giovedì 3 dicembre 2015

STORIA VENETA – 113: 1622 - ANTONIO FOSCARINI VITTIMA DEL "TERRORE" . IL SENATORE PREFERISCE TACERE



Dal testo di Francesco Zanotto


"A tali strette ridotto, e ben vedendo il Foscarini esser divenuta necessità il sottoporsi volontario alla morte, piegava la fronte, generoso, a tanta necessità, anzichè palesare il nome della donna visitata da lui ogni notte. Quindi tradotto innanzi agli inquisitori di Stato, negava risolutamente di essere reo dell'imputatogli delitto, e nel medesimo tempo non si giustificava offrendo pruove contrarie alla ingiuriosa calunnia.  Per lo che viemaggiormente accrescendo il sospetto compilavasi a cura degli inquisitori medesimi il processo, ed in seguito a questo venia giudicato dai X, dal doge e da suoi consiglieri."


ANNO 1622


Giuseppe Gatteri


Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.


Congiure dall'esterno arrivano fino al cuore della città, ardono pure le controversie religiose con il Papa.  Venezia si sente giustamente minacciata ma reagisce con scarsa lucidità, più con la paura e le facili sentenze ...


LA SCHEDA STORICA  - 113


Venezia aveva rischiato veramente grosso con la congiura spagnola di Bedmar. Se non fosse stato per lo zelante Balthasar Juven la repubblica sarebbe probabilmente scomparsa dalla faccia della terra. Per una volta l'efficiente rete d'informatori ufficiali non aveva funzionato a dovere.  
In conseguenza di ciò le misure di sicurezza si rafforzarono ulteriormente.  Nella città lagunare dopo lo scampato pericolo si intensificarono le azioni di spionaggio e di controllo vietando ai veneziani ogni contatto segreto con persone straniere. L'ulteriore irrigidimento delle autorità, tuttavia, non poteva che portare con sè anche dei rischi, fra i quali il più pericoloso era senza alcun dubbio la perdita di ogni lucidità e serenità di giudizio.
E così, immancabili, arrivarono le prime vittime del nuovo clima "poliziesco", vittime comuni, ma anche eccellenti personaggi come il senatore Antonio Foscarini.
Costui, figlio di Niccolò, apparteneva a una delle più note famiglie nobili veneziane.  Come spesso accadeva per questi aristocratici, Antonio aveva iniziato molto giovane una brillante carriera politica e diplomatica al servizio della repubblica che lo portò a rivestire l'alta carica di ambasciatore presso il re francese Enrico IV e, successivamente, presso la corte d'Inghilterra dove aveva  particolarmente e positivamente colpito il re Giacomo I Stuart.
Ma quello del Foscarini sembrava già allora un destino segnato. Durante la sua ambasceria in Inghilterra, infatti, in alcuni ambienti si tentò di screditarlo, evidentemente stava suscitando non poche gelosie ed invidie. Le accuse di tradimento mosse al Foscarini dal suo stesso segretario nel 1618 vennero fortunatamente smentite e il Consiglio dei Dieci lo prosciolse dopo ben tre anni d'inchiesta e di carcere.


Un gioco sporco tra ricatti e denunce anonime ...


Nel 1620, intanto, veniva nominato senatore della repubblica, ma soli due anni dopo un tragico evento  sconvolse, fino a spezzarla, la vita del Foscarini. Denunce anonime giunsero infatti a suo carico al Consiglio dei Dieci. Il Foscarini, secondo queste informazioni, stava segretamente tramando ai danni della repubblica incontrandosi segretamente con esponenti di paesi stranieri, cosa tassativamente vietata dal governo veneziano. L'8 aprile del 1622 Foscarini veniva quindi arrestato mentre lasciava il senato.
A complicare la situazione, già di per sè delicata, ci si mise anche una donna: la contessa inglese lady Arundel.  Secondo queste voci la nobildonna inglese, figlioccia della regina Elisabetta I e grande amante dell'arte - proprio questa sua grande passione l'aveva condotta a Venezia sin dal 1621 -, sarebbe stata la misteriosa tessitrice di questo complotto, nel quale il Foscarini avrebbe lasciato il cuore per amore della contessa. I segreti incontri notturni nella casa dei Mocenigo dove la ''Lady'' alloggiava, avrebbero avuto quindi carattere non solo amoroso ma anche politico. Quando il Foscarini venne portato davanti al Consiglio dei Dieci, tuttavia, si sarebbe rifiutato di fare il nome di questa donna e questo suo cavalleresco silenzio concorse non poco a confermare le accuse di tradimento.


Prima meglio condannare poi la grazia può sempre arrivare ...


Accuse dalle quali il Foscarini non ebbe neppure il tempo di controbattere adeguatamente, dal momento che venne condannato a morte all'unanimità dai membri del famigerato Consiglio dei Dieci. Il 20 aprile veniva così emessa la condanna a morte per strangolamento, condanna che venne eseguita in tutta fretta quella sera stessa nelle prigioni veneziane.
Ma giustizia era veramente fatta? Antonio Foscarini era veramente colpevole? E di che cosa, poi? Di tradimento o di aver avuto per amante la nobile, e sposata, lady Arundel?  Niente di tutto questo, pare.
Foscarini, infatti, non fu in realtà il protagonista di nessuna delle due scandalose circostanze.  Nè del complotto politico, che a fatica la stessa lady Arundel riuscì a dimostrare inesistente, nè dell'intrigo amoroso dal momento che con tutta probabilità i due si incontrarono solo poche volte e non certo in occasioni private. Resta che la donna, suo malgrado invischiata in questa spiacevole storia, venne comandata dal suo ambasciatore di lasciare al più presto Venezia.
Di fronte a questo perentorio ordine la donna reagì energicamente. Non solo non lasciò la città, ma difese il Foscarini davanti al diplomatico, sostenendo che mai il senatore veneziano aveva incontrato in casa Mocenigo rappresentanti di paesi stranieri e nemici.
Le stesse cose dovette dire anche al doge al quale aveva chiesto udienza, doge che dovette ben crederle se la invitò a presenziare alla imminente cerimonia dello "sposalizio del Mare". Non solo. Venne letta in senato una dichiarazione ufficiale d'innocenza da far avere poi anche a Lord Arundel e a chiunque volesse avere chiarimenti sulla vicenda.
Sei mesi dopo lady Arundel lasciava Venezia per fare ritorno a casa con i suoi due figli e ben 70 casse stracolme di merci, opere d'arte e preziosi. Si lasciava alle spalle una città sconcertata dalla vicenda e dalla morte innocente di uno dei suoi più amati e stimati senatori.
Se l'onore della donna era salvo, niente e nessuno poteva invece ridare la vita al povero Foscarini. Per lui le scuse arrivarono troppo tardi.
Il 22 agosto del 1622 gli autori della false accuse erano stati arrestati e giustiziati mentre il Consiglio dei Dieci ammetteva pubblicamente l'errore, il fatale e tragico errore di valutazione riabilitando la memoria dello sfortunato Foscarini la cui salma venne riesumata per procedere poi a dei solenni funerali di stato.
Era tutto quello che la repubblica poteva ormai fare per il "suo" senatore.


Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,  volume  4,  SCRIPTA EDIZIONI



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