STOP AI CARTELLI IN
SARDO ALL'INIZIO E ALLA FINE DEL CENTRO ABITATO. LA DIRETTIVA ARRIVA DALLO
STATO
Con una circolare del Ministero i Comuni sardi sono
invitati ad adeguarsi alle disposizioni statali.
“La circolare con la quale lo Stato invita i Comuni sardi a
togliere i cartelli in sardo all’inizio e alla fine centro abitato è l’ennesimo
atto di arroganza e ignoranza che va respinto al mittente senza un attimo di
esitazione. Ad una circolare di questa natura bisogna rispondere facendo
l’esatto contrario, indicando all’ingresso di ogni comune anche il nome in
sardo del paese, con la stessa evidenza di quello in italiano. Non è
tollerabile che una pseudo direzione Generale della Sicurezza stradale anziché
occuparsi dei pericoli delle strade sarde non trovi di meglio che esercitarsi
in un volgare quanto fuori luogo parere con il quale dichiara illegittimi i
cartelli stradali con la scritta in lingua sarda”.
Lo ha detto stamane il deputato sardo Mauro Pili presentando
un’ interrogazione al Ministro delle Infrastrutture sulla circolare trasmessa
nei giorni scorsi a tutti i comuni sardi con la quale si invitano gli stessi a
rimuovere i cartelli in sardo e adeguarsi al regolamento di esecuzione del
Codice della Strada.
“La missiva del Provveditore Interregionale delle opere
pubbliche, che fa seguito a quella della direzione generale della sicurezza
stradale del Ministero delle Infrastrutture, costituisce un indebito intervento
sui comuni sardi che lascia esterrefatti per l’inopportunità di tale
comunicazione e soprattutto perché si ignora che la lingua sarda è
ufficialmente riconosciuta e ha tutti i riconoscimenti che la equiparano
sostanzialmente alla lingua italiana. Imporre l’eliminazione di cartelli in
sardo richiamando uno pseudo regolamento del codice della Strada appare davvero
l’ultimo dei problemi che un ministero dovrebbe porsi dopo una latitanza
atavica sul tema delle infrastrutture. La circolare, sollecitata non si sa da
chi, risulta inaccettabile proprio perché nella sostanza è un atto coloniale
nei confronti di quei tanti comuni che hanno scelto deliberatamente e
liberamente di utilizzare il nome in sardo del proprio comune in aggiunta a quello
in italiano”.
“Questa ennesima esercitazione burocratico coloniale dello
Stato è l’ennesima dimostrazione di come ci si rapporti verso una Regione a
Statuto Speciale. E’ impensabile che un funzionario di Stato eluda lo status
della Regione e si rivolga direttamente ai comuni ignorando totalmente la
stessa regione. Non avrei dubbio alcuno – conclude Mauro Pili – ad invitare
tutti i comuni sardi alla disobbedienza con l’apposizione di analoghi cartelli
con il nome in sardo delle stesse dimensioni e di pari evidenza con quello in
italiano. Anche i simboli hanno una loro valenza e in questo caso basterebbe un
gesto semplice per rispedire al mittente un atto indebito che lo Stato ha messo
in atto per l’ennesima volta contro la specialità della nostra isola”.
Fonte: da Sardegna
Live del 30 settembre 2013
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