Cristo e Nicodemo in un dipinto di Crijn Volmarijn
Memorie di Nicodemo
(data: IV
secolo). In varie versioni sia copte e
sirine.
Il Vangelo di
Nicodemo è un vangelo apocrifo con attribuzione pseudoepigrafa a Nicodemo,
discepolo di Gesù. Datato al II secolo, è scritto in greco. Similmente agli
altri vangeli della passione (Vangelo di Gamaliele, Vangelo di Pietro) descrive
la passione di Gesù discolpando Pilato.
Fa parte del
cosiddetto Ciclo di Pilato, una serie di scritti apocrifi più o meno
antichi centrati sulla figura di Pilato (primi 10 capitoli).
Il testo risulta
composto da tre sezioni originariamente indipendenti:
Incomincia la narrazione di Nicodemo, e la storia della Passione
del nostro Signore Iesù Cristo; cioè il Passio di Nicodemo.
TESTI
VANGELO DI NICODEMO
DETTO ANCHE
ATTI DI PILATO
Recensione greca "A" **
PROLOGO
Io Anania, protettore (1), ufficiale pretoriano, versato
nella legge, avvicinatomi con cuore fedele alle sacre Scritture riconobbi che
Gesù Cristo è il nostro Signore, e fui riconosciuto degno del santo
battesimo.
Indagando sulle memorie dei fatti accaduti in quel periodo a
proposito del padrone nostro Gesù Cristo e su quanto fu divulgato per scritto
dagli Ebrei su Ponzio Pilato, trovai queste memorie scritte in lingua ebraica
e, per volontà di Dio, le tradussi in lingua greca affinché ne possano
prendere conoscenza tutti coloro che invocano il nome di nostro Signore Gesù
Cristo: era l'anno diciassettesimo del regno del signore nostro Flavio Teodosio
e il quinto del nobilissimo Flavio Valentiniano, l'indizione nona (2).
Voi tutti dunque che leggete e copiate questo, in altri
libri, pensate a me e pregate per me, affinché Dio abbia misericordia di me e
perdoni i peccati che ho commesso contro di lui.
Pace ai lettori e salute a tutti quanti udranno e ai loro
domestici: Amen.
Nell'anno
quindicesimo del regno di Tiberio Cesare (3), imperatore dei Romani, l'anno
diciannovesimo della dominazione di Erode, figlio di Erode, re della Galilea,
nell'ottavo giorno (4) prima delle calende di aprile e cioè il venticinquesimo
giorno del mese di marzo, sotto il consolato di Rufo e Rubellione, il quarto
anno dell'olimpiade duecentodue, mentre era sommo sacerdote degli Ebrei
Giuseppe, figlio di Caifa.
Quanto Nicodemo (5) scrisse e tramandò a proposito della
croce e della passione del Signore nostro Gesù Cristo, Dio salvatore, e passò
ai sommi sacerdoti e gli altri Ebrei - Nicodemo però scrisse in lingua ebraica
- suona circa così:
[1, 1] Accuse delle autorità ebraiche. I sommi sacerdoti e
scribi, Anna e Caifa, Seme, Datae e Gamaliele, Giuda, Levi e Neftali,
Alessandro e Giairo e gli altri Ebrei tennero consiglio e andarono da Pilato ad
accusare Gesù di molte azioni malvagie, dicendo: "Sappiamo che è figlio
del falegname Giuseppe e di Maria, ma egli afferma di essere figlio di Dio e
re; non solo, ma viola il sabato e dissolve la legge dei nostri padri".
Domandò Pilato: "Che cosa fa dunque, che cos'è che
vuole distruggere?". Risposero gli Ebrei: "Noi abbiamo una legge che
ci proibisce di guarire qualsiasi persona nel giorno di sabato. Ma costui ha
guarito, maliziosamente, nel giorno di sabato, zoppi, sordi, impotenti,
paralitici, ciechi, lebbrosi e indemoniati".
Pilato domandò: "In che modo, maliziosamente?".
Essi gli risposero: "E' un mago, ed in nome di Beelzebub scaccia i demoni
e gli sono soggette tutte le cose". Pilato disse loro: "Lo scacciare
i demoni non è un'azione di spirito
immondo, ma della potenza del dio Esculapio".
[2] Gesù sul sudario del cursore. Gli Ebrei gli dissero:
"Preghiamo la tua grandezza di ordinare che comparisca davanti al tuo
tribunale". Ma Pilato li chiamò e disse loro: "Come posso, io che
sono un governatore, esaminare un re?". Essi gli risposero: "Noi non
diciamo che egli sia re, bensì è lui che lo afferma di se stesso".
Pilato allora chiamò un cursore e gli disse: "Mi sia
condotto qui Gesù, ma con gentilezza!". Il cursore uscì fuori e quando
riconobbe Gesù, l'adorò, stese a terra il sudario che aveva in mano, e gli
disse: "Signore, cammina qui sopra e vieni, ché il governatore ti
chiama". Gli Ebrei, vedendo ciò che faceva il cursore, mandarono alte
grida e dissero a Pilato: "Perché non l'hai convocato per mezzo di un
araldo, ma gli hai inviato un cursore? Il cursore, infatti, vedendolo l'adorò,
distese a terra il suo sudario e ve lo fece camminare (sopra) come un re".
[3] Allora Pilato, chiamato a sé il cursore, gli domandò
"Perché hai fatto questo: hai steso a terra il tuo sudario e hai fatto
camminare sopra Gesù?". Il cursore gli rispose: "Signore
governatore, allorché tu mi inviasti da Alessandro a Gerusalemme, lo vidi che
sedeva sopra un asino e i fanciulli ebrei con delle frasche in mano gridavano,
mentre altri stendevano i loro vestiti davanti a lui, dicendo: "Salva ora,
tu che abiti nelle altezze! Benedetto colui che viene nel nome del
Signore!"".
[4] Gli Ebrei risposero al cursore gridando: "I
fanciulli ebrei gridavano in ebraico, come fai tu a saperlo in greco?". Il
cursore rispose loro: "Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa gridano
costoro in ebraico?"". Gli Ebrei gli risposero: "Osanna membrome
baruchamma Adonai". Pilato domandò: "Che cosa significa
"Osanna" e il resto?". Gli risposero: "Salva ora, tu che
abiti nelle altezze! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!".
Pilato allora disse: "Voi stessi dunque confermate che i fanciulli
dicevano queste parole; in che cosa ha dunque mancato il cursore?". Ed
essi tacquero.
Gesù e i vessilli romani. Il governatore disse al cursore:
"Va' e introducilo nel modo che più ti aggrada". Il cursore uscì,
fece come la prima volta e disse a Gesù: "Signore, entra! Il governatore
ti chiama".
[5] Allorché Gesù entrò, le immagini che i vessilliferi
portavano sulle insegne si inchinarono da sole e adorarono Gesù. Gli Ebrei,
vedendo come le immagini si erano inchinate da sole adorando Gesù, gridarono
al di là di ogni misura contro i vessilliferi. Ma Pilato disse agli Ebrei:
"Non stupite che le immagini si siano piegate e abbiano adorato
Gesù?". Gli Ebrei risposero: "Abbiamo visto che i vessilliferi le
hanno fatte piegare ad adorarlo".
Il governatore chiamò allora i vessilliferi e disse loro:
"Perché avete fatto così?". Risposero a Pilato: "Siamo Greci e
adoriamo nei templi. Che motivo avevamo noi per adorarlo? Mentre noi tenevamo
le insegne, esse si piegarono da sole e l'adorarono".
[6] Disse allora Pilato ai capi della sinagoga e agli
anziani del popolo: "Scegliete voi stessi uomini forti e robusti e fate
tenere loro le insegne e vedremo se si piegano da sole".
Gli anziani degli Ebrei presero dodici uomini forti e
robusti e li posero, per sei, a tenere le insegne davanti al tribunale del
governatore. Pilato disse al cursore: "Prendilo dal pretorio e introducilo
nel modo che più ti aggrada". E Gesù uscì, con il cursore, dal
pretorio. Pilato chiamò davanti a sé coloro che avevano tenuto le insegne prima,
e disse loro: "Ho giurato, per la salute di Cesare, che se gli stendardi
non si piegheranno quando entra Gesù, vi farò tagliare le mani". Il
governatore ordinò che Gesù entrasse per la seconda volta. Il cursore fece
come la prima volta e pregò molto Gesù affinché camminasse sul suo sudario;
egli vi camminò sopra ed entrò. Or quando egli entrò gli stendardi si
piegarono di nuovo e adorarono Gesù.
[2, 1] La moglie di Pilato. Vedendo questo, Pilato fu colto
da spavento, e prese a levarsi dalla sua sedia curule. Quand'egli era in
procinto di alzarsi, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere nulla a che
fare con quest'uomo giusto, giacché
questa notte ho sofferto molto a causa sua".
Pilato allora chiamò a sé tutti gli Ebrei e disse loro: "Sapete
bene che mia moglie teme Dio ed è piuttosto favorevole agli usi ebraici".
Essi gli risposero: "Sì, è vero". Pilato proseguì: "Ed ecco
che mia moglie ha mandato a dirmi: "Non immischiarti nelle faccende di
quest'uomo giusto, giacché questa notte ho sofferto molto a causa
sua"". Ma gli Ebrei risposero a Pilato: "Non ti avevamo detto
che è un mago? Ecco, infatti, che ha mandato, nel sogno, una visione a tua
moglie".
[2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato chiamò a
sé Gesù e gli domandò: "Che cos'è che costoro attestano contro di te?
Non hai nulla da dire?". Gesù rispose: "Se non ne avessero il potere
non direbbero nulla. Ogni uomo, infatti, ha il potere di dire, con la sua
bocca, sia il bene sia il male. Se la vedranno loro!".
[3] Gli anziani degli Ebrei dissero a Gesù: "Che cosa
vedremo? Anzitutto che sei nato da fornicazione; in secondo luogo che la tua
nascita a Betlemme fu la causa di una strage di bambini; in terzo luogo che tuo
padre Giuseppe e tua madre Maria fuggirono in Egitto perché non godevano della
fiducia del popolo".
[4] La difesa. Alcuni Ebrei tra i presenti, meno cattivi
degli altri, dissero: "Noi non diciamo che egli venga dalla fornicazione.
Sappiamo che Giuseppe era sposato con Maria ed egli non nacque da fornicazione".
A quelli che avevano affermato che era nato da fornicazione,
Pilato disse: "Questo vostro dire non è giusto. Ci sono stati gli
sponsali, come attestano costoro che sono della vostra stessa nazione".
Anna e Caifa dissero a Pilato: "Tutta una moltitudine grida che è nato da
fornicazione, e noi non siamo credenti! Costoro sono proseliti e sono suoi
discepoli".
Pilato chiamò a sé Anna e Caifa e disse loro: "Chi
sono i proseliti?". Gli risposero: "Sono figli di Greci che si sono
fatti Ebrei".
Poi coloro che avevano detto che egli non era nato da
fornicazione, tra i quali c'erano Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Amne,
Zena, Samuele, Isacco, Finee, Crispo, Agrippa e Giuda, dissero: "Non siamo
nati proseliti, ma siamo figli di Ebrei ed è vero quanto affermiamo. In
verità, noi eravamo presenti agli sponsali di Giuseppe e Maria".
[5] Pilato chiamò a sé quei dodici uomini che avevano
detto che non era nato da fornicazione e disse loro: "Vi scongiuro per la
salute di Cesare! Sono vere queste cose che avete detto e cioè che non è nato
da fornicazione?". Essi risposero a Pilato: "Abbiamo una legge che ci
vieta di giurare, perché è peccato. Ordina a quelli là di giurare per la
salute di Cesare che non è vero quanto noi abbiamo detto, e saremo rei di
morte".
Pilato disse ad Anna e Caifa: "Non rispondete nulla a
queste cose?". Anna e Caifa dissero a Pilato: "Si crede a questi
dodici uomini che asseriscono che egli non è nato da fornicazione, ma tutta la
nostra moltitudine grida che è nato da fornicazione, che è un mago e che egli
disse di essere Figlio di Dio e re, e a noi non si crede".
[6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò a tutta
la moltitudine di andarsene, e tenendo solo i dodici uomini che avevano detto
che non era nato da fornicazione, ordinò che Gesù fosse posto in disparte, e
disse loro: "Per qual motivo quelli desiderano che sia messo a
morte?". Risposero a Pilato: "Essi sono gelosi perché egli guarì di
sabato". Rispose Pilato: "Desiderano metterlo a morte per un'opera
buona?". Gli risposero: "Sì".
[3, 1] Indignato, Pilato uscì dal pretorio e disse agli
Ebrei: "Chiamo il sole a testimonio! In quest'uomo non ho trovato alcuna
colpa". Gli Ebrei risposero al governatore dicendo: "Se quest'uomo
non fosse un malfattore, non te lo avremmo consegnato". Pilato disse:
"Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge". Risposero gli
Ebrei: "A noi non è lecito mettere qualcuno a morte". Pilato disse:
"Forse che Dio l'ha proibito a voi, e l'ha permesso a me?".
[2] Il regno di Gesù. Pilato ritornò nel pretorio, chiamò
Gesù in disparte e gli disse: "Sei tu il re degli Ebrei?". Gesù
rispose a Pilato, dicendo: "Tu dici questa cosa da te, o te l'hanno detta
altri di me?". Rispose Pilato: "Sono, forse, io un Ebreo? La tua
nazione e i sacerdoti ti hanno consegnato a me, che hai fatto?".
Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo.
Se, infatti, il mio regno fosse di questo mondo i miei servi avrebbero
resistito ed io non sarei stato consegnato agli Ebrei. Ma il mio regno non è
qui". Pilato gli domandò: "Allora, sei tu re?". Gesù gli
rispose: "Tu dici che io sono re. Per questo sono nato e sono venuto,
affinché chiunque è della verità ascolti la mia voce".
Pilato gli domandò: "Che cos'è la verità?".
Gesù gli rispose: "La verità è dal cielo". Pilato disse: "Non
c'è verità sulla terra?". Rispose Gesù: "Tu vedi come quelli che
dicono la verità sono giudicati da coloro che hanno autorità sulla
terra".
[4, 1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Pilato, lasciato
Gesù nel pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro: "Non trovo in lui
colpa alcuna". Gli Ebrei gli dissero: "Quest'uomo disse: "Posso
distruggere questo tempio e ricostruirlo in tre giorni"". Pilato
disse: "Che tempio?". Gli Ebrei risposero: "Quello che edificò
Salomone in quarantasei anni, e costui disse che lo distruggerà e ricostruirà
in tre giorni". Pilato disse loro: "Sono innocente del sangue di
questo giusto! Vedetevela voi!".
Gli Ebrei dissero: "Il suo sangue sia su di noi e sui
nostri figli!".
[2] Chiamati a sé gli anziani, i sacerdoti e i leviti,
Pilato disse loro segretamente: "Non fate così! Non c'è infatti nulla
reo di morte in ciò di cui l'accusate, la vostra accusa riguarda, infatti, le
guarigioni e la profanazione del sabato".
Gli anziani, i sacerdoti e i leviti risposero: "Se uno
bestemmia contro Cesare è o non è reo di morte?". "E' reo di
morte", rispose Pilato. Gli Ebrei gli risposero: "Se è reo di morte
chi bestemmia contro Cesare, quest'uomo ha bestemmiato contro Dio".
[3] Angoscia di Pilato. Allora il procuratore ordinò che
tutti gli Ebrei uscissero dal pretorio, chiamò a sé Gesù e gli disse:
"Che debbo fare io di te?". Gesù gli rispose: "Fa' come ti è
stato dato!". Pilato gli rispose: "Come è stato dato?".
"Mosè e i profeti predissero la mia morte e la mia risurrezione",
disse Gesù.
Degli Ebrei che si erano nascosti, udirono e dissero a
Pilato: "Hai bisogno ancora di udire un'altra bestemmia?". "Se
questa parola è blasfema", disse Pilato, "prendetelo per questa sua
bestemmia, portatelo nella vostra sinagoga e giudicatelo secondo la vostra
legge". Gli Ebrei risposero a Pilato: "Nella nostra legge c'è che se
uno pecca contro un altro uomo è reo di quaranta fustigate, meno una; ma se bestemmia
contro Dio, deve essere ucciso con la lapidazione".
[4] Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e punitelo a
modo vostro!". "Vogliamo che sia crocifisso", dissero gli Ebrei.
"Non è reo della morte in croce", disse Pilato.
[5] Gettando uno sguardo sulla moltitudine degli Ebrei che
stavano là, il procuratore osservò che molti Ebrei piangevano, e disse:
"Non è vero che tutta la moltitudine desidera che sia messo a
morte". Gli anziani degli Ebrei dissero: "Noi e tutta la moltitudine
siamo convenuti qui a questo fine, affinché cioè sia messo a morte".
Pilato domandò agli Ebrei: "Per qual motivo dovrebbe morire?". Gli
Ebrei risposero: "Perché egli si dice Figlio di Dio e re".
[5, 1] Intervento di Nicodemo. Ma un Ebreo di nome Nicodemo
venne davanti al procuratore e gli disse: "Ti prego, o pio, permettimi di dire
poche parole". Pilato rispose: "Parla pure!".
"Io ho detto agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e a
tutta la moltitudine degli Ebrei - affermò Nicodemo - nella sinagoga:
"Che cosa avete voi contro quest'uomo? Egli ha compiuto molti e
meravigliosi segni che mai alcun uomo ha fatto né farà. Lasciatelo solo e non
accampate alcuna malignità contro di lui. Se i segni da lui compiuti
provengono da Dio, resisteranno, ma se provengono dagli uomini, si
elimineranno. Mosè quando fu mandato da Dio in Egitto fece molti segni che Dio
gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone, re d'Egitto; vi erano degli
uomini servi del faraone, Jamne e Jambre, che fecero non pochi dei suoi segni
operati sicché gli Egiziani ritennero Jamne e Jambre come dèi. Ma siccome i
segni da essi compiuti non erano da Dio, essi perirono e così pure quanti
credevano in loro. Ed ora, lasciate andare libero quest'uomo: egli, infatti,
non è reo di morte"".
[2] Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Tu sei diventato suo
discepolo, e perciò parli in suo favore". "Anche il procuratore, -
rispose Nicodemo, - è diventato suo discepolo, per il fatto che parla in suo
favore? Non è forse Cesare che l'ha posto nella sua dignità?".
Gli Ebrei diventarono furibondi e digrignavano i denti
contro Nicodemo. "Perché siete furibondi e digrignate i denti contro di
lui?", domandò Pilato, "perché avete udito la verità?".
Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Prenditi la sua verità
ed entra nella sua sequela!". "Amen, Amen - rispose Nicodemo - mi
avvenga ciò che voi avete detto!".
[6, 1] Testimonianza di un paralitico. Ed ecco che un altro
Ebreo si fece avanti e domandò di poter dire una parola al procuratore. Il
procuratore gli disse: "Se hai qualcosa da dire, parla!". L'Ebreo
disse: "Io giacqui trentotto anni su di un letto in preda a sofferenze; e
quando venne Gesù furono da lui guariti molti indemoniati e afflitti da
diverse infermità; qualche giovane ebbe pietà anche di me, mi prese con il
mio letto e mi portò da lui; quando Gesù mi vide ebbe compassione di me e mi
disse una parola: "Prendi il tuo letto e cammina!". Ed io presi il
mio letto e camminai". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Domandagli in
quale giorno fu guarito". Ed il guarito spiegò: "Nel giorno di
sabato". Gli Ebrei risposero: "Non ti avevamo noi spiegato che egli
guariva e scacciava demoni di sabato?".
[2] Altre testimonianze. Si fece avanti un altro Ebreo e
disse: "Io nacqui cieco. Udivo le parole ma non potevo vedere faccia
d'uomo; al transito di Gesù gridai a voce alta: "Abbi pietà di me, o
figlio di David!". Egli ebbe pietà di me: pose le sue mani sui miei occhi
ed immediatamente acquistai la vista".
Si fece avanti un altro Ebreo e disse: "Io ero gobbo ed
egli mi drizzò con una parola". Ed un altro ancora disse: "Ero
lebbroso ed egli mi guarì con una parola".
[7, 1] Ed una donna gridando da lontano disse:
"Soffrivo di una perdita di sangue, toccai il lembo del suo manto e il
flusso del mio sangue, del quale soffrivo da dodici anni, si arrestò".
Gli Ebrei dissero: "Secondo la nostra legge una donna
non può testimoniare".
[8, 1] Ed altri ancora, una moltitudine di uomini e donne,
gridarono ad alta voce, dicendo: "Quest'uomo è un profeta! Anche i demoni
gli sono soggetti!".
A costoro che dissero che i demoni gli sono soggetti, Pilato
disse: "Perché non gli sono soggetti anche i vostri maestri?".
Risposero: "Non lo sappiamo".
Altri affermarono che egli aveva fatto risorgere dalla tomba
Lazzaro morto da quattro giorni. Allora il procuratore cominciò ad avere paura
e disse a tutta la folla degli Ebrei: "Per qual motivo volete voi versare
sangue innocente?".
[9, 1] Ultimi tentativi di Pilato. Chiamati a sé Nicodemo e
i dodici uomini che avevano affermato ch'egli non era nato da fornicazione, disse loro:
"Che debbo fare? Tra il popolo infatti scoppia una sommossa". Gli
risposero: "Non sappiamo. Se la vedano loro".
Pilato chiamò di nuovo tutta la folla degli Ebrei e disse:
"Voi sapete che c'è l'uso che io vi liberi un prigioniero nel giorno
della festa del pane azzimo. Ora, in prigione, ho un condannato per omicidio,
che si chiama Barabba, e questo Gesù che avete di fronte e nel quale non trovo
colpa alcuna. Chi volete che vi liberi?". Ma gridarono:
"Barabba!".
"Che devo fare allora di Gesù, detto Cristo?",
domandò Pilato. Gli Ebrei risposero: "Deve essere crocifisso!". Ma
alcuni Ebrei risposero: "Se lasci quest'uomo libero, tu non sei amico di
Cesare!
Egli, infatti, si è detto Figlio di Dio e re: tu dunque
vuoi questo re, e non Cesare".
[2] Pilato si stizzì e disse agli Ebrei: "Siete stati
sempre un popolo sedizioso e vi siete sempre opposti ai vostri
benefattori". "Quali benefattori?", domandarono gli Ebrei.
"Da quanto ho sentito", disse Pilato, "il vostro Dio vi ha
liberato dalla dura schiavitù dell'Egitto, e vi ha salvato attraverso il mare
quasi fosse terra asciutta, nel deserto vi nutrì con la manna e vi diede le
quaglie, dalla roccia vi diede acqua da bere e vi diede una legge. In tutto
questo voi avete provocato l'ira del vostro Dio: volevate un vitello di metallo
fuso, amareggiaste così il vostro Dio, il quale perciò voleva annientarvi. Ma
Mosè supplicò per voi e così fuggiste alla morte. Ed ora voi mi accusate di
odiare l'imperatore".
[3] S'alzò dalla sedia curule per uscire, ma gli Ebrei
gridarono dicendo: "Noi riconosciamo Cesare qual re, e non questo Gesù!
Certo, i magi gli portarono doni dall'Oriente come ad un re, e quando Erode
seppe dai magi che era nato un re, cercò di ucciderlo; saputolo, suo padre
Giuseppe lo prese con la madre e fuggirono in Egitto. Allorché Erode lo venne
a sapere fece strage dei bambini ebrei che erano nati in Betlemme"
[4] Udite queste cose, Pilato ebbe paura. Alla folla che
ancora gridava, ordinò di tacere e domandò: "Questo è dunque il
ricercato da Erode?". Gli Ebrei risposero: "Sì, è proprio
lui!".
Pilato allora prese dell'acqua, si lavò le mani davanti al
sole, dicendo: "Sono innocente del sangue di quest'uomo giusto. Vedetevela
voi!". Gli Ebrei gridarono nuovamente: "Il suo sangue sia su di noi e
sui nostri figli!".
[5] La sentenza. Pilato allora ordinò che fosse tirato il
velo davanti alla sedia curule, e disse a Gesù: "Il tuo popolo ti accusa
di pretendere il titolo di re. Perciò ho decretato che, in ossequio alla legge
dei pii imperatori, sia prima flagellato e poi sospeso sulla croce nel giardino
dove tu sei stato preso. Disma e Gesta, ambedue malfattori, saranno
crocifissi con te".
[10, 1] Gesù in croce tra i malfattori. Gesù uscì dal
pretorio e con lui i due malfattori. Quando giunsero al luogo (stabilito), lo
spogliarono dei suoi abiti, gli misero un perizoma di lino, e posero sul suo
capo una corona di spine e lo crocifissero; appesero con lui anche i due malfattori.
Ma Gesù disse: "Padre, perdona loro perché non sanno
quello che fanno". E i soldati divisero tra loro i suoi abiti.
Il popolo se ne stava a guardarlo; i sommi sacerdoti, e con
essi i capi, lo deridevano dicendo: "Egli salvò altri, salvi se stesso.
Se è Figlio di Dio discenda dalla croce".
Anche i soldati lo motteggiavano venendo a offrirgli aceto e
fiele, e dicevano: "Se tu sei il re degli Ebrei, salvati!".
Dopo la sentenza, Pilato ordinò che l'accusa fosse scritta,
qual "titolo", in lettere greche, latine ed ebraiche, secondo l'accusa degli Ebrei, che
cioè egli fosse il re degli Ebrei.
[2] Uno dei malfattori che erano appesi con lui, gli disse:
"Se tu sei il Cristo, salva te e noi!". Ma Disma gli rispose rimproverandolo, dicendo: "Non temi Dio,
proprio per nulla, vedendo che ti trovi nella sua stessa condanna? Noi, per la
verità, riceviamo il compenso delle nostre azioni, ma quest'uomo non ha fatto
nulla di male". E disse a Gesù: "Signore, ricordati di me, nel tuo
regno!". Gesù gli rispose: "Amen, Amen, ti dico che oggi tu sarai
con me in paradiso".
[11, 1] La morte. Verso l'ora settima, l'oscurità si estese
sulla terra fino all'ora nona, perché il sole si era oscurato. Il velo del
tempio si stracciò in due, e Gesù gridò a gran voce: "Padre, baddach
efchid ruel, che significa: "Nelle tue mani io affido il mio
spirito"". Ciò detto, spirò.
Quando il centurione vide l'accaduto, rese gloria a Dio,
dicendo: "Quest'uomo era giusto!". E tutta la folla che era venuta
per vedere, davanti all'accaduto batt‚ il proprio petto e se ne ritornò.
[2] Ma il centurione riferì al procuratore quanto era
avvenuto. All'udire ciò, Pilato e sua moglie si rattristarono e non mangiarono
né bevettero per tutto il giorno. Pilato mandò a dire agli Ebrei: "Avete
visto quanto è avvenuto?". Ma essi risposero: "Ci fu una eclisse di
sole, nel modo consueto".
[3] Lontano c'erano pure dei conoscenti e delle donne venute
dalla Galilea, che osservavano questi eventi.
Un uomo di nome Giuseppe, consigliere della città di
Arimatea, egli pure in attesa del regno di Dio, andò da Pilato e chiese il
corpo di Gesù. Lo tirò giù, l'avvolse in un panno di lino e lo depose in una
tomba scavata nella roccia dove non era stato deposto ancora mai alcuno.
[12, 1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Udito che
Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, gli Ebrei lo cercarono e con lui le
dodici persone che avevano detto che Gesù non era nato da fornicazione,
Nicodemo e molti altri che si erano presentati a Pilato e avevano illustrato le
sue buone azioni.
Ma tutti si erano nascosti, e non videro che Nicodemo,
perché era un capo degli Ebrei. Disse loro Nicodemo: "Com'è che vi siete
radunati nella sinagoga?". Gli Ebrei gli risposero: "Come hai fatto a
entrare nella sinagoga? Tu sei infatti associato con lui e nella vita futura la
sua parte sarà con te". Nicodemo rispose: "Amen, amen".
Così pure Giuseppe venne e disse loro: "Perché siete
irritati verso di me per il fatto che ho chiesto il corpo di Gesù? Vedete l'ho
posto nella mia tomba nuova, dopo averlo avvolto in un panno di lino, ed ho
fatto rotolare la pietra all'ingresso della caverna. Voi non vi siete
comportati bene verso il giusto, giacché non vi siete pentiti quando l'avete
crocifisso, anzi lo avete ancora trapassato con una lancia".
[2] Ma gli Ebrei arrestarono Giuseppe e diedero ordine di
mantenerlo sotto buona custodia fino al primo giorno della settimana; e gli
dissero: "Sappi che l'ora non ci permette di agire contro di te, giacché
sta spuntando il sabato, ma sappi che tu non avrai mai l'onore di una tomba: la
tua carne, infatti, sarà gettata agli uccelli del cielo".
Rispose Giuseppe: "Questo parlare è simile a quello
del superbo Golia che si erse contro il Dio vivente e il santo David. Giacché
Dio disse, per mezzo del profeta: Mia è la vendetta, io ricompenserò, dice il
Signore. Ed ecco ora, uno che era incirconciso, ma dal cuore circonciso, prese
dell'acqua e si lavò le mani dicendo: "Sono innocente del sangue di
questa persona giusta. Vedetevela voi!". Avete risposto a Pilato: "Il
suo sangue sia su di noi e sui nostri figli". Ed ora io temo che l'ira di
Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete detto".
Udite queste parole, gli Ebrei si infuriarono, gli posero le
mani addosso, lo legarono e lo rinchiusero in una camera senza finestre e alla
porta posero delle guardie; e apposero i sigilli alla porta del luogo ove avevano rinchiuso Giuseppe.
[3] Nel sabato, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i
leviti, emanarono una ordinanza affinché, nel primo giorno della settimana,
tutti gli uomini si radunassero nella sinagoga. E tutto il popolo, s'alzò di
buon mattino e, nella sinagoga, tenne consiglio sul genere di morte da
infliggergli. Allorché ebbe luogo il consiglio, ordinarono che egli fosse
introdotto, con grande disonore. Aperta la porta non lo trovarono.
Tutto il popolo restò stupito, perché i sigilli erano
intatti e la chiave l'aveva Caifa. E non osarono più mettere le mani su colui
che, davanti a Pilato, aveva parlato in favore di Gesù.
[13, 1] Testimonianza delle guardie. Mentre ancora sedevano
nella sinagoga, stupiti a motivo di Giuseppe, giunsero le guardie che gli Ebrei
avevano chiesto a Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché i suoi
discepoli non andassero a rubarlo, ed annunziarono ai capi della sinagoga,
sacerdoti e leviti, quanto era accaduto. Come fosse avvenuto un grande
terremoto e: "Abbiamo visto un angelo discendere dal cielo, far rotolare
la pietra dall'ingresso della tomba e sedere su di essa, ed era splendente come
la neve e come il lampo. Noi tremammo dal grande spavento e restammo come
morti. Udimmo la voce dell'angelo che parlava con le donne, che attendevano
alla tomba, dicendo: "Non temete! So, infatti, che voi cercate Gesù, il crocifisso.
Non è qui! Risorse, come disse. Venite a vedere il luogo dove giaceva il
Signore, e andate subito a dire ai suoi discepoli che egli risorse dai morti,
ed è in Galilea"".
[2] Gli Ebrei domandarono: "Con quali donne
parlò?". Le guardie risposero: "Non sappiamo chi erano". E gli
Ebrei: "Che ora era?". "La mezzanotte", risposero le
guardie.
Gli Ebrei domandarono: "E perché non avete preso le
donne?". "A causa della paura, eravamo diventati come morti",
risposero le guardie, "e pensavamo di non rivedere più la luce del
giorno. E come avremmo potuto prenderle?". Gli Ebrei risposero:
"Quant'è vero che il Signore vive, noi non vi crediamo".
Le guardie dissero agli Ebrei: "In quell'uomo avete
visto così tanti segni e non credete; come dunque potreste credere a noi?
Avete fatto proprio un giuramento vero "quant'è vero che il Signore
vive", egli infatti vive veramente. Abbiamo udito - proseguirono le
guardie - che avete rinchiuso quel tale che ha chiesto il corpo di Gesù, che
avete apposto alla porta i sigilli e, quando l'avete riaperta, non l'avete
trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù".
Gli Ebrei risposero: "Se n'è andato nella sua
città". "Anche Gesù risorse", dissero le guardie, "come
abbiamo udito dall'angelo, ed è in Galilea".
[3] All'udire queste parole, gli Ebrei temettero grandemente
e dissero: "Che questo racconto non giunga alle orecchie del popolo e
tutti si rivolgano a Gesù!".
Gli Ebrei allora tennero consiglio, ammassarono una grande
somma di denaro e la diedero alle guardie, dicendo: "Dite che mentre voi
dormivate, nella notte, vennero i suoi discepoli e lo rubarono. Qualora il
procuratore udisse questo, gli parleremo noi affinché non abbiate da
preoccuparvi". Ed essi preso (il denaro) fecero come erano stati istruiti.
[14, 1] Gesù sul monte Mamilch. Ma dalla Galilea vennero a
Gerusalemme un sacerdote, Finee, uno scriba, Adas, un levita, Aggeo, ed
annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Abbiamo visto
Gesù che sedeva sul monte Mamilch con i suoi discepoli. Egli ordinò ai suoi
discepoli: "Andate in tutto il mondo ed annunziate a tutta la creazione:
chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà
condannato. Questi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel mio nome
scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti, se
berranno una bevanda mortifera non farà loro alcun male, imporranno le mani
sui malati e guariranno". E abbiamo visto che mentre Gesù parlava ancora
ai suoi discepoli, fu preso in cielo".
[2] Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti:
"Date gloria al Dio di Israele e confessate davanti a lui se veramente avete udito e visto queste cose,
così come le avete presentate". Gli annunziatori risposero:
"Quant'è vero che vive il Signore, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe,
noi abbiamo udito questo e abbiamo visto mentre era preso in cielo".
Gli anziani, i sacerdoti e i leviti, risposero: "Siete
venuti ad annunziarci questa novella o siete venuti per presentare a Dio la
vostra preghiera?". "Per presentare a Dio la nostra preghiera",
risposero. Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti: "Se siete
venuti per presentare a Dio la vostra preghiera, a che scopo queste ciance
davanti al popolo?".
Il sacerdote Finee, lo scriba Adas e il levita Aggeo
risposero ai capi della sinagoga, ai sacerdoti e leviti: "Se le parole che
abbiamo detto e quanto abbiamo visto sono peccato, eccoci davanti a voi! Fateci
quanto è giusto ai vostri occhi".
Essi allora presero la legge e li scongiurarono di non
ripetere mai più ad alcuno queste parole. Poi diedero loro da mangiare e da
bere e li scacciarono dalla città dopo aver loro dato anche del denaro e tre
uomini che li accompagnassero fino in Galilea. E se ne partirono in pace.
