di M. DI MAURO, A. LATTANZIO, P. ALTIMARI, N.
ZITARA*
FALSE FLAG SULL'ISOLA CONTESA
La cosiddetta Impresa dei Mille copriva la conquista
coloniale anglo-piemontese delle Due Sicilie. Garibaldi fu solo uno degli
attori, e manco il più importante.
Che ci fossero in mezzo anche qualche decina di siciliani,
più o meno convinti, importa ancor meno. Del ruolo e della funzione di Crispi,
il Macellaio di Ribera, ci occuperemo in seguito. E senza appello. Non ha alcun
senso storiografico il sopravvalutare, nel bene e nel male, il ruolo di un
qualunque individuo in fatti di grande portata. Nè conta men che zero il suo
luogo di nascita. Dell’individuo se ne può rilevare la sola funzione accessoria
al fatto storico.
Altra cosa ancora è la costruzione del mito. E il mito
dell’Eroe dei Due Mondi è un caso da manuale che va affrontato con gli
strumenti dell’indagine critica applicata allo Spettacolo delle Ideologie.
Perfino l’Opra dei Pupi venne stravolta per far largo a Don Peppino. Ne
parleremo in seguito.
Quali siano stati, nella lunga durata, gli effetti della
distruzione, annessione e fagocitazione delle Due Sicilie a una entità statuale
il cui baricentro politico-economico non s’è mai mosso dalla Padania… ci pare
siano sotto gli occhi di tutti, e il “1860” è una Catastrofe che agisce sul
Presente. Facciamo parlare i Fatti.
La cosiddetta “Impresa dei Mille” fu
nient’altro che una riuscita operazione di copertura della conquista coloniale
anglopiemontese delle Due Sicilie.
In termini tecnici questo tipo di operazioni si chiamano
false-flag, falsa-bandiera.
Chiediamoci piuttosto perchè -dopo quasi un secolo e mezzo-
sia sostanzialmente vietato raccontare nelle scuole la Verità Siciliana sui
fatti del 1860.
Quanti insegnanti delle nostre scuole, per dirne solo una,
sanno che l’8 maggio del 1860 Garibaldi, già mercante di schiavi, e i suoi, in
navigazione verso Marsala, fecero sosta a Talamone, in Toscana: e qui si
allenarono in saccheggi e violenze in attesa di imbarcare circa 2.000 finti
“disertori” dell’esercito piemontese?. E’ solo un dettaglio, nè può bastare
questo spazio a raccontare tutto.
Un immenso Archivio di documenti -che studiamo da anni- lo
dimostra in forme scientificamente inconfutabili.
Dietro i “Mille” avanzava nell’ombra un corpo di spedizione
di 22.000 militari, sostenuto dagli inglesi, e costituito da tagliagole
ungheresi e… zuavi, già mercenari di Parigi nell’esportazione della civiltà nei
villaggi dell’Algeria e sui monti della Kabilya; nonchè da soldati e
carabinieri piemontesi, momentaneamente posti in ‘congedo’, e riarruolati come
‘volontari’ nella missione d’invasione.
Gli “inglesi” dovevano distruggere la grande flotta
mercantile delle Due Sicilie, in vista dell’apertura del Canale di Suez:
l’unico potenziale concorrente -dalla Cina alle Americhe- venne pugnalato alle
spalle.
I “piemontesi” dovevano svuotare le
ricche casse delle Banche delle Due Sicilie, per pagare i loro debiti contratti
a Genova, a Londra, a Parigi.
Tutti dovevano distruggere la nascente industria delle Due
Sicilie, per trasferirla in Paludania, come dice il nostro maestro Nicola
Zitara.
Ma soprattutto dovevano “controllare” le 412 miniere
siciliane di zolfo, il petrolio del tempo, senza il quale nè industria nè
flotta militare di Sua Maestà britannica avrebbero potuto dominare il Mondo per
un secolo. Ci hanno fottuti.
Bloccata la Russia al di là del Bosforo (Guerra di Crimea
1852-1856), nel 1860 la massoneria inglese muove contro le Due Sicilie i pupi
piemontesi e garibaldeschi, nonchè un corpo di spedizione coloniale mercenario:
ungheresi, zuavi, polacchi, indiani… assoldati e pilotati a distanza da Londra.
Mentre fu la Francia a sostenere l’espansione piemontese in Padania, in
funzione anti-austriaca.
Giova ricordare che l’Impero inglese, alla metà
dell’Ottocento, fu impegnato in una serie di guerre contro determinati Stati:
Regno delle Due Sicilie, Paraguay e gli stessi USA, che avevano deciso di
seguire uno sviluppo autocentrato, sviluppando l’industria locale e rafforzando
la propria agricoltura e il proprio commercio tramite l’applicazione dei dazi.
Ciò avrebbe permesso lo sviluppo economico, pur restando al
di fuori dell’influenza bancario-finanziaria e, quindi, politica di Londra.
L’impero britannico reagì, a tali comportamenti, creando
operazioni tipo False Flag (Falsa Bandiera): come quella dei “Mille”. E ci andò
meglio che in Paraguay, dove una coalizione militare pilotata da Londra si
risolse con la distruzione fisica del Paraguay e della sua popolazione
maschile. Alla fine si ebbe un rapporto di otto donne per ogni uomo.
L’operazione di false flag dei garibaldeschi venne
finanziata dalla massoneria inglese con una cassa di piastre d’oro turche
(moneta franca nel Mediterraneo del tempo) pari a molti milioni degli attuali
dollari.
Il resto lo rapinarono strada
facendo, dopo esser entrati a Palermo con l’aiuto della Maffia (mafia).
Tempo dopo, il cassiere della spedizione, Ippolito Nievo, e
i registri contabili, vennero fatti sparire nel nulla.
Le navi militari inglesi, “casualmente” alla fonda in
Marsala, con uno stratagemma protessero lo sbarco dei “Mille”. Era l’11 Maggio
1860.
I “Mille” si trovarono la via aperta dalla corruzione mirata
dei vertici militari del povero Re delle Due Sicilie, e servirono da copertura
allo sbarco di un imponente Corpo di Spedizione anglo-piemontese (22.000
soldati, tra cui vere e proprie “legioni straniere” di tagliagole ungheresi e
zuavi).
Basta dire che il 14 Maggio, Garibaldi e i generali borbonici
Landi e Anguissola si incontrano in segreto per concordare il tradimento. Dove?
A bordo di una nave ammiraglia inglese! Gli obiettivi strategici erano chiari,
e può anche darsi che Garibaldi non li conoscesse. Non abbiamo mai detto che
fosse una persona intelligente, nè ci interessa saperlo.
Gli obiettivi di Londra più che di Torino erano chiari:
1-distruggere, peraltro illegalmente, lo Stato
sovrano delle Due Sicilie, a partire dalla sua grande flotta commerciale (la
terza del Mondo), in vista dell’apertura del Canale di Suez.
2-controllare gli zolfi, che facevano della
Sicilia la Miniera del Mondo: erano “i solfi siciliani” a muovere l’industria e
la flotta d’Inghilterra e non solo.
3 -saccheggiare l’oro e l’argento delle Due
Sicilie: prima con la rapina in piena regola, poi con la requisizione dei beni
ecclesiastici -in gran parte frutto delle donazioni delle famiglie al figlio
monaco- e con l’astuzia del corso forzoso, con la quale si rastrellò la grande
massa monetaria metallica circolante nelle Due Sicilie in cambio di pezzi di
carta con su stampata l’effigie del Re savoiardo.
Questo doveva accadere senza “dichiarare la guerra”, dunque
nel caos, con la corruzione, l’ipocrisia, l’inganno. E accuddhì fu. Chi si
oppose venne chiamato brigante e fucilato senza tanti complimenti. Benvenuti in
Italia.
La Sicilia fu saccheggiata. Per due anni posta in “stato
d’assedio” con tanto di blocco navale anglopiemontese a cui fecero seguito
mirate misure “protezionistiche” che ne devastarono l’economia tutt’altro che
povera. Se nella Piana di Catania venne spazzata via l’industria della canapa e
del lino, perfino l’armatore palermitano Florio venne costretto a farsi
cooptare dalla compagnia di navigazione del genovese Rubattino, lo stesso che
fornì le navi ai garibaldeschi.
