C’è un vaccino che in Italia fanno in pochissimi bambini. Un
vaccino che andrebbe somministrato per la prima volta a un anno e mezzo di
vita. E da lì in poi tutti gli anni, a garantire una copertura stabile, almeno
fino agli otto, nove anni d’età. Il vaccino previene un deficit importante.
Un deficit che non andrebbe trascurato, ma che purtroppo la
maggioranza dei genitori ed educatori perde colpevolmente di vista: stiamo
parlando del vaccino contro il deficit d’immaginazione.
Dal momento che l’immaginazione, quale facoltà mentale
fondamentale e insostituibile dell’essere umano, vive la sua maggior fioritura
tra i 18 mesi e gli 8/9 anni di vita di
ciascun individuo, siamo convinti che sia proprio lì, a quell’età, che tutti
dobbiamo iniziare a preoccuparcene, mettendo in atto ogni mezzo in nostro
possesso per salvaguardarla da qualsiasi pericolo, da qualsiasi cosa possa
nuocerle o, peggio, estinguerla. L’immaginazione va protetta. Ne va del nostro
benessere, di quello delle future generazioni. Ne va della stessa sopravvivenza
dell’uomo, per come siamo stati abituati a conoscerlo: un animale sociale,
razionale e spirituale. Un animale con in più l’immaginazione. La facoltà che,
per l’appunto, lo rese sociale, razionale e spirituale.
Crescere con un ammanco d’immaginazione, ovvero con un deficit
d’immaginazione, comporta, dunque, conseguenze gravissime per
l’individuo. Un ritorno all’animalità, o meglio, alla bestialità. Un rischio
che nessuno correrebbe per il proprio bimbo, ma che nei fatti quasi nessuno
tiene adeguatamente a distanza. Per brevità, elencheremo solamente alcuni
dei pericoli insiti nel crescere con un’immaginazione deficitaria:
1) la difficoltà a reagire di fronte agli
imprevisti in maniera creativa e non automatica;
2) la difficoltà a gestire i rapporti
interpersonali e a leggere le diverse situazioni sociali;
3) la difficoltà a controllare i propri impulsi
emotivi e le proprie reazioni;
4) la difficoltà a portare a termine i propri impegni in maniera indipendente;
5) la difficoltà a ricordarsi e a immaginarsi, permanendo nel buio istante presente;
6) la difficoltà a legare tra loro i ricordi
biografici all’interno di un orizzonte di senso;
7) la difficoltà a slanciare questo orizzonte di
senso verso un futuro positivo.
Proprio il deficit d’immaginazione è
in buona parte responsabile dell’aumento dei disturbi d’ansia, di quelli legati
al tono dell’umore, al sonno, nonché delle numerose sindromi depressive, e in
età evolutiva dei sempre più numerosi disturbi del comportamento (di cui sono
oramai colme le scuole e le classi), e non solo…
Ma veniamo alle cause del deficit d’immaginazione.
Cause, purtroppo, tutt’altro che immaginarie. Note da tempo, ma passate
colpevolmente sotto silenzio.
(1) Anzitutto, in età evolutiva, l’uso (e di
certo l’abuso) della tecnologia digitale. Nessuno può dire di aver mai
conosciuto una generazione digitale. Una generazione, cioè, che abbia passato
l’intera infanzia (ovvero il momento di maggior sviluppo dell’immaginazione e
delle facoltà ad essa connesse) in stretta compagnia di smartphone, smart
tv, computer, l.i.m., ebooks, ecc.
Nulla ci fa ben sperare, anzi. I rischi, alle porte, sono proprio quelli
sopraelencati. E tra una ventina d’anni potremmo esserne testimoni.
(2) Poi, la fretta. L’efficientismo produttivo
che si respira all’interno dei luoghi che dovrebbero essere deputati
all’apprendimento. La burocratizzazione dell’educazione. L’industrializzazione
della scuola. La volontà di guardare ai bambini non più come assolute
irripetibilità, ma come complessi di competenze, abilità, intelligenze, futuri
materiali da statistiche per le analisi dei supercomputer dei
colossi del commercio e dei servizi: Amazon, Google,
etc.
(3) La crisi nella quale si trova il gioco, a
seguito dei precedenti punti. Bambini che non sanno più giocare, né da soli né
in gruppo. E che attendono le istruzioni di qualche computer per
sapere cosa fare.
(4) La mancanza di figure carismatiche. Di
maestri, di madri e padri che tornino a valere di più di un qualunque
personaggio televisivo o, peggio, di un qualunque imbecille che dice la sua su
un social network o instant messaging di
turno. Di tradizioni comuni, popoli, luoghi riconoscibili (non di franchising tutti
uguali, di supermercati, di catene alimentari, di fast food, etc.).
Che fare? Quale
rimedio adottare?
L’unica terapia conosciuta, il solo vaccino contro
questo deficit, è la prevenzione. Prevenire non fa male. Non
occorre inoculare alcunché al bambino, né portarlo in ambulatorio. Non ci sono
controindicazioni, ma solamente ottime notizie per il piccolo.
1) Tecnodigiuno durante
l’infanzia. Sapienza nell’utilizzo di
tali strumenti solo dai 9 anni.
2) Una scuola che privilegi l’immaginazione. Un
metodo educativo trasparente, puro.
3) Insegnanti che sappiano fare a meno di
schede, test, l.i.m., iPad, tabelle, etc.
4) Pomeriggi di gioco, bambini liberi da agende fitte d’impegni.
5) Maestri, padri e madri forti, carismatici.
6) Una città in cui risiedere che sia davvero a misura di bambino, che tenga finalmente conto delle sue necessità simboliche, del suo bisogno di punti di riferimento, di quiete, di raccoglimento. Non un parco di divertimenti, né un luogo privo d’identità, né uno spazio pronto ad essere depredato dal circo del consumismo televisivo, alimentare, etc.
7) Uno Stato in cui risiedere che auspichi la
libertà dei propri cittadini. Che desideri una generazione di uomini e donne
forti, non piegate ai diktat del consumo, non distrutte dal lavoro, dai limiti
di una vita spesa lontano dalla natura, dall’aria pulita, dalla possibilità
d’immaginare, di costruire, di vivere in senso pieno.
Ecco dunque il vaccino di cui ci sarebbe più bisogno: il
vaccino più importante che nessuno fa, e che furbescamente nessuno Stato obbliga
a fare!
(Sapete perché quello contro il deficit
d’immaginazione è un vaccino fondamentale? Il più importante?
Perché senza immaginazione nessun altro vaccino sarebbe stato sintetizzato e
perché occorrerà molta immaginazione per sintetizzare i vaccini del futuro,
quelli che, forse, ci permetteranno di continuare a sopravvivere su questo
pianeta, facendo fronte alla nostra ormai cronica assuefazione agli
antibiotici).
Perciò, genitori ed
educatori, ricordatevi di fare prevenzione!
Dal momento che le scuole, ora, s’informeranno su di voi, se
avrete fatto vaccinare i vostri bambini oppure no, voi informatevi su di loro,
se sono pronti a vaccinare i vostri bambini ogni giorno contro il deficit
d’immaginazione, se adottano metodi d’insegnamento e programmi che
espandono l’immaginazione e non la estinguono, se rispettano i
punti esposti sopra, perché, così non fosse, voi li iscriverete da
un’altra parte!
C.M.C.
Fonte: da Carlo Maria Cirino del 5 settembre 2017
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