[3] Angoscia delle autorità ebraiche. Partiti questi uomini
per la Galilea, si radunarono nella sinagoga i sommi sacerdoti, i capi della
sinagoga e gli anziani, chiusero la porta ed elevarono una grande lamentazione
dicendo: "Perché avvenne questo segno di Israele?". Ma Anna e Caifa
dissero: "Di che vi turbate, che avete da piangere? Non sapete che i suoi
discepoli diedero molto denaro ai custodi del sepolcro e li ammaestrarono a
dire che discese un angelo dal cielo a far rotolare la pietra dall'ingresso
della tomba?".
Ma i sacerdoti e gli anziani obiettarono: "Sia pure! I
suoi discepoli rubarono il corpo. Ma come ha fatto la sua anima ad entrare nel
suo corpo sicché ora egli si trova in Galilea?". Incapaci di rispondere a
questo, alla fine con sforzo conclusero: "Noi non dobbiamo credere agli
incirconcisi".
[15, 1] Alla ricerca di Gesù sui monti. S'alzò Nicodemo e
stette in mezzo al sinedrio, dicendo: "Dite bene! Non ignorate, popolo del
Signore, gli uomini che vennero dalla Galilea; temono Dio, sono uomini
benestanti, odiano la cupidigia, sono uomini di pace. Sotto giuramento essi
dissero: "Abbiamo visto Gesù sul monte Mamilch con i suoi discepoli"
che insegnava quanto avete udito da loro, ed ancora: "Lo abbiamo visto
mentre era preso in cielo". Nessuno ha domandato loro in che modo è stato
preso. Come ci ha insegnato il libro delle sacre Scritture, anche Elia fu preso
in cielo, Eliseo gridò a gran voce, Elia gettò il suo manto di montone sopra
Eliseo, Eliseo gettò il suo manto di montone sul Giordano, gli passò sopra e
andò a Gerico. I figli del profeta lo incontrarono e gli dissero: Eliseo,
dov'è il tuo signore, Elia? Ed egli rispose che era stato preso in cielo. Essi
domandarono ad Eliseo: Non l'ha rapito uno spirito e gettato su di una
montagna? Prendiamo con noi i nostri ragazzi e cerchiamolo.
Persuasero così Eliseo: partirono con lui e andarono a
cercarlo per tre giorni, ma non lo trovarono; capirono così che era stato
preso. Ed ora ascoltatemi. Mandiamo su di ogni monte di Israele per vedere se
il Cristo è stato rapito da uno spirito e posato su di una montagna".
Questo discorso piacque a tutti; mandarono su di ogni monte
di Israele a cercare Gesù, ma non lo trovarono. Trovarono invece Giuseppe da
Arimatea, ma nessuno osò afferrarlo.
[2] Missione a Giuseppe da Arimatea. Ed annunziarono agli
anziani, ai sacerdoti e ai leviti: "Abbiamo percorso ogni montagna di
Israele, e Gesù non lo abbiamo trovato. Abbiamo invece trovato Giuseppe in
Arimatea". Udito ciò su Giuseppe, gioirono e glorificarono il Dio di
Israele. I capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, tennero consiglio sul come
incontrarsi con Giuseppe; presero un rotolo di papiro e scrissero a Giuseppe
così: Pace a te! Sappiamo di aver peccato contro Dio e contro te. Abbiamo
pregato il Dio di Israele affinché ti fosse concesso di andare dai tuoi padri
e dai tuoi figli, giacché tutti fummo rattristati allorché, aperta la porta,
non ti abbiamo più trovato. Sappiamo di aver deliberato contro di te un consiglio maligno, ma il Signore rese vano il
nostro consiglio contro di te, onorevole padre Giuseppe.
[3] E da tutto Israele scelsero sette uomini amici di
Giuseppe e che lo stesso Giuseppe riconosceva come amici; ad essi dissero i
capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Vedete! Se ricevuta la nostra
lettera la leggerà, è segno che verrà da noi. Ma se non la leggerà è segno
che è arrabbiato con noi: salutatelo in pace e ritornate da noi". Essi
benedissero questi uomini e li mandarono.
Essi andarono da Giuseppe, lo riverirono e gli dissero:
"Pace a te!". Egli rispose: "Pace a voi e a tutto il popolo di
Israele". Gli diedero il rotolo della lettera; ricevutolo, Giuseppe lo
lesse, baciò la lettera e benedisse Dio, dicendo: "Benedetto il Signore
Dio che ha redento Israele, e li ha trattenuti dallo spargere sangue innocente!
Benedetto il Signore che ha mandato il suo angelo e mi diede rifugio sotto le
sue ali". Imbandì davanti a loro una tavola: essi mangiarono, bevettero e
là si riposarono.
[4] Testimonianza di Giuseppe. Di buon mattino si alzarono e
pregarono. Giuseppe sellò la sua asina, andò con essi e giunsero nella città
santa, Gerusalemme. E tutto il popolo andò incontro a Giuseppe, gridando:
"Pace a te, nel tuo ingresso!". Egli rispose a tutto il popolo:
"Pace a voi!". E li baciò. Il popolo pregava con Giuseppe e alla sua
vista restavano stupiti.
Nicodemo lo ricevette a casa sua; gli fece una grande festa
e invitò Anna e Caifa, gli anziani, i sacerdoti e i leviti a casa sua, e
mangiarono e bevettero allegri con Giuseppe. E inneggiando a Dio, ognuno se ne
ritornò a casa sua. Giuseppe invece rimase in casa di Nicodemo.
[5] Il giorno dopo, era il giorno di preparazione, i capi
della sinagoga, sacerdoti e leviti, s'alzarono di buon mattino e andarono a
casa di Nicodemo. Nicodemo andò loro incontro dicendo: "Pace a
voi!". Essi risposero: "Pace a te e a Giuseppe, a tutta la tua casa e
a tutta la casa di Giuseppe!". E li introdusse in casa sua. Sedette tutto
il sinedrio e Giuseppe sedette tra Anna e Caifa, ma nessuno osava rivolgergli
la parola.
"Perché mi avete chiamato?", domandò Giuseppe.
Essi fecero cenno a Nicodemo di parlare lui a Giuseppe. Allora Nicodemo aprì
la bocca e disse a Giuseppe: "Padre, tu sai che i venerabili maestri, i
sacerdoti e i leviti desiderano sapere da te una cosa".
"Domandate", disse Giuseppe.
[6] Presa la legge, Anna e Caifa scongiurarono Giuseppe
dicendo: "Da' gloria al Dio di Israele e fa' la tua confessione. Achar,
infatti, scongiurato dal profeta Gesù non pronunciò un giuramento falso, ma
gli annunziò ogni cosa e non gli nascose una sola parola. Anche tu dunque non
nasconderci neppure una parola"
E Giuseppe: "Non vi nasconderò una sola parola".
Allora gli dissero: "Siamo profondamente tristi perché hai chiesto il
corpo di Gesù, lo hai avvolto in una sindone pura e lo hai posto in una tomba.
E' per questo che ti avevamo messo in guardina in una camera senza finestre, la
chiudemmo a chiave, apponemmo i sigilli alle porte e lasciammo delle guardie al
luogo ove tu eri rinchiuso; al primo giorno della settimana, aprimmo, non ti
trovammo e ne restammo profondamente tristi, e lo stupore colpì tutto il
popolo di Dio fino a ieri. Or dunque annunziaci che cosa è avvenuto".
[7] Giuseppe rispose: "Nel giorno della preparazione,
dalle ore dieci circa, quando mi avete chiuso, fino a tutto il sabato, io
rimasi là. Nella mezzanotte, mentre stavo su e pregavo, la camera nella quale
mi avete chiuso fu presa ai quattro angoli, sollevata in alto, ed io vidi con i
miei occhi qualcosa come un lampo splendente. Pieno di paura, caddi a terra.
Qualcuno mi afferrò per la mano sollevandomi dal luogo in cui ero caduto,
mentre un umidore, come fosse acqua, mi scorse da capo a piedi ed un profumo di
unguento venne alle mie narici. Egli asciugò il mio viso, mi baciò e disse:
"Non temere, Giuseppe! Apri gli occhi e vedi chi è colui che parla con
te". Alzai lo sguardo e vidi Gesù. Tremai e ritenevo che si trattasse di
un fantasma. Allora recitai i comandamenti ed egli li recitò con me. Non
ignorate che se un fantasma incontra qualcuno e ode i comandamenti scappa di
corsa. Vedendo io che li recitava con me, gli dissi: "Rabbi Elia!".
Ma quello mi rispose: "Non sono Elia". Gli domandai: "Chi sei
dunque, signore?". Mi rispose: "Io sono Gesù, di cui tu hai chiesto
il corpo da Pilato; mi hai avvolto in una sindone pura, hai posto un sudario sul mio viso, mi hai messo
nella tua tomba nuova e hai arrotolato una grande pietra alla porta della
tomba".
[8] Dissi allora al mio interlocutore: "Indicami il
luogo nel quale ti avevo messo". Egli mi trasportò e mi fece vedere il
luogo nel quale l'avevo messo: là giacevano la sindone e il sudario che avevo
posto sul suo viso. E riconobbi che era Gesù. Mi prese per mano e, a porte
chiuse, mi pose in mezzo a casa mia, mi condusse al mio letto e mi disse:
"Pace a te!". Poi mi baciò e disse: "Per quaranta giorni non
uscire di casa tua. Ecco, infatti, ch'io vado in Galilea dai miei
fratelli"".
[16, 1] All'udire queste parole di Giuseppe, i capi della sinagoga,
i sacerdoti e i leviti, diventarono come morti, caddero a terra e digiunarono
fino all'ora nona. Poi Nicodemo e Giuseppe confortarono Anna e Caifa, i
sacerdoti e i leviti, dicendo: "Alzatevi, state ritti sui vostri piedi,
assaggiate del pane e sostenete le anime vostre, giacché domani è il sabato
del Signore". Essi si alzarono, pregarono Dio, mangiarono e bevettero ed
ognuno se ne andò a casa sua.
[2] Testimonianza di Levi. Nel sabato, i nostri maestri,
sacerdoti e leviti, sedettero indagando l'un l'altro, e dicendo: "Perché
mai venne su di noi quest'ira? Conosciamo, infatti, suo padre e sua
madre". Il maestro Levi, disse: "So che i suoi parenti temono Dio,
adempiono i loro voti e pagano le decime tre volte all'anno. Quando nacque
Gesù i suoi genitori lo portarono in questo luogo ed offrirono a Dio sacrifici
ed olocausti. E quando il grande maestro Simeon lo prese sulle sue braccia,
disse:
"Ora congedi il tuo servo, o padrone, in pace, conforme
alla tua parola, poiché i miei occhi videro la tua salvezza, da te preparata
al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le nazioni e gloria del tuo popolo Israele".
Simeon li benedisse e, rivolto a Maria, sua madre, disse:
"Ti annunzio una lieta notizia a proposito di questo fanciullo!".
Maria domandò: "Lieta, mio signore?". Simeon rispose: "Lieta!
Ecco che costui è posto per la caduta e per la risurrezione di molti in
Israele e per segno contraddetto, e a te stessa una spada trapasserà l'anima
affinché siano svelati i pensieri di molti cuori".
[3] Domandarono al maestro Levi: "E tu come sai queste
cose?". Levi rispose: "Non sapete ch'io ho imparato la legge da
lui?". Il sinedrio gli disse: "Vogliamo vedere tuo padre".
Mandarono a chiamare suo padre. Lo interrogarono ed egli rispose: "Perché
non credete a mio figlio? Il beato e giusto Simeon lo istruì nella
legge". Il sinedrio domandò a rabbi Levi: "E' vera la parola che hai
detto?". Rispose: "E' vera!".
Testimonianza di Adas, Finee, Aggeo. Allora i capi della
sinagoga, sacerdoti e leviti dissero tra sé: "Su, mandiamo nella Galilea
dai tre uomini che erano venuti qui a parlarci della sua dottrina e della sua
assunzione, e ci racconteranno come lo abbiano visto assunto".
Questo discorso fu gradito a tutti, e mandarono in Galilea i
tre uomini che prima avevano accompagnato, dicendo loro: "Dite a rabbi
Adas, a rabbi Finee e a rabbi Aggeo: "Pace a voi e a tutti coloro che sono
con voi! Siccome nel sinedrio è sorta una grande diatriba, noi siamo stati
mandati ad invitarvi in questo luogo santo, a Gerusalemme"".
[4] Gli uomini dunque partirono verso la Galilea; li
trovarono seduti in meditazione della legge e li salutarono in pace. Gli uomini
che erano in Galilea dissero a quelli che erano andati da loro: "Sia pace
a tutto Israele!". E poi ancora dissero loro: "Perché siete
venuti?". Gli inviati risposero: "Il sinedrio vi chiama nella città
santa, Gerusalemme".
Udendo che erano ricercati dal sinedrio, gli uomini
pregarono Dio e poi si posero a tavola con gli (altri) uomini: mangiarono,
bevettero, si lavarono e partirono in pace per Gerusalemme.
[5] Nel giorno seguente, il sinedrio tenne una seduta nella
sinagoga; e li interrogarono, dicendo: "Avete veramente visto Gesù sedere
sul monte Mamilch, mentre ammaestrava i suoi undici apostoli? L'avete visto
mentre era assunto?". Allora gli uomini risposero e dissero:
"L'abbiamo visto mentre egli era assunto, già l'abbiamo riferito!".
[6] "Separateli l'un l'altro - disse Anna - e vediamo
se il loro parlare concorda". E li divisero l'uno dall'altro.
Poi chiamarono prima Adas e gli dissero: "Come hai
visto Gesù mentre era assunto?". "Mentre ancora sedeva sul monte
Mamilch - rispose Adas - ed ammaestrava i suoi discepoli, abbiamo visto una
nube che coprì con la sua ombra sia lui sia i suoi discepoli. Poi la nube lo
trasportò su in cielo, mentre i suoi discepoli giacevano faccia a terra".
Poi chiamarono il sacerdote Finee ed interrogarono anche lui
dicendo: "Come hai visto Gesù mentre era assunto?" Ed egli rispose
nello stesso modo.
Interrogarono ancora Aggeo, e anch'egli rispose nello stesso
modo.
[7] Testimonianze del sinedrio. Allora il sinedrio disse:
"Nella legge di Mosè è detto: "Qualsiasi fatto sarà stabilito
sulla parola di due testimoni o sulla parola di tre testimoni"".
Il maestro Abutem disse: "Sta scritto nella legge:
"Ed Enoc camminò con Dio e non fu più, poiché Dio lo portò
via"".
Il maestro Giairo disse: "Noi abbiamo udito della morte
del santo Mosè, ma non l'abbiamo vista. Sta scritto infatti nella legge del
Signore: "E Mosè morì dalla bocca del Signore, e fino al giorno d'oggi
l'uomo non conosce il suo sepolcro"".
Rabbi Levi disse: "Che cosa significa quanto disse
rabbi Simeon allorché vide Gesù: "Ecco, costui è posto per la caduta e
per la risurrezione di molti in Israele e per segno contraddetto?"".
E rabbi Isaac disse: "Nella legge sta scritto:
"Ecco ch'io mando il mio angelo davanti al tuo cospetto, egli camminerà
davanti a te per custodirti su di ogni via buona, poiché su di lui fu invocato
il mio nome"".
[8] Conclusione di Anna e Caifa. Allora Anna e Caifa
dissero: "Avete riferito bene quanto è scritto nella legge di Mosè:
"Nessuno vide la morte di' Enoc, e nessuno ha nominato la morte di
Mosè".
Ma Gesù parlò con Pilato, l'abbiamo visto ricevere
schiaffi e sputi sul suo volto, i soldati lo circondarono con una corona di
spine, fu flagellato, ricevette la condanna da Pilato, fu crocifisso sul Cranio
con due ladri, bevette aceto con fiele, il soldato Longino trafisse il suo
costato con una lancia, il suo corpo fu chiesto dal venerato padre nostro
Giuseppe e, secondo quanto egli afferma, risorse; e i tre maestri affermano:
"Lo abbiamo visto mentre era assunto in cielo". Rabbi Levi
testimoniò le cose dette da rabbi Simeon assicurando: "Ecco, costui è
posto per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e per segno contraddetto"".
Conclusione della sinagoga e del popolo. E tutti i maestri
dissero all'intero popolo del Signore: "Se ciò è venuto da Dio ed è
mirabile ai vostri occhi certamente saprete, o casa di Giacobbe, che sta
scritto: "Maledetto chiunque è appeso ad un legno"; e un altro testo
insegna: "Gli dèi che non hanno fatto il cielo e la terra,
periranno"".
I sacerdoti e i leviti dissero l'un l'altro: "Se il suo
ricordo (dura) fino al Sommo, detto Jobel, saprete che prevarrà in eterno e si
susciterà un popolo nuovo".
Allora i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, ammonirono
tutto Israele, dicendo: "Maledetta la persona che venera l'opera della
mano di un uomo! Maledetta la persona che venera creature a lato del
Creatore!". E tutto il popolo rispose: "Amen, Amen!".
[9] Tutto il popolo inneggiò al Signore, dicendo:
"Benedetto il Signore che ha dato requie al popolo di Israele, in
conformità di quanto aveva promesso. Non è caduta una sola delle buone parole
che disse a Mosè, suo servo. Il Signore nostro Dio sia con noi come fu con i
padri nostri. Non ci abbandoni e non permetta che noi cessiamo dal rivolgere a
lui il nostro cuore, dal camminare in tutte le sue vie, dal custodire i suoi
comandamenti e gli statuti che egli ha ordinato ai padri nostri. In quel giorno
il Signore sarà re su tutta la terra. Uno sarà il Signore ed uno il suo nome:
Re Signore nostro! Egli ci salverà. Nessuno è simile a te, Signore. Tu,
Signore, sei grande e grande è il tuo nome.
Guarisci con la tua potenza, Signore, e saremo guariti.
Salvaci, Signore, e saremo salvi. Noi, infatti, siamo tua parte ed eredità.
Il Signore non abbandonerà il suo popolo, per amore del suo
grande nome; giacché il Signore ha iniziato a fare di noi il suo popolo".
E, inneggiando, se ne andarono ognuno a casa sua
glorificando Dio. Poiché sua è la gloria per i secoli dei secoli. Amen.
VANGELO DI NICODEMO (MEMORIE DI NICODEMO)
San Nicodemo protettore di Daffina'
PAPIRO COPTO DI
TORINO*
I
I
I MISTERI DEGLI ATTI DEL SALVATORE
Gli atti del Salvatore compiuti sotto il preside Ponzio
Pilato
Io Ainia, protettore (1), ero ebreo e conoscitore della
legge, ma fui afferrato dalla grazia del Signore e dal suo dono generoso.
Conobbi Gesù Cristo dalla sacra Scrittura e mi slanciai
verso di lui, credetti in lui al fine di diventare degno del santo battesimo.
Prima di tutto ho indagato per rintracciare gli atti che in quel tempo erano
stati stesi su nostro Signore Gesù Cristo e pubblicati dagli Ebrei sotto
Ponzio Pilato; e li ho rintracciati in certi scritti che, per volere del
Signore Gesù Cristo, erano stati lasciati in ebraico. Io li ho tradotti nella
lingua dei Greci, sotto il regno dei signori nostri Teodosio, l'anno 17 del suo
consolato, e l'anno 5 di Valentiniano, durante la indizione nona.
Chiunque legge questo libro o lo trascrive in un altro libro
preghi per me, per me piccolo Ainia, affinché Dio mi usi misericordia per i
peccati da me commessi contro di lui. A coloro che leggeranno queste cose e a tutta la loro casa
sia pace per sempre. Amen.
L'anno nono di Tiberio Cesare, re dei Romani, quando Erode
era re della Galilea all'inizio del suo diciannovesimo anno, il venticinque di
Paremhot del consolato di Rufo e di Rubellione, l'anno quarto della
duecentoduesima olimpiade, sotto Giuseppe, detto pure Caifa, sommo sacerdote
degli Ebrei, tutte queste cose avvennero sia a nostro Signore Gesù Cristo sia
dopo la sua crocifissione.
[1, 1] Accuse delle autorità ebraiche. Nicodemo, principe
degli Ebrei, indagò sulle cose che il sommo sacerdote e gli altri Ebrei fecero
contro il Salvatore. Nicodemo scrisse tutte queste cose in scritti ebraici,
tali e quali erano conservate nel ricordo. Questi sono i loro nomi: Anna,
Caifa, Summis, Dotaim, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e
gli altri Ebrei: tutti costoro andarono da Pilato ad accusare nostro Signore
Gesù Cristo, dicendo: "Noi conosciamo Gesù, figlio del falegname
Giuseppe, generato da Maria; costui dice: io sono figlio di Dio e sono re.
Inoltre, contamina i sabati della legge dei nostri padri e vuole distruggere la
nostra legge". Gli Ebrei dissero ancora: "La nostra legge ordina di
non guarire alcuno nel giorno di sabato. Ma Gesù, di sabato e in virtù di
Beelzebul, principe dei demoni, guarisce gli storpi, i lebbrosi, i sordi, i
muti e chiunque è malato e indemoniato".
[2] Pilato disse loro: "Ma quali sono le sue azioni
malvagie?". Gli Ebrei risposero: "Egli compie queste cose in virtù
di Beelzebul, principe dei demoni, ed a lui è soggetta ogni cosa". Pilato
disse loro: "Uno spirito impuro non scaccia mai via un demone, bensì il
demone viene scacciato nel nome di Dio".
Gli Ebrei risposero a Pilato: "Preghiamo la tua
grandezza di farlo comparire al tuo tribunale affinché tu possa ascoltarlo
pubblicamente". Disse loro Pilato: "Ditemi come! Non è decoroso che
un governatore convochi un re in tribunale!". Gli risposero: "Noi non
diciamo che sia re".
[3] Il turbante del cursore. Pilato chiamò dunque un cursore
e gli disse: "Conducimi Gesù, ma in modo pacifico". Il cursore
uscì, e quando riconobbe Gesù, l'adorò. Tolse poi dalla testa il suo
turbante, lo stese sulle sue mani, lo pose a terra sotto i piedi di Gesù e gli
disse: "Signore, cammina su questo luogo ed entra, giacché il governatore
ti chiama".
Allorché dunque gli Ebrei videro ciò che aveva fatto
questo cursore, alzarono alte grida a Pilato dicendo: "Perché non l'hai
tu convocato per mezzo di un banditore, ma l'hai, al contrario, onorato con un
cursore? Il cursore, infatti, non appena lo vide tolse dalla testa il suo
turbante, lo prese nelle sue mani, lo stese, lo depose per terra e poi gli
disse: cammina sopra!".
Pilato chiamò dunque il cursore e gli disse: "Perché
ti sei comportato così?". Il cursore rispose: "Il giorno in cui tu
mi hai mandato a Gerusalemme, da Alessandro, io l'ho visto sopra un trono,
mentre i figli degli Ebrei gridavano e gli rendevano onore tenendo dei rami
nelle loro mani; altri invece stendevano le loro vesti sotto i suoi piedi,
dicendo: "Salvaci, tu che sei nelle altezze! Benedetto colui che viene nel
nome del Signore!"".
[4] Gli Ebrei si volsero contro il cursore e gli gridarono:
"I figli degli Ebrei parlavano in lingua ebraica. Come hai tu potuto
sapere nella lingua dei Greci ciò che essi dicevano?". Il cursore rispose
loro: "Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa dicono costoro in questa
lingua ebraica?". E questi me lo spiegò".
Pilato domandò loro: "Che cosa gridavano in
ebraico?".
Risposero: "Essi dicevano osanna". Pilato
domandò: "Che cosa vuole dir osanna?". Gli risposero: "Osanna
vuol dire: salvaci!". Pilato disse loro: "Se voi stessi testimoniate
in favore delle parole degli stranieri, qual peccato ha commesso il cursore?".
Essi tacquero.
[5] Gesù e i vessilli romani. Il governatore disse al
cursore: "Esci, e introduci Gesù nella maniera che tu vorrai".
Uscito che fu, il cursore fece di nuovo quanto aveva fatto all'inizio, e disse
a Gesù: "Vieni dentro, mio Signore! Il governatore ti chiama". Quando
Gesù entrò, le facce anteriori dei vessilli si inchinarono da sole e
adorarono Gesù. Allorché gli Ebrei videro il modo con cui avevano agito le
insegne e come le loro facce anteriori avevano adorato Gesù, gridarono contro
gli uomini che le tenevano asserendo che essi le avevano inchinate.
[6] Il governatore disse agli Ebrei: "Non
meravigliatevi del modo in cui le facce anteriori dei vessilli si sono
inchinate da sole e hanno adorato Gesù e non gridate accusando i vessilliferi
asserendo che siano stati loro a inchinarle e a fare loro adorare Gesù".
Gli Ebrei risposero a Pilato: "Noi sappiamo in qual modo i vessilliferi
hanno inchinato i vessilli fino a fare adorare Gesù". Il governatore
chiamò i vessilliferi e disse loro: "E' così che vi siete
comportati?". Risposero a Pilato: "Noi siamo dei gentili e servitori
di templi. Come potremmo adorarlo? E difatti, mentre tenevamo i vessilli, le
loro facce anteriori si sono inchinate da sole per adorarlo".
[7] Pilato disse ai capi della sinagoga e agli anziani del
popolo: "Scegliete voi stessi degli uomini forti e robusti che vengano dal
popolo; afferrino essi i vessilli e così vedremo se le facce anteriori si
inchineranno da sole per adorarlo". Gli anziani degli Ebrei, presero
dodici uomini robusti e fecero in modo che sei afferrassero un vessillo e sei
l'altro vessillo davanti al tribunale del governatore.
Pilato disse al cursore: "Conduci fuori Gesù e poi
introducilo nel modo che tu vorrai". [8] Gesù uscì dal pretorio con il
cursore. Il governatore chiamò coloro che avevano tenuto i vessilli
precedentemente e disse loro: "Giuro per la salute di Cesare! Se questa
volta quando entrerà Gesù i vessilli non si inchineranno e non l'adoreranno,
io prenderò la vostra testa". Il governatore ordinò di fare entrare
Gesù per la seconda volta. Il cursore fece come la prima volta e pregò Gesù
di camminare sul turbante della sua testa. Gesù entrò. E quando entrò, i
vessilli s'inchinarono e adorarono Gesù.
[2, 1] La moglie di Pilato. Allorché Pilato vide questo,
ebbe timore e cercò di alzarsi dal suo tribunale. Mentre rifletteva su di
questo, sua moglie gli mandò a dire: "Tienti lontano da quest'uomo
giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua".
Pilato, dunque, chiamò tutti gli Ebrei e disse loro:
"Voi sapete che mia moglie è una persona che ama Dio e propende verso la
parte degli Ebrei". Risposero: "Sì, lo sappiamo". Disse Pilato:
"Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: tienti lontano da quest'uomo
giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua". Gli
Ebrei risposero e dissero a Pilato: "Non ti abbiamo detto, forse, che è
un mago? Ecco che ha mandato un sogno a tua moglie!".
[2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato dunque
chiamò Gesù e gli disse: "Perché mai costoro ti accusano senza che tu
proferisca parola?". Gesù rispose: "Se non fosse stato conferito
loro il potere, non potrebbero parlare. Ognuno è signore della propria bocca
per proferire il bene o il male. Questi sanno ciò che fanno!". I
sacerdoti ebrei risposero a Gesù: "Che cos'è che noi sappiamo bene?
Sappiamo anzitutto che tu sei stato concepito nell'adulterio; in secondo luogo
sappiamo che la tua nascita ebbe luogo a Betlemme e che per causa tua fu uccisa
quella grande moltitudine di bambini; in terzo luogo sappiamo che tuo padre è
Giuseppe e tua madre Maria. Voi siete andati in Egitto perché non godevate
della fiducia del popolo".
[3] La difesa. Alcuni tra gli Ebrei presenti erano giusti, e
dissero: "Sul suo conto noi non affermiamo questo! Giacché non fu
concepito nell'adulterio, ma sappiamo che Giuseppe ricevette la mano di Maria:
dunque non l'hanno concepito nell'adulterio". Agli Ebrei che pretendevano
che Gesù fosse venuto dall'adulterio, Pilato disse: "Sì, questa è una
vostra asserzione, ma non è la verità, come è attestato proprio ora dai
vostri stessi compatrioti che asseriscono essere lei sposata a suo
marito".
[4] Anna disse: "O Pilato! Tutt'intera la nostra
moltitudine afferma ch'egli viene dall'adulterio, e tu non ci credi! Quelli là
sono dei proseliti e sono suoi discepoli". Domandò Pilato: "E che
cos'è un proselito?". Risposero gli Ebrei: "E' colui che nacque tra
i Greci e divenne Ebreo in questi giorni".
Coloro che avevano asserito che egli non era stato generato
nell'adulterio e cioè Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Ambiai Samuele,
Isacco, Finee, Crispo, Agrippa, Ami e Giuda, tutti costoro dissero con un'unica
voce: "Noi non siamo Greci, ma figli di Ebrei e diciamo la verità. Infatti,
noi eravamo presenti al matrimonio di Giuseppe e Maria".
[5] Pilato chiamò gli uomini che avevano affermato ch'egli
non era stato generato nell'adulterio, e li scongiurò per la salute di Cesare,
dicendo: "Quanto voi avete affermato, e cioè che egli non è stato
generato nell'adulterio, è proprio la verità?". Gli Ebrei risposero a
Pilato: "Abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è un peccato.
Quelli là, giurino, per la salute di Cesare, che noi non abbiamo detto la
verità, e noi siamo pronti a morire".
Pilato disse ad Anna e a Caifa: "Voi non dite la
verità in nulla e non replicate alle parole che proferiscono questi?".
Essi risposero a Pilato: "Sono dunque quei dodici uomini che sono degni di
fede, quelli che asseriscono che egli non è nato nell'adulterio; mentre a noi,
a tutta la nostra moltitudine, che asseriamo ch'egli vi è nato, che è un mago
e che egli ha detto: io sono un re, a noi non si crede?".
[6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò di
mandare via tutta la moltitudine ad eccezione dei dodici che avevano
testimoniato, asserendo che egli non era un frutto dell'adulterio. Ordinò di
fare mettere da parte Gesù, e domandò loro: "Per qual motivo lo vogliono
fare morire?". Risposero a Pilato: "Ce l'hanno contro di lui perché
guarisce nel giorno di sabato". Esclamò Pilato: "E' dunque per
questa azione buona che lo vogliono fare morire!".
[3, 1] Pilato si indignò, uscì dal pretorio e disse loro:
"Mi è testimone il sole, ch'io non trovo neppure un motivo di accusa contro
quest'uomo". Gli Ebrei risposero e dissero al governatore: "Se non
fosse un malfattore, noi non te lo avremmo consegnato". Rispose Pilato:
"Prendetelo voi stessi e giudicatelo secondo la vostra legge". Gli
Ebrei risposero: "A noi è vietato giudicare gli uomini". Pilato
disse: "Dio vi ha ordinato: non ucciderete. Ma io...".
[2] Il regno di Gesù. Pilato entrò nel pretorio, chiamò
Gesù in disparte e gli disse: "Tu sei il re degli Ebrei?". Rispose
Gesù a Pilato: "Tu lo dici da te stesso, oppure l'hanno affermato altri a
mio proposito?". Pilato rispose a Gesù: "Forse ch'io sono Ebreo? La
tua nazione e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me". Gesù rispose:
"Il mio regno non è di questo mondo. Se fosse di questo mondo, i miei
servi avrebbero lottato affinché non mi si consegnasse agli Ebrei. Or dunque
il mio regno non è di questo mondo".
Pilato domandò a Gesù: "Dunque, sei tu re?".
Gesù rispose a Pilato: "Tu l'hai detto! Io infatti sono stato generato
per questo e per questo motivo sono venuto, affinché chiunque è dalla verità
ascolti la mia voce!".
[3] Pilato domandò: "Che cos'è la verità?".
Gesù rispose: "La verità viene dal cielo". Domandò Pilato:
"Non c'è verità sulla terra?". Gesù rispose a Pilato: "Tu
vedi come coloro che posseggono la verità sono giudicati da coloro che sulla terra posseggono
la potenza!".
[4, 1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Dopo queste
cose, Pilato lasciò Gesù all'interno del pretorio, uscì verso gli Ebrei e
disse loro: "Io non trovo alcun motivo di accusa contro di lui". Gli
Ebrei gli risposero: "Costui ha affermato: ho il potere di distruggere il
tempio e di farlo risorgere il terzo giorno".
Pilato domandò loro: "Che tempio?". Gli Ebrei gli
risposero: "Quello che Salomone ha edificato nel periodo di quarantasei
anni. Egli infatti ha detto: "Io lo distruggerò e io lo riedificherò in
tre giorni"".
[2] Pilato disse loro: "Io sono innocente del sangue di
quest'uomo. Vedetevela voi!". Gli Ebrei gli dissero: "Il suo sangue
sia su di noi e sui nostri figli"
Pilato chiamò gli anziani, i sacerdoti, i leviti e disse
loro in segreto: "Non comportatevi così! Giacché non c'è (contro di
lui) alcun capo d'accusa capitale. Non c'è che la vostra accusa a proposito
delle guarigioni e della violazione della legge".
I leviti dissero a Pilato: "Quando qualcuno bestemmia
contro Cesare è o no degno di morte?". Pilato rispose: "E' degno di
morte". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Se colui che bestemmia contro
Cesare è degno di morte, costui ha bestemmiato contro Dio".
[3] Angoscia di Pilato. Il governatore ordinò agli Ebrei di
uscire dal pretorio, poi chiamò Gesù e gli domandò: "Che hai
fatto?". Gesù rispose: "Mosè e i profeti furono i primi ad
annunziare la mia morte e la mia risurrezione".
Gli Ebrei stavano attenti e l'ascoltarono proferire queste
cose. Dissero a Pilato: "Che vuoi udire ancora di più enorme di questa
bestemmia?". Pilato rispose agli Ebrei: "Se questa parola è una
bestemmia, prendetelo voi stessi nella vostra sinagoga e giudicatelo secondo la
vostra legge".
Gli Ebrei dissero a Pilato: "La nostra legge afferma:
se un uomo pecca contro un uomo è degno di ricevere quaranta colpi meno uno,
ma colui che bestemmia contro Dio viene lapidato" Pilato rispose:
"Prendetevelo voi e fategli quello che vorrete"
Gli Ebrei gli dissero: "Noi lo vogliamo
crocifiggere".
[4] Mentre Pilato parlava con gli Ebrei e diceva loro:
"Non è degno di essere crocefisso", guardò coloro che stavano
davanti alla moltitudine degli Ebrei e vide un certo numero di persone che
piangevano. E disse: "Non tutta la folla vuole ch'egli muoia". Gli
anziani risposero a Pilato: "Noi tutti e la nostra moltitudine siamo
venuti affinché egli muoia".
Pilato domandò agli Ebrei: "Per qual ragione deve
morire?". Gli Ebrei gli risposero: "Lui stesso ha affermato: io sono
il figlio di Dio, io sono re".
[5, 1] Intervento di Nicodemo. Un Ebreo dal nome Nicodemo
andò davanti a Pilato. Gli disse: "Ti prego, o pio governatore, di
ordinarmi di dire qualche parola". Pilato gli rispose: "Dilla!".
