Bruno Giovanni Lonati, born
June 3 1921, died November 13 2015
Secondo la sua ricostruzione fu lui a sparare al Duce il
28 aprile 1945 nell’ambito di una missione voluta dal governo inglese. Le sue
dichiarazioni smentirono la versione ufficiale data dal Comitato di Liberazione
Nazionale Alta Italia
IL 12 novembre 2015 moriva Bruno Giovanni Lonati, il partigiano
che nel 1994 si assunse la responsabilità della uccisione
di Mussolini, smentendo la versione ufficiale del Comitato di Liberazione
Nazionale Alta Italia. Lonati, aveva 94 anni, e si è spento domenica nella sua
casa di Brescia, dove si era ritirato dopo la pensione, e
i funerali si sono tenuti lunedì 16 novembre 2017 mattina nella chiesa
bresciana di Sant’Angela Merici.
Noto durante la Resistenza con il nome di “Giacomo“,
l’uomo era a capo della 101esima Brigata Garibaldi, nonché comandante di
una divisione partigiana attiva a Milano. La sua
confessione su quello che successe il 28 aprile 1945, poco
dopo le ore 11, in una stradina a Bonzanigo di Mezzegra, sul lago di Como, fece
il giro del mondo, e da ormai da 21 anni, alimenta la tesi che Benito Mussolini
sia stato in realtà ucciso nell’ambito di una missione segreta voluta
dagli inglesi e diretta dall’agente segreto John
Maccaroni, detto “il capitano John”, ufficiale dello Special Operations
Executive.
Nel 1994, Lonati pubblicò il suo racconto dei fatti nel
libro “Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità” (Mursia
editore). Secondo la ricostruzione dell’ex partigiano, il giorno
precedente l’omicidio del Duce, Lonati fu contattato dal capitano John e
informato, insieme ad altri tre partigiani, della missione. L’obiettivo
dell’operazione era far sparire il così detto “carteggio Churchill –
Mussolini“: una raccolta delle lettere scambiate tra il Duce e il Primo
Ministro britannico durante la seconda guerra mondiale.
Secondo la dichiarazione ufficiale, definita “versione
storica”, Mussolini fu brutalmente ucciso dal comandante
partigiano Walter Audisio, detto Colonnello Valerio.
Lonati era nato a Legnano il 3
giugno 1921 e dopo l’esperienza partigiana in Valle Olona prima e a
Milano poi, si era trasferito a Torino nel 1958, dove
aveva ricoperto incarichi dirigenziali alla Fiat. Dopo il 1980
ha diretto a Bari un’importante società metalmeccanica ed è
stato consulente industriale. Oltre al libro sulla vicenda
Mussolini, ne ha scritti diversi di carattere tecnico.
Fonte: da il
fatto quotidiano del 16 novembre 2016
MUSSOLINI, ULTIMO ATTO - IL MISTERO DEL PARTIGIANO CHE
UCCISE IL DUCE - DIETRO LONATI, I SERVIZI INGLESI: L’OBIETTIVO (FALLITO) ERA
RECUPERARE E FAR SPARIRE IL CARTEGGIO TRA MUSSOLINI E CHURCHILL CHE SOSTENNE IL
FASCISMO NEI PRIMI ANNI DEL REGIME
Bruno Lonati, il
partigiano “Giacomo”, che dopo aver demolito la ricostruzione ufficiale del
colonnello “Valerio”, Walter Audisio, confessò di essere stato il vero
assassino di Mussolini - Vera o falsa che sia questa versione confermerebbe il
continuo tentativo della Corona inglese di ingerire nella politica italiana,
anche nei momenti più tragici... -
Simone Paliaga per “Libero Quotidiano”
La fitta trama di misteri che costella la storia italiana
perde un altro dei testimoni che forse avrebbe potuto rischiarare almeno uno di
questi buchi neri. E forse l' ha fatto. È morto alcuni giorni fa, (13 novembre
2015) ma il lancio dell' Adnkronos è solo di ieri, all' età di novantaquattro
anni il partigiano Bruno Giovanni Lonati, nome di battaglia «Giacomo».
Al tempo della guerra civile del 1943-1945 egli era
commissario politico della 101° Brigata Garibaldi e anche comandante di una
divisione partigiana operante nel Milanese negli ultimi giorni del conflitto.
