliaia di bocche: “Sem minga stà nunch, sun stà i sciuri” (“Non siamo stati noi, sono stati i ricchi”).
La sana gente del lombardoveneto non aveva condiviso i piani della massoneria e chi si fece infatuare ebbe modo di disilludersi molto presto, invocando poi il ritorno del buon governo austriaco.

CONTRO IL TRICOLORE.  La storia falsata dai vincitori, ci racconta di un popolo “italiano” che prendeva le armi contro la soldataglia austriaca. Peccato che in quelle divise austriache ci fossero molte migliaia di lombardoveneti, milanesi compresi, convinti di servire la loro nazione: costituivano circa il 35% dell’intero esercito imperiale. E si coprirono di valore combattendo contro il tricolore nelle più terribili battaglie della cosiddetta guerra d’indipendenza (solo a Solferino ben 112 soldati lombardo veneti vennero decorati al valore per episodi di eroismo). Oggi, celebrare le 5 Giornate di Milano significa perpetuare una fuorviante retorica italiota, nonché oscurare il sacrificio e i veri sentimenti della gran parte dei lombardi e veneti di quell’epoca. E’ questo che i veri milanesi si aspettano dalla giunta della loro città? (ilpadano.com)



Fonte: da Infosannio.com del marzo 2011


Nessun commento: