martedì 29 dicembre 2015

STORIA VENETA – 136: 1716 - RIPRENDE ANCORA LO SCONTRO CON I TURCHI. SI DIFENDE CORFU’


Dal testo di Francesco Zanotto


" Fulminava dalle mura il cannone, la moschetteria non faceva mai tregua: erano lanciati sui Turchi sassi, bombe, granate ... Durava già da sei ore quell'ostinata tenzone, e i Turchi raddoppiavano l'impeto. Allora il valoroso Schoulembourg si pose alla testa di ottocento uomini ed andò ad assalirli di fianco; cosicchè non potendo costoro  resistere al nuovo conflitto, a cui costringevali il prode comandante, si diedero alla fuga abbandonando il rivellino. Vi si trovarono venti bandiere e duemila morti: i fuggitivi furono inseguiti fino alle loro trincee".


ANNNO 1716


Giuseppe Gatteri


Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.


Con il Settecento Venezia inaugura in Europa una politica di neutralità ritrovandosi invece nuovamente impegnata nelle acque egee contro i turchi che riconquistano gran parte dei territori persi 15 anni prima.  A Venezia non resta che difendere l'ultima roccaforte ...


LA SCHEDA STORICA  -  136 


 E la pace arrivò. Impero e Francia avevano bisogno di dedicarsi ora alle loro faccende dinastiche che preoccupavano non poco altre due potenze europee quali l'Inghilterra e l'Olanda. Venezia dal canto suo poteva ritenersi soddisfatta dopo le ultime rivincite sui turchi, ugualmente il re di Polonia.
Vennero così aperte le trattative con il Sultano incontrato dai "Grandi" d'Europa a Karlowitz il 13 novembre del 1698.  Il Sultano era ben disponibile, ma non certo a svendersi e così le trattative si rivelarono molto più complesse del previsto. In fondo l'Impero turco non si era affatto arreso e la pace stava a cuore tanto a questo che ai cristiani.
Per quanto riguardava i veneziani in particolare, la Serenissima poteva tenersi la Morea e alcuni centri fortificati nell'Egeo, ma il Sultano rivoleva assolutamente Atene. Scelta non facile per il governo veneziano che alla fine, tuttavia optò per la soluzione più saggia accogliendo la richiesta del Sultano.
Il secolo si chiudeva così con buone prospettive di pace per l'Europa, ma i fatti ancora una volta e molto presto avrebbero riconsegnato la parola alle armi.
Il 7 febbraio del 1700 infatti, moriva il doge Silvestro Valier, ma anche l'inetto re spagnolo Carlo II aprendo così uno dei più funesti periodi di guerra della  storia europea che si trovò nuovamente spaccata e belligerante su due opposti fronti, quello francese e quello imperiale con i suoi alleati per il possesso del trono di Spagna.
Quattro anni di guerra aspettavano l'Europa alla fine dei quali, a Utrecht, veniva ridefinita la carta geo-politica del Vecchio Continente.
La Serenissima era riuscita con grandi acrobazie a mantenersi neutrale per tutta la durata del conflitto malgrado il suo entroterra fosse stato lo scenario di duri scontri fra gli eserciti stranieri in contesa. Poco male, dal momento che le sue attenzioni venivano invece nuovamente richiamate nell'Egeo dove la pace firmata con il turco 14 anni prima, stava pericolosamente scricchiolando.
Era ancora infatti una prospettiva di guerra quella che si dischiudeva per Venezia verso la fine del 1714.  
Allora il Gran Visir turco fece sapere al governo veneziano che, a seguito di gravi incidenti occorsi a delle loro navi nel Mar Adriatico, il Sultano dichiarava guerra alla Repubblica. Al di là delle scuse, il fine apparve subito chiaro: riconquistare al più presto la Morea perduta 25 anni prima.
Per Venezia si trattava della sua ultima grande affermazione in Oriente. Perderla significava un grosso colpo alla sua immagine e al suo prestigio.
