martedì 8 dicembre 2015

STORIA VENETA – 118: 1648 - IL TURCO SI ARRENDE . SI RICONQUISTANO ANCHE ALCUNE CITTA'


Dal testo di Francesco Zanotto


"Usciti i Turchi da Clissa, il dì ultimo marzo dell'anno 1648, passarono tra le fila delle milizie venete armate; ed occupata poscia la piazza dal Foscolo, abbattuta la Luna, vi piantò il Leone di S. Marco, e volta la moschea ad uso di cattolica chiesa, calpestate le turche insegne, che di tappeto servirono alle ginocchia de' vincitori, resero al Dio delle vittorie dovute grazie. Fu data poscia Clissa a reggere al generale Francesco Valiero, fino a che giunse Marco Bembo, eletto provveditore dal Senato, ed il colonnello Andrea Breton, a cui fu dato il governo dell' armi della piazza conquistata."


ANNO 1648


Giuseppe Gatteri


Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.


Venezia, ripresa la guerra con il Turco per il possesso dell'isola di Candia, si muove anche su altri fronti come quello dalmata e istriano. Qui le sorprese non mancano di certo!


LA SCHEDA STORICA  - 118


 Nel 1646, quando le spoglie mortali del giovane e temerario comandante veneziano Tomaso Morosini facevano ritorno in patria, la guerra coi turchi per il mantenimento dell'isola di Candia era solo all'inizio.
Nessuno allora poteva immaginare che il confronto-scontro tra Venezia e l'Impero ottomano nelle acque della preziosa isola, sarebbe durato infatti ancora vent'anni. Vent'anni durante i quali si alternarono momenti di calma a furiose battaglie spesso preparate o accompagnate da una miriade di episodi e di azioni coraggiose volte a "disturbare" il più possibile la presenza dei turchi nell'Egeo. E non solo lì.
 Cercando di evitare, dove era possibile, lo scontro navale diretto con la flotta nemica, la Serenissima s'impegnò costantemente in una strettissima azione di pattugliamento delle acque candiote impedendo ogni possibilità di sbarco ai turchi.
Questi del resto non avevano in fondo nessuna particolare fretta di completare la conquista dell'isola dal momento che ormai per ben altre rotte transitava il grosso del traffico commerciale nel Mediterraneo Orientale e l'isola non costituiva più da tempo un passaggio obbligato per le navi. Creta più che una questione strategica era diventata ormai una questione di prestigio, una sfida fra Occidente ed Oriente.
Per tutti questi motivi lo scontro finale venne rimandato dalle due parti per ben vent'anni, periodo durante il quale i migliori uomini e comandanti veneziani non persero occasione per distinguersi in qualche significativa azione di disturbo.
Va detto che sin dalla riapertura delle ostilità con i turchi, il governo ducale aveva provveduto a rinforzare la presenza veneziana anche sulla terraferma, in Dalmazia e lungo le sue coste, dove ancora resistevano numerosi possedimenti, in continuo pericolo di finire schiacciati dalla pressione militare dei turchi dell'entroterra bosniaco.


La guerra si sposta anche in Dalmazia


Proprio quest'area divenne tre il 1645 e il 1648 lo scenario di una clamorosa azione veneziana ai danni dei turchi, una delle tante che si verificarono in quegli anni.
Il protagonista fu il generale veneziano Leonardo Foscolo che nel corso di quel triennio s'impegnò instancabilmente con la sua flotta a contrastare il nemico nella sua ulteriore avanzata verso la costa dalmata. I suoi movimenti tattici rispondevano in realtà ad un ben preciso disegno strategico del governo veneziano che puntava a diversificare il fronte anti-turco pur nella consapevolezza di correre gravi rischi di collasso militare in qualche area della costa. Ma intanto la strategia dava i suoi positivi frutti e poi non c'era solo Creta da difendere!
 E così nel 1648 il comandante Foscolo riuscì a conquistare, incredibilmente, la città fortificata di Clissa, l'attuale Klis, a sud-est di Spalato.
Inerpicata su di uno sperone roccioso la cittadina era caduta in mano turca circa cinquant'anni prima. Si presentava come un'inaccessibile rocca fortificata da ben tre cinta di mura e quindi raggiungibile solo da una strada.
Il 19 marzo il Foscolo, affiancato da Girolamo Foscarini e da Luigi Cocco provveditore di Sebenico, si portò con i suoi uomini sotto le mura della città alla quale era già stato interrotto il rifornimento d'acqua. Posizionati poi i cannoni, la prima cinta muraria crollò facilmente mentre per la seconda, ci volle tutto l'impegno e lo sforzo di uomini e cannoni perchè alla fine cedesse, anche se solo al terzo assalto.
Conquistata la cerchia mediana, i veneziani si trovarono di fronte al cuore della rocca, la terza ed ultima cinta muraria. Questa era guardata da 600 soldati turchi comandati da Alì Beì Filippovich e dal nipote di quel Pascià che mezzo secolo prima aveva strappato a Venezia la città. I veneziani ebbero comunque tutto il tempo per accamparsi e piazzare otto cannoni dando inizio così a un duro cannoneggiamento delle mura che alla fine riuscì a produrre uno squarcio nel loro spessore.


Alla fine una vittoria strepitosa sui rinforzi convince i turchi assediati a Clissa a capitolare ...


Nel frattempo, il Pascià di Bosnia aveva provveduto a spedire in aiuto degli assediati 5000 soldati accampatisi poco lontano dalle postazioni veneziane. Il Pascià aveva pensato di attirare nel campo i veneziani fingendo sulle prime di cedere per poi invece, una volta circondati, stritolarli con una mossa a tenaglia. Queste le sue speranze, ma alla prova dei fatti qualcosa non funzionò nel verso giusto per il comandante turco. In poche ore, i veneziani sbaragliarono il nemico conquistando l'intero campo con tende, cavalli e munizioni. Per i turchi di Clissa era la fine, dal momento che il loro destino dipendeva in larga misura dall'efficacia di quei rinforzi.
Issata la bandiera bianca della resa, ai turchi fu comunque concesso dal generale Foscolo di abbandonare la città indisturbati ed incolumi con tutti i loro averi.  Venivano trattenute solo sei persone, esponenti altolocati in qualità di ostaggi, affinchè fossero liberati alcuni prigionieri veneziani fra i quali il Conte Capra.
Era il 31 marzo del 1648. Ammainata la mezzaluna sulla piazza di Clissa tornava a sventolare il Leone di S. Marco.


Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,  volume  4,  SCRIPTA EDIZIONI


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