Ma il suo non è certo uno dei nomi più noti anche se il mistero in cui si trova
coinvolto è tra quelli che hanno fatto scorrere più fiumi d' inchiostro: la
morte di Benito Mussolini e Claretta Petacci.
Già nel 1984 Roberto Gervaso nella biografia Claretta fa
trapelare la versione dei fatti di Lonati fino allora sconosciuta. Secondo
questa nuova versione sarebbe stato proprio «Giacomo» a premere il grilletto
per porre fine alla vite del duce e della sua compagna. La questione però non
termina così.
Viene ripresa, approfondita da ulteriori dettagli, in un
libro dello stesso Lonati, Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta la verità
pubblicato da Mursia nel 1994 e ancora oggi disponibile. Ne emerge una versione
dei fatti della fine del capo del fascismo ben diversa da quella ufficiale e
che lo stesso Renzo De Felice, il maggiore storico di quel periodo, non aveva
esitato a definire semplice vulgata.
La versione proposta da Lonati demolisce il resoconto
ufficiale di Walter Audisio, il colonello Valerio, e dei suoi compagni Michele
Moretti e Aldo Lampredi che molti dubbi lasciava aperti benché fosse stato
accolto favorevolmente dalla storiografia. Lonati invece spodesta Audisio da
podio e si promuove protagonista della vicenda. Sostiene di essere stato
contattato, il giorno precedente alla morte del duce, dal Capitano John del
SOE, il servizio di informazioni britannico agli ordini diretti del generale
Harold Alexander.
L' agente inglese di origini italiane, specializzato in
azioni coperte sul territorio italiano e soprattutto nel rifornimento delle
bande partigiane, gli avrebbe chiesto di radunare alla svelta altri partigiani
per compiere un' importante missione che doveva rimanere segreta. E Lonati in
breve tempo, senza pensare di coinvolgere il CLN, raccoglie intorno a sé Bruno,
Gino e Lino (di cui non conosciamo le generalità) e insieme si preparano a
eseguire gli ordini dell'ufficiale inglese.
Nel pomeriggio dello stesso giorno il gruppo al comando del
Capitano John si muove alla volta di Brunate, nei pressi di Como, dove un
informatore chiamato Franco, ma il cui nome reale rimane avvolto nell'
oscurità, li informa che Mussolini era stato catturato e si trovava rinchiuso
in una abitazione tra Bonzanigo e Mezzegra.
Appena giunti alla casa dei De Maria il gruppo disarma i
partigiani di guardia alla casa e fa irruzione nell' abitazione dove era
imprigionato il Duce. Dal racconto di Lonati veniamo a sapere che la
preoccupazione principale dell'azione era politica.
Si trattava di recuperare il celebre carteggio tra il capo
del fascismo e Winston Churchill, il primo ministro inglese che nei primi anni
di regime aveva più volte sostenuto apertamente il fascismo. Sembra però che al
momento della perquisizione il celebre scambio epistolare non sia venuto alla
luce e che Mussolini stesso abbia confessato che gli era stato sottratto a
Dongo, al momento della cattura. Deluso dall' insuccesso il gruppo capitanato
dal fantomatico John abbandona la casa con i due prigionieri.
Mussolini con un cappotto sulle spalle e Claretta Petacci
con addosso una pelliccia percorrono i duecento metri che li separano dalla
stradina dinanzi all' abitazione per fermarsi a un crocevia con un viottolo
dove, con una scusa, vengono spinti contro una specie di recinzione a rete
ignari forse che da lì a qualche istante sarebbero stati assassinati. A farlo,
su ordine del capitano John, sarebbe stato proprio il nostro Lonati.
L' obiettivo di questa doppia esecuzione era quello di
eliminare i testimoni, secondo il partigiano bresciano, di quella pericolosa
liaison che si è intessuta tra Roma e Londra per lunga parte del Ventennio.
Vera o falsa che sia, questa ulteriore versione aggiunge un
altro tassello nella ricostruzione dei fatti della nostra storia e soprattutto
confermerebbe il continuo tentativo della Corona inglese di ingerire nella
politica italiana, anche nei momenti più tragici. E confermerebbe la sua
premura nel nascondere le tracce del proprio operato.
Fonte: da DagoSpia
del 17 novembre 2015
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