mercoledì 17 aprile 2013

NEL PRINCIPIO DIO CREO’ LA DIVERSITA’




Nella radice etimologica e più ancora nell’uso corrente, diversità e disuguaglianza stanno a indicare situazioni e prospettive del tutto differenti.

La parola “disuguaglianza” porta con sé un connotato di tipo dichiarativo, constatativo: la presa d’atto che due “oggetti” non appartengono allo stesso universo; ciascuno fa mondo a sé. Nella parola “diversità” invece, c’è implicito riferimento a un’origine comune, pur nella differente evoluzione del fenomeno. Quel che si pone l’accento con diversità è che qualcosa volge verso una situazione nuova, ossia che l’oggetto in esame si modifica, si sviluppa per linee discontinue o comunque non proprio identiche. 
Diversità implica perciò movimento, trasformazione, dinamicità…
Disuguaglianza invece è parola più “metallica”,  priva di interno dinamismo: dà conto del fatto, non del suo sviluppo.

Nel mondo degli esseri umani vi sono caratteristiche personali, situazioni da cui nascono disuguaglianze. È preciso compito dell’educazione far sì che per quanto possibile, la diversità non diventi disuguaglianza e si trasformi invece in dinamismo e ricchezza, per la persona e per la comunità .(Sabrina Zanetti9

L’occidente è il grande cancro e le sue metastasi hanno avvolto tutto il pianeta come una carta luccicante ingloba dentro di sé un uovo pasquale. Questo processo lo hanno chiamato globalizzazione e la chemio/tecnologia ci sotterrerà.

Il concetto di “globalizzazione” è il pensiero perverso di una mente malata.
Il termine globale, che sembra alludere a una circostanza sinistra (e ricorda molto le cause concernenti, la scomparsa dei dinosauri sulla terra), mi procura un senso di orrore e di impotenza.

È più verosimile interpretare il termine “globale” con riferimento ad una guerra (prima e seconda guerra mondiale), a una pandemia, al diluvio biblico, all’estinzione di una specie animale, alla fame nel mondo, a un evento naturale – a quel perverso progetto di omologazione messo in atto dal Sistema Potere.

Globali, diversamente, sono gli interessi di pochi a scapito di tutti gli altri.

Globale è l’inquinamento di mari, fiumi e oceani; dell’aria e della mente.
Globale è l’ignoranza degli uomini, l’azzeramento della storia, delle tradizioni e del folclore.
Globale è la rinuncia a credere in un futuro; è la mancanza di solidarietà di compassione e di pietà.
Globale allude la fine, prossima e inevitabile.

Il valore supremo e vivificante della “diversità” (che è l’essenza stessa delle ragioni, della vita) è stato di fatto soppiantato e soppresso da un’opera di omologazione mentale che non trova precedenti nella storia dell’umanità. Non rendersi conto di questa realtà sostanziale e lapalissiana (che ci uniforma in una sorta di appiattimento verso il basso, alle tendenze dominanti, propagandate e sdoganate, come opportune, dal Sistema Relativista), la dice lunga sullo stato di narcolessia prodotto negli individui. Siamo tutti quanti l’effetto di un diabolico esperimento di clonazione di massa e di lavaggio del cervello, risultato di una speciale e inedita forma di schiavitù, che per un assurdo contrasto logico, ci porta a ritenerci liberi. L’omologazione dei comportamenti e dei modi, in un unico pensiero dominante, tende a raggruppare tutte le identità in una sola, rendendo superflue, nulle e dissonanti, tutte le altre.

Un tempo, la diversità era regina di creatività, di tradizione, di storia, di cultura, di immaginazione e di sapere, e d’ogni essere umano rappresentava per unicità una delle infinite tessere che andavano a comporre l’immagine trascendente di quell’immenso e misterioso puzzle, icona del mistero infinito.