Nicodemo rispose dicendo: "Agli anziani, ai sacerdoti,
ai leviti e anche a tutta la moltitudine degli Ebrei e alla loro sinagoga io ho
detto: che avete da fare voi con quest'uomo? Ha operato miracoli e prodigi,
prodigi grandi che nessuno ha mai operato fino a oggi e che nessuno potrà
operare in futuro. Lasciatelo, non cercate di fargli del male. [2] Se questi
miracoli sono da Dio, resteranno. Se sono dagli uomini, si dissiperanno.
Giacché Mosè, inviato da Dio in Egitto, ha compiuto miracoli grandi che Dio
gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone. Anche Iamne e Iambre fecero
i miracoli di Mosè, ad eccezione di alcuni che non riuscirono a fare. E gli
Egiziani consideravano Iamne e Iambre come dèi, ma in seguito i miracoli fatti
da costoro, che non erano da Dio, perirono come coloro che credevano in essi.
Or dunque che avete da fare voi con
quest'uomo? Egli, infatti, non è degno di morte".
[3]Gli Ebrei risposero a Nicodemo: "Tu sei diventato
suo discepolo. E' per questo che parli in suo favore". Nicodemo domandò:
"Forse che il governatore è diventato suo discepolo perché parla in suo
favore? E' forse per questo che Cesare l'ha posto in questo ufficio?".
Gli Ebrei montarono in collera e digrignarono i denti contro
Nicodemo. Allorché Pilato li vide, disse loro: "Perché digrignate i
denti? E' forse perché avete udito la verità?".
Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Tu riceverai la parte di
Gesù". Nicodemo rispose: "Amen! Ch'io la riceva come avete
detto!".
[4] Testimonianza di un paralitico. Un altro Ebreo prese
coraggio e disse a Pilato: "Ti prego di permettermi una parola". Il
governatore gli rispose: "Dì quello che vuoi". Quello gli parlò in
questi termini: "Io ho passato quarant'anni sdraiato su di un letto preso
da grandi dolori e sofferenze. Quando Gesù venne c'era un buon numero di
indemoniati, di gente affetta da varie malattie, e per opera sua tutti
guarirono. Alcuni giovani ebbero pietà di me. Mi sollevarono coricato sul
letto, e mi portarono da lui. Allorché il Signore mi vide, ebbe pietà di me e
mi disse: "Amico, prendi il tuo letto e vattene". E all'istante io
fui guarito, presi il mio letto e camminai".
[5] Gli Ebrei dissero a Pilato: "Domandagli in qual
giorno l'ha guarito". Pilato disse a colui che era stato liberato dalla
sua malattia: "Dì la verità, in qual giorno ti ha guarito?". Egli
rispose: "Un giorno di sabato". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Non
è forse come ti abbiamo detto? Guarisce e scaccia pure i demoni di
sabato".
[6] Altre testimonianze. Un Ebreo disse: "Io ero cieco
dalla nascita. Udivo la voce, ma non vedevo la figura delle persone; e quando
Gesù passò gridai a gran voce: "Abbi pietà di me, figlio di David, abbi
pietà di me!". Egli stese le sue mani sui miei occhi, e all'istante io
vidi".
Un altro prese coraggio verso di lui, e si espresse così:
"Io ero storpio e mi fece diritto con una parola della sua bocca".
Ed ecco che un altro prese coraggio. Disse: "Io ero
lebbroso e mi ha purificato".
Una donna di nome Veronica da lontano si alzò. Disse:
"Io perdevo sangue; toccai il suo vestito e la sorgente del mio sangue si
arrestò".
Gli Ebrei dissero: "Abbiamo per legge che una donna non
può testimoniare o proferire parola".
[7] Numerosi altri, sia uomini che donne, gridavano:
"Quest'uomo è un profeta o un Dio. Gli obbediscono gli stessi
demoni".
A questi che dicevano: "Gli stessi demoni gli
obbediscono", Pilato domandò: "Perché non gli obbediscono i vostri
dottori?". Essi risposero a Pilato: "Risuscitò dai morti Lazzaro che
era morto e si trovava nella sua tomba".
Il governatore ebbe paura. Disse a tutta la moltitudine
degli Ebrei: "Perché volete versare un sangue innocente?".
[6, 1] Ultimi tentativi di Pilato. Infine, Pilato chiamò
nuovamente Nicodemo e i dodici uomini che avevano detto ch'egli non era stato
generato nell'adulterio e disse loro: "Che farò io? Il popolo è in
agitazione". Essi gli risposero: "Noi non sappiamo, tocca a loro
decidere".
[2] Radunò ancora tutta la moltitudine degli Ebrei e disse
loro: "Sapete che tra voi c'è l'uso che ad ogni festa sia liberato un
prigioniero. Ho in prigione un brigante omicida, di nome Barabba, e Gesù, che
è qui in piedi, nel quale non trovo alcun motivo di condanna. Chi è quello
che voi volete ch'io liberi?". Gli Ebrei gridarono a gran voce:
"Barabba!". Egli domandò: "Che farò io di Gesù, detto
Cristo?". Gli Ebrei risposero: "Crocifiggilo!".
[3] Altri Ebrei dissero: "Tu sei l'amico di Cesare. Ora
egli ha detto: "Io sono figlio di Dio e sono re"". Pilato salì
in collera e disse agli Ebrei: "In ogni tempo, la vostra nazione è stata
ribelle. Voi lottate contro colui che vi fa del bene".
[4]Gli Ebrei domandarono a Pilato: "Chi ci ha fatto del
bene?". Pilato rispose: "Da quanto ho inteso, Dio vi ha tratto dalla
terra d'Egitto, da una schiavitù molto dura; il mare divenne allora per voi
una strada come il terreno secco, e nel deserto avete mangiato la manna e le
quaglie. Per dissetarvi estrasse per voi l'acqua da una roccia; vi diede una
legge. E malgrado tutto ciò avete irritato Dio. Dio voleva distruggervi. Mosè
pregò per voi, voi non siete morti e ora proferite del male contro di
me".
[5] Pilato si alzò dal suo tribunale. Cercò di andarsene,
ma gli Ebrei gridarono e dissero a Pilato: "Conosciamo il Cesare come re,
ma Gesù non lo conosciamo. I magi, infatti, dall'Oriente gli hanno portato dei
doni come ad un re, e quando Erode seppe dai magi che era stato generato un re,
cercò di farlo morire. Ma avendolo saputo, suo padre, Giuseppe, prese lui e
sua madre e fuggì in Egitto. Erode poi, a causa di quanto aveva saputo, uccise
i bambini ebrei che erano nati in Betlemme".
[6] Udite queste parole pronunciate dagli Ebrei, Pilato ebbe
timore. Impose silenzio alla moltitudine che mandava alte grida e disse:
"E' Costui che era cercato da Erode?". Gli risposero: "Sì, è
lui".
Pilato prese allora dell'acqua e si lavò le mani davanti a
tutti dicendo: "Io sono innocente di questo sangue giusto. Vedete
voi". Gli Ebrei gridarono: "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri
figli".
[7] La sentenza. Allora Pilato ordinò di tirare il velo del
tribunale sul quale era seduto e diede la sentenza in questo tenore:
"Sentenza di Pilato su Gesù. La tua nazione ti accusa come re. E' per
questo ch'io ti condanno. Ordino che prima tu sia flagellato a motivo delle
leggi degli imperatori, e che in seguito tu sia crocifisso nel luogo in cui sei
stato preso, con Dema e Cista, i due ladri presi con te".
[7, 1] Gesù in croce tra i ladri. Dopo queste cose, Gesù
uscì dal pretorio con i due ladri. Quando giunse nel luogo designato, lo si
spogliò dei vestiti, lo si cinse di un linteum e si pose sulla sua testa una
corona di spine. Allo stesso modo furono crocifissi i due ladri. Dema alla sua
destra e Cista alla sua sinistra.
Gesù disse: "Padre mio, perdona loro. Non sanno ciò
che fanno".
[2] I soldati si divisero i suoi vestiti e il popolo restò
in piedi a guardare. I sommi sacerdoti, i capi e il popolo lo deridevano
dicendo: "Colui che ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il figlio
di Dio, da lui scelto".
I soldati pure si burlavano di lui; presero coraggio e
innalzarono verso di lui aceto e fiele, dicendo: "Se tu sei il re degli
Ebrei, salva te stesso!".
[3] Dopo la condanna, Pilato aveva ordinato di scrivere il
titulus in lettere greche, romane ed ebraiche, in base a ciò che era stato
detto dagli Ebrei, cioè: "Egli è il re degli Ebrei".
Uno dei ladri tra i quali era stato crocifisso e il cui nome
era Cista, gli disse: "Se tu sei il Cristo, salva te e noi". L'altro
il cui nome era Dema, gli rispose rimproverandolo e gli disse con collera:
"Non hai tu timore, davanti a Dio? Noi subiamo la stessa sua condanna; ma
noi giustamente, essendoci dovuta per il male che abbiamo fatto, lui invece non
ha fatto alcun male".
[4] Quando Dema ebbe terminati i suoi rimproveri a Cista,
questo stesso Dema gridò e disse: "Ricordati di me, mio Signore, quando sarai nel tuo
regno!". Gesù gli rispose: "In verità ti dico, oggi tu sarai con me
nel paradiso".
[5] La morte. Era l'ora sesta. In quel giorno si fecero
tenebre su tutta la terra fino all'ora nona; nel momento in cui si oscurò il
sole, il velo del tempio si strappò in due, dall'alto in basso, e Gesù gridò
a gran voce: "Padre mio, rimetto l'anima mia tra le tue mani". Proferite
queste parole, rese il suo spirito.
[6] Allorché il decurione vide quanto era accaduto, diede
gloria a Dio e disse: "Veramente, quest'uomo era giusto". E tutti
coloro che erano venuti per vedere ciò che capitava e videro queste cose, si
battevano il petto e se ne ritornavano.
[7] Il decurione informò il governatore sugli avvenimenti.
E allorché il governatore e sua moglie ne vennero a conoscenza si afflissero
molto. Quel giorno non mangiarono a causa del loro grande dispiacere. [8]
Infine Pilato mandò a chiamare gli Ebrei. Disse loro: "Avete visto quanto
è avvenuto?". Essi tacquero.
[9] Tutti coloro che lo conoscevano, si tennero al largo.
Anche le donne che lo avevano seguito dalla Galilea videro questo.
Ecco che un uomo di nome Giuseppe, un levita buono e giusto
che non aveva partecipato al sinedrio né ai consigli tenuti dagli Ebrei
poiché egli era ad Arimatea nell'attesa del regno di Dio, venne a trovare
Pilato, e gli chiese il corpo di Gesù. Quando l'ebbe ricevuto l'avvolse in un panno
molto bianco. Lo depose nella sua tomba tagliata (nella roccia) nella quale non
aveva ancora deposto nessuno.
[8, 1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Allorché
gli Ebrei sentirono che Giuseppe aveva preso il corpo di Gesù, lo cercarono e
con lui i dodici uomini che avevano detto che Gesù non era stato concepito
nell'adulterio, tra i quali c'era Nicodemo e un certo numero di altre persone,
volendoli uccidere. Costoro si erano presentati a Pilato e gli avevano rivelato
i miracoli di Gesù.
[2] Tutti coloro che erano ricercati dagli Ebrei, si
nascosero. Soltanto Nicodemo non si nascose, poiché era uno dei capi degli
Ebrei. Disse loro: "Come siete entrati nella sinagoga?". Gli
risposero: "Siccome tu tieni per lui, nel secolo futuro la tua parte sarà
con lui". Nicodemo rispose: "Amen, amen!".
Anche Giuseppe andò a trovarli e disse: "Perché siete
in collera contro di me? E' forse perché ho chiesto il corpo di Gesù? Ecco:
l'ho posto in una tomba nuova, l'ho avvolto con un panno bianchissimo, ed ho
arrotolato una pietra davanti alla porta della caverna. Voi non avete compiuto
una sola cosa che sia rispettabile verso questo giusto; non vi siete neppure
pentiti d'averlo crocifisso e di averlo trafitto con una lancia".
[3] Gli Ebrei montarono in collera. Si impadronirono di
Giuseppe e ordinarono che fosse custodito fino al giorno dopo. Gli dissero:
"Sappi che non è ora il momento di farti qualcosa giacché domani è
sabato; ricordati, tuttavia, che non permetteremo che tu abbia una sepoltura:
daremo le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvagge della
terra". Giuseppe rispose loro: "Questa è una parola accanita; ma io
non ho paura. Ho con me il Dio vivo. Dio ha detto: affidate il giudizio a me e
io farò giustizia, dice il Signore. [4] Avete visto che ora colui che è
circonciso non nella carne ma nel cuore, ha preso dell'acqua e si è lavato le
mani davanti al sole dicendo: "Io sono puro del sangue di questo
giusto". Voi avete visto e avete risposto a Pilato, dicendo: "Il suo
sangue è su di noi e sui nostri figli". Ed ora io temo che la collera di
Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete detto".
All'udire questa parola, gli Ebrei afferrarono Giuseppe e lo
gettarono in un luogo oscuro senza luce e senza finestre. Vi posero a guardia
degli uomini, e sigillarono la porta con il loro sigillo.
[5] L'indomani mattina, i capi della sinagoga, i sacerdoti e
i leviti si affrettarono a riunirsi tutti nella sinagoga. Tennero consiglio per
vedere come farlo morire. Allorché il sinedrio fu seduto, ordinarono di condurlo con disprezzo. Ma quando fu aperta la
porta, Giuseppe non fu trovato.
Tutto il popolo alzò grida e si stupì, poiché la porta
era stata trovata chiusa e sigillata con il sigillo e le chiavi erano nella
mano di Caifa.
Cessarono dunque dal mettere la mano su coloro che avevano
parlato bene di Gesù davanti a Pilato.
[9, 1] Testimonianza delle guardie. Mentre tutto il popolo
sedeva ancora nella sinagoga pieno di stupore per Giuseppe, poiché non
l'avevano trovato, alcuni tra quelli della guardia andarono da loro: erano
quelli cioè che gli Ebrei avevano chiesto a Pilato per fare la guardia alla
tomba di Gesù nel timore che i suoi discepoli venissero a prenderlo di
nascosto. Costoro avvertirono i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i leviti di
quanto era accaduto e del terremoto che ebbe luogo mentre essi vegliavano.
[2] "Noi tutti - essi proseguirono - abbiamo visto un
angelo del Signore che discese dal cielo, fece rotolare la pietra che era
davanti alla porta della caverna e vi si sedette sopra in abiti bianchi come la
neve. Dalla paura, siamo rimasti come morti e udimmo la voce dell'angelo che
parlava con le donne rimaste davanti alla tomba di Gesù. Disse loro: "Non
temete, voi! So chi cercate. Voi cercate Gesù che è stato crocifisso. E'
risorto come aveva detto. Venite e vedrete il luogo ove era il Signore. Andate
e dite ai suoi discepoli che è risorto dai morti, ed ecco che vi precederà in
Galilea. Lo vedrete in quel luogo". Ecco, vi abbiamo riferito quanto abbiamo
visto".
[3] Gli Ebrei domandarono: "Chi erano le donne con le
quali parlava l'angelo?". Le guardie risposero: "Non sappiamo chi
erano". Gli Ebrei domandarono: "Che tempo era?". Le persone di
guardia risposero: "La mezzanotte". Gli Ebrei domandarono:
"Perché non vi siete impadroniti di queste donne?". Le guardie
risposero: "Eravamo rimasti come morti a causa della paura. Non pensavamo
di rivedere la luce del giorno. Come avremmo potuto impadronircene?". Gli
Ebrei dissero alle guardie: "Non vi crediamo".
[4] Le guardie dissero agli Ebrei: "In quest'uomo avete
visto tutti quei segni miracolosi e non avete creduto in lui. E voi credeste a
noi? Abbiamo inteso pure un'altra cosa prodigiosa. Colui che ha domandato il
corpo di Gesù, cioè Giuseppe, voi l'avete chiuso in un luogo tenebroso e
dietro di lui avete serrato la porta, l'avete sigillata... dopo questo avete
aperto la porta e non l'avete trovato. Dateci dunque prima Giuseppe, e poi noi
vi daremo Gesù".
[5] Gli Ebrei dissero: "Dateci prima Gesù, e poi noi
vi daremo Giuseppe". Le guardie risposero: "Dateci prima Giuseppe,
dopo vi daremo Gesù". Gli Ebrei risposero: "Giuseppe se n'è andato
nella sua città". Le guardie dissero: "Anche Gesù se ne è andato
in Galilea come abbiamo inteso dire dall'angelo che rotolava la pietra davanti
al sepolcro. Diceva: "Egli vi precederà in Galilea"".
[6] Allorché gli Ebrei udirono queste parole, ebbero timore
che fossero divulgate e tutti credessero in Gesù. Tennero dunque un consiglio.
Diedero ai soldati molto denaro dicendo: "Dite: durante la notte, mentre
noi dormivamo, vennero i suoi discepoli e lo presero furtivamente.
Se la notizia giunge davanti al governatore, gli faremo
credere questo e distoglieremo da voi qualsiasi preoccupazione". Essi
allora ricevettero il denaro e fecero come era stato loro insegnato.
Tra gli Ebrei, questa parola si divulgò fino al giorno
d'oggi.
[10, 1] Gesù sul monte Mabrech. Un sacerdote di nome Finee,
il dottore Adda e il levita Ogia vennero a Gerusalemme, e cercarono i capi
della sinagoga e il popolo degli Ebrei, dicendo: "Abbiamo visto Gesù e i
suoi undici discepoli. Era assiso sulla montagna che si chiama Mabrech e diceva
ai suoi discepoli: "Andate nel mondo intero ed evangelizzate ogni
creatura. Colui che crederà e riceverà il battesimo sarà salvo. Colui che
non crederà sarà condannato al giudizio. [2] Quanto a voi, miei discepoli,
ecco le cose che vi capiteranno nel mio nome: scaccerete i demoni, parlerete
lingue nuove, prenderete serpenti velenosi nelle vostre mani senza che vi
facciano del male; vi si darà a bere delle bevande mortali per uccidervi, ma nulla vi potrà nuocere;
poserete le mani sui malati e saranno guariti. Tutte le cose che voi
domanderete nel mio nome, le riceverete". Abbiamo inteso Gesù dire queste
parole. Dopo di ciò salì al cielo in una grande e indicibile gloria".
[3] Gli Ebrei, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti
dissero loro: "Rendete gloria al Dio di Israele e dategli l'attestazione
che avete visto e sentito queste cose". Essi risposero: "Per la vita
del Signore Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, queste cose le
abbiamo sentite e abbiamo visto lui rapito in cielo".
[4] Gli Ebrei dissero loro: "Voi siete dunque venuti in
questo luogo per evangelizzarci queste cose! Tacete! Se siete venuti per fare
preghiera a Dio, allora pregate per domandare perdono dell'insolenza che avete
dimostrato davanti al popolo". Il sacerdote Finee, lo scriba Adda, e il
levita Ogia dissero: "Se queste parole a proposito delle cose che noi
abbiamo inteso e visto sono considerate un peccato, ecco che noi siamo davanti
a voi. Fateci ciò che vi piacerà".
[5] Gli Ebrei presero la legge e li fecero giurare di non
ripetere assolutamente a nessuno queste parole. Essi mangiarono. Bevettero.
Furono gettati fuori della sinagoga dopo che fu dato loro del denaro e tre
uomini che li conducessero fuori, nella Galilea. Essi andarono in pace.
Angoscia delle autorità ebraiche. Quando questi uomini
andarono in Galilea, gli Ebrei tennero consiglio insieme. Si affliggevano con
grande tristezza, dicendo: "Che cos'è mai questa cosa straordinaria che
è capitata in Israele?".
[6] Anna e Caifa dissero: "Perché la vostra anima è
abbattuta in questo modo? Non sono degni di fede; e così neppure i soldati che
hanno detto che un angelo del Signore è disceso e ha rotolato la pietra
davanti alla porta della grotta. Il fatto è invece che i discepoli hanno dato
molto denaro ai soldati e hanno preso il corpo di Gesù. [7] Sono essi che
hanno insegnato la lezione, dicendo: "Dite che un angelo del Signore è
disceso e ha rotolato la pietra davanti alla tomba". Ignorate forse che
non bisogna credere nulla da chi è incirconciso? Certo, comunque, che hanno
ricevuto molto oro anche da noi ed hanno agito nel modo che abbiamo detto
loro".
[11, 1] Alla ricerca di Gesù sui monti. Quand'ebbero
proferito queste parole, Nicodemo si alzò in mezzo al sinedrio e si espresse
così: "Voi parlate bene, ma non conoscete gli uomini che sono discesi
dalla Galilea, come essi temano Dio; sono uomini che odiano il mercanteggiare e
odiano l'amore esagerato della ricchezza. Sono uomini pacifici e sono appunto
essi che ci hanno detto, con grandi giuramenti, queste parole: "Abbiamo
visto Gesù assiso sulla montagna di Mabrech con i suoi discepoli, e insegnava
loro le cose che voi avete sentito". E sono essi che lo videro rapito in
cielo.
[2] Anche Eliseo gridò e gettò il suo mantello sul
Giordano, lo traversò e andò a Gerico... I figli dei profeti vennero davanti
a lui. Domandarono a Eliseo: dov'è il tuo maestro Elia? Egli rispose: è stato
trasportato in cielo. Domandarono di nuovo a Eliseo: non sarà forse uno
spirito che l'ha rapito e l'ha trasportato su di una montagna? [3] Su,
prendiamo con noi i nostri servi per cercarlo; e persuasero Eliseo ad
accompagnarli: ed egli andò con loro. Lo cercarono per tre giorni, senza
trovarlo. [4] Allora seppero ch'era stato rapito.
Ora dunque ascoltatemi e mandate verso ogni montagna di
Israele per vedere, se per caso, uno spirito non abbia preso Gesù e non
l'abbia posato su di una montagna".
Questa parola piacque a tutti. Inviarono verso tutte le
montagne di Israele per cercare Gesù. Non lo trovarono. Trovarono però
Giuseppe d'Arimatea. Nessuno di loro osò afferrarlo. Mandarono ad avvertire
gli anziani, i sacerdoti e i leviti in questi termini: "Abbiamo percorso
tutte le montagne di Israele, non abbiamo trovato Gesù, ma abbiamo trovato
Giuseppe d'Arimatea".
[5]Missione a Giuseppe d'Arimatea. Quando essi intesero
questo a proposito di Giuseppe, resero gloria al Dio di Israele e tennero consiglio, sia i capi
della sinagoga sia tutta la moltitudine dicendo: "In che modo ci
presenteremo a Giuseppe?".
[6] Convennero di prendere un foglio di carta e di scrivere
a Giuseppe in questa maniera: "Pace a te e a tutti coloro che sono con te!
Sappiamo di avere peccato contro Dio per ciò che abbiamo fatto contro di te.
Prega dunque Dio e degnati venire presso i tuoi padri e i tuoi figli. Noi tutti
siamo afflitti per ciò che ti abbiamo fatto. Allorché abbiamo aperto la porta
e non t'abbiamo trovato, abbiamo capito che era un disegno maligno quello che
noi avevamo compiuto. Dio ha fatto svanire il nostro disegno contro di te, o
padre nostro Giuseppe venerato da tutto il popolo".
[7] In tutto il popolo di Israele scelsero sette uomini
amici di Giuseppe e amati dallo stesso Giuseppe. I capi della sinagoga, i
sacerdoti e i leviti dissero loro: "Fate attenzione a questa parola. Se
Giuseppe riceverà la lettera dalle vostre mani per leggerla capirete che
verrà da noi, ma se invece capiterà che riceva la lettera senza leggerla e si
affligge molto, allora abbracciatelo e venite verso di noi". E li
condussero fuori.
[8] Gli uomini che venivano dai loro paesi, andarono ad
Arimatea presso Giuseppe. Lo videro. L'adorarono e gli dissero: "Con te
sia la pace!". Egli rispose: "Pace sia a voi e a tutto il popolo di
Israele". Gli diedero la lettera. Egli la serrò contro di sé e benedisse
Dio, dicendo: "Benedetto sia il Signore che ha salvato Israele e non gli
ha permesso di versare un sangue innocente. Benedetto sia il Signore che ha
mandato il suo angelo e mi ha messo al riparo sotto le sue ali". Li abbracciò, li baciò e apparecchiò loro
la tavola. Essi mangiarono, bevettero e dormirono da lui.
[9] Testimonianza di Giuseppe. All'indomani, alla prima ora,
Giuseppe bardò la sua asina e partì con gli uomini. Quando giunsero alla
città santa di Gerusalemme, tutto Israele venne davanti a Giuseppe, mandando
grida e dicendo: "Pace al tuo ingresso!". Giuseppe disse a tutto il
popolo: "Pace a voi". L'intero popolo abbracciò Giuseppe,
meravigliato di vederlo.
[10] L'accolse presso di sé Nicodemo. Lo ricevette in casa
sua e fece per lui un grande banchetto. Ordinò di invitare anche Anna e Caifa
e gli anziani affinché venissero in casa sua. Essi vennero, si rallegrarono e
mangiarono e bevettero con Giuseppe. Poi ognuno se ne ritornò a casa propria.
Giuseppe restò nella casa di Nicodemo.
[12, 1] L'indomani, i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i
leviti si affrettarono ad andare nella casa di Nicodemo. Egli si presentò
davanti a loro e disse: "Pace a voi!". Gli risposero: "Pace a
te, a Giuseppe, a tutta la tua casa e a quella di Giuseppe". Entrarono in
casa sua. Il sinedrio tutto intero si sedette, e Giuseppe si assise in mezzo a
loro. Giuseppe si assise in mezzo ad Anna e Caifa e nessuno osò dirgli una
parola.
[2] Giuseppe disse loro: "Qual è il soggetto a
proposito del quale mi avete mandato a chiamare?". Essi fecero segno a
Nicodemo di parlare a Giuseppe. Nicodemo parlò a Giuseppe così: "Nostro
padre Giuseppe, venerato da tutto il popolo, tu sai che i più venerabili tra
gli scribi, i sacerdoti e i leviti anelano di udire una parola da te".
Giuseppe disse: "Interrogate su ciò che desiderate".
[3] Anna e Caifa presero la legge. E fecero giurare Giuseppe
dicendogli: "Rendi gloria al Dio di Israele e fagli la confessione della
verità. E' stato scongiurato anche Achar e non ha giurato menzogne, ma ha
detto la verità senza nascondere una sola parola. Anche tu, non nasconderci
nulla, neppure una parola". Giuseppe rispose: "Io non vi nascondo
nulla".
Gli dissero: "Noi siamo rimasti molto rattristati
perché tu hai chiesto il corpo di Gesù, l'hai avvolto in un sudario molto
bianco e l'hai deposto nella tua tomba nuova. [4] A causa di ciò ti abbiamo
rinchiuso in una casa che non aveva finestre, per vegliare su di te, abbiamo
chiuso la porta a chiave e abbiamo posto i sigilli, nonché le guardie per
vigilare sulla casa nella quale eri stato rinchiuso. L'indomani abbiamo aperto
la porta e non ti abbiamo visto. Ci siamo rattristati molto e tutto il popolo
del Signore fu preso da stupore fino ad ora. Or dunque spiegaci quanto è
accaduto".
[5] Giuseppe disse: "Mi avete imprigionato il sesto
giorno alla decima ora. Io restai chiuso per tutto il sabato. Nel mezzo della
notte ero in piedi a pregare. La casa nella quale mi avevate chiuso fu sospesa
per aria ai quattro angoli, e una luce apparve ai miei occhi come un lampo. In
quell'istante fui preso dalla paura e caddi a terra. Nel luogo ove io ero
caduto, qualcuno mi diede la mano, sulla mia testa cadde dell'acqua discendendo
poi in basso fino ai miei piedi, ed un profumo giunse fino alle mie narici.
[6] Colui che mi aveva estratto di là, asciugò la mia
faccia, mi abbracciò e mi disse: "Giuseppe, non temere! Apri i tuoi occhi
e riconosci chi ti parla". Alzai gli occhi, guardai, vidi Gesù, ed ebbi
paura. Pensai che fosse un fantasma e recitai i comandamenti. E lui pure li
recitò con me. Voi non ignorate che quando un fantasma viene a ingannare
qualcuno, viene scacciato, se ne va e l'abbandona a causa dei comandamenti.
Dunque, quando vidi che li recitava con me, io dissi:
"Rabbi Elia!". Egli mi rispose: "Io non sono Elia". Gli
dissi: "Chi dunque sei tu, signore?". Mi rispose: "Io sono Gesù
del quale tu ricevesti il corpo dalla mano di Pilato, l'hai avvolto in un panno
molto bianco, hai messo un sudario sul mio viso, mi hai posto nella grotta
nuova, hai rotolato una grande pietra davanti alla porta della grotta, e l'hai
chiusa".
[7] A colui che parlava con me, io dissi: "Mostrami il
luogo ove io ti ho posto". Egli mi prese, mi mostrò il panno e il sudario
ch'io avevo messo sul suo viso, e riconobbi che era Gesù. Mi prese, mi
condusse fuori a casa mia, e, pur restando chiuse le porte, mi fece mettere sul
mio luogo di riposo e mi disse: "Pace e te!". Mi abbracciò, e disse:
"Per quaranta giorni non uscire di casa tua! Io andrò dai miei fratelli
in Galilea"".
[13, 1] I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti
allorché sentirono queste parole restarono come delle mummie, caddero a terra
e digiunarono fino all'ora nona.
Nicodemo e Giuseppe dissero parole serene ad Anna e Caifa,
ai sacerdoti e ai leviti, ed aggiunsero: "Perseverate dritti sui vostri
piedi, mangiate il pane e sostenete il vostro cuore, poiché domani è il
sabato del Signore". Essi si alzarono. Pregarono Dio, mangiarono,
bevettero, e ognuno andò a casa sua.
[2] Testimonianza di Levi. L'indomani, sabato, gli scribi, i
sacerdoti e i leviti sedettero, dicendo: "Che è questa collera che ci ha
colpito? Eppure conosciamo suo padre e sua madre".
Lo scriba Levi disse: "Io conosco i suoi genitori:
temevano Dio, non tralasciavano le preghiere, davano le decime tre volte
all'anno. Allorché nacque Gesù, i suoi genitori lo portarono in questo luogo
e offrirono i loro sacrifici e i loro olocausti a Dio.
[3] E il gran dottore Simeone lo prese tra le sue braccia e
disse: "Congeda il tuo servo in pace, o Signore, poiché i miei occhi
hanno visto la salvezza che tu hai preparato al cospetto di tutti i popoli per
illuminare gli occhi delle nazioni ed essere la gloria del tuo popolo
Israele". E Simeone li benedisse. Disse a sua madre Maria "A proposito
di questo piccolo, predico che sarà grande, e che è posto per la caduta e
risurrezione di molti in Israele; quanto a te, alla tua anima, c'è una spada
che verrà ad essa affinché si manifestino i pensieri del cuore di moltissime
persone"".
[4] Anna e Caifa dissero: "Come hai tu saputo queste
cose?". Lo scriba Levi, rispose: "Ignorate voi ch'io sono stato
ammaestrato nella legge da Simeone?". Gli risposero: "Noi siamo il
sinedrio dei tuoi padri; noi pure vogliamo conoscere". Egli mandò a cercare
suo padre.
Allorché giunse suo padre, disse loro: "Perché non
credete a mio figlio Levi? L'ha istruito nella legge il beato e giusto
Simeone". Il sinedrio disse:
"La parola che tu hai detto è verità".
[5] Testimonianza di Adda, Finee, Ogia. E i capi della
sinagoga, i sacerdoti e i leviti tennero consiglio insieme.
Dissero: "Mandiamo in Galilea a cercare i tre uomini
che sono venuti l'altra volta e ci hanno parlato dell'insegnamento di Gesù e
del modo con cui era stato rapito in cielo, affinché ci dicano come l'hanno
visto trasportato nei cieli". Questa parola piacque a tutti e mandarono a
prendere questi tre uomini dalla Galilea.
Quando giunsero, dissero: "Sei tu il rabbi Adda, siete
voi Finee e Ogia? La pace sia con voi e con tutti coloro che sono con voi. Nel
sinedrio ci fu una grande ricerca; sono stati inviati a voi questi uomini
affinché veniate nel luogo santo di Israele".
[6] Gli uomini andarono in Galilea. Trovarono costoro seduti
che leggevano la legge; e li abbracciarono in pace. Dissero poi a coloro che
erano venuti da loro: "Sia pace al popolo di Israele! Perché siete venuti
in questo luogo?".
Gli inviati risposero: "Il sinedrio vi chiama nella
città santa di Gerusalemme". Quando quegli uomini udirono che erano
ricercati dal sinedrio, ringraziarono Dio, si posero a tavola con gli uomini
che erano venuti a cercarli: mangiarono, bevettero, poi si alzarono e
camminarono con essi, in pace verso Gerusalemme.
[7] L'indomani, il sinedrio aveva seduta nella sinagoga.
Interrogarono quelli che erano venuti, dicendo: "In verità, avete voi
visto Gesù sul monte di Mabrech, che ammaestrava i suoi undici discepoli, e
l'avete visto anche quando era rapito in cielo?".
Anna disse: "Prendeteli e separateli l'uno dall'altro,
per vedere se la loro parola concorda". Li separarono. Li posero separati
l'uno dall'altro.
[8] Chiamarono prima Adda e gli domandarono: "Dì, come
l'hai visto allorché era rapito in cielo?". Adda rispose in questi
termini: "Mentre era ancora assiso sul monte di Mabrech ammaestrando i
suoi discepoli, abbiamo visto una nube luminosa che lo copriva con i suoi
discepoli. Quando Gesù si alzò, la nube lo trasportò in cielo. I suoi
discepoli erano invece stesi a terra e pregavano".
Chiamarono il sacerdote Finee. L'interrogarono in questi
termini: "Come l'hai visto allorché era rapito in cielo?". Ed anche
lui disse la stessa parola.
Interrogarono Ogia alla stessa maniera, ed egli rispose
ancora la stessa parola.
Allora i membri del sinedrio dissero l'un l'altro: "La
legge di Mosè afferma che ogni cosa sarà stabilita dalla bocca di due o tre
testimoni".
[14, 1] Testimonianze del sinedrio. Uno degli scribi prese
la parola, e disse: "E' scritto che Enoc fu trasportato e che non lo si
trovò perché era stato trasportato".
Anche lo scriba Hierio disse: "Anche della morte di
Mosè abbiamo sentito parlare, ma non l'abbiamo vista, giacché è scritto
nella legge del Signore: "Mosè è morto al cospetto del Signore e
nessuno, fino al giorno d'oggi, ha conosciuto la sua tomba"".
[2] Il rabbi Levi si espresse così: "Quando Simeone
vide Gesù, disse: "Ecco che costui è posto per la rovina e per la
risurrezione di una moltitudine in Israele"".
Un altro, di nome Isacco, disse: "E' scritto nella
legge: "Ecco ch'io manderò un angelo davanti a te affinché vegli su di te in tutti i tuoi
sentieri, giacché su di te è il mio nome"".
[3] Conclusione di Anna e Caifa. Presero la parola anche
Anna e Caifa, in questi termini: "Avete ricordato in modo esatto le cose
scritte nella legge, cioè: nessuno ha visto la morte di Enoc e nessuno ha
parlato della morte di Elia. Ma Gesù, l'abbiamo visto parlare con Pilato,
l'abbiamo visto allorché era schiaffeggiato, allorché si sputava sulla sua
persona, allorché sulla sua testa era posta una corona di spine e lo si
flagellava. Pilato inoltre ha ordinato che fosse crocifisso nel luogo del
Cranio.
[4] Due persone, Dema e Cista, furono appese con lui. Fu
abbeverato di aceto e fiele, il suo petto fu trapassato da una lancia dal soldato
Longino, il nostro venerato padre Giuseppe chiese il suo corpo, ed egli è
risuscitato dai morti come aveva detto secondo quanto hanno riferito i tre
dottori, dicendo: l'abbiamo visto mentre era rapito in cielo. Inoltre, il rabbi
Levi ha testimoniato sulle cose dette da Simeone, cioè: "Costui è posto
per la caduta e per la risurrezione di una moltitudine in Israele e come un
segno contro il quale si combatterà".
[5] Conclusione della sinagoga e del popolo. I dottori, in
mezzo a tutto il popolo del Signore, dissero: "Costui doveva essere come
una persona che suscita stupore davanti ai nostri occhi, ed invece sappiate, o
casa di Giacobbe, che sta scritto: "Maledetto chiunque è sospeso a un
legno". E la Scrittura ci insegna ancora che gli dèi che non hanno creato
il cielo e la terra morranno".
I sacerdoti e i leviti dissero l'un l'altro: "Il suo
ricordo durerà fino a Sum e fino al cosiddetto Iobel. Se è così, vedrete che
il suo nome durerà per sempre e lascerà, dopo di sé, un popolo nuovo".
[6] I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti
annunziarono al popolo di Israele: "Sia maledetto l'uomo che adora l'opera
della mano degli uomini, sia maledetto colui che adora una creatura
preferendola al Creatore". E tutto il popolo rispose: "Amen, amen,
amen".
[7] Tutto il popolo cantò inni al Signore, dicendo:
"Benedetto sia il Signore che ha dato pace al popolo di Israele in
conformità di tutte le parole ch'egli aveva detto. Non cadrà neppure una sola
parola della sua bontà e così sarà di tutte le parole che ha detto per mezzo
di Mosè, suo servitore, di tutte quelle che ci ha detto il Signore, secondo
quanto ha detto ai nostri padri.
Non abbandonarci, Signore, non permettere che ci
allontaniamo da te! Fai sì che noi umiliamo il nostro cuore davanti a te, che
camminiamo sulle tue vie, che siamo vigilanti sui tuoi comandamenti. Non
vergogniamoci di abbandonarci a te, Signore.
Signore, proteggici! I tuoi giudizi sono sempre davanti a
noi e così le tue verità a proposito delle quali ci hai fatto un obbligo,
come già ai nostri padri.
[8] Il Signore è re su tutta la terra, oggi il Signore
rimasto in piedi è uno solo. Il suo nome è: Signore nostro re! E' lui che ci
salverà. Nessuno ti assomiglia, o Signore, tu solo sei grande! E grande è il
tuo nome.
[9] Guariscici, Signore, e salvaci, giacché siamo la tua
parte, siamo la tua eredità. Il Signore non abbandonerà il suo popolo, a
causa del suo grande nome.
Il Signore ha cominciato a fare di noi il suo popolo".
Terminato quest'inno, ognuno se ne ritornò a casa sua in pace. Amen.
VANGELO DI NICODEMO * (MEMORIE DI
NICODEMO)
I - RECENSIONE LATINA**
PROLOGO
Io Enia, protettore, di stirpe ebraica, e seguace della
legge, fui afferrato dalla grazia del Salvatore e dal suo grande dono. Conobbi
Cristo Gesù nella santa Scrittura, a lui mi avvicinai e ho abbracciato la sua
fede per divenire degno del suo santo battesimo.
Per prima cosa cercai le memorie scritte in quei tempi a
proposito di nostro Signore Gesù Cristo, pubblicate dagli Ebrei all'epoca di
Ponzio Pilato, e le abbiamo trovate scritte in caratteri ebraici all'epoca del
Signore Gesù Cristo. Io le ho tradotte in lettere etniche mentre regnavano le
eccellenze Teodosio, che compiva il diciassettesimo consolato, e Valentiniano,
quinto console, durante la nona indizione.
Voi tutti che leggete questo libro e lo trascrivete in altri
codici, ricordatevi di me Enia, piccolissimo servo del Signore, affinché egli
abbia misericordia di me e perdoni i peccati che io ho commesso contro di lui.
Sia pace a tutti coloro che leggeranno queste cose e a tutta
la loro famiglia, per sempre. Amen.
Si era nell'anno decimo ottavo di Tiberio Cesare imperatore
dei Romani e nell'anno decimo ottavo del regno di Erode, figlio di Erode, re
della Galilea, nell'ottava calenda di aprile, cioè il giorno venticinque del
mese di marzo, durante il consolato di Rufino e di Rubellione, nel quarto anno
della olimpiade duecentesimaseconda, sotto il principato dei sacerdoti degli
Ebrei Giuseppe e Caifa.
Le cose compiute dai prìncipi dei sacerdoti e dagli altri
Ebrei le ha narrate Nicodemo dopo la croce e la passione del Signore e lo
stesso Nicodemo ha ordinato che fossero scritte in lettere ebraiche.
[1, 1] Accuse delle autorità ebraiche. Anna e Caifa, Summa
e Datan, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e tutti gli altri
Ebrei vennero da Pilato accusando il Signore Gesù Cristo di molte cose e
dicendo: "Sappiamo che costui è figlio del falegname Giuseppe ed è nato
da Maria, e dice di essere figlio di Dio e re; non solo, ma viola il sabato e
vuole abrogare la nostra legge paterna".
Pilato domanda: "Che cos'è che fa e quale legge vuole
abrogare?". Gli rispondono gli Ebrei: "Abbiamo una legge che vieta di
curare nel giorno di sabato: costui invece, con opere malvagie, di sabato cura
zoppi, gobbi, ciechi, paralitici, lebbrosi e indemoniati".
Pilato domanda: "Con quali opere malvagie?". Gli
rispondono: "E' un mago, e caccia i demoni per opera di Belzebub principe
dei demoni e tutti gli sono sottomessi". Pilato dice: "Questo non è
uno scacciare i demoni per opera di uno spirito immondo, ma per opera del dio
Asclepiade".
[2] Gli Ebrei gli dissero: "Preghiamo la tua grandezza
di convocarlo in udienza al tuo tribunale". Pilato chiama a sé gli Ebrei
e dice loro: "Ditemi, come posso, io che sono preside, udire un re?".
Gli rispondono: "Noi non affermiamo che egli sia re, è lui stesso che lo
dice".
Gesù sul sudario del cursore. Chiamato un cursore, Pilato
gli dice: "In un modo conveniente, sia convocato Gesù". Il cursore
uscì, lo riconobbe, lo adorò, stese a terra il fazzoletto che portava in mano
per asciugare il sudore e gli disse: "Signore, cammina su di questo ed
entra, perché il preside ti chiama". Gli Ebrei, vedendo quanto aveva
fatto il cursore, gridarono contro Pilato, dicendo: "Perché non l'hai
convocato con il banditore invece che con il cursore? Il cursore, infatti, al
vederlo, l'adorò, e stese a terra davanti a sé il fazzoletto che teneva in
mano per asciugare il sudore e gli disse: "Signore, il preside ti
convoca"".
[3] Chiamato il cursore, Pilato gli domandò: "Perché
hai fatto questo e hai onorato Gesù detto Cristo?". Gli rispose il
cursore: "Quando mi mandasti in Gerusalemme da Alessandro, lo vidi che
sedeva su di un asino e i ragazzi ebrei che spezzavano i rami di alberi e li
stendevano sul cammino, mentre altri tenevano dei rami in mano, altri
stendevano le loro vesti sul cammino gridando e dicendo: "Salve, dunque,
tu che sei nei luoghi eccelsi! Benedetto colui che viene nel nome del
Signore"".
[4] Gli Ebrei gridarono contro il cursore dicendo: "I
ragazzi ebrei gridavano in ebraico, e tu, che sei gentile, come potevi
capire?". Risponde loro il cursore: "Interrogai un Ebreo dicendo:
"Che cos'è che dicono in ebraico?". E quello me lo spiegò".
Pilato domanda loro: "Come gridavano in ebraico?". Gli Ebrei
rispondono: "Osanna negli altissimi". Pilato li interrogò: "Che
cosa significa: Osanna negli altissimi?". Gli rispondono: "Salva, tu
che sei nei luoghi eccelsi!". Disse loro Pilato: "Se voi stessi attestate
le voci e le parole con le quali acclamavano i ragazzi, che ha fatto di male il
cursore?". E tacquero.
Gesù e i vessilli romani. Il preside dice al cursore:
"Esci, e introducilo nel modo che tu vorrai". Il cursore, uscito,
fece come prima, e disse a Gesù: "Signore, entra, poiché il preside ti
chiama".
[5] Entrato Gesù, i vessilli portati dai vessilliferi
inchinarono da soli le loro cime e adorarono Gesù. Gli Ebrei alla vista dei
vessilli che si erano inchinati e avevano adorato Gesù, gridarono ancor più
contro i vessilliferi. Pilato dice però agli Ebrei: "Non vi meravigliate
che i vessilli si siano inchinati e abbiano adorato Gesù?". Rispondono
gli Ebrei a Pilato: "Noi abbiamo visto come gli uomini che portano i
vessilli si siano inchinati e abbiano adorato Gesù".
Il preside, chiamati i vessilliferi, dice loro:
"Perché avete agito così?". Rispondono a Pilato: "Noi siamo
uomini gentili e servi dei templi. Come potevamo adorarlo? E' piuttosto che
mentre noi li tenevamo, le facce dei vessilli si curvarono da sole e lo
adorarono".
[6] Pilato dice ai prìncipi della sinagoga e agli anziani
del popolo: "Scegliete voi degli uomini forti e robusti che tengano i
vessilli e vedremo se si inchinano da soli".
Gli anziani degli Ebrei presero dodici uomini fortissimi e
robustissimi, fecero tenere loro i vessilli sei a sei e li posero davanti al
tribunale del preside. Pilato dice al cursore: "Manda Gesù fuori del
pretorio, e poi introducilo di nuovo nel modo che vorrai". Uscirono dunque
fuori del pretorio sia Gesù che il cursore. Pilato chiamò coloro che avevano
tenuto le insegne prima e disse loro: "Per la salute del Cesare, se i
vessilli, quando entra Gesù, non si inchineranno, vi amputerò la testa".
E il preside ordinò di introdurre Gesù per la seconda volta. Il cursore si
comportò come prima e supplicò molto Gesù affinché passasse sopra e
camminasse sul suo fazzoletto per asciugare il sudore. Gesù vi passò sopra ed
entrò. All'ingresso di Gesù, i vessilli subito si inchinarono e adorarono
Gesù.
[2, 1] La moglie di Pilato. Vedendo questo, Pilato fu preso
dal timore, e volle subito alzarsi dalla sedia curule. Mentre pensava di
alzarsi e andarsene, sua moglie gli mandò a dire: "Non ci sia nulla tra
te e quest'uomo giusto: questa notte, infatti, ho sofferto molto a causa
sua".
Radunati gli Ebrei, Pilato disse loro: "Sapete che mia
moglie è devota verso Dio e riguardo al giudaismo simpatizza con voi".
Gli Ebrei gli rispondono: "Così è, lo sappiamo". Pilato dice loro:
"Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: non ci sia nulla tra te e
quest'uomo giusto. Questa notte, infatti, ho sofferto molto a causa sua".
Gli Ebrei risposero a Pilato, dicendo: "Non ti abbiamo detto, forse, che
è un mago? Ecco che ha inviato a tua moglie i fantasmi dei sogni".
[2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato chiamò
Gesù e gli disse: "Che ne è di ciò che costoro attestano contro di te?
E non rispondi loro nulla?". Gesù rispose: "Se non ne avessero il
potere, non parlerebbero. Ognuno ha la padronanza della sua bocca per dire cose
buone e cose cattive: essi vedranno".
[3] Gli anziani degli Ebrei risposero dicendo a Gesù:
"Che cosa abbiamo da vedere noi? Primo, che tu sei nato dalla
fornicazione; secondo, che alla tua nascita in Betlemme è stata fatta
l'esecuzione dei bambini; terzo, che tuo padre Giuseppe e tua madre Maria
fuggirono in Egitto perché non avevano fiducia nel popolo".
[4] La difesa. Alcuni degli Ebrei presenti erano benevoli e
dissero: "Noi non affermiamo che egli venga dalla fornicazione, ma
sappiamo che Maria è sposata a Giuseppe e non è nato dalla
fornicazione".
Pilato, rivolto agli Ebrei che avevano asserito ch'egli era
(nato) dalla fornicazione, dice: "Questo vostro parlare non è veritiero,
poiché c'è stato il matrimonio, come affermano le stesse persone della vostra
gente". Anna e Caifa dissero a Pilato: "Noi con tutta una moltitudine
affermiamo che è nato dalla fornicazione e che è un mago: costoro poi sono
proseliti e suoi discepoli".
Chiamati Anna e Caifa, Pilato domanda loro: "Chi sono i
proseliti?". Gli rispondono: "Coloro che per nascita sono figli di
gentili e ora si sono fatti Ebrei".
Coloro che avevano affermato che Gesù non era nato dalla
fornicazione, e cioè Lazzaro e Asterio, Antonio e Giacomo, Anne e Azara,
Samuele e Isacco, Finee e Crispo, Agrippa e Giuda, risposero: "Noi non
siamo nati proseliti, ma siamo figli di Ebrei e diciamo la verità. Infatti
eravamo presenti al matrimonio di Maria".
[5] Convocati a sé questi dodici uomini che asserivano come
Gesù non era nato dalla fornicazione, Pilato disse loro: "Vi scongiuro
per la salute del Cesare, ditemi se è vero che Gesù non è nato dalla
fornicazione". Quelli rispondono a Pilato: "Noi abbiamo una legge che
ci vieta di giurare, perché è peccato. Giurino essi, per la salute del
Cesare, che non è come abbiamo detto, e noi saremo rei di morte".
Allora Pilato domandò ad Anna e a Caifa: "Non
rispondete a ciò che attestano costoro?". Anna e Caifa rispondono a
Pilato: "Si crede a questi dodici che non sia nato nella fornicazione.
Mentre tutto il popolo grida che è nato dalla fornicazione, che è mago, che
si dice figlio di Dio e re, e non siamo creduti".
[6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò di fare
uscire tutta la moltitudine, ad eccezione dei dodici uomini che avevano detto
ch'egli non è nato dalla fornicazione; e ordinò di separare Gesù da loro.
Poi domanda loro Pilato: "Per quale motivo gli Ebrei vogliono uccidere
Gesù?". Gli rispondono: "Gli sono rivali perché guarisce di
sabato". Pilato disse: "Per una buona opera, lo vogliono
uccidere?". Gli rispondono: "Proprio così, signore".
[3, 1] Pieno di ira, Pilato uscì fuori dal pretorio e dice
loro: "Mi è testimone il sole ch'io non trovo in quest'uomo una sola colpa".
Gli Ebrei risposero e dissero al preside: "Se costui non fosse un
malfattore, mai te lo avremmo consegnato". Dice loro Pilato:
"Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge". Gli ebrei
risposero: "A noi non è lecito uccidere alcuno". Dice loro Pilato:
"Dio ha detto a voi di non uccidere alcuno. Disse dunque a me di
uccidere?".
[2] Il regno di Gesù. Entrato di nuovo nel pretorio, Pilato
chiamò a sé Gesù segretamente, e gli disse: "Tu sei il re degli
Ebrei?". Gesù rispose a Pilato: "Parli da te, oppure sono altri che
te lo dissero a mio riguardo?". Pilato risponde: "Forse ch'io sono
ebreo? Il tuo popolo e i pontefici ti consegnarono a me; che hai fatto?".
Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo. Se il mio regno fosse
di questo mondo, i miei servi certo combatterebbero affinché non fossi
consegnato agli Ebrei. Ma ora il mio regno non è di qui".
[3] Gli disse Pilato: "Dunque sei tu re?". Dice a
lui Gesù: "Tu lo dici perché io sono re. Io, infatti, sono nato così e
per questo sono venuto, per rendere testimonianza alla verità e ognuno che è
dalla verità ascolta la mia voce". Gli dice Pilato: "Che cos'è la
verità?". Gesù risponde: "La verità è dal cielo". Pilato
domanda: "Non c'è verità, in terra?". Gesù risponde a Pilato:
"Osserva come coloro che dicono la verità sono giudicati da coloro che
hanno autorità sulla terra".
[4, 1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Lasciato Gesù
nel pretorio, Pilato uscì fuori dagli Ebrei e dice loro: "Io non trovo in
lui alcuna colpa". Gli Ebrei gli dicono: "Costui disse: "Posso
distruggere questo tempio e in tre giorni risuscitarlo"". Disse loro
Pilato: "Che tempio?". Gli rispondono gli Ebrei: "Quello che
Salomone edificò in quarantasei anni. E costui parla di distruggerlo e di
edificarlo in tre giorni". Dice loro Pilato: "Io sono innocente del
sangue di quest'uomo. Vedrete voi". Gli Ebrei gli risposero: "Il
sangue sopra di noi e sopra i nostri figli".
[2] Chiamati gli anziani, i sacerdoti e i leviti, Pilato
disse loro segretamente: "Non fate così! Mentre voi lo accusate, io non
l'ho trovato degno di morte, né per la guarigione né per la violazione del
sabato".
I sacerdoti, i leviti e gli anziani gli dicono: "Dì un
po', se qualcuno bestemmia il Cesare, non è forse degno di morte?".
Risponde Pilato: "E' degno di morte". Gli risposero gli Ebrei:
"Tanto più è degno di morte costui che ha bestemmiato Dio".
[3] Angoscia di Pilato. Il preside ordinò che gli Ebrei
uscissero dal pretorio e, chiamato Gesù, gli disse: "Che ti debbo
fare?". Gesù rispose a Pilato: "Come ti è stato dato". E
Pilato. "Come è stato dato?". Rispose Gesù: "Mosè e i profeti
preconizzarono la mia morte e la mia risurrezione".
All'udire queste cose, gli Ebrei dicono a Pilato:
"Desideri ancora sentire una bestemmia?". Disse Pilato: "Se
questo parlare è blasfemo, prendetelo voi, conducetelo alla vostra sinagoga e
giudicatelo secondo la vostra legge". Gli Ebrei rispondono a Pilato:
"Nella nostra legge sta scritto: se un uomo peccherà contro un uomo, è
degno di ricevere quaranta fustigate meno una; ma se bestemmierà contro Dio è
degno di essere lapidato".
[4] Disse loro Pilato: "Dunque giudicatelo secondo la
vostra legge". Gli dicono gli Ebrei: "Vogliamo che sia
crocifisso". Rispose loro Pilato: "Non è reo di essere
crocifisso".
[5] Guardando il circostante popolo ebraico, il preside vide
che molti lacrimavano, e disse: "Non tutta la moltitudine vuole ch'egli
muoia". Gli anziani dicono a Pilato: "E' per questo che noi e tutta
questa moltitudine siamo venuti, affinché muoia". Pilato disse agli
Ebrei: "Che ha fatto per morire?". Quelli gli risposero: "Ha
affermato di essere figlio di Dio e re".
[5, 1] Intervento di Nicodemo. Ma un Ebreo, Nicodemo, si
presentò davanti al preside e gli disse: "Ti supplico, misericordioso,
ordinami di dire poche parole". Pilato gli rispose: "Dì!".
Nicodemo dice: "Agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e
a tutta la moltitudine degli Ebrei io dissi nella sinagoga: che avete con
quest'uomo? Quest'uomo fa molti segni e molte cose mirabili che nessun uomo ha
mai fatto né può fare. Lasciatelo e non vogliate comportarvi malamente contro
di lui: se i segni che fa sono da Dio, dureranno; se invece dagli uomini, si
dissolveranno. Poiché anche Mosè, inviato da Dio in Egitto, compì molti
segni che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone, re d'Egitto;
c'erano presenti i maghi curatori Iamne e Mambre, ed anch'essi compirono i
segni fatti da Mosè - non tutti però -, e gli Egiziani ritennero Iamne e
Mambre come dèi: ma i segni compiuti da costoro non erano da Dio perciò
perirono sia essi sia coloro che avevano ad essi creduto. E ora lasciate
quest'uomo: non è, infatti, degno di
morte".
[2] Gli Ebrei rispondono a Nicodemo: "Tu sei diventato
suo discepolo e parli in suo favore". Risponde loro Nicodemo: "Forse
che il preside è diventato suo discepolo perché parla in suo favore? Non l'ha
forse costituito Cesare in questa dignità?".
Gli Ebrei fremevano e digrignavano i denti contro Nicodemo
Dice loro Pilato: "Perché, all'udire la verità, digrignate i denti
contro di lui?". Gli Ebrei risposero a Nicodemo: "Accetta pure la sua
verità e abbi parte con lui!". Nicodemo rispose: "Amen, amen, amen!
Accetterò come dite".
[6, 1] Testimonianza di un paralitico. Balzò fuori un altro
Ebreo a pregare il preside di permettergli una parola. Il preside gli dice:
"Dì quello che vuoi dire". E disse: "Da trentotto anni io
giacevo infermo su di un lettuccio, in un tremendo dolore. E all'arrivo di Gesù
furono da lui guariti molti indemoniati e colpiti da varie infermità. Alcuni
giovani ebbero pietà di me, mi presero sul lettuccio, e mi portarono davanti a
lui. A questa vista, Gesù ebbe pietà di me e mi disse le parole: "Prendi
il tuo lettuccio e cammina". E subito fui guarito. Presi il mio lettuccio
e camminai". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Domandagli in quale giorno
fu guarito". Rispose: "Di sabato". Dicono gli Ebrei: "Non
avevamo forse avvertito che guarisce e scaccia i demoni di sabato?".
[2] Altre testimonianze. Un altro Ebreo balzò fuori, e
disse: "Io sono nato cieco. Udivo la voce, ma non vedevo nessuno. Mentre
Gesù passava, gridai a gran voce: "Abbi pietà di me, figlio di
David!". Ed ebbe pietà di me. Pose le sue mani sui miei occhi e subito
vidi".
Balzò fuori un altro Ebreo, che disse: "Io ero gobbo
e, con una parola, mi raddrizzò". E un altro disse: "Io ero
lebbroso, e mi guarì con una parola".
[7, 1] Così una donna, di nome Veronica, da lontano gridò
al preside: "Da dodici anni avevo un flusso di sangue; toccai un lembo del
suo vestito, e subito il flusso del mio sangue si arrestò".
Dissero gli Ebrei: "Abbiamo una legge che vieta alle
donne di testimoniare".
[8, 1] Ed altri, una moltitudine di uomini e di donne,
gridarono dicendo: "Quest'uomo è un profeta, e i demoni gli sono
soggetti". A coloro che avevano affermato che i demoni sono soggetti,
Pilato domanda: "E perché non gli sono soggetti i vostri maestri?".
Rispondono a Pilato: "Non sappiamo". Altri risposero a Pilato:
"E' perché suscitò da morte Lazzaro, dopo che da tre giorni era nella
tomba". Udendo queste cose, Pilato ebbe paura e disse a tutta la
moltitudine degli Ebrei: "Perché volete versare sangue innocente?".
[9, 1] Ultimi tentativi di Pilato. Chiamato Nicodemo e i
dodici uomini che avevano affermato che egli non era nato da fornicazione,
Pilato dice loro: "Che debbo fare? Tra il popolo, infatti, c'è
sommossa". Rispondono: "Noi non sappiamo. Vedano loro".
Pilato convocò nuovamente la moltitudine degli Ebrei e
disse: "Sapete che presso di voi c'è la consuetudine che per il giorno
degli azimi io vi mandi in libertà un prigioniero. Ho in carcere un notissimo
prigioniero omicida che si chiama Barabba, e Gesù detto Cristo nel quale non
trovo alcun motivo di morte. Chi volete ch'io vi mandi in libertà?".
Tutti gridarono: "Mettici in libertà Barabba".
Dice loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù, detto
Cristo?".
Tutti esclamarono: "Sia crocifisso!". Dissero
ancora gli Ebrei: "Non sei amico di Cesare, se metti questo in libertà:
giacché disse di essere figlio di Dio e re. A meno che tu voglia che sia lui
il re, e non Cesare".
[2] Pieno di furore, allora disse loro Pilato: "La
vostra stirpe fu sempre sediziosa e voi foste contrari a coloro che erano
favorevoli a voi". Gli risposero gli Ebrei: "E chi sono coloro che ci
sono favorevoli?". Dice loro Pilato: "Il vostro Dio, che vi ha tolto
dalla dura servitù degli Egiziani, che vi ha condotto fuori dall'Egitto attraverso il mare come attraverso
una terra secca e nel deserto vi cibò con manna e pernici, e per voi estrasse
acqua da una pietra e vi dissetò, e vi diede una legge: in tutti questi eventi
avete irritato il vostro Dio e vi siete ricercato come dio un vitello di
metallo fuso. Avete esacerbato il vostro Dio, ed egli volle uccidervi. Ma Mosè
supplicò in vostro favore affinché non foste fatti morire. E ora affermate
ch'io odio il re!".
[3] E alzatosi dal tribunale, volle uscire fuori. Ma gli
Ebrei gridarono e dissero: "Sappiamo che il re è Cesare e non Gesù.
Anche i magi, infatti, gli offrirono doni come a un re, ma Erode, udito dai
magi che era nato un re, lo volle uccidere. Saputo questo, suo padre, Giuseppe,
prese lui e sua madre, e fuggirono in Egitto. A questa notizia, Erode uccise i
bambini ebrei che erano nati in Betlemme".
[4] All'udire queste parole, Pilato ebbe timore e, ordinato
il silenzio tra il popolo che gridava, domandò: "Dunque, questi è colui
che era ricercato da Erode?". Gli risposero: "E' questo!".
Presa dell'acqua, Pilato si lavò le mani davanti al popolo
dicendo: "Io sono innocente del sangue di questo giusto. Vedete voi".
Gli Ebrei gridarono di nuovo, dicendo: "Il suo sangue su di noi e sui
nostri figli!".
[5] La sentenza. Poi Pilato ordinò di togliere il velo e
disse a Gesù: "La tua gente ti ha condannato come re. Per questo ho
ordinato che prima tu sia flagellato a motivo degli statuti dell'imperatore, e
poi tu sia crocifisso in croce".
[10, 1] Gesù in croce tra i ladroni. Pilato consegnò agli
Ebrei Gesù flagellato, affinché fosse crocifisso, e con lui due ladroni: uno
aveva nome Disma, l'altro aveva nome Gesta. Quando giunsero al luogo, lo
spogliarono delle sue vesti, lo cinsero con un panno di tela e posero sul suo
capo una corona di spine. Appesero con lui i due ladroni: Disma a destra, e Gesta
a sinistra.
Gesù diceva: "Padre, perdona loro, non sanno, infatti,
quello che fanno".
I soldati si divisero i suoi vestiti. E il popolo stava ad
aspettare, mentre i prìncipi dei sacerdoti e i loro giudici lo deridevano,
dicendo tra sé: "Salvò gli altri, ora salvi se stesso; se è figlio di
Dio, discenda dalla croce". I soldati lo schernivano inchinandosi davanti
a lui, offrendogli aceto con fiele, e dicendo: "Se sei il re degli Ebrei,
libera te stesso!".
Dopo la sentenza, Pilato aveva ordinato che il titolo fosse
scritto in caratteri ebraici, greci e latini, in base a quanto avevano detto
gli Ebrei: "Questo è il re degli Ebrei".
[2] Uno dei ladri appesi, di nome Gesta, gli disse: "Se
tu sei il Cristo libera te stesso e noi". Ma Disma lo pose in imbarazzo,
dicendo: "Neppure tu, che sei in questa sentenza, temi Dio? Noi, infatti,
riceviamo giustamente ed equamente quanto abbiamo fatto. Ma costui non ha fatto
nulla di male". E diceva a Gesù: "Ricordati di me, Signore, nel tuo
regno!". Gesù gli rispose: "Ti dico, in verità, che oggi sarai con
me in paradiso".
[11, 1] La morte. Era quasi l'ora sesta, quando apparvero le
tenebre su tutta la terra, si oscurò il sole, e il velo del tempio si
stracciò nel mezzo, allorché Gesù disse a gran voce: "Padre, nelle tue
mani affido il mio spirito". E così dicendo, spirò.
Il centurione vedendo quanto era accaduto, glorificò Dio,
esclamando: "Quest'uomo era giusto!". E tutti i popoli presenti a
questo spettacolo, visto l'accaduto, se ne ritornavano percotendo il loro
petto.
[2] Il centurione riferì poi al preside quanto era
avvenuto. All'udire questo, il preside e sua moglie furono molto rattristati; e
in quel giorno né mangiarono né bevettero. Convocati gli Ebrei Pilato disse
loro: "Avete visto quanto è avvenuto?". Risposero al preside:
"Avvenne una comune eclisse di sole".
[3] Alla vista di queste cose, anche i suoi amici e le donne
che l'avevano seguìto dalla Galilea stavano lontani.
Ed ecco un uomo di nome Giuseppe, membro della curia, uomo
buono e giusto, che non acconsentì né ai loro consigli né alle loro azioni,
da Arimatea, città ebrea, anch'egli in attesa del regno di Dio, andò da
Pilato e chiese il corpo di Gesù. E, depostolo dalla croce, lo avvolse in un
lenzuolo pulito e lo pose nel suo sepolcro nuovo nel quale non era stato posto
ancora nessuno.
[12, 1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Gli Ebrei,
udito che Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, cercavano lui, quei dodici
uomini che avevano affermato che non era nato da fornicazione, Nicodemo e molti
altri che erano stati davanti a Pilato e avevano manifestato le sue opere
buone.
Essendo tutti nascosti, apparve loro soltanto Nicodemo,
poiché era principe degli Ebrei, e domanda a essi: "Come siete entrati
nella sinagoga?". Gli Ebrei gli rispondono: "E tu come sei entrato
nella sinagoga, essendo d'accordo con essi? Abbi la sua parte nel secolo
futuro". Disse Nicodemo: "Amen, amen, amen!"
Anche Giuseppe, uscito fuori, disse loro: "Perché vi
rattristate contro di me, per il fatto ch'io ho chiesto il corpo di Gesù? Ecco
che l'ho posto nella mia tomba nuova, dopo averlo avvolto in un lenzuolo mondo,
poi ho rotolato la pietra all'ingresso della caverna. Non vi siete comportati
bene verso un giusto, poiché crocifiggendolo e perforandolo con la lancia non
vi siete ricordati quanto è stato profetato a suo riguardo".
[2] Gli Ebrei, dunque, trattennero Giuseppe, ordinarono di
custodirlo, a causa del sabato, e gli dissero: "Sappi che l'ora non
permette che si faccia qualcosa contro di te giacché spunta il sabato. Sappi
però che non sei neppure degno della sepoltura, ma daremo le tue carni in
pasto ai volatili del cielo e alle bestie della terra".
Giuseppe rispose loro: "Questo è il parlare superbo di
Golia che bestemmiò il Dio vivo contro il santo David. Ma Dio disse: "A
me la vendetta, io ricompenserò", dice il Signore. Con una stretta al
cuore, Pilato prese dell'acqua e si lavò le mani davanti al sole, dicendo:
"Io sono innocente del sangue di questo giusto; vedrete voi".
Rispondendo a Pilato, avete detto: "Il suo sangue su di noi e sui nostri
figli! Ed ora temo che venga l'ira di Dio su di voi e sui vostri figli come
avete detto".
All'udire queste cose, il cuore degli Ebrei si amareggiò e,
preso Giuseppe, lo chiusero in una camera senza finestra, alla porta misero
delle guardie e posero i sigilli alla porta del luogo ove era stato chiuso
Giuseppe.
[3] Il sabato mattina fecero un consiglio con i sacerdoti e
i leviti per radunarsi poi tutti dopo il giorno di sabato. Svegliatasi presto,
tutta la moltitudine prese consiglio, nella sinagoga, con quale morte
l'avrebbero ucciso. Durante la seduta ordinarono che, con molte ingiurie, fosse
introdotto; ma, aperta la porta, non lo trovarono. Tutto il popolo ne fu spaventato
e preso da un enorme stupore giacché i sigilli furono trovati intatti, e le
chiavi le aveva Caifa. E non osarono più mettere le mani su coloro che,
davanti a Pilato, avevano parlato in favore di Gesù.
[13, 1] Testimonianza delle guardie. Mentre sedevano nella
sinagoga e altercavano a proposito di Giuseppe, giunsero alcuni dei custodi che
avevano richiesto da Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché non
venissero a rubarlo i suoi discepoli. E agli archisinagoghi, ai sacerdoti e
leviti annunziarono quanto era accaduto e come avvenne il grande terremoto,
dicendo: "L'angelo del Signore discese dal cielo, rotolò la pietra
dall'ingresso della tomba e sedette su di essa con un aspetto folgorante e i
vestiti come la neve. E dalla paura noi siamo diventati come morti. E abbiamo
udito la voce dell'angelo che parlava alle donne venute al sepolcro, dicendo:
"Non temete, voi! So, infatti, che cercate Gesù crocifisso. Non è qui!
Risorse come aveva detto. Venite a vedere il luogo dove era stato posto il
Signore. E andate subito a dire ai suoi
discepoli che è risorto dai morti, e vi precederà in Galilea, come vi ha
detto"".
[2] Gli Ebrei domandano: "A quali donne parlava?".
I soldati rispondono: "Non sappiamo che donne erano!". Gli Ebrei
domandano: "Che ora era?". I custodi rispondono:
"Mezzanotte".
Gli Ebrei domandano: "E perché non le avete
prese?". I custodi rispondono: "Dalla paura dell'angelo eravamo
diventati come morti, e più non speravamo di vedere la luce del giorno. E come
potevamo prenderle?". Gli Ebrei dicono: "Viva il Signore Dio! Non vi
crediamo". I custodi risposero agli Ebrei: "In quell'uomo avete visto
tanti miracoli e non avete creduto, come potete credere a noi che il Signore
vive? Infatti, avete giurato proprio bene che il Signore Gesù Cristo
vive!". I custodi dicono ancora agli Ebrei: "Abbiamo sentito che
avete chiuso in carcere Giuseppe che ha chiesto il corpo di Gesù, che avete
posto i sigilli con i vostri anelli, e quando poi avete aperto non l'avete più
trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù Cristo".
Gli Ebrei risposero: "Giuseppe è andato ad Arimatea,
la sua città". I custodi dicono agli Ebrei: "E Gesù è in Galilea,
come abbiamo udito dall'angelo".
[3] Udendo queste parole, gli Ebrei ebbero una grande paura
e dicevano: "Che non si divulghi questa notizia, e tutti credano in
Gesù!". E gli Ebrei fecero consiglio tra loro: tirarono fuori del denaro
sufficiente e lo diedero ai soldati, dicendo: "Dite: "Mentre noi
dormivamo vennero i suoi discepoli e l'hanno rubato". Se questo giungerà
alle orecchie del preside, noi lo rassicureremo e voi sarete tranquilli".
I soldati, ricevutolo, dissero come era stato loro intimato dagli Ebrei: e
presso tutti si sparsero le loro parole.
[14, 1] Gesù sul monte Mambre. Ma un certo sacerdote,
Finee, il maestro Adda e il levita Egia discesero dalla Galilea a Gerusalemme e
riferirono agli archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti che avevano visto
Gesù seduto e con lui i suoi discepoli sul monte degli Ulivi, che si chiama
Mambre, o Malech, e diceva ai suoi discepoli: ""Andate in tutto il
mondo, annunziate a tutte le creature il vangelo del regno. Colui che crederà
e sarà battezzato, sarà salvo; colui invece che non crederà, sarà
condannato. Questi sono i segni che accompagneranno coloro che credono: nel mio
nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno i serpenti e se
berranno qualcosa di velenoso non farà loro male, porranno le mani sui malati
e guariranno". Mentre Gesù così parlava ai suoi discepoli, lo abbiamo
visto elevato in cielo"
[2] I sacerdoti, i leviti e gli anziani, dicono loro:
"Date gloria al Dio di Israele e confessategli se queste cose che avete
narrato le avete udite e viste". Quelli che avevano riferito, dicono:
"Viva il Signore Dio dei padri nostri, Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio
di Giacobbe! Abbiamo udito e abbiamo visto". Gli Ebrei gli domandano:
"E' per questo che siete venuti a darcene notizia, oppure siete venuti ad
elevare una preghiera a Dio;" Essi risposero: "Siamo venuti ad
elevare una preghiera a Dio". Gli anziani, i prìncipi dei sacerdoti e i
leviti dicono loro: "E se siete venuti ad elevare una preghiera a Dio, che
cosa siete andati mormorando davanti a tutto il popolo su questa
stravaganza?".
[3] Il sacerdote Finee, il maestro Adda e il levita Egia
dicono agli archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti: "Se le parole che
abbiamo detto su quanto abbiamo visto e udito sono un peccato, ecco che siamo
al vostro cospetto: fateci quanto è bene ai vostri occhi".
Ed essi, presa la legge, li fecero giurare di non raccontare
più a nessuno quelle cose. Poi diedero loro da mangiare e da bere, e li
cacciarono fuori della città. Dopo aver dato loro del denaro e tre uomini che
li accompagnassero fino in Galilea.
[4] Angoscia delle autorità ebraiche. Allora, mentre quelli
salivano nella Galilea, gli Ebrei si consigliarono tra loro, si chiusero
nell'archisinagoga e si avvilivano con furore grande, dicendo: "Perché
accadde questo segno in Israele?". Anna e Caifa dicono: "Sono tristi
le vostre anime? Dobbiamo credere ai soldati che l'angelo del Signore discese
dal cielo e rotolò la pietra dalla porta della tomba? I suoi discepoli diedero
molto oro a quelli che custodivano il sepolcro e presero Gesù, e li
ammaestrarono affinché dicessero: "Dite che un angelo del Signore discese
dal cielo e rotolò la pietra dall'ingresso della tomba". Ignorate che agli Ebrei non è
lecito credere alcuna parola da stranieri? Quelli stessi che ricevettero da noi
oro abbondante, dissero come abbiamo loro insegnato".
[15, 1] Alla ricerca di Gesù sui monti. Ma Nicodemo,
alzatosi, stette in mezzo al consiglio, e disse: "Gli uomini discesi dalla
Galilea non temono forse Dio, non sono uomini di pace, odiatori della menzogna?
Anch'essi raccontarono sotto giuramento di avere visto Gesù sul monte Mambre
che sedeva con i suoi discepoli, che insegnava mentre essi udivano, e che lo
videro elevato in cielo. Nessuno li interrogò sul come è stato elevato in
cielo. Come ci insegna la Scrittura, i Libri Sacri, anche sant'Elia è stato
elevato in cielo: Eliseo gridò a gran voce ed Elia gettò la sua pelle di
pecora sopra Eliseo; a sua volta, Eliseo gettò la sua pelle di pecora sopra il
Giordano e così passò e andò a Gerico. E gli andarono incontro i figli dei
profeti e gli dissero: "Dov'è il tuo signore Elia?". E rispose:
"E' stato elevato in cielo". E dissero a Eliseo: "Lo ha rapito
uno spirito e lo ha gettato su di una montagna? Prendiamo piuttosto con noi i
nostri figli e cerchiamolo".
Persuasero Eliseo e andò con loro. Lo cercarono per tre
giorni e tre notti, e non lo trovarono perché è stato elevato. Ed ora,
uomini, ascoltatemi: mandiamo in tutto Israele, che Gesù non sia stato elevato
in qualche luogo e sia stato gettato in una montagna".
Questo parlare piacque a tutti. Mandarono dunque in tutte le
montagne di Israele a cercare Gesù, e non lo trovarono. Trovarono invece
Giuseppe d'Arimatea, ma nessuno osò prenderlo.
[2]Missione a Giuseppe d'Arimatea. Annunziarono agli
anziani, ai sacerdoti e ai leviti: "Abbiamo girato per tutte le montagne
di Israele e non abbiamo trovato Gesù; abbiamo invece trovato Giuseppe
d'Arimatea". All'udire di Giuseppe, si rallegrarono e diedero gloria al
Dio di Israele. Gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti tennero consiglio
sul modo con cui mandare da Giuseppe: presero un foglio di carta e scrissero a
Giuseppe. "Pace a te e a tutti i tuoi! Abbiamo compreso di avere peccato
verso Dio e verso te. Hai supplicato il Dio di Israele e ti ha liberato dalle
nostre mani. Degnati ora di venire dai tuoi padri e dai tuoi figli, poiché
siamo terribilmente tristi. Tutti noi ti abbiamo cercato, dopo che, aperta la
porta, non ti avevamo trovato. Sappiamo di avere preso una cattiva
deliberazione contro di te, ma il Signore ha rovesciato la nostra
deliberazione. Sei onorabile da tutto il popolo, o padre Giuseppe".
[3] Da tutte le tribù scelsero sette uomini amici di
Giuseppe, noti anche a lui come amici, e gli archisinagoghi, i sacerdoti e i
leviti dicono loro: "Osservate. Se riceverà la lettera e la leggerà,
certamente verrà con voi da noi; se invece non la leggerà sappiate che
macchina contro di noi: salutatelo e ritornate in pace qui da noi". Li
benedissero e li congedarono.
Giunsero in Arimatea da Giuseppe, lo adorarono con la faccia
a terra e gli dissero: "Pace a te e a tutti i tuoi!". Giuseppe
rispose: "Pace a voi e a tutto il popolo di Israele!". E gli diedero
il rotolo della lettera. Giuseppe prese la lettera, la lesse, se la strinse al
petto, benedisse Dio e disse: "Benedetto il Signore Dio che liberò
Israele dallo spargere sangue innocente! Benedetto Dio, che ha mandato il suo
angelo e mi ha coperto con le sue ali". Li baciò, preparò loro la mensa,
mangiarono, bevettero e dormirono.
[4] Testimonianza di Giuseppe. Al mattino, quando si
alzarono, Giuseppe preparò la sua asina, andò con loro ed entrarono nella
città santa, Gerusalemme. Tutto il popolo andò incontro a lui acclamando e
dicendo: "Pace al tuo ingresso, padre Giuseppe!". Egli rispose:
"La pace del Signore, a tutto il popolo". E tutti lo baciarono.
Pregarono con Giuseppe, e al vederlo avevano paura.
Nicodemo lo ricevette in casa sua, fece un gran convito, e
invitò in casa sua Anna e Caifa, gli anziani, i prìncipi dei sacerdoti e i
leviti. Assieme a Giuseppe scherzarono, mangiarono, bevettero, e benedissero
Dio; ognuno andò poi a casa propria. Mentre Giuseppe rimase con Nicodemo.
[5] Il giorno dopo era la vigilia; i sacerdoti, gli
archisinagoghi e i leviti vegliarono e andarono in casa di Nicodemo. Andò loro
incontro Nicodemo, e disse loro: "Pace a voi!". Gli risposero:
"Pace a te e a Giuseppe, alla tua casa e alla casa di Giuseppe".
Nicodemo li introdusse in casa sua. Vi fu una seduta di consiglio, e Giuseppe
sedette in mezzo tra Anna e Caifa: e nessuno osò dire parola.
Giuseppe disse loro: "Perché mi avete chiamato?".
Essi, con gli occhi, fecero segno a Nicodemo di parlare a Giuseppe. Aperta la
bocca, Nicodemo disse: "Padre Giuseppe, sai che i venerabili maestri, i
sacerdoti e i leviti desiderano udire da te una parola". Giuseppe disse:
"Domandate!".
[6] Anna e Caifa, presa la legge, scongiurarono Giuseppe
dicendo: "Da' gloria al Dio di Israele e fa' a lui la confessione di non
nasconderci alcuna cosa". E gli dissero: "Ci ha rattristato molto che
tu abbia chiesto il corpo di Gesù, l'abbia avvolto in un panno puro e l'abbia
posto in una tomba. Per questo ti abbiamo rinchiuso nella camera ove non c'era
alcuna finestra, abbiamo chiuso a chiave e sulla porta abbiamo posto i sigilli;
e, passato il sabato, aperta la porta, non ti abbiamo trovato. Siamo quindi
rattristati molto e lo stupore ha invaso tutto il popolo di Dio. Perciò sei
stato chiamato, ed ora annunziaci quanto è accaduto".
[7] Allora Giuseppe, disse: "Nel giorno della vigilia,
verso l'ora decima, voi mi avete rinchiuso e ivi rimasi per tutto il sabato.
Giunta la mezzanotte, mentre io ero dritto e pregavo, la casa dove mi avete
rinchiuso è stata sospesa ai quattro angoli e passò nei miei occhi un bagliore
di luce. Tremante, caddi a terra. Poi qualcuno mi alzò dal luogo ove ero
caduto, mi inondò con abbondante acqua da capo a piedi, pose un odore di
unguento profumato alle mie narici, con la stessa acqua mi ha sfregato la
faccia come per lavarmi, mi ha baciato e mi ha detto: "Giuseppe non
temere! Apri i tuoi occhi e vedi chi è che ti parla". Guardai e vidi
Gesù; ma, tremante, pensavo trattarsi di un fantasma. Gli parlai con la
preghiera e con i precetti: ma lui recitava con me. Gli dissi: "Tu sei
rabbi Elia?". Mi rispose: "Io non sono Elia". Dissi: "Chi
sei, signore?". Mi rispose: "Io sono Gesù, il cui corpo tu hai
chiesto a Pilato e lo hai avvolto in un panno puro, e hai messo un sudario
sulla mia faccia, e mi hai posto in un sepolcro nuovo, e hai arrotolato una
pietra all'ingresso".
[8] Allora dissi a colui che parlava: "Signore, fammi
vedere dove ti ho posto". E mi condusse e mi fece vedere il luogo ove lo
avevo posto, il panno che gli avevo messo e il sudario nel quale avevo avvolto
la sua faccia: e conobbi che era Gesù. Mi prese con la sua mano e, a porte
chiuse, mi pose in mezzo alla mia casa, mi mise sul mio letto e mi disse:
"Pace a te!". Mi baciò e mi disse: "Per quaranta giorni non
uscire da casa tua. Ecco. infatti, che vado in Galilea dai miei
fratelli"".
[16, 1] Gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti, udendo
da Giuseppe queste parole, diventarono come morti, caddero a terra e
digiunarono fino all'ora nona. Giuseppe e Nicodemo li pregarono dicendo:
"Alzatevi e state dritti sui vostri piedi, prendete del pane e irrobustite
le vostre anime, giacché domani è il sabato del Signore". Si alzarono,
pregarono il Signore, mangiarono, bevettero, e ognuno se ne andò a casa
propria.
[2] Testimonianza di Levi. Sabato, poi, i maestri e i dottori
sedettero interrogandosi l'un l'altro e dicendo: "Che è quest'ira che ci
sovrasta? Abbiamo, infatti, conosciuto suo padre e sua madre". Il maestro
Levi disse: "Conobbi i suoi genitori. Sono timorati di Dio, non si
allontanano mai dalla preghiera e danno le decime tre volte l'anno. E quando
Gesù nacque, i suoi genitori lo portarono in questo luogo e offrirono al
Signore sacrifici e olocausti. Anche Simeone, il grande maestro, lo prese tra
le sue braccia, dicendo: "Ora congeda in pace il tuo servo, Signore,
secondo la tua parola, giacché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che
hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le genti e
gloria del tuo popolo Israele".
E benedisse Maria, sua madre, e disse: "E' su questo
bambino che ti annunzio". Maria rispose: "Bene, o mio signore?".
E Simeone disse: "Bene!". Ed ancora: "Ecco che costui è posto
in Israele in rovina e risurrezione di molti, e in segno di contraddizione; e
una spada trapasserà la tua stessa anima, affinché si manifestino i pensieri
di molti cuori"".
[3] Ma gli Ebrei dissero a Levi: "E tu come sai
questo?". Levi rispose: "Non sapete ch'io ho imparato la legge da
lui?". Questi del consiglio gli dissero: "Vogliamo vedere tuo
padre". Interrogarono suo padre e vennero
a conoscenza di tutto; ed egli domandò loro: "Perché non avete creduto a
mio figlio? E' il beato e giusto Simeone che gli ha insegnato la legge".
Il consiglio dice a rabbi Levi: "Le parole che hai detto sono vere".
Testimonianza di Adda, Finee, Egia. Gli archisinagoghi, i
prìncipi dei sacerdoti e i leviti deliberarono: "Su, mandiamo in Galilea
da quei tre uomini che vennero qui e raccontarono della sua dottrina e
assunzione, affinché ci riferiscano come l'hanno visto assunto in cielo".
Queste parole furono gradite a tutti.
[4] Mandarono allora tre uomini in Galilea, dicendo:
"Andate a dire a rabbi Adda, a rabbi Finee e a rabbi Egia: "Pace a
voi e ai vostri! Nel consiglio sono state compiute molte ricerche su Gesù;
perciò siamo stati inviati ad invitarvi nel luogo santo, in
Gerusalemme"".
Gli uomini andarono in Galilea e li trovarono seduti che
meditavano sulla legge. Si salutarono in pace. Essi domandarono: "Perché
siete venuti?". I legati risposero: "Il consiglio vi invita nella
città santa, Gerusalemme". Quegli uomini, udito che erano cercati dal
consiglio, pregarono Dio, sedettero con gli altri uomini e mangiarono e
bevettero con loro. All'indomani, alzatisi, partirono per Gerusalemme, in pace.
[5] Il giorno seguente si tenne consiglio, e li
interrogarono dicendo: "Veramente avete visto Gesù seduto sul monte
Mambre mentre ammaestrava i suoi discepoli e mentre fu assunto in cielo?".
Rispose per primo il maestro Adda: "Sì, l'ho proprio visto seduto sul
monte Mambre che ammaestrava i suoi discepoli; e una nube luminosa coprì lui e
i discepoli con la sua ombra, e poi egli salì in cielo, mentre i suoi
discepoli pregarono con la faccia a terra".
[6] Chiamato il sacerdote Finee, interrogarono pure lui
domandando: "Come hai visto Gesù assunto?". Ed egli disse come
l'altro.
Chiamarono ancora il terzo, rabbi Egia, e lo interrogarono:
egli rispose come il primo e il secondo.
Testimonianza del sinedrio. Quelli che erano in consiglio
dissero: "La legge di Mosè afferma che dalla bocca di due o tre testimoni
è concluso ogni fatto".
Il maestro Abude, uno dei dottori, affermò: "Nella
legge sta scritto: "Enoc camminò con Dio e fu trasferito, giacché Dio lo
prese"".
Il maestro Giairo disse: "Abbiamo udito della morte di
san Mosè, ma non l'abbiamo visto. Sta scritto, infatti, nella legge del
Signore: "Dalla bocca del Signore Mosè morì, ma nessun uomo conobbe,
fino ad oggi, il suo sepolcro"".
Il rabbi Levi disse: "Per quale motivo rabbi Simeone
disse: "Ecco che costui è per la rovina e la risurrezione di molti in
Israele, e in segno di contraddizione?"".
Il rabbi Isacco disse: "Nella legge sta scritto:
"Ecco ch'io mando il mio angelo che preceda la tua faccia per custodirti,
sulla buona strada, poiché ho portato il suo nome nuovo"".
[7] Conclusione di Anna e Caifa. Allora Anna e Caifa
dissero: "Avete detto bene che queste cose sono scritte nella legge di
Mosè. Nessuno infatti ha visto la morte di Enoc e nessuno ha ricordato il
sepolcro di san Mosè. Ma Gesù parlò con Pilato, lo abbiamo visto sotto i
flagelli e ricevere sputi sulla faccia; i soldati gli posero una corona di
spine ed ebbe la sentenza da Pilato; poi è stato crocifisso, gli diedero da
bere aceto e fiele, e con lui sono stati crocifissi anche due ladri, e il
soldato Longino gli perforò il costato con la lancia; il suo corpo fu chiesto
dal nostro prezioso padre Giuseppe: poi risorse e, a quanto dicono, tre maestri
lo videro assunto in cielo. E rabbi Levi ha testimoniato quanto è stato detto
dal vecchio Simeone, cioè che è stato posto a rovina e a risurrezione di
molti in Israele, e quale segno di contraddizione".
[8] Allora il maestro Dida, disse a tutta l'assemblea:
"Se in Gesù si sono avverate tutte le cose che questi hanno testimoniato,
ciò viene da Dio: non desti meraviglia ai vostri occhi". I prìncipi
della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero tra loro: "Nella nostra
legge sta scritto: "Il suo nome sarà benedetto nei secoli; il suo luogo
è anteriore al sole e alla luna; in lui saranno benedette tutte le tribù
della terra e tutte le genti lo serviranno; i re verranno da lontano per
adorarlo e magnificarlo"".
II - RECENSIONE GRECA *
[1, 1] (17) Invito di Giuseppe. Disse Giuseppe: "E
perché vi stupite che Gesù sia risorto? Ciò non costituisce una meraviglia;
la meraviglia sta invece nel fatto che egli non sia risorto solo bensì siano
risorti anche molti altri morti e siano apparsi, in Gerusalemme, a parecchie
persone. E se finora non conoscete altri, conoscete almeno Simeon, che
ricevette Gesù, e i suoi due figli che ha fatto risorgere: almeno questi li
conoscete. Li abbiamo, infatti, sepolti da poco tempo, ed ora i loro sepolcri
furono visti aperti ed essi sono vivi ed abitano ad Arimatea".
Mandarono allora degli uomini e videro le loro tombe aperte
e vuote. Giuseppe esclamò: "Andiamo a trovarli ad Arimatea".
[2] Due risorti. Sorsero allora i sommi sacerdoti Anna e
Caifa Giuseppe, Nicodemo, Gamaliel ed altri con essi ed andarono ad Arimatea e
trovarono coloro di cui aveva parlato Giuseppe. Fecero dunque una preghiera, si
salutarono l'un l'altro, vennero con essi a Gerusalemme, li condussero nella
sinagoga e sprangarono le porte; poi posero nel mezzo l'Antico (Testamento)
degli Ebrei e i sommi sacerdoti dissero loro: "Vogliamo che giuriate per
il Dio di Israele e per Adonai, e diciate così la verità sul modo in cui
siete risorti e su chi vi ha fatto risorgere dai morti".
[3] Udito ciò, gli uomini che erano risorti si fecero il
segno della croce sul viso e dissero ai sommi sacerdoti: "Dateci carta,
inchiostro e penna!". Allorché furono loro consegnati, essi si sedettero
e scrissero così.
[2, 1] (18) Signore Gesù Cristo, risurrezione e vita del
mondo, dacci la grazia di potere parlare della tua risurrezione e delle
meravigliose opere che tu hai compiuto nell'Ade.
Abramo, Isaia, Giovanni Battista. Allora abitavamo nell'Ade
con tutti i morti dell'eternità. E nell'ora di mezzanotte in quei luoghi
oscuri sorse e risplendette una luce come quella del sole, ne restammo tutti
illuminati e ci vedemmo l'un l'altro.
Subito il nostro padre Abramo e con lui i patriarchi e i
profeti furono ripieni di gioia e dissero l'un l'altro: "Questa luce viene
da un luminare grande".
Il profeta Isaia che era là presente disse: "Questa
luce viene dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito santo,
come ho profetizzato quando ero tra i vivi, dicendo:
"La terra di Zabulon e la terra di Neftali, il popolo seduto nelle
tenebre, vide una grande luce"".
[2] Poi, dal deserto venne là in mezzo un asceta, e i
patriarchi gli domandarono: "Chi sei tu?". Egli rispose: "Io
sono Giovanni, l'ultimo dei profeti, colui che ha appianato le vie del figlio
di Dio ed ha annunziato al popolo la penitenza nella remissione dei peccati.
Venne da me il figlio di Dio e, vedutolo, da lontano, dissi al popolo:
"Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo". Con le mie
mani io lo battezzai nel fiume Giordano e vidi, come colomba, lo Spirito santo
discendere su di lui, e udii la voce di Dio Padre che gli diceva: "Questo
è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto". Per questo mi ha
mandato anche da voi per annunziare che l'unigenito figlio di Dio viene
quaggiù affinché chiunque crede in lui sia salvo, e chiunque non crede sia
condannato. Dico quindi a tutti voi di venerarlo tutti, non appena lo vedrete,
giacché a voi, solo ora è concesso un tempo di penitenza per voi, per gli
idoli che avete venerato nel mondo vano e per i peccati che avete commesso; ed
è impossibile che questo capiti in un altro tempo".
[3, 1] (19) Adamo e l'albero della misericordia. Mentre
Giovanni stava così ammaestrando quelli dell'Ade, il primo creato e il primo
padre, Adamo, udì anche lui e disse a suo figlio Set: "Set, figlio mio,
voglio che tu dica ai primi padri e ai profeti dove ti ho mandato allorché
caddi nella malattia di cui morii".
Disse allora Set: "Profeti e patriarchi, udite! Mio
padre Adamo, il primo creato, allorché giunse alla fine mi mandò a compiere
una preghiera a Dio, nell'immediata vicinanza della porta del paradiso
affinché fossi condotto da un angelo all'albero della misericordia per
prendere l'olio e ungere mio padre e farlo risorgere dalla sua infermità. Ed
è quanto io feci.
Dopo la preghiera venne un angelo del Signore e mi disse:
"Che cosa chiedi, Set? Chiedi l'olio che fa risorgere gli infermi oppure
l'albero dal quale scorre quell'olio per l'infermità di tuo padre? Ciò ora
non si può trovare. Vai dunque e dì a tuo padre che dopo che saranno compiuti
cinquemila e cinquecento anni dalla creazione del mondo, discenderà sulla
terra l'unigenito figlio di Dio fatto uomo: egli lo ungerà con questo olio e
risorgerà; con acqua e Spirito santo monderà sia lui sia i suoi discendenti e
allora guarirà da ogni malattia. Ora però questo è impossibile". All'udire questo i patriarchi e i profeti
gioirono moltissimo.
[4, 1] (20) Alterco tra Satana e l'Ade. E mentre tutti si
godevano questa gioia, venne Satana, l'erede delle tenebre, e disse all'Ade:
"O tu che divori tutto e sei insaziabile, ascolta le mie parole! Per un
mio artifizio gli Ebrei hanno messo in croce un certo Gesù della stirpe degli
Ebrei; egli chiama se stesso figlio di Dio, ma è un uomo, ed ormai che è
finito è pronto per essere qui rinchiuso. So infatti ch'egli è un uomo e l'ho
udito affermare: "L'anima mia è terribilmente triste fino alla
morte". Nel mondo di sopra, allorché viveva con i mortali, mi ha fatto
molto male. Ovunque trovava dei miei servi, li perseguitava, e quelli che io
avevo reso storpi, ciechi, lebbrosi, zoppi, o simili, li guariva solo con una
parola e diede vita a molti che erano ormai pronti per essere sepolti, solo con
la parola".
[2] L'Ade disse: "E' proprio così possente da poter
fare, con la sola parola, cose del genere? E se è così, gli puoi tu
resistere? A me pare che nessuno potrà resistergli. Tu dici di avere udito che
era timoroso della morte: ma egli disse ciò per ridere e giocarsi di te,
volendo afferrarti con mano forte. E guai, guai a te in eterno, per
sempre!".
Satana rispose: "O tu che divori tutto e sei
insaziabile, hai tanta paura per quanto hai udito a proposito del comune nostro
nemico? Io non ne ebbi paura, ma lo consegnai in mano agli Ebrei che lo misero
in croce e l'abbeverarono con aceto e fiele. Preparati dunque ad afferrarlo
fortemente allorché verrà".
[3] L'Ade rispose: "O erede delle tenebre, figlio della
perdizione, diavolo, tu mi hai detto or ora che, con la sola parola, egli ha
dato la vita a molti che erano ormai pronti per essere sepolti: se ha liberato
altri dal sepolcro, come e con quale
forza potrà essere egli trattenuto presso di noi?
In verità, poco tempo addietro io inghiottii un morto di
nome Lazzaro e dopo poco tempo uno di tra i vivi lo strappò dalle mie viscere
con la sola parola. Penso che costui sia quello di cui tu hai parlato. Temo
dunque che se lo riceviamo qui, metteremo in pericolo anche gli altri. Io ho
inghiottito tutti gli uomini fin dall'inizio; ma ecco che sono agitati, ed io
ho male alla pancia. Per me non è un buon segno quel Lazzaro che mi è stato
strappato: egli infatti fuggì da me non come morto, ma come un'aquila; la
terra lo respinse fuori istantaneamente così. Ti scongiuro, perciò, per tutto
ciò che è caro a te e a me, di non condurlo quaggiù. Penso, infatti, che
verrà qua per risuscitare tutti i morti. Questo ti dico: in verità, per le
tenebre che ci circondano, non portarlo quaggiù se no in me non rimarrà più
alcun morto".
[5, 1] (21) Aprite le porte! Mentre Satana e l'Ade parlavano
così tra loro, ci fu una voce grande come un tuono, che diceva: "Alzate
le vostre porte, o prìncipi, aprite le vostre porte eterne ed entrerà il re
della gloria". L'Ade udì e disse a Satana: "Esci e resistigli, se
puoi!". Satana dunque venne fuori, e l'Ade disse ai suoi demoni:
"Rafforzate bene le porte bronzee, tirate le spranghe di ferro, osservate
tutte le chiusure, vigilate tutti i punti. Se egli entra qui, guai a
noi!".
[2] Udito ciò, i primi padri incominciarono a disprezzarlo,
dicendo: "O tu che divori tutto e sei insaziabile, apri affinché possa
entrare il re della gloria!".
Il profeta David disse: "Non sai, o cieco, che quando
vivevo nel mondo profetai questa parola: "Alzate le vostre porte, o
prìncipi"?".
Isaia disse: "Illuminato dallo Spirito santo io previdi
e dissi: "I morti risorgeranno e coloro che sono nelle tombe saranno
svegliati e si rallegreranno quanti si trovano sulla terra"; e:
"Dov'è il tuo pungolo, o morte? Dov'è la tua vittoria, o
Ade?"".
[3] Venne allora una voce che diceva: "Aprite le
porte!".
Udita questa voce per la seconda volta, l'Ade rispose come
se non lo conoscesse, dicendo: "Chi è questo re della gloria?". Gli
angeli del padrone gli risposero: "Un Signore forte e potente, un Signore
potente in guerra!".
A queste parole, le porte bronzee furono subito infrante e
ridotte a pezzi, le sbarre di ferro polverizzate, e tutti i morti, legati in
catene, furono liberati e noi con essi. Ed entrò, come un uomo, il re della
gloria e furono illuminate tutte le tenebre dell'Ade.
[6, 1] (22) Satana legato fino alla seconda venuta. L'Ade
gli gridò subito: "Siamo stati vinti, guai a noi! Ma chi sei tu che hai
una tale autorità e potenza? Chi sei tu che, senza peccato, sei venuto qui? Tu
che sembri piccolo e puoi compiere grandi cose, sei umile e alto, servo e
padrone, soldato e re, ed eserciti la tua autorità sui morti e sui vivi? Tu
sei stato inchiodato alla croce, deposto nel sepolcro, e ora sei diventato
libero ed hai sciolto tutta la nostra potenza. Sei tu dunque Gesù del quale ci
ha parlato l'archisatrapo Satana e che per opera della croce e della morte sei
in procinto di ereditare tutto il mondo?".
[2] Poi il re della gloria afferrò per il capo
l'archisatrapo Satana e lo consegnò agli angeli, dicendo: "Con catene
ferree legategli mani e piedi, collo e bocca! Poi datelo in potere dell'Ade
dicendo: "Prendilo e tienlo fino alla mia seconda venuta!"".
[7, 1] (23) Preso Satana, l'Ade gli disse: "O
Beelzebul, erede del fuoco e del tormento, nemico dei santi, che cos'è che ti
ha costretto a determinare la morte in croce del re della gloria sicché
venisse qui a spodestarci? Guardati attorno e osserva come a noi non è più
rimasto alcun morto e come tutti quanti avevi guadagnato per mezzo del legno
della conoscenza, li hai persi tutti per il legno della croce, e tutta la tua
gioia s'è mutata in tristezza: mentre volevi dare la morte al re della gloria,
hai dato la morte a te stesso. Avendoti
ricevuto per tenerti ben sicuro, imparerai per esperienza quali mali addosserò
su di te.
[2] O arcidiavolo, principio della morte, radice del
peccato, compimento di ogni male, che cosa hai trovato di male in Gesù che hai
brigato per la sua distruzione? Come hai osato compiere un male così grande?
Come hai potuto agognare di introdurre in queste tenebre un uomo simile
lasciandoti togliere da lui tutti coloro che sono morti fin dall'inizio?".
[8, 1] (24) Il re della gloria e Adamo. Mentre l'Ade così
parlava con Satana, il re della gloria stese la sua mano, afferrò e drizzò il
primo padre Adamo; si rivolse poi a tutti gli altri e disse: "Dietro di me
voi tutti che siete morti a causa del legno toccato da costui! Ecco, infatti,
che io vi faccio risorgere tutti per mezzo del legno della croce".
Così dicendo li mandò tutti fuori, mentre il nostro primo
padre Adamo fu visto pieno di gioia, e disse: "Ti ringrazio per la tua
grandezza, o Signore, avendomi tratto fuori dal profondissimo Ade". Così
tutti i profeti e i santi, dissero: "Ti ringraziamo, o Cristo, salvatore
del mondo, poiché hai tratto fuori la nostra vita dalla corruzione".
[2] Dopo che si erano espressi così, il salvatore benedisse
Adamo con il segno della croce sulla sua fronte, ed ugualmente fece per i
patriarchi, i profeti, i martiri, i primi padri e, presili, salì dall'Ade. E
mentre egli proseguiva il cammino, i padri lo seguivano salmodiando e dicendo:
"Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Alleluia! A lui la gloria
di tutti i santi".
[9, 1] (25) Incontro con due vegliardi. Proseguendo dunque
il cammino verso il paradiso, tenne per mano il primo padre Adamo e affidò lui
e tutti i giusti all'arcangelo Michele. E mentre entravano per la porta del
paradiso, si fecero loro incontro due vegliardi ai quali dissero i santi padri:
"Chi siete voi che non avete visto la morte né siete discesi nell'Ade,
bensì dimorate in paradiso in anima e corpo?".
Uno di essi rispose: "Io sono Enoc, colui che fu
gradito a Dio, dal quale fui trasferito qui. E questo è Elia, il tesbita.
Vivremo fino alla fine del mondo, quando saremo mandati da Dio a resistere
all'anticristo e ad essere uccisi da lui. Ma anche a risorgere dopo tre giorni,
a essere presi nelle nubi per andare incontro al Signore".
[10, 1] (26) Incontro con il buon ladrone. Essi parlavano
così allorché venne un altro uomo umile portando egli pure una croce sulle
spalle. A lui domandarono i santi padri: "Chi sei tu dall'apparenza del
predone?". Rispose loro: "Come dite, nel mondo io ero predone e
ladro, perciò gli Ebrei mi presero e condannarono alla morte in croce insieme
a nostro Signore Gesù Cristo. Quando egli pendeva dalla croce, io, vedendo i
segni che avvenivano, credetti in lui e lo pregai dicendo: "Signore, non
dimenticarmi allorché regnerai!". E subito egli mi rispose: "Amen,
Amen, io ti dico che oggi sarai con me nel paradiso".
[2] Portando dunque la mia croce, venni in paradiso, trovai
l'arcangelo Michele e gli dissi: "Il Signore nostro Gesù che fu
crocifisso mi mandò qui; conducimi perciò alla porta dell'Eden". Quando
la spada fiammeggiante vide il segno della croce, mi aprì ed entrai. Allora
l'arcangelo mi disse: "Aspetta un poco, giacché viene Adamo, il primo
padre del genere umano, con i giusti, anch'essi per entrare qui. Ed ora,
vedendovi, vi sono venuto incontro"".
Quando i santi udirono queste cose, gridarono tutti a gran
voce: "Grande è il Signore nostro e grande è la sua
potenza!"".
[11, 1] (27) I risorti battezzati nel Giordano. Noi due
fratelli abbiamo visto e udito tutte queste cose, e siamo stati mandati dall'arcangelo
Michele e incaricati di annunziare la risurrezione del Signore, ma prima ancora
di andare nel Giordano ed essere battezzati. Ove appunto ci siamo recati e
siamo stati battezzati con altri morti risorti. Poi siamo venuti a Gerusalemme
e abbiamo terminato la pasqua della risurrezione.
Ma ora non possiamo intrattenerci oltre in questo luogo.
L'amore di Dio Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e la comunione
dello Spirito santo sia con voi tutti.
[2] Essi scrissero così, sigillarono i rotoli e ne diedero
uno al sommo sacerdote e l'altro a Giuseppe e Nicodemo.
E subito sparirono, a gloria del Signore nostro Gesù
Cristo. Amen.
VANGELO DI NICODEMO -
DISCESA DI GESÙ AGLI INFERI
Cristo conduce i patriarchi dall'Inferno al Paradiso, di Bartolomeo Bertejo,
II - RECENSIONE LATINA "A" *
II - RECENSIONE LATINA "A" *
[1, 1] (17) ** Invito di Giuseppe. Giuseppe s'alzò e disse
ad Anna e Caifa: "Veramente e giustamente vi meravigliate avendo udito che
Gesù è stato visto vivo dopo la morte e che è salito in cielo. Ma più
meraviglioso è il fatto che egli non risorse dai morti solo, ma ha risuscitato
vivi, fuori dai sepolcri, molti altri morti, e sono stati visti da molti in
Gerusalemme. Ed ora ascoltatemi: giacché tutti conosciamo il beato Simeone,
sommo sacerdote, colui che prese nelle sue mani il bambino Gesù, nel tempio.
Questo Simeone ebbe due figli, fratelli germani, e tutti noi siamo stati alla
loro dormizione e alla loro sepoltura. Andate, dunque, a vedere i loro
sepolcri: sono aperti, poiché essi risorsero, ed ecco che si trovano nella
città di Arimatea ed abitano insieme in preghiera. Si sentono gridare, ma non
parlano con alcuno e sono silenziosi come i morti. Ma, venite, andiamo da loro,
e con ogni onore e rispetto conduciamoli qui da noi. Scongiurandoli, forse, ci
parleranno del mistero della loro risurrezione".
[2] Carino e Leucio risorti. All'udire queste cose, tutti si
rallegrarono. Anna e Caifa, Nicodemo, Giuseppe e Gamaliel andarono e non li
trovarono nel loro sepolcro. Ma proseguendo poi fino alla città di Arimatea,
quivi li trovarono in ginocchio e in preghiera. Li baciarono e poi, con ogni
onore e nel timore di Dio, li condussero a Gerusalemme, nella sinagoga.
Chiusero le porte, presero la legge del Signore, la posero tra le loro mani e
li scongiurarono, per il Dio Adonai e il Dio di Israele che ha parlato ai nostri
padri per mezzo della legge e dei profeti, dicendo: "Credete voi che Gesù
vi abbia risuscitato dai morti? Diteci come siete risorti dai morti".
[3] Udito questo giuramento, i corpi di Carino e di Leucio
fremettero, i loro cuori furono turbati e gemettero. Assieme guardarono in
cielo, con le dita si fecero un segno di croce sulla lingua e subito presero a
parlare dicendo: "Date a ognuno di noi un rotolo di carta e scriveremo
quanto abbiamo visto e udito". Ricevutili, si sedettero e ognuno scrisse,
dicendo:
[2, 1] (18) "Signore Gesù Cristo, risurrezione e vita
dei morti, permettici di parlare dei misteri divini della tua maestà,
avveratisi dopo la tua morte in croce, giacché siamo stati scongiurati per il
tuo nome santo. Tu hai infatti ordinato ai tuoi servi di non riferire ad alcuno
i segreti della tua maestà, quello che tu hai compiuto negli inferi.
Abramo e Isaia. Mentre stavamo nella profonda caligine delle
tenebre con tutti i nostri padri, avvenne improvvisamente un aureo calore
solare e una luce purpurea splendette su di noi.
Immediatamente, il padre di tutto il genere umano con tutti
i patriarchi e profeti esultarono, dicendo: "Questa luce è il principio
della luce sempiterna che la luce coeterna promise di trasmetterci".
Isaia esclamò e disse: "Questa è la luce del Padre,
del figlio di Dio, come avevo predetto quand'ero vivo in terra: la terra di
Zabulon e la terra di Neftali al di là del Giordano, la terra della Galilea
dei gentili, il popolo che sedeva nelle tenebre vide una gran luce, e una luce
risplendette tra coloro che erano nella regione dell'ombra di morte. Ora giunse
e risplendette per noi che sediamo nella morte".
[2] Il vecchio Simeone. E mentre tutti esultavano nella luce
che risplendette per noi, sopraggiunse nostro padre Simeone e disse esultante:
"Glorificate il Signore Gesù Cristo figlio di Dio, giacché, quando
nacque bambino, io nel tempio lo ricevetti tra le mie mani e spinto dallo
Spirito santo, confessai e dissi: ora i miei occhi hanno visto la tua salvezza
che hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le genti e
gloria del tuo popolo Israele". Tutta la moltitudine dei santi, udendo
questo, esultava ancora di più.
[3] Giovanni Battista. Dopo di ciò venne uno che pareva un
eremita, e tutti l'interrogavano: "Chi sei tu?". Rispondendo loro,
disse: "Io sono Giovanni, voce e profeta dell'Altissimo, precorsi davanti
alla sua venuta per preparare le sue vie e dare al suo popolo la conoscenza
della salvezza per la remissione dei suoi peccati. E vedendolo venire a me,
mosso dallo Spirito santo, dissi: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie
i peccati del mondo. E lo battezzai nel fiume Giordano, e vidi lo Spirito santo
discendere sopra di lui sotto l'apparenza di una colomba e udii una voce che
diceva dal cielo: Questo è il mio figlio diletto, nel quale mi compiaccio. Ed
ora precorsi davanti a lui e discesi ad annunziarvi che è imminente la sua
visita: egli, oriente e figlio di Dio, viene dall'alto su di noi che sediamo
nelle tenebre e nell'ombra di morte".
[3, 1] (19) Adamo e l'albero della misericordia. Quando il
padre Adamo, colui che fu creato per primo, udì queste cose, e cioè che Gesù
era stato battezzato da Giovanni nel Giordano, esclamò verso suo figlio Set:
"Racconta ai tuoi figli patriarchi e profeti tutto quanto hai udito
dall'arcangelo Michele quando, allorché ero malato, ti mandai alle porte del
paradiso affinché supplicassi Dio che ti inviasse un suo angelo per darti
l'olio dell'albero della misericordia per ungere il mio corpo".
Allora Set, avvicinatosi ai santi patriarchi e profeti
disse: "Io, Set, pregavo Dio alle porte del paradiso, allorché mi apparve
l'angelo del Signore, Michele, dicendo: Io sono stato mandato a te dal Signore.
Io sono costituito sopra il corpo umano. E a te, Set, io dico: non affaticarti
pregando e supplicando con le lacrime per avere l'olio dell'albero della
misericordia ed ungere così tuo padre Adamo a causa del suo corpo dolorante.
In nessun modo, infatti, potrai attingere ad esso se non negli ultimissimi
giorni e tempi, se non quando si compieranno cinquemila e cinquecento
anni".
[2] Allora verrà sulla terra l'amabilissimo figlio di Dio a
risuscitare il corpo di Adamo e i corpi dei morti: al suo avvento, egli sarà
battezzato nel Giordano. Quando uscirà dall'acqua del Giordano, ungerà tutti
coloro che credono in lui con l'olio della sua misericordia: quello sarà olio
di misericordia per la generazione di coloro che nasceranno nella vita eterna
dall'acqua e dallo Spirito santo.
Poi l'amabilissimo figlio di Dio, Cristo Gesù, discenderà
dentro la terra e introdurrà nel paradiso il padre nostro Adamo presso
l'albero della misericordia".
All'udire da Set tutte queste cose, tutti i patriarchi e i
profeti esultarono con grande gioia.
[4, 1] (20) Alterco tra Satana e l'Infero. E mentre tutti i santi esultavano, ecco che Satana, principe e duce della morte, disse all'Infero: "Preparati a ricevere Gesù che si gloria di essere figlio di Dio, mentre è un uomo che teme la morte, dicendo: L'anima mia è triste fino alla morte. Mi ha contrariato in molti modi facendomi del male, e con la parola guarì molti ch'io avevo fatto ciechi, storpi, sordi, lebbrosi e tormentati; e quelli ch'io ti avevo condotti morti, questi egli li tirò fuori da te".
[2] L'Infero rispose e disse al principe Satana: "Chi
è costui che è così potente, se è un uomo che teme la morte? Tutti i
potenti della terra che tu mi hai assoggettato e condotto qui con la tua
potenza sono, infatti, rimasti soggetti al mio potere.
Se dunque tu sei potente, chi è quest'uomo Gesù che teme
la morte e contraria la tua potenza? Se nell'umanità è così potente,
veramente ti assicuro che nella sua divinità è onnipotente e nessuno può
resistere al suo potere. E quando dice di temere la morte, ti vuole
sorprendere, e per te sarà un guaio per i secoli sempiterni".
Rispondendo, il principe del Tartaro, Satana, disse:
"Perché tu dubiti e hai paura di ricevere quel Gesù, mio e tuo
avversario? Io, infatti, lo tentai e suscitai contro di lui l'invidia e l'ira
del mio antico popolo ebraico; ho appuntito la lancia per colpirlo, ho
mescolato fiele e aceto per dargli da bere, ho preparato il legno per metterlo
sulla croce e i chiodi per configgerlo, la sua morte è imminente per condurlo
a te, soggetto a te e a me".
[3] L'Infero rispose e disse: "Tu mi hai detto che egli
è quello che estrasse da te i morti. Ci sono stati molti che mentre vivevano
sulla terra hanno preso dei morti da me, non però per mezzo del loro proprio
potere, bensì per opera di preghiera a Dio, e il loro Dio onnipotente li
portò via da me. Chi è questo Gesù che, senza preghiere, per mezzo della sua
parola portò via da me dei morti? Forse è quello stesso che con la parola del
suo comando restituì alla vita Lazzaro morto da quattro giorni, maleodorante e
in dissoluzione, ch'io già tenevo morto".
[4] Satana, principe della morte, rispose dicendo: "E'
proprio lui, Gesù". Udendo questo, l'Infero gli disse: "Per la tua
forza e la mia, ti scongiuro di non addurlo qui da me. Io, infatti, quando udii
il comando della sua parola tremai, atterrito dalla paura, e i miei ministri
furono tutti sconvolti con me. Non abbiamo potuto trattenere lo stesso Lazzaro,
ma scuotendosi con tutta l'agilità e la celerità di un'aquila se ne salì,
uscendo da noi; la stessa terra che custodiva il corpo morto di Lazzaro lo
restituì subito vivo. Di qui io comprendo che quell'uomo che ha potuto fare
questo, è un Dio forte nel suo comando, potente tra l'umanità e salvatore del
genere umano. Se l'addurrai qui da me, libererà tutti coloro che sono chiusi
in questo carcere crudele e legati dalle catene dei peccati, e li condurrà
alla vita eterna della sua divinità".
[5, 1] (21) Aprite le porte! E mentre il principe Satana e
l'Infero parlavano così tra loro, improvvisamente venne una voce come un tuono
e un grido spirituale: "O prìncipi, togliete le vostre porte, alzatevi,
porte eterne, ed entrerà il re della gloria". L'Infero, all'udire ciò,
disse al principe Satana: "Allontanati da me ed esci fuori dalle mie sedi:
se sei un abile combattente, lotta contro il re della gloria. Ma che relazione
c'è tra te e lui?".
E l'Infero scacciò Satana fuori delle sue sedi. Ed ai suoi
empi ministri, l'Infero disse: "Chiudete le dure porte di bronzo e ponete
su di esse le sbarre di ferro, resistete con forza affinché noi che custodiamo
la prigione non siamo presi prigionieri".
[2] Ma all'udire queste cose, tutta la moltitudine dei
santi, con una voce di rimprovero, disse all'Infero: "Apri le tue porte
affinché entri il re della gloria".
E David esclamò dicendo: "Quando ero vivo, in terra,
non vi ho forse predetto: Diano gloria al Signore le sue misericordie e i suoi
prodigi verso i figli degli uomini poiché ha spezzato le porte di bronzo e
infranto le sbarre di ferro? Egli li ha liberati dalla via delle loro
iniquità".
E così anche Isaia disse: "Quando ero vivo, in terra,
non vi ho forse predetto: S'alzeranno i morti, risorgeranno quelli che sono nei sepolcri ed
esulteranno quelli che sono sulla terra, giacché la rugiada che viene dal
Signore è la loro guarigione? Io dissi ancora: Dov'è, o morte, il tuo aculeo?
Dov'è, o infero, la tua vittoria?".
[3] Tutti i santi, udendo da Isaia queste cose, dissero
all'Infero: "Apri le tue porte. Ora tu sarai vinto, debole e
impotente". E risuonò una gran voce, come un tuono, che diceva: "O
prìncipi, togliete le vostre porte, alzatevi, porte infernali ed entrerà il
re della gloria".
L'Infero, vedendo che avevano gridato così per due volte,
quasi non lo sapesse, domandò: "Chi è il re della gloria?".
Rispondendo all'Infero, David disse: "Conosco le parole di questo grido,
giacché io, per mezzo dello spirito, ho vaticinato le stesse cose. Ed ora ti
dico quanto ho già affermato prima: il Signore forte e potente, il Signore
potente in battaglia, questi è il re della gloria. Lo stesso Signore guardò
dal cielo in terra per udire i gemiti dei prigionieri e liberare i figli di
coloro che sono stati uccisi. Ed ora, sporchissimo e puzzolentissimo Infero,
apri le tue porte affinché entri il re della gloria".
[4] Mentre David parlava così, in forma umana, sopraggiunse
all'Infero il Signore delle maestà: illuminò le tenebre eterne, sciolse i
vincoli indissolubili e l'ausilio della sua invincibile potenza visitò noi che
sedevamo nelle tenebre profonde dei nostri delitti e nell'ombra di morte dei
nostri peccati.
[6, 1] (22) Cristo nella sede dell'Infero e della morte. A
questa vista, l'Infero e la morte, e gli empi loro ministri con i crudeli ufficiali,
constatando un così grande splendore nel loro regno, allorché videro
improvvisamente Cristo nella loro sede, ebbero paura ed esclamarono:
"Siamo stati vinti da te!".
Chi sei tu, mandato dal Signore per nostra confusione?
Chi sei tu, che senza essere soggetto alla corruzione,
nell'integra testimonianza della tua maestà, condanni con furore il nostro
potere?
Chi sei tu, piccolo e grande, umile ed eccelso, soldato e
imperatore, lottatore mirabile sotto l'apparenza di servo, morto e vivo, re
della gloria, che la croce sostenne ucciso?
Tu che giacesti morto nel sepolcro, sei disceso a noi vivo!
Alla tua morte tremò tutto il creato e sono state scosse tutte le stelle. Ed
ora ecco che, libero tra i morti, perturbi le nostre legioni.
Chi sei tu che assolvi quanti, legati dal peccato originale,
sono tenuti prigionieri, e li restituisci alla primitiva libertà?
Chi sei tu che con la tua splendida luce divina inondi
coloro che sono accecati nelle tenebre dei peccati?".
[2] Anche tutte le legioni dei demoni scosse da una identica
paura, nel terrore della loro confusione, gridarono ad una sola voce:
"Donde vieni tu, Gesù, che sei un uomo così forte e così splendido
nella maestà, così eccellente e senza macchia e così immune da peccato? Il mondo
terrestre, infatti, che finora ci è sempre stato soggetto e pagava i tributi
in nostro favore, non ci ha mai trasmesso un uomo morto di questo genere, mai
ha destinato agli inferi doni di questo genere.
Chi sei dunque tu che hai passato i nostri confini così
intrepido, che non soltanto non temi i nostri supplizi, ma cerchi pure di
liberare tutti dalle nostre catene? Forse tu sei quel Gesù del quale diceva il
nostro principe, Satana, che, dopo la tua morte in croce, avresti ricevuto il
potere su tutto il mondo".
[3] Allora il re della gloria, calpestando la morte,
afferrò il principe Satana e lo consegnò in potere dell'Infero, e attrasse
Adamo al suo splendore.
[7, 1] (23) Apostrofe dell'Infero a Satana. Allora l'Infero
prese il principe Satana e con molti rimproveri, gli disse: "O principe
della perdizione e duce dello sterminio, Beelzebub, irrisione degli angeli e
sputo dei giusti, perché hai voluto compiere queste cose? Hai voluto
crocifiggere il re della gloria e al suo decesso ci hai promesso un bottino
così grande? Insipiente, tu ignoravi quanto facevi. Ecco ormai che questo
Gesù, con il fulgore della sua divinità, disperde tutte le tenebre della
morte, spezza le salde fondamenta delle carceri, scaccia i prigionieri e
scioglie coloro che sono legati. Ci insultano tutti coloro che solevano
sospirare sotto i nostri tormenti, alle loro suppliche vengono espugnati i
nostri imperi, vinti i nostri regni e nel genere umano non c'è più alcuno che
ci rispetti. E acerbamente ci minacciano i morti che mai furono superbi verso
di noi, i prigionieri che non riuscirono mai a essere lieti.
[2] O principe Satana, padre di tutti i cattivi, degli empi
e dei rinnegati, perché hai voluto agire così? Di coloro che dall'inizio fino
ad ora avevano disperato della salvezza e della vita, ora non si ode qui più
alcun lamento, non risuona più il loro gemito, né sui loro volti vi è più
traccia di lacrime.
O principe Satana, detentore delle chiavi degli inferi,
quelle tue ricchezze che avevi acquisite per mezzo dell'albero della
prevaricazione e della perdita del paradiso, ora le hai perdute per mezzo
dell'albero della croce, ed è perita tutta la tua gioia. Quando tu hai appeso
questo Cristo Gesù, re della gloria, hai agito contro di te e contro di me.
Ora sperimenterai quanti tormenti eterni e infiniti supplizi dovrai patire
sotto la mia custodia sempiterna.
[3] O principe Satana, autore della morte e fonte di ogni
superbia, dovevi prima indagare se vi era qualcosa di cattivo in questo Gesù:
perché, senza alcun motivo, ingiustamente, hai osato crocifiggere colui nel
quale non avevi trovato alcuna colpa, e hai condotto nella nostra regione un
uomo innocente e giusto, e hai perduto i colpevoli, gli empi e gli ingiusti di
tutto il mondo?".
Satana in luogo dei morti liberati. Mentre l'Infero così
parlava al principe Satana, il re della gloria disse all'Infero: "Il
principe Satana sarà sotto il tuo potere per tutti i secoli in luogo di Adamo
e dei suoi figli, i miei giusti".
[8, 1] (24) I morti liberati. E stendendo la sua mano il
Signore disse: "Venite a me, tutti voi, miei santi, che portate la mia
immagine e somiglianza. Voi che siete stati dannati a causa dell'albero, del
diavolo e della morte, vedete ora il diavolo e la morte dannati a causa dell'albero".
Tutti i santi si radunarono subito sotto la mano del Signore.
Presa la mano destra di Adamo, il Signore gli disse:
"Pace a te e a tutti i figli tuoi, miei giusti.
Allora Adamo, gettatosi alle ginocchia del Signore, lo
pregava con lacrime e a gran voce, dicendo: "Ti esalterò, Signore,
poiché mi hai preso, non permettendo che i miei nemici si rallegrassero su di
me. Signore Dio, gridai a te e tu mi hai sanato, o Signore: hai estratto dagli
inferi l'anima mia, mi hai liberato da coloro che discendono giù nel lago.
Salmeggiate al Signore voi tutti suoi santi e lodate la memoria della santità:
poiché nella sua indignazione c'è l'ira, ma nella sua volontà c'è la
vita".
Così pure tutti i santi di Dio, inginocchiati ai piedi del
Signore, dissero all'unisono: "Sei giunto, o redentore del mondo! Come
avevi predetto per mezzo della legge e dei tuoi profeti, così hai realmente
fatto. Hai redento i vivi per mezzo della tua croce e per mezzo della morte in
croce sei disceso da noi a toglierci dagli inferi e dalla morte per mezzo della
tua maestà. Signore, come hai posto in cielo il titolo della tua gloria e in
terra hai eretto la tua croce come titolo della redenzione, così poni
nell'Infero il segno della vittoria della tua croce, affinché più non domini
la morte".
[2] Stendendo la sua mano, il Signore fece il segno della
croce sopra Adamo e sopra tutti i suoi santi e, tenendo la destra di Adamo,
salì dagli inferi seguìto da tutti i santi.
Allora il santo David gridò forte dicendo: "Cantate al
Signore un cantico nuovo, poiché ha compiuto cose mirabili. La sua destra
portò salvezza per mezzo suo e del suo santo braccio. Il Signore manifestò la
sua salvezza, al cospetto delle genti rivelò la sua giustizia".
E tutta la moltitudine dei santi rispose dicendo:
"Questa è la gloria di tutti i suoi santi! Amen, alleluia".
[3] Dopo di ciò, Abacuc profeta esclamò dicendo: "Sei
venuto per la salvezza del tuo popolo, per liberare i tuoi eletti". E
tutti i santi risposero: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Il Signore è Dio, e ci ha illuminato. Amen, alleluia".
Dopo, anche il profeta Michea esclamò dicendo: "Quale
Dio è come te, Signore, che tolga le iniquità e rimuova i peccati? Ed ora tu
trattieni la tua ira dimostrando così che tu sei spontaneamente
misericordioso, ci perdoni e hai misericordia di noi, assolvi tutte le nostre
iniquità e hai immerso tutti i nostri peccati nelle profondità del mare, come
avevi giurato ai nostri padri negli antichi giorni.
E tutti i santi risposero dicendo: "Questo è il nostro
Dio in eterno e nei secoli dei secoli, egli ci reggerà per sempre. Amen,
alleluia".
Così parlarono tutti i profeti, riferendo parole sacre
dalle loro lodi e anche tutti i santi seguivano il Signore gridando: "Amen,
alleluia".
[9, 1] (25) Incontro con Enoc ed Elia. Ed il Signore,
tenendo per mano Adamo, lo consegnò all'arcangelo Michele: e tutti i santi
seguivano Michele arcangelo che li introdusse nella grazia gloriosa del
paradiso. E corsero loro incontro due uomini onusti di giorni. Interrogati dai
santi: "Chi siete voi che non eravate morti con noi negli inferi e vi
trovate in paradiso con il corpo?", uno di essi rispose e disse loro:
"Io sono Enoc e sono stato traslato qui per mezzo della parola del Signore.
Questo qui con me è Elia tesbita che è stato assunto con il carro di fuoco.
Fino ad ora non abbiamo gustato la morte, siamo invece mantenuti fino
all'avvento dell'anticristo per combattere contro di lui con prodigi e segni
divini, essere poi uccisi da lui a Gerusalemme ed infine, dopo tre giorni e
mezzo, essere nuovamente assunti vivi tra le nubi".
[10, 1] (26) Il buon ladrone e la sua croce. Mentre Enoc ed
Elia parlavano con i santi, sopraggiunse un altro uomo dall'aspetto miserabile,
portando sulle sue spalle il segno della croce. Alla sua vista tutti i santi
gli dissero: "Chi sei tu? Il tuo aspetto infatti è quello di un ladro. E
perché porti sulle spalle il segno della croce?". Egli rispose loro e
disse: "Avete detto bene! Poiché sono stato un ladro e sulla terra ho
fatto ogni genere di mali. Gli Ebrei mi crocifissero con Gesù, vidi le cose
mirabili che avvennero nel creato quando Gesù fu crocifisso, credetti che egli
era il creatore di tutte le creature e il re onnipotente, e lo supplicai dicendo:
Ricordati di me, Signore, quando giungerai nel tuo Regno.
[2] Subito egli accolse la mia supplica e mi disse: "in
verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso. Mi diede poi questo segno della
croce dicendo: Portalo camminando in paradiso e, qualora l'angelo che
custodisce il paradiso non ti permettesse di entrare, mostragli questo segno
della croce e digli: mi ha mandato Gesù Cristo, figlio di Dio, che ora è
crocifisso. Io feci così e dissi all'angelo che custodisce il paradiso tutte
queste cose. Udito ciò da me, egli subito aprì, mi fece entrare e mi pose
alla destra del paradiso, dicendo: ecco, aspetta un poco, fino all'ingresso del
padre di tutto il genere umano, Adamo, con tutti i suoi figli santi e giusti,
dopo il trionfo e la gloria dell'ascensione di Cristo Signore crocifisso".
[3] Udendo tutte queste parole del ladro, tutti i santi
patriarchi e profeti dissero a una sola voce: "Benedetto, o Signore
onnipotente, padre dei beni eterni e padre delle misericordie, che hai concesso
una tale grazia ai tuoi peccatori e li hai introdotti nuovamente nella grazia
del paradiso e nei tuoi pingui pascoli: questa è infatti la vera vita
spirituale. Amen, amen".
[11, 1] (27) I risorti battezzati nel Giordano. Questi sono
i misteri divini e sacri che abbiamo visto e udito noi, Carino e Leucio. Non ci
è concesso di narrare gli altri misteri di Dio come ci ha ordinato l'arcangelo
Michele, dicendo: "Andate a Gerusalemme dai vostri fratelli e restate in
preghiera supplicando e glorificando la risurrezione del Signore Gesù Cristo
che vi ha risuscitato con se stesso dalla morte. Non parlerete con alcun uomo
ma resterete come muti fino a quando giunga l'ora in cui lo stesso Signore vi
permetterà di riferire i misteri della sua divinità".
[2] L'arcangelo Michele ci ha ordinato di andare al di là
del Giordano, in un luogo ricco e fertile, dove sono molti che risorsero con
noi a testimonianza della risurrezione di Cristo Signore. Poiché, noi che
siamo risuscitati dai morti, abbiamo soltanto un permesso di tre giorni per
celebrare in Gerusalemme la pasqua del Signore con i nostri parenti vivi in
testimonianza della risurrezione di Cristo Signore. Siamo anche stati
battezzati nel santo fiume Giordano e ognuno di noi ha ricevuto una stola
candida.
[3] Al di là del Giordano. "Tre giorni dopo, celebrata
la pasqua del Signore, tutti coloro che erano risorti con noi, sono stati
rapiti nelle nubi e portati al di là del Giordano e non sono più stati visti
da alcuno. A noi invece è stato detto di perseverare in preghiera nella città
di Arimatea.
Questo è quanto il Signore ci ha ordinato di riferire a
voi: date a lui lode e ringraziamento, e fate penitenza affinché abbia
misericordia di voi. Pace a voi dallo stesso Signore Gesù Cristo, salvatore di
tutti noi. Amen".
[4] Quando terminarono di scrivere tutte queste cose in vari
rotoli di carta, si alzarono. Carino diede ciò che aveva scritto nelle mani di
Anna, di Caifa e di Gamaliel; e Leucio diede quanto aveva scritto nelle mani di
Nicodemo e di Giuseppe. E subito si trasfigurarono, diventando
straordinariamente diafani e non sono più stati visti. I loro scritti poi sono
stati trovati uguali: neppure una sola lettera vi era in più o in meno.
[5] Udendo tutte queste mirabili cose dette da Carino e
Leucio, tutti i membri della sinagoga degli Ebrei dissero l'un l'altro:
"Tutte queste cose sono state fatte veramente dal Signore, e benedetto sia
il Signore nei secoli dei secoli, amen". E in grande fretta uscirono tutti
tremanti, pieni di timore, e percuotendosi il petto andarono ognuno a casa
propria.
[6] Tutte queste cose dette dagli Ebrei nella loro sinagoga
furono subito riferite al preside da Giuseppe e Nicodemo.
Lo stesso Pilato scrisse tutte le cose che dagli Ebrei erano
state fatte e dette a proposito di Gesù e annotò tutti i fatti nei pubblici
registri del suo pretorio.
[12, 1] (28) Pilato, le autorità ebraiche e le Scritture.
Dopo di ciò, Pilato andò nel tempio degli Ebrei, radunò tutti i prìncipi
dei sacerdoti, i grammatici, gli scribi, i dottori della legge, ed entrò con
essi nel sacrario del tempio; ordinò che fossero chiuse tutte le porte e disse
loro: "Abbiamo udito che in questo tempio avete un grande armadio di
libri. Vi prego perciò che sia posto davanti a noi". E mentre questo armadio
di libri ornato di oro e di gemme preziose veniva portato da quattro ministri,
Pilato disse a tutti: "Vi scongiuro per il Dio dei vostri padri, che vi ha
ordinato di edificare questo tempio quale luogo del suo sacrario, di non
tacermi la verità. Voi sapete tutte le cose che sono scritte nei libri di
questo armadio, e ora dite se nelle Scritture avete trovato che questo Gesù,
colui che avete crocifisso, è il figlio di Dio che doveva venire per la
salvezza del genere umano, ed entro quanti anni doveva venire. Fatemi sapere se
l'avete crocifisso coscientemente o incoscientemente".
[2] Così scongiurati, Anna e Caifa ordinarono che uscissero
dal sacrario tutti quelli che erano con loro; poi chiusero tutte le porte del
tempio e del sacrario, e dissero a Pilato: "Siamo stati scongiurati da te,
giudice eccellente, per la costruzione di questo tempio, di stenderti un
resoconto veritiero. Dopo che abbiamo crocifisso Gesù, ignorando che fosse il
figlio di Dio, e ritenendo che facesse prodigi in virtù di qualche
incantesimo, abbiamo tenuto una grande assemblea in questo tempio. E discutendo
tra di noi a proposito dei segni delle opere mirabili che aveva fatto Gesù,
abbiamo trovato molti testimoni della nostra stirpe che asseriscono di avere
visto Gesù, vivo dopo la sua passione e morte penetrare nell'alto dei cieli.
Abbiamo visto anche due testimoni che Gesù ha risuscitato dai morti i quali ci
annunziarono le molte cose mirabili fatte da Gesù tra i morti, cose che sono
state scritte e che sono nelle nostre mani.
[3] Le autorità ebraiche riconoscono Gesù. E' nostra
consuetudine che ogni anno, aprendo questo sacro armadio di libri davanti alla
nostra assemblea, cerchiamo una testimonianza di Dio. Nel primo libro dei settanta abbiamo trovato che l'arcangelo
Michele ha parlato al terzo figlio del primo uomo, Adamo, di cinquemila e
cinquecento anni, dopo i quali sarebbe venuto dai cieli Cristo, il dilettissimo
figlio di Dio. Abbiamo considerato anche che forse era il Dio di Israele che
disse a Mosè: "Fatti un'arca dell'alleanza della lunghezza di due cubiti
e mezzo, della larghezza di un cubito e mezzo e dell'altezza di un cubito e
mezzo". In questi cinque cubiti e mezzo abbiamo inteso e conosciuto la
formazione dell'arca dell'antica alleanza, giacché entro cinquemila e
cinquecento anni doveva venire Gesù Cristo nell'arca del suo corpo e abbiamo
riscontrato che egli è lo stesso Dio di Israele, figlio di Dio.
[4] Dopo la sua passione, stupiti dai segni che avvenivano
per mezzo suo, noi principi dei sacerdoti abbiamo aperto questa Bibbia e
abbiamo indagato tutte le generazioni fino alla generazione di Giuseppe,
contando Maria madre di Cristo e della stirpe di David, e abbiamo trovato che,
dal tempo in cui Dio fece il cielo e la terra e il primo uomo fino al diluvio
vi sono 2212 anni; dal diluvio fino alla erezione della torre vi sono 531 anni;
dall'erezione della torre fino ad Abramo vi sono 606 anni; da Abramo fino
all'uscita dei figli d'Israele dall'Egitto vi sono 470 anni; e dall'uscita dei
figli d'Israele dall'Egitto fino alla costruzione del tempio vi sono 511 anni;
dalla costruzione del tempio fino alla sua distruzione vi sono 464 anni; con la
Bibbia di Esdra siamo giunti fino a qui; indagando dall'incendio del tempio
fino all'avvento di Cristo e alla sua nascita abbiamo trovato che ci sono 636
anni. La somma totale è di 5500 anni, secondo quanto abbiamo trovato scritto
nella Bibbia, come aveva predetto Michele arcangelo a Set, terzo figlio di
Adamo: dopo 5500 anni sarebbe venuto Cristo, il figlio di Dio.
[5] Finora non l'abbiamo detto ad alcuno affinché non vi
fossero dissensi nelle nostre assemblee; ma ora che tu ci hai scongiurati,
eccellente giudice, per questo sacro armadio di libri, sulle divine
testimonianze, te lo abbiamo manifestato. A nostra volta ti scongiuriamo, per
la tua vita e per la tua salute, di non manifestare ad alcuno in Gerusalemme
queste parole".
[13, 1] (29) Lettera di Pilato a Claudio imperatore. Udite
queste parole di Anna e Caifa, Pilato le ripose tutte tra gli atti del Signore
e salvatore, nei pubblici registri del pretorio, e scrisse una lettera a
Claudio, re della città di Roma, dicendo:
[2] "Ponzio Pilato a Claudio suo re, salute.
Avvenne or ora che, come io stesso provai, gli Ebrei
punissero se stessi e i loro posteri con una crudele condanna. Infatti Dio
aveva dato la promessa ai loro padri che avrebbe mandato loro dal cielo il suo
santo che giustamente sarebbe stato chiamato loro re, e aveva promesso che
questo sarebbe stato mandato in terra per mezzo di una vergine: questo dunque
venne nella Giudea mentre io ero preside. E avendo visto che dava luce ai
ciechi, mondava i lebbrosi, guariva i paralitici, metteva in fuga i demoni
dagli uomini, risuscitava i morti, comandava ai venti camminava a piedi
asciutti sulle onde del mare, e faceva molti altri segni miracolosi, tutto il
popolo ebraico lo diceva figlio di Dio; ma i prìncipi dei sacerdoti, presi da
invidia contro di lui, lo catturarono e me lo consegnarono. Mentendo ed
asserendo una cosa per l'altra, dissero che costui era un mago e agiva contro
la loro legge.
[3] Io credetti che le cose fossero così e, fattolo
flagellare, lo consegnai al loro arbitrio. Essi lo crocifissero, e quando fu
sepolto gli posero le guardie. Ma, mentre i miei soldati facevano la guardia,
nel terzo giorno, egli risorse.
[4] L'iniquità degli Ebrei però si accanì a tal punto da
dare denaro ai miei soldati, dicendo: "Dite che i suoi discepoli hanno
rapito il suo corpo". Ma, preso il denaro, non poterono tacere quanto era
accaduto: testimoniarono infatti di aver visto che egli era risorto e di avere
ricevuto denaro dagli Ebrei.
Ho riferito queste cose affinché, qualora qualcuno
mentisca, tu non ritenga giusto credere alle menzogne degli Ebrei".
II - Recensione latina "B" *
[1, 1] (17) ** Adda, Finee ed Egia. Allora rabbi Adda, rabbi
Finee e rabbi Egia, i tre uomini che erano venuti dalla Galilea a testimoniare
di avere visto Gesù assunto in cielo, si alzarono in mezzo alla moltitudine
dei prìncipi degli Ebrei e, davanti ai sacerdoti e leviti convocati al
consiglio del Signore, dissero: "Mentre noi venivamo dalla Galilea verso
il Giordano, ci si fece incontro una moltitudine di uomini vestiti di bianco,
che prima erano morti e tra essi abbiamo visto anche Carino e Leucio. Si
avvicinarono a noi, ci baciammo l'un l'altro poiché erano stati nostri cari
amici, e li interrogammo: "Diteci, amici e fratelli, come mai quest'anima
e questa carne? E chi sono costoro ai quali vi accompagnate? E come avete il
corpo voi che una volta siete morti?".
[2] Essi risposero dicendo: "Siamo risorti con Cristo
dagli inferi. Egli stesso ci ha risuscitato dai morti. Da questo voi
comprendete che le porte della morte e delle tenebre sono state distrutte e le
anime dei santi sono state tolte di là e sono salite in cielo con Cristo
Signore. A noi infatti dallo stesso Signore è stato ordinato di camminare per
un determinato tempo lungo le sponde del Giordano e sui monti, e di non farci
vedere da tutti né parlare con tutti, ma solo con coloro ai quali piacerà a
lui. Anche ora non avremmo potuto né parlare né apparire a voi, se non ci
fosse stato permesso dallo Spirito santo"".
[3] Udendo queste cose, tutta la moltitudine presente al
consiglio fu atterrita dal timore e si meravigliava tremando e domandandosi se
tutto ciò che testimoniavano questi Galilei fosse realmente avvenuto.