Una minoranza di isolani venne intanto cooptata nel nuovo
sistema e usata contro il Popolo siciliano, dando vita, come in tutte le
colonie, a uno strato sociale parassitario e collaborazionista, che può “fare
carriera” purchè operando in nome e per conto di chi sfrutta la nostra Isola.
Questo schema di ingegneria sociale è antico almeno quanto
la Roma imperiale. E la nostra Sicilia l’aveva “sperimentato” sulla sua pelle,
dopo la sconfitta del partito indipendentista dei siculo-catalani, anche nel
Cinquecento della dominazione castigliana, sebbene vi attecchì meno in
profondità di quanto una storiografia pigra e neocoloniale ci abbia fatto
credere.
Nè va sottovalutato quel conflitto secolare che contrappose
la Sicilia e Napoli, che aveva comunque minato le fondamenta di quella
costruzione statuale.
Ad ogni modo, per capire la Sicilia di oggi occorre aver
chiaro cosa accadde nel 1860, perchè quel “passato” non è ancora passato. Poi
parliamo del seguito. A partire dalle operazioni occulte della cosiddetta Banca
Nazionale, dei Bombrini, dei Balduino, dei Sella… perchè è sulla Questione
bancaria e sulla Speculazione ferroviaria, oltrechè sulle rimesse degli
emigrati, che si giocarono in combinazione il decollo padano e l’affossamento
definitivo delle ex-Due Sicilie, oggi chiamate Mezzogiorno: patria dei
“mezzogiornali”.
Alcuni fatti. Le due famose navi piemontesi furono avvistate
con “ritardo” dalle navi borboniche. Erano in servizio in quelle acque la
pirocorvetta Stromboli, il brigantino Valoroso, la fregata a vela Partenope
(comandata dal traditore capitano Guglielmo Acton) ed il vapore armato Capri.
Avvistarono i garibaldini la Stromboli e il
Capri. Quest’ultimo era comandato dal capitano Marino Caracciolo che,
volutamente, senza impedire lo sbarco, aspettò le evoluzioni delle cannoniere
inglesi Argus (capitano Winnington-Inghram) e Intrepid (capitano Marryat), che
erano in quel porto per proteggere i garibaldini. Solo dopo due ore il
Lombardo, ormai vuoto, fu affondato a cannonate, mentre il Piemonte, arenato
per permettere piú velocemente lo sbarco, venne catturato e rimorchiato
inutilmente a Napoli. Roba da film tragicomico…che la RAI non produrrà mai.
A Marsala parte della popolazione si chiuse in casa, altri
fuggirono nelle campagne. I garibaldini, accolti festosamente solo dagli
inglesi, per prima cosa abbatterono il telegrafo, poi alcuni si accamparono nei
pressi della città praticamente vuota, mentre Garibaldi, temendo la reazione
popolare si rifugiò con altri nella vicina isola di Mozia. Ce lo dice il nostro
Antonio Pagano. Il seguito dell’ “Impresa”, da Calatafimi in poi, è una farsa
militare resa possibile dalla corruzione mirata dei vertici dello Stato delle
Due Sicilie, realizzata alle spalle del suo leggittimo e ingenuo Re.
E ora dovremmo anche stare zitti e celebrare non Spartaco,
ma “un Garibaldi qualunque”, come ebbe a dire, anni dopo, il vecchio Karl Marx,
allorquando la massoneria inglese accolse il suo Eroe in pompa magna tra ali di
folla ubriaca.
Già nel luglio 1866 cinque grandi banche londinesi, insieme
al Banco di Sconto parigino, operanti in India e Cina, annunciavano che non
avrebbero più trattato cambiali “che non fossero emesse a più di quattro mesi
vista”. (K.Marx, Il Capitale-Il Tempo di Circolazione).
Si preparavano
all’apertura del Canale di Suez che, accorciando Tempo e Spazio tra Occidente e
Oriente, dischiudeva la via ai conflitti coloniali dell’Avvenire.
Di questi conflitti coloniali le nostre Due Sicilie furono
le prime vittime.
Fonte: da KASA
TRINAKRIA del 31 marzo 2008
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