I turchi non persero certamente tempo muovendosi rapidamente con un esercito in Tessaglia e con una flotta nelle acque egee.
La Serenissima colta di sorpresa da questa rapida iniziativa, invano chiese aiuto ad un'Europa distratta subendo così nel corso di tutto il 1715 una serie di cocenti sconfitte.
Egina e Corinto vennero infatti facilmente riprese dai turchi e così gli ultimi importanti possedimenti veneziani in quelle acque, le isole di Spinalonga e di Suda. Tutta la Morea alla fine del 1715 era stata così riconquistata dai turchi.
L'impresa peloponnesiaca che tanto aveva esaltato i veneziani e il comandante Francesco Morosini, veniva vanificata nel giro di un anno.
Mentre i turchi tornavano ad essere i padroni delle porte dell'Adriatico (Morea e Candia) a Venezia cadevano le prime teste. Il comandante Dolfin venne infatti destituito e rimpiazzato con Andrea Pisani nel 1716. A questi spetterà l'arduo compito di difendere l'ultima roccaforte veneziana nell' area egea: Corfù.
L'isola era già oggetto di attenzione da parte del Sultano che infatti vi stava spedendo 30.000 uomini per conquistarla. Il 5  luglio la flotta turca entrava nel canale di Corfù dove si registrarono i primi scontri.
Malgrado le navi del Cornaro tenessero testa alla flotta nemica, i turchi riuscirono però a spostarsi sul lato settentrionale dell'isola, accampandosi presso le saline di Potamò. Da lì mossero presto l'assedio alla città difesa dal provveditore Antonio Loredano ma soprattutto dalle eccezionali e nuove opere di fortificazione fatte realizzare dal maresciallo Johan Matthias Von der Schulenburg, entrato al servizio della Repubblica.
E così l'assedio si protrasse per tutta l'estate senza alcun esito definitivo, fino almeno al 18 agosto quando il comandante turco decise all'improvviso di sferrare l'attacco generale. Decisione appunto improvvisa dettata probabilmente dalla notizia che l'Impero stava scendendo in guerra a fianco di Venezia. Si dovevano assolutamente accelerare i tempi della conquista.
Quel giorno, così, un esercito di 30.000 uomini al suono di trombe, tamburi, fucili e grida terrificanti,  si scaraventò contro le fortificazioni della città dove tutta la popolazione civile, uomini, donne, vecchi e fanciulli veniva intanto mobilitata.
Dopo sei ore di irrisoluto scontro, lo Sculenburg decise con 800 uomini scelti di aggredire il nemico sul fianco. Sorpresi dall'attacco i turchi si diedero presto a precipitosa fuga lasciando sul campo comunque 2000 uomini. Il resto dell'esercito impegnato nell'assedio vista la rotta della guarnigione decretò la ritirata.
La notte successiva iniziarono le operazioni d'imbarco per abbandonare l'isola, ma ancora non era finita. Un furioso temporale infatti, si abbattè sulla zona investendo in pieno Corfù e il campo dei turchi che si trasformò presto in una palude dove gran parte dell'artiglieria pesante si ritrovò immobilizzata nel fango mentre le navi attraccate allargo, sbattute l'una contro l'altra dalla burrasca, si sfracellavano sotto gli occhi dei turchi impotenti.
Tutto sembrava congiurare contro di loro. Corfù si era trasformata da una facile conquista in una trappola dalla quale i turchi non vedevano l'ora di uscire. Quel temporale sancì ulteriormente la vittoria sul campo di Venezia e dell'abilissimo e temerario maresciallo Von Schulenburg.
Questi venne generosamente ricompensato al suo rientro con una spada d'oro e una pensione vitalizia di 5000 ducati d'oro. Poteva essere generoso il governo ducale, in fondo il maresciallo aveva garantito il possesso dell' importante isola.


Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,  volume  5,  SCRIPTA EDIZIONI


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