Allora Caifa e Anna dissero al consiglio: "Ora deve
farsi chiaro su tutte le cose che costoro hanno manifestato, dalla prima
all'ultima. Se si dimostrerà vero che Carino e Leucio sono vivi nel corpo e se
noi li potremo contemplare con i nostri occhi, vuol dire che è proprio vero
ciò che questi hanno testimoniato: quando li avremo trovati, ci assicureranno
su di ogni cosa. Ma se così non avverrà, sappiate che si tratta soltanto di
menzogne".
[4] Allora piacque loro di prendere subito la decisione di
scegliere uomini idonei, timorati di Dio, che sapevano quando quelli erano
morti e conoscevano la tomba ove erano stati sepolti, affinché facessero una
diligente ricerca e vedessero se le cose erano veramente come avevano sentito.
Andarono dunque uomini, in numero di quindici, che avevano
assistito alla loro morte, erano andati con i loro piedi là ove era stati
sepolti e avevano osservato i loro sepolcri. Giunti che furono trovarono i loro
sepolcri aperti e così quelli di molti altri, ma non trovarono neppure i segni
delle ossa o della loro polvere.
Con tutta fretta ritornarono per riferire quanto avevano
veduto.
[5] Turbati da un profondo timore, i membri di tutta la
sinagoga dissero l'un l'altro: "Che cosa si può fare?". Anna e Caifa
proposero: "Mandiamo là ove abbiamo udito che essi si trovano! Inviamo da
loro uomini tra i più nobili affinché li supplichino e scongiurino: forse si
degneranno di venire da noi".
Mandarono dunque a loro, Nicodemo, Giuseppe e i tre rabbini
galilei che li avevano visti, affinché li pregassero di venire da loro. Questi
andarono, percorsero tutta la regione del Giordano e i monti, ma non trovandoli se ne stavano ritornando.
[6] I risorti discendono dal monte Amalech. Quand'ecco
improvvisamente apparire dal monte Amalech una grande moltitudine che scendeva:
erano quasi dodicimila uomini risorti con il Signore. Pur riconoscendone molti,
non poterono parlare con loro a causa del timore e della apparizione angelica;
se ne stavano quindi a guardare e a sentire da lontano quelli che camminavano
salmodiando e dicendo: "Il Signore è risorto dai morti, come aveva detto.
Esultiamo dunque e rallegriamoci tutti, giacché egli regna in eterno".
Pieni di ammirazione, quelli che erano stati inviati caddero
a terra dalla paura; ma un angelo del Signore li sollevò da terra e li
avvertì di cercare Carino e Leucio nelle loro case.
[7] Carino e Leucio. Alzatisi, andarono alle loro case e li
trovarono in preghiera. Entrati da loro, si prostrarono a salutarli, poi si
alzarono e dissero: "Amici di Dio, tutta la moltitudine degli Ebrei ci ha
inviati a voi, avendo udito che siete risorti dai morti, per pregarvi e
supplicarvi affinché vogliate venire da essi, e possiamo così conoscere tutte
le meravigliose opere di Dio accadute vicino a noi, nei nostri giorni". Ad
un cenno di Dio, essi subito si alzarono, andarono con loro ed entrarono nella loro
sinagoga.
Allora la moltitudine degli Ebrei con i sacerdoti pose tra
le loro mani i libri della legge, e li scongiurarono per il Dio Heloi, per il
Dio Adonai, per la legge e per i profeti dicendo: "Diteci in che modo
siete risorti dai morti e narrate le cose mirabili accadute nei nostri giorni,
cose che abbiamo mai udito siano avvenute in alcun tempo. Dalla paura si sono
già confuse e disseccate le nostre ossa, e la terra trema sotto i nostri
piedi: abbiamo infatti unito tutti i nostri cuori per spargere un sangue giusto
e santo".
[8] Carino e Leucio fecero dei segni con le mani affinché
fosse dato loro un rotolo di carta e l'inchiostro. Si comportarono così
perché lo Spirito santo non aveva loro permesso di parlare con essi.
Dati a ognuno dei fogli di carta, li separarono l'uno
dall'altro in camere distinte. Dopo aver fatto con le dita il segno della croce
di Cristo, essi principiarono a scrivere ognuno nel suo rotolo; e quand'ebbero
finito, quasi all'unisono esclamarono nelle loro camere: "Amen".
Alzatisi, Carino diede il suo foglio a Anna e Leucio a
Caifa, poi si salutarono e uscirono ritornandosene ai loro sepolcri.
[9] Allora Anna e Caifa aprirono il rotolo di carta e
presero a leggere ognuno per conto proprio. Ma tutto il popolo se l'ebbe a male;
tutti gridavano: "Leggeteci questi scritti pubblicamente! Dopo che saranno
stati letti li conserveremo affinché questa verità di Dio non sia mutata in
una falsità dall'accecamento degli immondi e bugiardi".
Allora Anna e Caifa, tremanti, diedero il rotolo di carta a
rabbi Adda, a rabbi Finee e a rabbi Egia che erano venuti dalla Galilea e
avevano annunziato che Gesù era stato assunto in cielo: e tutta la moltitudine
degli Ebrei confermò loro la sua fiducia affinché leggessero questo scritto.
Ed essi lessero il foglio di carta contenente queste cose.
[2, 1] (18) "Io Carino. Signore Gesù Cristo, figlio
del Dio vivo, permettimi di parlare delle tue opere meravigliose che hai
compiuto agli inferi.
Aprite le porte! Dunque, mentre eravamo agli inferi
incatenati nelle tenebre e nell'ombra di morte, improvvisamente risplendette su
di noi una grande luce e si scossero l'inferno e le porte della morte. Si udì
la voce del figlio del Padre altissimo, come la voce di un tuono, che
proclamava, dicendo: "Ritraete, o prìncipi, le vostre porte, alzatevi,
porte eterne! Si approssima ad entrare il re della gloria, Cristo".
[2] Venne allora Satana, il duce della morte, fuggendo
atterrito mentre diceva ai suoi ministri e agli inferi: "Correte, miei
ministri e voi tutti inferi! Chiudete le vostre porte, sistemate le sbarre di
ferro, combattete con forza e
perseveranza, affinché non siamo presi e incatenati". Allora, furono
scossi tutti i suoi empi ministri e presero a chiudere, con ogni diligenza, le
porte della morte, ad accostare poco alla volta le serrature e le sbarre di
ferro, a tenere stretti in mano tutti i loro strumenti e a lanciare grida
terribili e spaventose.
[3, 1] (19) Colloquio tra Satana e l'Inferno. Allora Satana
disse all'Inferno: "Preparati a ricevere colui che ti condurrò".
L'Inferno rispose a Satana così: "Questa voce non può essere altro che
il grido del figlio del Padre altissimo, giacché al suono hanno tremato la
terra e tutti i luoghi dell'infero; penso perciò che io e tutti i miei lacci
siamo già aperti. Ma ti scongiuro, Satana, capo di tutti i mali, per le tue e
le mie forze, di non introdurlo qui da me, affinché mentre lo vogliamo
catturare non siamo da lui catturati. Ed infatti, se solo alla sua voce tutta
la mia forza fu così infranta, che pensi che farà quando giungerà di
presenza?"
[2] Satana, duce della morte, gli rispose: "Che hai da
gridare? Non temere, vecchio e pessimo amico! Io, infatti, ho aizzato contro di
lui il popolo ebraico, ordinai che fosse preso a schiaffi e già ho portato a
termine il suo tradimento ad opera di un suo discepolo. Inoltre, è un uomo che
ha molta paura della morte, e dalla paura disse: La mia anima è triste fino
alla morte! L'ho portato fino ad essa, giacché ora pende innalzato sulla croce".
[3] Allora l'Inferno gli disse: "Se egli è colui che
con una sola parola ha fatto sfuggire dal mio seno, come un'aquila, Lazzaro
morto da quattro giorni, costui non è un uomo nella sua umanità, ma un Dio
nella sua maestà. Ti supplico di non addurlo qui da me".
Satana gli rispose: "Comunque preparati, non avere
paura! Ormai pende dalla croce, e non posso fare diversamente". Allora
l'Inferno rispose a Satana: "Se dunque non puoi fare altro, ecco che si
avvicina la tua rovina. Io resterò abbattuto e senza onore, ma tu sarai
tormentato sotto il mio dominio".
[4, 1] (20) Adamo e l'albero della misericordia. I santi di
Dio udivano la discussione tra Satana e l'Inferno. Sebbene essi non si
conoscessero ancora reciprocamente, erano ormai già in procinto di conoscersi.
Ma il nostro santo padre, Adamo, rispose a Satana in questo
modo: "Duce della morte, di che cosa hai paura e tremi? Ecco che viene il
Signore a distruggere tutte le tue menzogne; tu sarai preso da lui e relegato
per sempre".
[2] Allora, tutti i santi udendo come la voce del padre
nostro Adamo rispose con fermezza a Satana, furono confermati nella gioia;
corsero tutti dal padre Adamo e si radunarono in quel posto attorno a lui.
Vedendo tutta quella moltitudine, il padre nostro Adamo prese a osservare
accuratamente se tutti erano stati procreati da lui nel mondo. E guardando
tutto all'intorno gli astanti, versava lacrime amarissime e volgendosi a suo
figlio Set, disse: "Figlio Set, racconta ai santi patriarchi e profeti
quanto ti aveva detto il custode del paradiso, allorché ti avevo mandato da
lui a prendere dell'olio della misericordia per ungere il mio corpo
malato".
[3] Egli, allora, rispose: "Quando, davanti alle porte
del paradiso, con le lacrime, ho pregato e supplicato il Signore e chiamai il
custode del paradiso affinché mi desse dell'olio, uscì l'arcangelo Michele e
mi disse: Set, perché stai piangendo? Sappi bene che tuo padre Adamo non
riceverà, ora, di quest'olio della misericordia, ma dopo molte generazioni nel
mondo. Il dilettissimo figlio di Dio verrà, infatti, dal cielo nel mondo,
sarà battezzato da Giovanni nel fiume Giordano, ed allora tuo padre Adamo
riceverà di quest'olio della misericordia e così tutti coloro che credono in
lui. E il regno di coloro che credettero in lui resterà nei secoli".
[5, 1] (21) Isaia, Giovanni Battista e David. All'udire
queste cose, tutti i santi esultarono nuovamente nella gioia. E uno dei
presenti, di nome Isaia, proclamò a gran voce: "Padre Adamo e voi tutti
che lo circondate, udite le mie parole. Quand'ero in terra, sotto
l'ammaestramento dello Spirito santo, a proposito di questa luce, ho cantato
profeticamente: il popolo che sedeva nelle tenebre, vide una gran luce, per gli
abitatori della regione dell'ombra di
morte, sorse una luce".
Udita questa voce, il padre Adamo e tutti gli altri si
voltarono a lui e gli domandarono: "Tu chi sei? Sono, infatti, vere le
cose che dici!". Egli rispose dicendo: "Il mio nome è Isaia".
[2] Apparve allora un altro presso di lui dall'aspetto di
eremita. Essi l'interrogarono dicendo: "Chi sei tu che porti sul corpo
tali segni?". Egli rispose con fermezza: "Io sono Giovanni Battista,
voce e profeta dell'Altissimo. Io ho proceduto davanti alla faccia dello stesso
Signore per ridurre in strade pianeggianti i sentieri deserti e tortuosi. Con
il mio dito ho indicato ai gerosolimitani l'agnello del Signore e il figlio di
Dio, e l'ho glorificato.
L'ho battezzato nel fiume Giordano, e ho udito la voce del
Padre che risuona dal cielo proclamando a suo riguardo: Questo è il mio figlio
diletto, nel quale mi sono compiaciuto. Da lui io ricevetti la promessa che
egli sarebbe disceso agli inferi".
Allora il padre Adamo, all'udire queste cose, gridò a gran
voce esclamando: "Alleluia!". Che significa: "Il Signore viene
per tutte le case!".
[6, 1] (22) Poi un altro dei presenti, di nome David, che
incedeva con le insegne quasi fosse imperatore, proclamò: "Quando ero in
terra rivelai al popolo gli arcani della misericordia di Dio e della sua visita
e, riferendomi a tutti i secoli, profetizzai le gioie future, dicendo: Diano
gloria a Dio le sue misericordie e le sue opere meravigliose per i figli degli
uomini, poiché spezzò le porte di bronzo e frantumò le sbarre di
ferro".
Allora i santi patriarchi e profeti incominciarono a
conoscersi l'un l'altro e a parlare ognuno delle proprie profezie. Il santo
Geremia incominciò dunque a ripensare le sue profezie e a dire ai patriarchi e
profeti: "Quand'ero in terra ho profetato sul figlio di Dio che apparve
sulla terra e si intrattenne con gli uomini".
[2] Tutti i santi esultarono, allora, per la luce del
Signore, per la presenza del padre Adamo e per le risposte di tutti i
patriarchi e profeti, ed esclamarono: "Alleluia, benedetto colui che viene
nel nome del Signore!".
Tanto che al loro grido di gioia Satana ebbe paura e cercò
una via di scampo. Ma non gli fu possibile perché l'Inferno e i suoi ministri
lo tenevano nell'inferno avvinto e vigilato da ogni parte, e gli dicevano:
"Di che hai paura? Noi non ti lasciamo uscire di qua, in alcun modo.
Ricevi queste cose, delle quali sei ben degno, da colui contro il quale tu
combatterai ogni giorno; in caso contrario, sappi che sarai da lui incatenato e
assoggettato alla mia vigilanza".
[7, 1] (23) E risuonò nuovamente la voce del figlio del
Padre altissimo, come il fragore di un grande tuono, che diceva:
"Togliete, o prìncipi, le vostre porte, alzatevi, o porte eterne, ed
entrerà il re della gloria".
Allora Satana e l'Inferno gridarono, dicendo: "Chi è
questo re della gloria?". E la voce del Signore rispose loro: "Il
Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia".
[2] Il buon ladrone e la sua croce. Dopo questa voce venne
un uomo, avente l'aspetto di un ladro, che portava una croce sulle spalle e dal
di fuori gridava, dicendo: "Apritemi affinché io possa entrare".
Satana gli dischiuse un poco la porta introducendolo nell'interno del recinto,
e subito la chiuse alle sue spalle. Tutti i santi lo videro splendente, e
subito gli domandarono: "Il tuo aspetto è quello di un ladro. Indicaci
che cos'è che tu porti sulla schiena". Egli rispose umilmente:
"Veramente sono stato un ladro in tutto e per tutto, e gli Ebrei mi
appesero a una croce con il mio Signore Gesù Cristo, figlio del Padre altissimo.
Io poi sono venuto qui prima di lui: egli stesso viene subito dopo di me".
[3] Allora il santo David, acceso d'ira contro Satana
innalzò forte la voce proclamando: "Apri, abiettissimo, le tue porte,
affinché entri il re della gloria".
Similmente insorsero contro Satana tutti i santi di Dio e
volevano afferrarlo e dividerlo tra loro. Nuovamente si udì gridare dentro:
"Togliete, o prìncipi, le vostre porte, alzatevi, o porte eterne, ed
entrerà il re della gloria".
A quella voce chiara e distinta l'Inferno e Satana
interrogarono nuovamente, dicendo: "Chi è questo re della gloria?".
E da quella mirabile voce, fu detto loro: "Il Signore degli eserciti è il
re della gloria".
[8, 1] (24) Satana legato. Ed ecco che improvvisamente
l'Inferno si scosse, si infransero le porte della morte, si frantumarono le
serrature, si spezzarono le sbarre di ferro e caddero a terra, e si aprì ogni
cosa. Satana rimase in mezzo confuso e avvilito con i piedi avvinti da un
ceppo.
[2] Ed ecco il Signore Gesù Cristo venire nello splendore
di una luce eccelsa, mansueto, grande e umile, portando in mano una catena: la
avvinse al collo di Satana, gli legò le mani dietro la schiena, lo scaraventò
all'indietro nel Tartaro e gli mise il suo santo piede sulla gola, dicendo:
"Per tutti i secoli hai fatto tanti mali, non ti sei arrestato in alcun
modo. Oggi ti affido al fuoco eterno"
[3] E chiamato immediatamente l'Inferno, gli ordinò:
"Prendi questo pessimo e perverso soggetto e tienilo sotto la tua custodia
fino al giorno in cui te l'ordinerò io". Egli lo prese dai piedi del Signore e piombò
con lui nel profondo dell'abisso.
[9, 1] (25) Il re della gloria e Adamo ed Eva. Allora il
Signore Gesù, salvatore di tutti, mitissimo e pio, salutò benevolmente Adamo
e gli disse: "Pace a te, o Adamo, con i tuoi figli, per tutti i secoli dei
secoli. Amen". Allora il padre Adamo si prostrò ai piedi del Signore e
alzatosi baciò le sue mani e pianse dirottamente testimoniando a tutti e
dicendo: "Ecco le mani che mi hanno plasmato!".
Diceva poi al Signore: "Sei giunto, o re della gloria,
a liberare gli uomini e ad aggregarli al tuo regno perpetuo!".
Allora la nostra madre Eva, si prostrò allo stesso modo ai
piedi del Signore e alzatasi baciò le sue mani, versò copiose lacrime,
testimoniando a tutti e dicendo: "Ecco le mani che mi hanno
plasmato!".
[2] Allora tutti i santi, adorando lo acclamarono dicendo:
"Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Il Signore Dio ci
illuminò. Amen per tutti i secoli. Alleluia nel mondo senza fine: lode, onore,
virtù e gloria perché sei venuto dall'alto a visitarci". E si radunarono sotto le mani del Signore
cantando sempre alleluia e godendo insieme della gloria.
[3] Il morso e la croce. Allora il Salvatore esaminò tutto
attentamente e diede un morso all'Inferno. Poi con rapidità, ne gettò una
parte nel Tartaro e una parte portò seco in alto.
[10, 1] (26) Allora tutti i santi di Dio pregarono il
Signore di lasciare presso gli inferi il segno della vittoria, cioè la santa
croce, affinché i perversi suoi ministri non riescano a trattenere come
colpevole uno che è stato assolto dal Signore.
E così avvenne. Il Signore pose la sua croce in mezzo
all'inferno quale segno di vittoria, e vi rimarrà in eterno.
Poi siamo usciti tutti di lì con il Signore, abbandonando
nel Tartaro Satana e l'Inferno. A noi e a molti altri fu ordinato di risorgere
con il corpo per rendere nel mondo testimonianza della risurrezione del Signore
nostro Gesù Cristo e di quanto è avvenuto negli inferi.
[2] Queste, fratelli carissimi, sono le cose che abbiamo
visto e che sotto giuramento vi testimoniamo, e testifica con noi colui che per
noi è morto e risorto. Giacché, come è stato scritto, così avvenne in tutto
e per tutto".
[11, 1] (27) Angoscia e pentimento degli Ebrei. Ma allorché
il foglio di carta fu letto interamente tutti coloro che avevano udito caddero
bocconi e piangendo amaramente si percuotevano il petto con violenza gridando:
"Guai a noi! Perché a noi miseri capitò questo? Fugge Pilato, fugge Anna
e Caifa, fuggono i sacerdoti e i leviti e anche il popolo ebraico piangendo ed
esclamando: Guai a noi i miseri che abbiamo versato sulla terra un sangue
santo!".
[2] Per tre giorni dunque e per tre notti non assaggiarono
pane e acqua, né alcuno di loro ritornò nella sinagoga. Il terzo giorno,
radunato il consiglio, fu letto il foglio di carta di Leucio: in esso non fu
trovata neppure una sillaba in più o in meno di quanto conteneva lo scritto di
Carino.
[3] Allora la sinagoga fu commossa, tutti piansero per
quaranta giorni e quaranta notti, aspettando da Dio la rovina e la vendetta
divina. Ma quel pio e altissimo misericordioso non li distrusse immediatamente,
per dar loro un comodo spazio di penitenza.
Queste, fratelli carissimi, sono le testimonianze di Carino
e di Leucio su Cristo figlio di Dio e sulle sue sante gesta negli inferi. A lui
rendiamo tutti lode e gloria per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.
VANGELO DI NICODEMO - INCOMINCIA LA NARRAZIONE DI NICODEMO
Pietro Perugino: Pietà
con Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea.
Anonimo - Il Passio o Vangelo di Nicodemo volgarizzato nel
buon secolo della lingua e non mai fin qui stampato (II secolo)
Traduzione dal greco di Anonimo (XV secolo)
a cura di Cesare Guasti, Bologna, Romagnoli, 1862.
Incomincia la narrazione di Nicodemo, e la storia della
Passione del nostro Signore Iesù Cristo; cioè il Passio di Nicodemo.
Anna e Caiphas, Sabna, Dathan, Alessandro e Siro(1), e li
altri Giudei, vennano a Pilato contro a Iesù, et accusandolo di molti mali sermoni,
e dicendo: Noi abbiamo trovato costui figliuolo di Giuseppo fabbro, nato di
Maria; e dice sè essere figliuolo di Dio, e re: e non solo viola il sabato, ma
ancora la nostra paterna legge vuole dissolvere. Dice Pilato: Che sono quelle
cose che lui vuole dissolvere? Rispuosono i Giudei: Noi abbiamo la legge di non
curare in sabato alcuno; e costui zoppi, sordi, scrignuti, paralitici, ciechi,
lebbrosi e indemoniati il sabato ha curati de’ mali atti(2). Disse loro Pilato:
In che modo è uomo di cattivi atti? Rispuosono i Giudei: Egli è malefico, e nel
principe Belzebù scaccia i demoni, e tutti li sono sottoposti. Rispuose Pilato:
Questo non è in ispirito immundo, scacciare i demoni; ma in virtù di Dio.
Dissono i Giudei a Pilato: Noi preghiamo la tua grandezza che li comandi che
stia qui dinanzi al tuo tribunale, e che ti piaccia udirlo. E chiamato Pilato
un messo, li disse: Moderatamente qui conduci Iesù(3). E fuori uscito il
cursore e messo, lui cognoscendo, adorò; et il suo mantello in terra distese,
dicendo: Signore, sopra di questo va, et in palazzo entra, perchè il preside ti
chiama. Vedendo i Giudei quello che fece il corsore, gridorono a Pilato
dicendo: Perchè non hai comandato che sotto la voce del banditore a te venga,
ma per il cursore? e ’l tuo cursore l’ha in terra adorato, e disseli: Signore,
il preside ti chiama. E chiamò Pilato il cursore, e gli disse: Perchè così hai
fatto? Il cursore li rispuose: Quando tu mi mandasti in Ierosolima a
Alessandro, io lo(4) vidi sedente sopra dello asino, e’ fanciulli delli Ebrei(5)
gridavano Osanna, tenendo rami nelle lor mani: alcuni altri distendenti le lor
vesti in terra, Salva noi, dicevano, in alto esistente; benedetto il nome del
Signore. Gridorono i Giudei, dicendo contro al cursore: I fanciulli ebrei in
ebraico parlavano: come intendesti l’ebraice voci, essendo tu greco? Rispuose
il cursore: Io domandai uno ebreo, e dissi: Ch’è quello che in ebraico gridano?
E lui mi rispuose, e dichiarò il loro sermone. Disse loro Pilato: Come
gridavono eglino in ebraico? Rispuose a lui: Osanna. E Pilato disse: Che
s’interpetra Osanna? E loro rispuosano: O Signore, salvo mi fa. Disse Pilato:
Voi testimoniate le voci le quali i fanciulli dissono; adonche, in che ha
peccato il cursore? Disse il preside al cursore: Esci fuori, e in che ordine tu
vuoi lo metti dentro.
Et uscito fuori il cursore, come la prima volta fece,
dicendo a Iesù: Signore, entra nel palazzo: il preside ti chiama. Et entrato
Iesù dinanzi a coloro i quali i segni e stendardi portavano, i capi de’ segni e
stendardi per se medesimi si chinorono et adororono Iesù. Vedendo i Giudei i
segni de’ segni, e come chinati s’erano i capi delli stendardi et adororno
Iesù, molto più gridorno contro a coloro i quali i segni portavano: e Pilato
disse a’ Giudei: Voi non laldate(6) come per se medesimi inchinati sono i capi
de’ segni e stendardi, et adororono Iesù; ma più gridate a’ signiferi, come se
loro li abbino chinati, et abbino adorato. Dicono i Giudei a Pilato: Noi
abbiamo veduto in che modo si sono inchinati i signiferi, et hanno adorato
Iesù. E chiamando il preside i signiferi, disse loro: Perchè così fatto avete?
Rispuosono loro a Pilato: Noi siamo uomini pagani e servi di templi(7): in che
modo abbiamo noi adorato lui? certamente i segni noi hanno piegato. Disse Pilato
a’ principi della sinagoga, et antiqui della loro plebe: Eleggete voi dodici
uomini potenti e forti, e loro tenghino i segni; e veggiamo se da per sè si
piegano. Et i loro seniori presono dodici Giudei potenti e forti, sei e sei, e
feciono loro tenere i segni; e stettano dinanzi al cospetto del preside. E
disse Pilato al cursore: Manda Iesù fuori del pretorio, e di nuovo entro lo
metti, con che ordine ti piace. Et uscirno fuori Iesù e ’l cursore: e Pilato
chiamò coloro i quali avevano detti segni in mano, e disse loro: Io vi giuro,
per la salute di Cesare, che se entrando colui nel palazzo gli stendardi si
piegheranno, io vi mozzerò la testa. E comandò Iesù un’altra volta essere entro
menato, e fece il corsore come prima, e molto pregò Iesù che andassi sopra le
sue vesti: et andò Iesù, e ’ntrò dentro al palazzo; et entrando lui, i segni e
stendardi si piegorno per loro medesimi, et adororno Iesù.
E veduto Pilato tal cosa, si levò della sua sedia, e preso
da grande paura, pensava quello che dovesse fare. E la donna di Pilato, Procula
nominata(8), mandò a dire a Pilato: Tu non hai a fare(9) cosa alcuna con questo
uomo giusto: io in questa notte ho per lui molte cose sopportate. Rispuosono(10)
i Giudei, e dissono a Pilato: Non t’abbiamo noi detto che gli è malefico? ecco
che gli ha mandato il sogno alla tua donna. E Pilato, chiamando Iesù, li disse:
Non odi tu quello che costoro contro di te testimonano? e tu niente dì? Iesù
rispuose: Se loro non avessino la potestà, non parlerebbono: ma ciascheduno di
loro ha la potestà colla sua bocca di parlare il bene et il male; loro lo
vedranno. E rispondendo i seniori de’ Giudei, dissono a Iesù: Che vedremo noi?
prima, tu se’ nato di fornicazione(11); secondario, la tua generazione in
Bethelem fu la morte de’ fanciulli: terzio, il tuo padre e la tua madre
fuggirono in Egitto, chè non avevano fede nel popolo nostro. Dissono alcuni
altri Giudei quivi astanti: Noi non diciamo, lui essere nato di fornicazione;
ma diciamo, che Maria sposata fu a Ioseph, e non è nato di fornicazione. Disse
Pilato a’ Giudei i quali dissono, lui essere nato di fornicazione: Questo
vostro sermone non è vero, perchè la desponsazione fatta fu, come alcuni de’
vostri dicono. Disse Anna e Caifa a Pilato: Ogni moltitudine dice, lui nato
essere di fornicazione, et è fatto malefico: costoro proseliti sono, e sua
discepoli. E chiamato Pilato Anna e Caifa, disse loro: Chi sono i proseliti?
Rispuosano: Coloro che dissano, Non è nato di fornicazione. Allora dissono
Lazar et Asteron et Artonnon et Iacob et Egras et Iuda(12): Noi non siamo nati
proseliti, ma siamo figliuoli di Giudei, e parliamo il vero, et al desponsale
presenti fumo. E chiamando Pilato dodici uomini, i quali tal cosa detto avevano,
disse loro: Io vi scongiuro per la salute di Cesare, che voi mi diciate se voi
mi avete detto il vero, che lui non è nato di fornicazione. Loro rispuosono a
Pilato: Noi abbiamo legge di non giurare, e finalmente perchè loro giurano per
la salute di Cesare che è quanto abbiamo detto, rei siamo di morte(13). Dicano
Anna e Caipha a Pilato: A questi dodici credere si debbe, perchè nato non è di
fornicazione. Ma è malefico, e dice se medesimo essere figliuolo di Dio, e re;
e noi nollo crediamo. E Pilato comandò tutto il popolo uscir fuori senza i
dodici uomini i quali dissono, lui non è nato di fornicazione; e comandò Cristo
essere separato; e disse loro: Perchè ragione volete voi Cristo occidere? E
loro dissono a Pilato: Egli è odiato perchè cura il sabato. Rispuose Pilato:
Per le sue buone opere lo vogliono occidere? E loro rispuosono: Così è,
signore.
E Pilato infuriato uscì fuori, e disse loro: Testimone ho il
sole, perchè nessuna colpa truovo in questo uomo. I Giudei rispuosono e dissono
al preside: Se lui non fussi malefico, noi non te lo aremo dato. Rispuose
Pilato: Toglietelo voi, e secondo la vostra legge lo giudicate. Dissano i
Giudei a Pilato: A noi non è lecito ammazzare alcuno.
E entrato Pilato nel pretorio, chiamò Iesù solo, e disse a
lui: Se’ tu re de’ Giudei? Rispondendo Iesù a Pilato, disse: Dì tu questo da
te, ovvero altri te l’ha ditto di me? Rispuose Pilato: Sono io giudeo? la tua
gente, e’ principi de’ sacerdoti mi t’hanno tradito: ch’hai tu fatto? Iesù
rispondendo, disse: Il mio regno non è di questo mondo. Disse Pilato: Adonque
se’ tu re? Rispuose Iesù: Tu dì che io sono re. Di nuovo disse Iesù a Pilato:
Io in questo sono nato et a questo venuto; et ognuno ch’è da verità, ode la mia
voce. Disse Pilato a Iesù: Che cosa è verità? Disse Iesù: La verità è dal
cielo. Disse Pilato: In terra non è verità? Disse Iesù a
Pilato: Attendi, i dicenti la verità in terra come sono giudicati da coloro i
quali hanno potestà in terra.
Lasciato Pilato il Signore nel pretorio, uscì a’ Giudei, e
disse loro: Io non truovo in lui una sola colpa. Dissano i Giudei a Pilato: Costui
ha detto: io posso disfare quel tempio, e dopo i tre dì lo redificherò. Disse
Pilato: Qual tempio? Dissano i Giudei: Il quale prima edificò Salamone, e
finalmente in quaranta sei anni fu fabbricato: e costui dice disfarlo, e in tre
dì edificarlo. E di nuovo disse Pilato: Io sono innocente del sangue di questo
giusto; voi lo vedrete. Dissano i Giudei: Il sangue suo sopra di noi, e sopra
de’ figliuoli nostri. E Pilato chiamati a sè i seniori, e’ sacerdoti, e’
leviti, disse loro secretamente: Non vogliate così fare; accusandolo voi,
niente degno di morte truovo in lui, solo della curazione e violazione del sabato. Dissano i sacerdoti, e’ seniori, e’
leviti a Pilato: Se alcuno bestemmia Cesare, di morte è degno; e costui contro
di lui ha bestemmiato(14).
E Pilato comandò a’ Giudei uscir fuori del pretorio; e
chiamato Iesù, li disse: Che ti farò io? Disse Iesù a Pilato: Come è dato(15).
Disse Pilato: Come è dato? Disse Iesù a Pilato: Moisè e’ Profeti predicorono
della mia passione. Udenti i Giudei, dissono a Pilato: Che più che questa
bestemmia vuo’ tu udire? Disse Pilato a’ Giudei: Se questo sermone è di
bestemmia, toglietelo voi, e menatelo alla sinagoga vostra, e secondo la vostra
legge lo giudicate. Dissano i Giudei a Pilato: La legge nostra contiene: se
l’uomo contra dell’uomo peccherà, degno è ricevere trenta nove battiture; e chi
in Dio bestemmierà, degno è d’essere lapidato. Disse loro Pilato: Se questo
sermone è bestemmia, toglietelo voi, e secondo la vostra legge lo giudicate.
Dicono i Giudei a Pilato: Noi vogliamo che lui sia crucifisso. Disse Pilato:
Non è bene. E guardando Pilato preside nel popolo circunstanti, vidde molti
Giudei lacrimanti; e disse loro: Tutta la multitudine non vuole che lui mora.
Dissano i seniori a Pilato: Però è venuta tutta la gente e moltitudine
acciocchè muoia; perchè disse, sè essere figliuolo di Dio, e re.
Nicodemo, uomo giudeo, stette dinanzi al preside, e disse a
lui: Io ti prego, misericordioso preside, lasciami parlare poche parole. Al
quale Pilato disse: Parla. Nicodemo disse a’ seniori, sacerdoti e leviti et
ogni moltitudine de’ Giudei della sinagoga. Che domandate voi da questo uomo?
molti segni fa, e groliosi, quali nessuno ha fatto, nè farà: lasciatelo
adonque, e non gli vogliate fare alcuno male. Se lui è da Dio, staranno questi
segni; se da li uomini, saranno dissoluti, e mancheranno. Perchè Moisè, mandato
di Dio, fece i segni in Egitto, i quali li comandò che facessi Dio dinanzi a Faraone
re di Egitto: et era quivi magi, Iannes e Mambres(16); e fecero i segni i quali
fece Moisè, ma non tutti, et ebbonli li Egizi come dii: e perchè i segni, quali
loro feciano, non erano da Dio, perironno loro. E però ora lasciate questo
uomo, perchè non è di morte degno. Rispuosono i Giudei a Nicodemo: Tu se’ fatto
suo discepolo, e parli per lui. Rispuose Nicodemo: È egli fatto il preside suo
discepolo, il quale per lui ha parlato? Non l’ha Cesare constituto sopra questa
dignità? Et erano i Giudei frementi e stridenti sopra Nicodemo, e dicenti a
lui: Abbi tu la sua verità, e parte con lui. Disse Nicodemo: Io come dett’avete
riceverone.
Un certo altro giudeo, rizzandosi, pregò il preside che
parlare lo lasciasse. Disse il preside: Dì quello che tu vuoi dire. Io per
trentotto anni stetti nel letto, e caddi in pericolo di morire(17) di dolori: e
venendo Iesù, molti indemoniati e da diverse infermità gravati, da lui sono
stati liberati; e certi giovani mi portorno nel letto, e condussomi a lui; e
vedendomi Iesù, misericordia ebbe di me, e dissemi: sta ritto; toi il tuo
letto, e va. E rizza’mi, e andai. Dissano i Giudei a Pilato: Non t’abbiamo noi
così detto, che lui in sabato cura, e’ demoni scaccia. Et uno altro giudeo si
fece innanzi, e disse: Cieco ero, la voce udivo e nessuno vedevo; e passando
Iesù, chiamai con alta voce: abbi misericordia, figliuolo di Davit: e
misericordia ebbe di me, e puose le sue mani sopra degli occhi miei; et
incontinenti vidi. Et un altro giudeo innanzi si fece, e disse: Lebbroso(18)
ero, e liberommi colla parola.
Et una certa donna, chiamata Veronica, disse: Il flusso del
sangue dodici anni auto avevo, e toccai le sommità de’ sua vestimenti, e
fermossi il flusso del mio sangue. Dissano i Giudei: Noi abbiamo la legge, che
le donne non possono venire in testimonio(19). Un altro innanzi si fece, e
disse: Io ero lebbroso, e mondommi colla sua parola. Alcuni altri della
moltitudine de’ Giudei, e donne, gridorno dicendo: Questo uomo è profeta, ed a
lui sottoposti sono i demoni: perchè non sone eglino sottoposti a’ dottori
nostri? Dissono a Pilato: Non lo sappiamo. Alcuni altri dissono a Pilato:
Lazaro morto, dopo quattro dì risucitò del monumento. Udendo queste cose, et
impaurito il preside, disse alla moltitudine de’ Giudei: Perchè volete voi
spargervi il sangue innocente?
E chiamati Pilato Nicodemo e i dodici uomini i quali
dissano, che lui non è nato di fornicazione, disse loro: Che farò io, perchè è
fatta sedizione nel populo? E loro gli rispuosono: Noi nollo sappiamo; loro lo
veggano. Di nuovo raunò Pilato tutta la multitudine de’ Giudei, e disse loro: Voi
sapete che consuetudine è che ne’ dì dell’azime io vi lasci uno: io ho legato
un grande omicida, il quale è nominato Barraba; et in Iesù nessuna cagione di
morte truovo: chi volete voi adonque che io vi lasci? Gridorno i Giudei
dicendo: Lasciaci Barraba. Rispuose Pilato: Che faremo noi di Iesù, il quale è
detto Cristo? Rispuosono tutti: Sia crocifisso. Di nuovo dissano i Giudei: Tu
non sei amico di Cesare, se tu lasci costui; perchè lui ha detto, sè essere
figliuolo di Dio, e re, se già tu non vuoi costui regnare, e non Cesare. Allora
Pilato, di furore ripieno, disse loro: Sempre la vostra gente sediziosa è
stata; et a quelli che per voi sono stati, contrari siete stati. Rispuosono i
Giudei: Chi sono per noi? Disse Pilato: Il vostro Iddio, il quale vi trasse
della dura servitù delli Egizi, e condussevi per il mare d’Egitto come per
secca terra, e nel diserto vi cibò di manna(20), e dettevi l’acqua della
pietra, e dettevi da bere; e dettevi la legge: e in tutte queste cose è stato
da voi offeso E volsevi occidere: ma pregò per voi Moisè, acciocchè voi non
morissi; il quale da poi lapidare volesti: et ora a me dite, che io in odio ho
il re. E levandosi dal tribunale, volse fuori uscire: et i Giudei gridorno, e
dissono a lui: Re Cesare, e non Iesù! i Magi li offerirno i doni come a re; e
udendo Erode da’ Magi che nato è re, lo volse occidere: e questo inteso il suo
patre Ioseph, portò lui e la madre, e fuggirno in Egitto; e udendo Erode,
ammazzò i fanciulli de’ Giudei i quali nati erano in Betelem. Udendo Pilato queste
parole, temè; e fatto silenzio nel populo che gridava, disse: Adonque costui è
quello il quale Erode cercava. Loro rispuosano: Costui è. E Pilato presa
l’aqua, si lavò le mani dinanzi al popolo, dicendo: Io sono innocente del
sangue di questo giusto: voi lo vederete. Rispuosano i Giudei dicendo: Il
sangue suo sopra di noi, e sopra de’ figliuoli nostri. Allora comandò Pilato
che condotto fussi dinanzi al suo tribunale dove sedeva: e con queste parole
pronunziò la sentenzia contro a Iesù, dicendo: La tua gente ti ha provato re(21);
e però prima comando che tu sia flagellato, secondo li statuti de’ primi
principi(22). Di poi comandò, lui essere elevato in croce. Et in quello luogo
fu tenuto, e dua iniqui con lui, i nomi de’ quali son questi: Dismas e Giestas.
Uscendo Iesù del pretorio, i dua ladroni con lui venneno al
luogo; e spoglioronlo de’ sua vestimenti, e cinsoli uno lensuolo, e una corona
di spine puosono sopra il capo suo: similmente insieme con lui crucifissono dua
ladroni, Dismas da lato destro, e Giestas dal sinistro. Et Iesù disse: Padre,
perdona a costoro, perchè non sanno quello che fanno. E divisano i sua
vestimenti: e stettano i popoli, e dileggiavanlo; e’ principi e’ seniori et i
loro giudici intra loro medesimi dicevano: Lui ha li altri salvi; ora se
medesimo salvi: se lui è figliuolo di Dio, descenda della croce. Et i soldati
ancora lo sbeffavano, et andando a lui li offerivano a bere aceto e fiele,
dicendo: Se tu se’ re de’ Giudei, libera te medesimo. E Lungino, preso una
lancia, aprì il suo costato; e usci del suo lato sangue et aqua. E comandò(23)
per sentenzia essere scritto un titolo in lettere ebraiche, greche e latine,
secondo che dissano i Giudei: Costui è re de’ Giudei. E uno de’ ladroni, il
quale in croce pendeva, Giestas chiamato, disse: Se tu se’ Cristo, libera te e
noi. Rispondendo Dismas, lo conturbò(24) dicendo: Non temi tu Iddio, il quale
se’ in questo iudicio? noi giustamente, e cose degne a’ nostri fatti riceviamo:
ma costui nessuno male ha fatto. E poi conturbato ebbe il suo compagno, disse a
Iesù: Ricordati di me nel regno tuo, Signore. E Iesù rispondendo, li disse:
Amen ti dico; oggi meco sarai in paradiso.
Et era quasi la sesta ora del dì, e le tenebre fatte furono
sopra la universa terra per in fino
nell’ora di nona; et obscurato il sole; e ’l velo del tempio si scisse in dua
parti dalla sommità di sopra per infino alla stremità di sotto: et esclamò(25)
Iesù con gran voce, dicendo: Hyha, Alach, Jotehe, Fricole; quod
interpretatur: In manus tuas commendo spiritum meum(26). E così dicendo, emisse lo spirito. E vedendo il Centurione
quello che era fatto, grorificò Iddio dicendo: Questo uomo giusto era! E tutti
i popoli circunstanti turbati dallo spettaculo, e considerando le cose le quali
eran fatte, battevano i lor petti, e tornavano. Il Centurione referì al
preside: grandemente si contristò; e in quello dì non mangiorono e nè bevvano.
E convocando Pilato i Giudei, disse loro: Avete voi veduto quello che è fatto?
Rispuosono al preside: Fatto è lo eclissi del sole, secondo la consuetudine. E
tutti i sua nati(27) stavano al discosto; e le donne le quali da Galilea lui
seguitato avevano, vedenti tutte queste cose. Et ecco uno certo uomo per nome
Ioseph, abitante la corte, uomo buono e giusto (costui non fu consenziente alla
voluntà et atti loro) da Barimattia, città di Galilea; e lui er’ aspettante il
regno di Dio. Costui pregò Pilato, e domandò il corpo di Iesù: e levandolo di
croce28, lo involtò in un panno mondo, e puoselo nel suo monumento nuovo, nel
quale ancora nessuno era stato posto.
Vedendo i Giudei che Iosephe domandato aveva il corpo di
Iesù, domandorno(29) lui e quelli dodici uomini i quali dissano, Non è nato di
fornicazione, e Nicodemo, e li altri i quali erano stati dinanzi a Pilato, e le
sue opere avevano manifestate: et essendosi tutti occultati, solo Nicodemo si
dimostrò loro, il quale era principe de’ Giudei, e disse loro: Come siete voi
entrati nella sinagoga? E rispuosonli: E tu come entrato se’ nella sinagoga,
ch’ eri consenziente a Cristo? la sua parte sia teco nel futurosecolo. Rispuose
Nicodemo: Amen, amen, amen. Similmente et Ioseph si dimostrò loro, e disse:
Perchè vi siete voi contristati contro di me, perchè ho dimandato il corpo di
Iesù? ecco, io l’ho posto nel mio monumento, et hollo involto nel panno mondo,
et ho posto la lapide all’uscio della sepultura. Non bene facesti contro di
lui, e non ripensasti se lo dovevi crucificcere, ma lo lasciasti. Udendo queste
cose i Giudei, incontinenti presono Ioseph, e comandorono fusse guardato
dinanzi al dì di sabato per infino a un dì de’sabati(30); e dissongli: Cognosci
perchè questa ora non si conviene alcuna cosa fare contro di te, lucendo il
sabato: e sappiamo che tu di sepultura non sarai degno; ma noi daremo le carni
tua alli uccelli del cielo, e alle bestie della terra. Rispondendo Ioseph,
disse: Voi siete simili a Golia superbo, il quale ingiuriò Iddio contro a
Divit31. Dio disse per il Profeta: La vendetta a me, e io ritribuirò: disse il
Signore. E constretto il quore, Pilato si lavò le mani dinanzi al sole,
dicendo: Mondo sono io del sangue di costui; voi lo vedrete: e rispondendo
dicesti: Il sangue suo sopra di noi, e sopra de’ figliuoli nostri: et ora temo
che qualche volta non venga l’ira di Dio sopra di voi, e sopra de’ figliuoli
vostri, come dicesti. Udendo i Giudei queste parole, si esacerborono troppo: e
pigliando Ioseph, lo serrorono ’n un luogo nel quale non era finestra; e
segnorono i’ luogo di detta stanza sopra la serratura Anna e Caifas, e puosano
le guardie: e feciano consiglio co’ sagerdoti e’ leviti di raunarsi tutti dopo
il dì del sabato, e pensare di qual morte occidessino Ioseph. E in tal modo si
congregorono; e comandorono i principi Anna e Caiphas, che fusse loro
presentato Ioseph; e cercando, non trovorno. Udendo queste cose la congregazione,
la stanza segnata e con le chiavi serrata, et Ioseph non essere trovato,
maravigliandosi, stette stupefatta.
Et ecco uno de’ soldati i quali il sepolcro avevan guardato;
et entrando nella sinagoga, disse: Guardando noi il monumento di Iesù, fatto fu
un tremuoto, e vedemo l’angiele di Dio revoltare la lapide del monumento, e
sedere sopra di esso; et il suo aspetto era come un fulgure, e le sue vesti
come neve; e per la paura fatti siamo come morti. E udìmo l’angelo dicente alle
donne, le quali al sepolcro erano venute: Io so che voi Iesù domandate; ma lui
non è qui; certo lui è resucitato, come predisse: venite e vedete i’ luogo dove
fu posto: e presto andate, e dite a’ sua discepoli, che lui è resucitato da’
morti, e precederavvi in Galilea; e quivi lo vedrete: ecco io ve l’ho predetto.
E ragunando i Giudei tutti i soldati i quali guardorno il monumento di Iesù,
dissono loro: Quali sono quelle donne alle quali ha parlato l’angelo? e perché non
le tenesti? Rispuosano i soldati, e dissano: Noi non sappiamo le donne chi si
fussino, perché noi fatti fumo come morti per paura dell’angelo: in che modo
aremo noi potuto pigliare quelle donne? E dissano i Giudei: Vive il Signore;
noi non vi crediamo. Rispondendo i soldati, dissano a’ Giudei: Voi bedesti32
Iesù faciente tante maraviglie, e non credesti: in che modo avete voi a credere
a noi? Certo bene avete detto, certo ragionevolmente: vive, esso Signore, il
quale voi crocifiggesti. Noi abbiamo udito che Ioseph il quale seppellì il
corpo di Iesù, voi lo serrasti ’n una stanza sotto chiave segnata; e aprendo,
non lo trovasti. Dateci adonque Ioseph, il quale voi nella stanza serrasti; e
noi vi daremo Iesù, il quale abbiamo guardato nel sepolcro. Rispondendo i
Giudei, dissano: Ioseph noi diamo; date voi Iesù: Ioseph certo nella sua città
in Barimattia è. Rispondendo i soldati, dissano: Se Ioseph in Barimattia è, et
Iesù in Galilea è; come udimmo da l’angelo dicente alle donne. Udendo queste
cose i Giudei, temerno, dicendo a se medesimi: Acciò che non si odano questi
sermoni, et ognuno creda in Iesù; raunata molta pecunia, la dettano a’ soldati,
dicendo: Dite che quando dormivi vennano i discepoli di notte, e furorono il
corpo suo: e se questo intenderà Pilato preside, noi sadisfaremo per voi, e
sicuri vi faremo. Et i soldati(33) riceuti la pecunia, così dissano come i
Giudei gli persuasono; e a ognuno si disfammò i’ lor sermone(34).
Ma un certo sacerdote nominato Finee, et Adda precettore, et
un levita per nome Aggeo; questi tre vennano da Galilea in Ierusalem, e dissano
a’ principi de’ sacerdoti e a(35) tutte le sinagoge: Noi abbiamo veduto Iesù,
il quale voi crucificesti, con undici discepoli parlanti, e sedente nel mezzo
di loro nel monte Uliveto, e dicente loro: Andando per tutto il mondo,
predicate a ogni persona, battezzando
nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo: e chi crederà, e sarà
battezzato, sarà salvo. E parlate dette cose, e dette, lo vedemmo salire in
cielo. Udendo queste cose i principi de’ sacerdoti, i seniori et i leviti,
dissano a que’ tre uomini: Date gloria allo Iddio d’Israelle, e dateli
confessione; se vere sono le cose le quali vedute e udite avete. E loro
rispondendo dissono: Vive il Signore Iddio de’ padri nostri, Dio di Abramo, Dio
di Isach e Dio di Iacob; così come udimmo Iesù parlante co’ discepoli suoi, e
vedemmolo saliente in cielo: se noi taciamo, noi abbiamo peccato. Incontinenti
rizatosi i principi de’ sacerdoti, tennano la legge del Signore, e
scongiurorongli dicendo: Giammai più annuzierete le parole le quali a noi
parlate avete di Iesù. E dettano loro molti danari, e mandorono con loro tre
uomini che li menassino nella loro regione, acciocchè per nessuno modo stessino in Ierusalem. E ragunoronsi
tutti i Giudei, e intra di sè feciono grande lamentazione, dicendo: Che segno è
fatto in Ierusalem? Anna e Caiphas, consolandoli, dissano: Dobbiamo noi credere
a’ soldati guardanti il sepolcro, i quali ci dissano: l’angelo ha rivolto la
lapida del monumento? forse e sua discepoli queste cose hanno loro detto, et
hanno loro dato assai danari, acciò che queste cose dicessino, e via
togliessino il corpo di Iesù. Questo sappiate che non è da far credere alli
alieni, perchè da noi riceuto hanno copiosa pecunia, e secondo che a loro dire
insegnamo, così hanno detto: dovevano eglino a noi tenere la fede, o a’ sua
discepoli?
E rizzandosi Nicodemo disse: Rettamente parlate, figliuoli
di Israelle: voi vedesti tutte le cose le quali parlate hanno quelli tre uomini
parlanti e giuranti nella legge del Signore, i quali dissano: noi abbiamo
veduto Iesù parlante co’ sua discepoli nel
monte Oliveto, e ’nsegnante le Scritture. Il beato Elia assunto fu in
cielo; e domandato Eliseo da’ figliuoli de’ Profeti: dove è ’l padre nostro
Elia? disse: elli è assunto in cielo. E dissano a lui i figliuoli de’ Profeti:
forse lo Spirito così ha ratto lui, e hallo posto ne’ monti di Israel. Ma
eleggiamo uomini con noi; e, cercandolo, forse lo troveremo: e pregorono
Eliseo, et andò con loro tre dì, e non lo trovorono. Et ora uditemi, figliuoli
di Israel: mandiamo uomini ne’ monti di Israelle, che forse lo Spirito ha ratto
Iesù, e forse lo troveremo; e facciamo penitenzia. E piaque a tutto il popolo
il consiglio di Nicodemo: e mandorono uomini, e cercando non trovorono Iesù. E
tornati dissano: Cercando, non abbiamo trovato Iesù; ma abbiamo trovato Ioseph nella
sua città a Barimattia. Udendo queste cose i principi de’ sacerdoti, e tutti i
popoli, si allegrorono, e glorificorno Iddio di Israel,
perchè è trovato Ioseph, il quale serrorono nella stanza e
nollo trovorno. E faccendo grande congregazione, dissono i principi de’
sacerdoti: Con che ordine possiamo noi condurre a noi Ioseph, e parlare con
lui? E tolsono fogli di carta, e scrissano a Ioseph dicendo: «Pace a te, e a
tutti quelli che teco sono. Noi sappiamo che noi abbiamo peccato contro di Dio,
e contro di te: degnati adonque di venire a’ padri nostri et a’ figliuoli tua,
perchè maravigliati ci siamo della tua assunzione: noi sappiamo che noi abbiamo
pensato maligno consiglio contro di te; e il Signore ti ha riceuto e hatti
liberato dalle nostre mani. Pace a te, Ioseph onorabile da ogni plebe». Et elessono
sette uomini amici di Ioseph; e dissano loro: Quando voi perverrete a Ioseph,
salutatelo pacificamente, dandogli la pistola. La quale quando letta ebbe
Ioseph, disse: Benedetto signore Iddio, il quale liberasti Israel della
effusione del sangue mio! Benedetto
Signore, il quale mi difendesti sotto le tue ale! E baciati Ioseph li uomini,
li ricevè in casa sua; e l’altro dì montato in sull’asino, andò con loro, e
pervenne in Ierusalem. E udendolo tutti li Giudei, li andorono incontro,
chiamando e dicendo: Pace nel tuo introito, padre Ioseph. A’ quali Ioseph
rispuose: La pace di Dio a ogni popolo. E bacioronlo tutti, e ricevello
Nicodemo nella sua casa, e feceli grande onore: e l’altro dì Anna e Caiphas e
Nicodemo dissano a Iosephe: Dà confessione allo Dio di Israel, e manifestaci
tutte le cose delle quali noi ti addomandiamo, perchè noi ci siamo contristati
perchè tu seppellisti il corpo di Iesù; e rinchiudendoti noi nella stanza, non
ti trovamo, e grandemente ci maravigliamo, e grande paura ci comprese, per
insino che te presente abbiamo riceuto. Adunque dinanzi a Dio ci dì quello che
di te è fatto. Rispondendo Ioseph, disse: Quando voi mi rinchiudesti il venerdì
a vespro, stando io in orazione il sabato a mezza la notte fu sospesa la casa
da quattro angeli(36), e vidi Iesù come un fulgor di luce, e per paura caddi in
terra; e tenendo la mia mano, mi baciò, e dissemi: Non temere, Ioseph;
guardami, e vedi chi io sono. E guardandolo, e’ dissi: Maestro Elia. E dissemi:
Io non sono Elia: io sono Iesù, il corpo del quale tu seppellisti. E dissi a
lui: Mostrami il monumento nel quale io ti puosi. E tenendo la mia mano, mi
condusse nel luogo dove io lo seppellii, e mostòmi i panni ne’ quali io lo
’nvolsi: e cognobbi che lui è Iesù; e adora’lo, e dissi: Benedetto colui il
quale è venuto nel nome del Signore. E tenendo la mia mano, mi condusse in
Abarimattia, nella mia casa; e dissemi: Pace a te! per infino a quaranta dì non
uscire della tua casa. Io andrò a’ discepoli mia.
Et avendo ogni cosa udito i principi de’ sacerdoti, e li
altri sacerdoti e leviti, stupefatti e come morti in terra nelle loro faccie
caddono, e gridando a se medesimi, dissano: Che segno è questo, il quale è
fatto in Israel? noi sappiamo il padre e la madre di Iesù. Un certo levita
disse: Io vidi della sua cognazione tementi Iddio, e con orazioni sempre
offerenti nel tempio sacrifici allo Iddio d’Israel. E quando il grande
sacerdote Simeone lo ricevè, tenendolo nelle sua mani, disse a lui: Ora lasci
il tuo servo secondo la tua parola in pace, perchè veduto hanno i mia occhi il
salutare tuo, il quale apparecchiato ha’ dinanzi alla faccia di tutti i popoli,
lume a revelazione delle genti, e gloria della tua plebe di Israel. Similmente
esso Simeone benedisse la sua madre Maria, e disse a lei: Ecco posto è costui
in ruina e in resurrezione di molti in Israel, ed in segno di contradizione: e
la tua propria anima passerà il coltello, acciò che si revelino le cogitazioni
di molti quori. Allora tutti dissano: Mandiamo a quelli tre uomini, i quali hanno detti averlo veduto
co’ discepoli nel monte Oliveto. E questo fatto, e raunandosi; domandati,
rispondendo con una voce dissano: Vive il Signore Iddio d’Israel; perchè
abbiamo veduto Gesù manifestamente salire in cielo. Allora Anna e Caiphas
separatigli dispersè, li domandorono a solo a solo, che di Iesù, il quale
veduto avevano salire, dicessino la verità. Allora Anna e Caiphas dissano: La
legge nostra contiene, in bocca di dua o di tre testimoni ogni parola stare. Ma
che diremo perchè la sepultura di Moises non si truova, nè ancora si truova la
morte di Elia profeta? Ma Gesù fu tradito a Pilato, e flagellato, sputato, di
spine coronato, colla lancia percosso, crocifisso nel legno, morto e sepulto,
et il corpo suo lo onorevole padre Iosephe e tre uomini testimoniano veduto
averlo vivo, et averlo veduto co’ discepoli nel monte Oliveto, e saliente in
cielo.
E rizzandosi Iosephe, disse a Anna e Caiphas: Veramente e
bene vi maravigliate, perchè veduto è stato Iesù del monte vivo salire in
cielo: ma veramente piue dà maraviglia, perchè non solamente è resucitato da’
morti, ma ancora molti altri ha resucitati de’ monumenti, e da molti in
Ierusalem è stato veduto. E ora mi udite: Tutti sappiamo il beato Simeone
grande sacerdote, il quale ricevè Iesù nella sue mani nel tempio, avere auti
dua figliuoli germani; e noi tutti alla loro sepultura presenti fumo: andate
adonque, e vedete i loro monumenti; i quali certamente aperti sono, perchè
resucitati sono. Ecco e’ sono nella città di Abarimattia, insieme viventi in orazioni;
e sono uditi chiamanti, e con nessuno parlanti, e stanno come morti cheti. Ma
venite; andiamo a loro con ogni moderazione, perduciamoli a noi; e scongiurati,
forse con noi parleranno del misterio della resurrezione di Iesù. Udendo queste
cose, tutti si allegrorono: et andando
Anna, Caiphas, Nicodemo, Iosephe, Gamaliel, non li trovorono ne’ loro sepolcri;
ma andando nella città di Abarimattia, quivi gli trovorono in orazioni
incinocchiati; e baciandogli con ogni venerazione e paura, gli condussano in
Ierusalem nella sinagoga; e chiuse le porte, togliendo la legge del Signore, la
puosono nelle mani loro, e scongiurandoli per lo Iddio Adonai e lo Dio
d’Israel, il quale per la legge e pe’ Profeti ha parlato a’ padri nostri; se
lui essere credete il quale voi da’ morti ha sucitati; diteci in che modo da’ morti
siete risucitati. Questa scongiurazione udendo Carino e Lenzio, tremorono col
corpo, e conturbati piansano col quore; et insieme in cielo guardanti, feciano
il segno della croce co’ loro diti sopra le loro lingue, et incontinente
insieme parlorono, dicendo: Dateci uno quaderno di carta per uno, acciò che noi
scriviamo le cose le quali abbiamo veduto e udito. E dèttoli loro. E sedendo
scrissono, dicendo: Iesù Cristo, signore Iddio, resurrezione de’ morti e vita,
permettici parlare i misteri della morte e croce tua. Tu comandasti a’ tua
servi, a nessuno referire i divini misteri della tua maiestà, i quali nello
inferno facesti: noi adonque essendo con tutti i Padri posti nella caligine
delle tenebre, subito fatto fu il colore del sole aureo, e di colore di purpura
reale, sopra di noi illustranti; e incontinenti il padre di tutta la umana
generazione, Adam, con tutti i Patriarchi e Profeti, esultorono dicendo: Questa
luce è l’aurore del sempiterno lume, il quale ci promisse mandarci il suo
coeterno lume. E gridò Isaia, e disse: Costui è luce del Padre, figliuolo di
Dio, come predissi, et essendo in terra vivo: Terra Zebulon e terra Netalin di
là dal Giordano marittima, il popolo il quale sedeva nelle tenebre della morte,
vide la luce grande: e quelli i quali sono nella regione dell’ombra della
morte, la luce splenderà sopra di loro. Et ora è venuta e ha dato luce a noi
sedenti nella morte; et acciò che tutti ci allegriamo nel lume il quale ci ha
inluminati. Sopravvenne il nostro padre Simeone, et allegrandosi, a tutti
disse: Glorificate il signore Iesù Cristo figliuolo di Dio, perchè io lo
ricevetti bambino nel tempio, e, mosso dallo Spirito Santo, dissi: Ora hanno
veduto i mia occhi il tuo salutare, Signore, il quale tu preparasti nel
cospetto di tutti i popoli; lume a revelazione delle genti, e gloria della tua
plebe d’Israel. Queste cose udendo la multitudine de’ Santi, più si allegrò: e
dopo queste cose sopravvenne uno eremito; e domandato, Chi se’ tu; rispondendo,
disse: Io sono Giovanni, voce e profeta dello Altissimo; il quale certo andai
innanzi alla faccia del Signore a parare la sua via; a dare la scienzia della
salute alla sua blebe(37), in remissione de’ loro peccati. E vedendolo venire a
me, compulso dallo Spinto Santo, dissi: Ecco l’Agniel di Dio, ecco colui il
quale toe i peccati del mondo. E battezza’lo nel fiume Giordano: e vidi lo
Spirito Santo, descendente in spezie di colomba; e udii la voce del cielo
dicente: Costui è ’l mio figliuolo diletto, nel quale mi sono bene compiaciuto.
E ora andato sono innanzi alla sua faccia, e sono desceso a annunziarvi, perchè
lui è in prossimo a visitarci; lui nascente figliuolo di Dio, dall’alto viene a’
sedenti nelle tenebre et ombra della morte.
Et udendo il primo uomo Adam padre nostro nel Giordano (38),
gridando al suo figliuolo Seth, disse: Narra, figliuolo mio, a’ tuo’ figliuoli
Patriarchi e Profeti tutte le cose le quali da Michele arcangelo udisti, quando
ti manda’ alle porte del paradiso, acciò che tu pregassi il Signore che
mandasse l’angel suo, e desseti l’olio dell’albero della misericordia, acciò
che ungessi il corpo mio, quando fussi infermo. Allora Seth appropinquandosi a’
santi Patriarchi e Profeti, disse: Io Seth pregando il Signore alle porti del
paradiso, ecco l’angelo del Signore, Michele, mi apparve dicendo: Io sono
mandato a te dal Signore; io sono costituto sopra il corpo umano: a te dico,
Seth; non ti volere affatigare con lagrime pregando per l’olio del legno della
misericordia, acciocchè tu unga il padre tuo Adam pel dolore del corpo suo,
perchè in nessuno modo ricevere lo potrai, se none nell’utimi dì de’ tempi,
quando saranno finiti tremila novecento cinquanta dua anni. (Secondo la ebraica
verità, dal principio del mondo per infino alla incarnazione di Cristo, sono
anni tremila novecento cinquantadua: secondo i Settanta, sono cinquemilia
cinquecento (39). In quel tempo lo amantissimo figliuolo di Dio verrà in terra
a risucitare il corpo di Adam, et a insieme risucitare i corpi de’ morti; e lui
venendo, battezzato sarà nell’aqua del Giordano: e quando tornato sarà
dall’aqua del Giordano, allora con l’olio della sua misericordia ungerà tutti
coloro i quali in lui crederanno; e sarà quello olio della misericordia in
regenerazione di coloro i quali rinascere debbono di aqua e Spirito in vita
eterna. Allora discendendo allo inferno (40) lo amantissimo figliuolo di Dio
Cristo, introdurrà il tuo padre Adam della misericordia (41). Udendo queste
cose da Seth, tutti i Patriarchi e’ Profeti esultorono e fecieno grande
letizia.
Et esultanti tutti i Santi, ecco Satanasso, principe e duce
della morte, disse allo Inferno (42): Preparati ricevere Iesù, il quale si è
gloriato essere figliuolo di Dio, et è uomo temente la morte, e dicente:
Maninconosa è l’anima mia per infino alla morte: lui è quello il quale
avversario è stato a me, malfaccente; e molti ha sanati, i quali io ciechi,
zoppi, curvi e lebbrosi avevo fatti e vessati. Rispondendo lo Inferno, disse a
Satanasso principe: Chi è questo potente (43), conciosia cosa che sia uomo
temente la morte? Tutte le podestà della terra subiette sono alla mia potestà,
i quali (44) a me ho sottoposti colla tua potenzia. Se adonque tu se’ potente,
quale è quello uomo Iesù, il quale, temente la morte, alla tua potenzia è
avversante? se tale uomo potente è nella umanità, veramente tuo, onnipotente è
nella divinità; et alla sua potenzia nessuno può resistere: e quando dice che
teme morte, ti vuole pigliare, e vuole farti in eterno perire. Rispondendo al
principe dello inferno, Setanasso disse: Che dubiti tu? e temi ricevere Iesù
tuo e mio avversario? io lo tentai, e quello antico popolo iudaico ho escitato
a invidia e ira contro di lui, e le lancie auzzai a persecuzione di lui, e
fiele e aceto mescolai in sua bevanda, e il legno preparai per crucifiggerlo,
et in prossimo è la morte sua, che (45) conducilo a te, subietto a te e me.
Respondendo lo Inferno, disse: Tu mi dì che lui è quello il quale da me ha i
morti estratti? Molti sono i quali da me
qui detenti sono, i quali lungo tempo in terra vissono, e da me morte ricevano;
e non per loro potenzia, ma per divini preghi l’onnipotente Iddio da me gli
ritrasse (46).
NOTE
1
- Il Testo ha dieci nomi; e in vece di Sabna
e Datan legge Summas e Datam.
2
- Il Testo, de malis actibus; cioè, con
arti diaboliche, essendo malefico, come dice appresso: e in San Giovanni,
XVIII, 30, κακοποιός.
3
- Il Testo, Qua ratione adducetur Christus?
4
- Cioè, Gesù. Alessandro era uno del sinedrio.
V. Atti degli Apostoli, IV, 6; Giuseppe ebreo, De bello lud. II,
25, e Antiq., XX, 3.
5
- Il pueri Hebraeorum del Testo vale, io
credo, Ebrei.
6
- Non laudatis quod ex se, curvata sunt
capita signorum, et adoraverunt Iesum: sed quomodo clamatis ad signiferos etc.?
7
- Salta
↑ Cioè, pagani, che adoriamo gli Dei.
8
- Il Testo, procul posita: ma alcuni
testi dovevano far un nome proprio di procul, perchè vi hanno scrittori
che, sulla fede del Passio greco di Nicodemo, chiamano Πρόκλαν la donna di
Pilato.
9
- Cioè, non t’impacciare ec.; conforme a quello
che si legge in S. Matteo, XXVII, 19.
10 -
Il Codice ha rispuose.
11 -
Non consta per verun sacro o profano scrittore, che nè a Gesù nè agli Apostoli
venisse mai obiettata dai Giudei quest’empia calunnia.
12 -
SalDodici nomi ha il Testo; e anche questi vi si leggono diversamente.
13 -
SalIl Testo: Legem habemus non iurare, quia peccatum est: ipsi iurent per
salutem Caesaris, quoniam non est sicut diximus, et rei sumus mortis.
14 -
Per salutem Caesaris, si quis blasphemaverit, dignus est morte: hic autem
adversus Dominum blasphemavit. Cosi il Testo; conforme al Levitico, XXIV,
16.
15 -
Il Testo, sicut dictum est.
16 -
Prendo dal Testo questi due nomi: il Codice, Magi curanti.
17 -
La parola morire è supplita: il Testo qui si allarga un poco più.
18 -
Lebbroso è supplito. Ma poco dopo torna di nuovo a parlare il Lebbroso;
mentre nel Testo è solamente a questo luogo.
19 -
Qui altri Giudei vengono a ricordare altri miracoli del Salvatore, secondo il
Testo, ch’è piú copioso.
20 -
Il Testo aggiunge, et carne coturnicum.
21 -
Il senso, secondo il Testo, è: La tua gente ha provato, che tu se’ da punire
come quello che ti fai re.
22 -
Cioè, de’ Romani, che a’ condannati per sedizione volevano data la morte di
croce, dopo la flagellazione.
23 -
S’intende, Pilato.
24 -
Il Testo, increpavit.
25 -
Il Codice, esclamato. E il Testo è un po’ più diffuso.
26 -
Il Testo: Hely, Hely, lama zabathani; quod est interpretatum: Deus meus,
Deus meus, ut quid dereliquisti me? Et post haec dicit Iesus: Pater, in manus
tuas etc.
27 -
Il Testo, omnes noti eius.
28 -
Qui il Testo introduce anche Nicodemo, ed è alquanto diverso dal
volgarizzamento.
29 -
Intendi, cercarono per far loro male.
30
- SalC
31 -
Davit.
32 -
SalCioè, vedesti, per lo scambio del v in b.
33 -
Il Testo, accipientes.
34 -
Il Testo: et diffamatus est omnibus sermo illorum.
35 -
Non ha il Codice e a.
36 -
Forse, angoli.
37 -
Per plebe; come brivilegio per privilegio.
38 -
Manca, quia in Iordane baptizatus est Iesus.
39 -
Ho posto fra parentesi questa glossa del volgarizzatore: il Testo dice 5500,
invece di 3952.
40 -
Meglio, parmi, il volgarizzamento che il Testo, ove si legge descendens in
terras.
41 -
Manca in paradisum ad arborem misericordiae.
42 -
Il Testo: Satan.... dixit ad Principem inferorum.
43 -
Il Codice non dà buona lezione, ponendo dice in luogo di chi è;
conforme al Testo: Quis est iste etc.?
44 -
Cioè, tutte le potestà: il Testo, potentes.
45 -
Manca nei Codice il che.
Qui il Codice rimane in tronco. Seguita nel Testo il dialogo
infernale, che termina con la venuta del Salvatore risorto, al quale vanno
dietro i Santi del Limbo. Ripiglia poi la narrazione di quello che dopo la morte
di Gesù fecero i Giudei nella Sinagoga, e che Giuseppe e Nicodemo riferirono a
Pilato; il quale posuit omnia verba in codicibus praetorii sui publicis.
Finalmente Pilato va al tempio, e fattisi portare i libri di Mosè e de’
Profeti, domanda a’ principi de’ sacerdoti, agli scribi e ai dottori, se nelle
Scritture fosse notizia di quel Gesù che avevano voluto crocifiggere. Alla
quale domanda, fatti prima uscir tutti dal sacrario e serrate le porte,
rispondono Anna e Caifas, che, lette bene le Scritture, e fatti i computi degli
anni, si doveva tenere per fermo, quod Iesus quem crucifiximus, Iesus
Christus Dei filius est, verus et omnipotens Deus.
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