sabato 23 ottobre 2010

Quando Ivan Bogdanov il terribile mi salvò a Belgrado

L'arresto di Ivan Bogdanov

La storia:  L'episodio l'estate scorsa raccontato su un blog. E si scopre l'altra faccia dell'ultrà serbo. «Saluto romano, Mussolini e birra E Ivan la bestia mi salvò a Belgrado» Il racconto di un veronese: « Ci minacciavano e lui ci ha tolto dai guai» «Ci ha offerto tre   birre e si è seduto con noi, poi più nessuno ci ha messo a disagio»

VERONA - Ivan la belva? Non sempre. A Belgrado Ivan Bogdanov ha salvato un veronese e due suoi amici da un pestaggio quasi assicurato.
È una Marassi -story al contrario quella raccontata da Z.T., 32enne di origini scaligere ma milanese d'adozione, che quest'estate alla festa della birra della capitale serba è stato preso di mira da un gruppo di giovanotti locali maldisposti nei confronti degli italiani.

In quell' occasione Bogdanov si è messo in mezzo prima che accadesse il peggio: ha fatto due chiacchiere con i tre amici italiani e ha addirittura offerto un giro di birre, rendendoli così immuni da ogni attacco. Insomma, se Ivan lo conosciamo tutti nei panni del capo ultrà che spara fumogeni in campo, seduto a cavalcioni sulla rete di protezione dello stadio di Genova per aizzare i suoi quel tanto che basta a far saltare Italia-Serbia, veniamo a scoprire che lo stesso Ivan, ogni tanto  i suoi riesce anche a placarli.

Quando, pochi giorni fa, Z.T. ha riconosciuto il suo «salvatore» nei panni ben più minacciosi del gorilla sugli spalti di Marassi, la prima reazione è stata di stupore.
Dopo le risate a caldo con i parenti e il giro di telefonate con gli amici, ha impugnato la tastiera e ha deciso di affidare alla rete la storia di questo Ivan non più Terribile ma Provvidenziale. Così Z.T. ha scritto sul suo  blog un post dal titolo eloquente, «Ivan was a friend of us», (Ivan era un amico di noi) in cui racconta per filo e per segno l'incontro ravvicinato con l'uomo che solo due mesi fa gli ha evitato qualche pugno e che oggi si è trasformato nello spauracchio di tutti gli stadi.  «Dopo un po' di ore trascorse allo stand del Beerfest - si legge nel post datato 17 ottobre - si comincia a percepire un clima di ostilità nei nostri confronti visto che tra calcetto e parlantina diffusa ci eravamo fatti notare. Sentivamo pronunciare parole di scherno, l'aria si faceva sempre più tesa, finché non si avvicina un tizio enorme, la testa rasata, tatuaggi sulle braccia». E Ivan, l'archetipo dell'uomo di ultra-destra. Quando compare i tre amici se la vedono davvero brutta. «Pensavamo che la situazione stesse per degenerare» scrive Z.T con una preoccupazione palpabile.  E invece quel bestione grande e grosso si comporta in modo inaspettato. Chiede: «Italìani?». Al timido cenno di assenso dei tre amici impietriti, Bogdanov attacca bottone con il gesto italico che conosce meglio, il saluto romano, e con un'altra nozione basilare della fede destrorsa internazionale, la parola «Mussolini». Poi si scioglie in una risata.

«A quel pulito anche noi ci distendiamo e cominciamo a scambiare due parole - racconta Z.T. nel post - Ivan ci spiega che lui è un tifoso della Stella Rossa e che era stato a Bari per qualche partita di Coppa negli anni '90. Per rafforzare il concetto, ci fa vedere questo tatuaggio enorme con una stella rossa sul cuore. Risate, pacche e sorrisi. Poi si gira verso il banchetto  ordina delle birre, le paga e ce le consegna. Pensavamo di dover ricambiare offrendo il giro successivo e invece ci stringe le mani e se ne va. Come i veri signori, senza chiedere nulla in cambio. Al banchetto nessun altro ci ha più messo a disagio. Eravamo salvi».

Già, Ivan il capo quella sera ha deciso che i tre sono suoi amici, e così nessuno allo stand osa più guardarli storto. E il potere del carisma, nel bene.e nel male. Z.T. chiude il suo post con la letterina che lui e i suoi amici avrebbero voluto spedire a Ivan se avessero saputo  che stava per irrompere a Genova con quelle intenzioni poco nobili: «Caro Ivan, vieni in Italia e non ci chiami? La prossima volta magari la birra te la offriamo noi così non combini tutto  sto casino. Va bene?»
Ma non si sa quando potrebbe essere, questa prossima volta: Ivan per colpa del suo carisma rischia quattro anni di carcere.

Fonte: srs di Alessandra Dal Monte  dal  Corriere di  Verona di giovedì 21 ottobre 2010.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

in generale difficile difendere una persona cosi',e' un teppista di quelli pesanti,pero' in questo caso ha evitato un pesante pestaggio a questi ragazzi e ha voluto far capire che nn ce l'ha con gli italiani...anche ivan bogdanov ha un cuore,per una volta l'ha usato

Anonimo ha detto...

Tutti sappiamo che a Verona si tiene, ogni anno, il raduno dei neonazisti e che gli ultras di Hellas Verona sono tutti di estrema destra. Non credo ad una sola parola di quanto raccontato: mi sembra un'invenzione articolata per addolcire la nomea di uno psicopatico, creata da qualche suo simile, neonazista violento, veronese. In ogni caso, non c'è niente di eroico e apprezzabile in chi fa il saluto romano, inneggia a Mussolini e sfoggia certe vergognose magliette su Auschwitz. Comunque, perchè la polizia non lo ha fermato prima? Perchè in nome del Dio calcio è tutto lecito, anche far distruggere Genova da un vandalo.

Anonimo ha detto...

Ma dai rega riconoscetelo una volta ha fatto un gran gesto da uomo! Che poi sia un gran coglione vandalo e chi più ne ha più ne metta ok però suvvia Eh!

Anonimo ha detto...

Ha haha si certo, Ivan il cucciolo! Ma va cagar coglionazzo fascista

Anonimo ha detto...

Poveraccio e facile parlare dietro uno schermo...tu parli cosi perché non sei mai stato in uno stadio..sparati.