I fabbri del passato, per capirci, modellavano e personalizzavano i loro strumenti di lavoro (tenaglie, pinze, martelli, incudini, ecc.) secondo le loro necessità, della tecnica, della forza e della corporatura. Il prodotto della loro fatica, era unico, benedetto e irrepetibile.
Sarti, calzolai, tessitori, tintori, muratori, pittori e scultori, fino al più stupido garzone di bottega, erano gli artefici di quel mondo magico e profumato che risplendeva di diversità e dissetava i bisogni dell’anima. È del resto singolare, il fatto che, il Sistema Liberista, visto il contrasto logico (e diversamente dai suoi obiettivi), sia stato in grado più di ogni altro regime massimalista, di concepire, pianificare e mettere in atto un’opera di omologazione e di appiattimento culturale, unica nella storia dell’uomo.

Che cosa è rimasto oggi di quel mondo che con perfetto sincronismo, scandiva le pulsioni e le ragioni di ogni cuore, sospinto dall’armonia danzante dello spirito divino?
L’uomo di quest’epoca bastarda non è che la ripetizione in serie di un’eccezionale stupidità assunta a regola comportamentale. È sempre più simile a tutta quell’infinita varietà di tecnologie ludiche e infantili, con le quali, in forma psicotica, si rapporta con allarmante quotidianità, alimentandone la dipendenza, la tossicità e lo spirito di emulazione.
Questo processo di disumanizzazione e di snaturamento ha avuto inizio alcuni decenni dopo la rivoluzione industriale, per attestarsi in seguito (in un tempo eccezionalmente breve e con un’accelerazione impressionante) in omologazione meccanica. Mai, nella storia del mondo, si era prodotta una tale mutazione degenerativa, e in un periodo così corto.

Ci siamo ridotti al rango di schiavi e servi della nostra cazzonaggine e inettitudine.
 Abbiamo innescato un processo (ormai alla fine) di omologazione globale, che ci porterà dritti verso l’estinzione dell’umanità.
La mia non è una tesi pessimistica o un’ipotesi catastrofista, ma la proiezione logica, consapevole e scientifica della somma di dati incontrovertibili e inconfutabili, che ci confermano, drammaticamente, la fine di un’epoca.

Nel frattempo, la solita banda di scienziati e ricercatori al soldo del potere economico, ci parlano di una cellula virtuale in grado di riprodursi, e di un fantascientifico acceleratore di particelle capace di generare, in un laboratorio (della lunghezza di 27 km alla profondità di cento metri e dai costi incommensurabili) le cause riguardanti l’origine dell’universo. L’oramai famoso “bosone” in maniera irriverente e blasfema è confidenzialmente chiamato, la “particella di Dio”. Un’opera di profanazione, congiunta a un livello di stupidità, che non ha eguali nella storia del mondo.

Al metodo di insegnamento pedagogico, didattico e socio-culturale di Maria Montessori, che maturava l’imprinting deputato ha modellare, formare e plasmare la personalità e il carattere delle nuove generazioni, abbiamo sostituito il metodo “Maria De Filippi”.

Alle passeggiate nei boschi e alle gioiose scorribande, la casa del Grande Fratello – alle notti stellate, il chiuso malsano e maleodorante di discoteche intrise di volgarità ed ignoranza – all’azione il voyeurismo – alla manualità il lassismo, e alle responsabilità individuali, un libretto d’istruzioni edito dal Sistema Relativista, al quale ci atteniamo con scrupolosa ipocrisia e malafede.

Quale futuro possiamo mai intravedere per i nostri giovani, quando una montagna di menzogne, di paure e di vanità, sommerge e soffoca ogni loro speranza, personalismo e capacità critica?

Se non siamo in grado di percepire il mondo al di fuori delle nostre esperienze personali e convinzioni, liberandoci da filtri e pregiudizi che ci precludono un’analisi oggettiva e disincantata del nostro presente, e più in generale, il significato stesso della vita, non potremo mai misurarci ad armi pari con le forze del male, né intravedere l’ombra di un futuro.
Siamo individui senza radici destinati a soccombere, travolti dalla furia e dalla collera di quel Dio che abbiamo voluto sfidare e ridicolizzare, profanando la sua Opera e violando i confini del suo imperscrutabile disegno celeste.

Fonte: srs di Gianni Tirelli, da  STAMPA LIBERA del 1 febbraio  2012

Nessun commento: