lunedì 14 dicembre 2015

STORIA VENATA – 124: 1667 - A CANDIA LE COSE PEGGIORANO SEMPRE PIU'. ANCORA LE DONNE IN AZIONE


Dal testo di Francesco Zanotto


" ....la moglie del maggiore Battaglia Motta, la quale, fattasi capo delle femmine tutte, con animo virile, generosamente impiegossi con esemplare intrepidezza ad animare le altre tutte nei lavori di munimento, recando materiali, e ciò tutto occorreva per alleviar la fatica de' padri, degli sposi e dei fratelli, esponendosi quanto essi ai pericoli del fiero Marte, fino a che periva essa unitamente a molte compagne, su quelle stesse mura che cercavano di rendere inespugnabili. La quale virtù di questa donna fortissima, volemmo, col ministero dell'arte, tramandare più spiccatamente alla memoria de' posteri, affinché si conosca ... "


ANNO 1667


Giuseppe Gatteri
  

Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.


Come già in molte altre disperate circostanze, anche le donne di Candia aiutano gli uomini a difendere le mura ormai gravemente danneggiate.


LA SCHEDA STORICA  -  124


Innumerevoli furono dunque le occasioni nelle quali il Leone di S. Marco si scontrò vittorioso con la Mezzaluna.
Molti furono i comandanti veneziani che con le loro navi regalarono il più delle volte delle inaspettate ed in sperate vittorie alla loro patria. Veneziani, appunto, ed esclusivamente, dal momento che ancora nel 1660 nessuno degli stati cristiani era sceso a fianco della Serenissima nelle acque pericolose del Mediterraneo Orientale.
La mancanza di un'azione unitaria da parte della cristianità riduceva l'impegno e lo sforzo dei veneziani a delle sporadiche e circoscritte battaglie con il Turco che, sebbene quasi sempre vittoriose, non andavano però a modificare una situazione, sostanzialmente immutata da vent'anni.
Qualcosa, bisogna ammetterlo, fece difetto anche nel comando generale veneziano che non riuscì mai ad organizzare un'azione di grande portata su vasta scala, in grado di bloccare i rifornimenti alla flotta e all'esercito turchi che assediavano Candia.
I difensori dell'isola se poterono reggere un assedio di così eccezionale durata, era per il fatto che in tutti quegli anni i rifornimenti e i rinforzi dalla madrepatria continuarono ad arrivare più o meno regolarmente. E' anche vero d'altro canto che Venezia non poteva riuscire in questa impresa contando solo su sè stessa. Fu già tanto quello che riuscì a fare.
Intanto, quando ormai di Candia e del suo incredibile assedio si parlava in tutte le corti europee, presero a muoversi anche altri stati come la Francia, che con il Sultano turco aveva da almeno due secoli sempre intrecciato amichevoli rapporti commerciali e diplomatici. Motivo per cui si era sempre ben guardata dallo scendere in campo in modi troppo plateali e massicci.
La Francia del re Sole, finalmente, nel 1660 si mosse inviando a Candia 4000 uomini al comando di Almerigo d'Este principe di Modena. C'era solo un particolare e non di poco conto. Il contingente arrivò nell'isola in pieno agosto, anzichè in primavera quando la temperatura e il clima generale dei mesi estivi avrebbero offerto condizioni migliori per l'azione militare.
Non solo. Nessuno si prese poi la briga, prima di iniziare lo scontro con il nemico, di fare almeno una piccola ricognizione del luogo. Tutto questo trasformò il primo impatto coi turchi in un clamoroso ed inevitabile disastro. Come se non bastasse ci si mise anche la dissenteria che si diffuse presto fra i superstiti vanificando ogni ulteriore iniziativa.
Non molto diversamente andarono le cose anche per un contingente di 2000 uomini inviato poco dopo dall'imperatore tedesco. Se questi erano gli aiuti sui quali Venezia, e con essa Candia, poteva contare non c'era da stare molto allegri. Eppure Candia continuava a resistere, a non cedere.
Ma perchè e come succedeva questo? Le ragioni erano diverse. Un pò per il fatto che il Turco, per primo, non sembrava avere molta fretta di completare la conquista di un'isola non più strategicamente così importante.  Nel Mediterraneo si erano aperte molte altre rotte commerciali, non controllate dai veneziani e perfettamente agibili. Questo rendeva l'assedio un affare che si poteva rimandare nel tempo.
Il  secondo motivo della tenacia dei difensori va ricercato nelle continue azioni navali dei veneziani; terzo motivo oltre al temperamento degli abitanti anche la tenuta delle straordinarie difese della città.
Questa era in realtà una gigantesca fortezza. Vicina al mare, Candia ne era circondata per circa un terzo dalle sue acque, mentre il lato verso terra era stato munito di ben sette grandi e possenti bastioni fortificati ciascuno con un suo nome: Sabionera, Vitturi, Gesù, Martinengo, Betlemme, Panigrà e di S. Andrea.
I bastioni di forma irregolare davano alla pianta della città la caratteristica e ben nota forma stellata. Sull'estremità poi di ciascuno di questi bastioni, erano state costruite delle ulteriori fortificazioni' come su quello chiamato Vitturi dove si trovava il forte di S. Dimitri, eretto all'inizio della guerra con i turchi da Camillo Gonzaga. Questo forte molto esteso, arrivava con le sue propaggini fino all'altro bastione detto il Sabionera. Verso il mare invece c'era il castello del Molo, all'imboccatura del porto, costruito praticamente sul mare e per questa sua posizione pressoché imprendibile.
Ogni fortificazione, ogni piccolo fortilizio, erano poi naturalmente presidiati da molti soldati che rispondevano ad un capitano.
Proprio questi uomini dovettero fronteggiare all'alba del 22 maggio del 1667 un eccezionale esercito turco che circondò l'intero perimetro della città ponendo un corpo di soldati alla base di ogni bastione.
Una volta accampati i turchi puntarono i loro cannoni su tre delle sette strutture fortificate, in particolare sul bastione di S. Andrea. Alla fine dei preparativi l'esercito nemico era riuscito a piazzare in direzione delle mura di Candia 55 grossi cannoni e 11 mortai pesanti.
In realtà la pressione era concentrata solo su due delle fortificazioni, quella di Panigrà e di Betlemme. Mai prima di allora i turchi erano riusciti a dispiegare tanta potenza offensiva contro la città.
Troppi anni erano del resto trascorsi da quando i primi giannizzeri erano sbarcati nell'isola e avevano posto l'assedio alla sua capitale. Si erano succeduti nel frattempo sultani, Gran Visir e comandanti e anche per loro era giunto il momento di concludere.
Gli abitanti questa volta ben compresero che nel campo nemico erano state prese decisioni strategiche inequivocabili. Ci si rendeva conto che il giorno decisivo non era più ormai tanto lontano.
Non lo si poteva attendere tuttavia senza fare nulla e così iniziarono febbrili i preparativi per resistere il più a lungo possibile ad un assedio che si presentava come quello definitivo. Si iniziò a fortificare ancor di più le mura, in uno sforzo collettivo che non escludeva nessuno, neppure le donne.
A dare loro l'esempio la moglie del maggiore Battaglia Motta, presto emulata da altre donne di Candia che presero ad aiutare gli uomini nel trasporto di materiali.
Era il 1667. Per Candia e la sua gente iniziava il conto alla rovescia.


Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,  volume  4,  SCRIPTA EDIZIONI



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