Piazza Corrubio, chiesa di San Zeno fondamenta dell'abside centrale
È bastato che il sindaco Tosi facesse la voce grossa con le Ferrovie che stavano gigionando, come disea me pora mama, rimandando di giorno in giorno i lavori sul piazzale di Porta Nova» scrive la Olga «perché finalmente si mettessero in moto le ruspe.
Adesso, però, Tosi dovrebbe fare la voce grossa anche con la ditta che da agosto sta sventrando corso Milàn e che ha partorito finora solo una rotonda che fa angossa.
La Amelia, che abita da quelle parti, mi dice che i òmeni che stanno lavorando sono pochi e che si spónsano spesso. Suo marito, che prima di andare in pensione ha girato l'Europa col camion, dice che all'estero i lavori sulle strade si fanno ininterrottamente, giorno e notte e più di notte che di giorno per causare meno disagi possibili ai cittadini».
«Ricordo che la ditta che ha vinto l'appalto per corso Milàn, subito dopo essersi assicurata il lavoro ha mandato in ferie gli operai invece di cominciare subito. Ricordo anche che il ragionier Dolimàn aveva commentato che le ferie sono sacre come le vacche in India ma che l'assessor competente poteva scegliere una ditta che le ferie le avesse già fatte. Tosi dovrebbe alzare la voce anche per il cantiere che si è mangiato l'intera piazza corrubbio che, insieme a quella della Basilica, era fonte di vita per un quartiere, come quello de San Zen, che, fino al disastro, era l'unico della città a conservare ancora il proprio incanto de 'na olta, co' la so gente che si parlava di porta in porta e di finestra in finestra, co' le ciacole in piassa, el bicér de vin in man fora dall'ostarìa, le boteghéte vèce, i discorsi vèci, l'orgoglio di essere quasi un villaggio indipendente con i propri conclavi e le proprie autorità popolari».
«Proprio ieri un gruppo de bràe persone de San Zen hanno portato al bareto uno studio con fotografie dello storico Vandelli il quale dimostra che gli scavi per il parcheggio sotterraneo si stanno portando via non solo il primo cimitero paleo cristiano ma anche le fondamenta della prima chiesa de San Zen con le famose tre absidi. Il Vandelli ha scritto perfino al Papa perché fermi i lavori. Nel suo studio, che il ragionier Dolimàn ha trovato convincente, cita anche re Pipino. Il quale credo che, come il Papa, ma a differenza di Tosi, non possa farci niente».
Fonte: Srs di Silvino Gonzato, (posta della olga)da L’Arena di Verona di Sabato 19 Marzo 2011 CRONACA, pagina 11
Nessun commento:
Posta un commento