sabato 15 novembre 2014

INDIPENDENTISTI ARRESTATI PER AVER ESPOSTO LA BANDIERA DUOSICILIANA


In occasione della sfilata storica dei bersaglieri sulla collina di Pizzofalcone due indipendentisti che hanno seguito la manifestazione “armati” di una bandiera delle Due Sicilie sono stati arrestati dalla Digos.





Due indipendentisti, Ferdinando Ambrosio e Nicola Terlizzi, nella mattinata di ieri sono stati tratti in arresto dalla Digos e saranno processati per vilipendo alla bandiera italiana. La colpa dei due? Aver esposto una bandiera del Regno delle Due Sicilie in occasione della sfilata dei bersaglieri sulla collina di Pizzofalcone. Come hanno testimoniato le due persone arrestate non sono stati srotolati striscioni ne tantomeno sono stati intonati cori offensivi. Gli indipendentisti si sono limitati a seguire il corteo fino alla caserma Nino Bixio dove sono entrati al seguito di altri spettatori.

I due arrestati si difendono “non stavamo facendo niente di male, abbiamo solo esposto una bandiera”

Proprio nella caserma l’amara sorpresa. Dopo essere entrati liberamente i due, al termine della cerimonia, sono stati accerchiati ed arrestati. Dopo l’interrogatorio di rito è arrivata la Digos che li ha tratti in arresto per il reato di vilipendio.
“Non stavamo facendo niente di male – ha dichiarato Ferdinando Ambrosio, uno dei due arrestati – siamo entrati perché le guardie ci hanno fatto passare senza problemi. Abbiamo semplicemente esposto la bandiera perché, come abbiamo detto agli stessi agenti che ci arrestavano, volevamo dimostrare che se pure nei libri la storia è scritta in maniera errata, la gente sta cominciando a conoscere quella che è la vera storia di questa terra”.

Secondo la legge non è reato esporre una bandiera di uno stato preunitario

I due sono stati rilasciati poche ore dopo l’arresto e dovranno quanto prima rispondere davanti al giudice del “reato” commesso. Nella costituzione italiana è sicuramente presente un articolo inerente il divieto di ricostruzione del partito fascista –sebbene proprio in questo ultimo periodo le manifestazioni neonaziste e neofasciste siano estremamente tollerate anche a Napoli – ma non esiste alcun articolo inerente l’esposizione di una bandiera di uno stato preunitario.

La bandiera è stata sequestrata quale “corpo del reato”

“Noi ci sentiamo come i palestinesi – ha continuato Ambrosio – ci hanno braccato per aver esposto un simbolo. Non abbiamo interrotto la manifestazione e non abbiamo manifestato il nostro giusto dissenso contro una colonizzazione che va avanti da 150 anni ma, evidentemente, la sola presenza di una bandiera ha spaventato qualcuno”.
La bandiera in questione è stata, intanto, sequestrata.
Al momento del processo sarà messa agli atti quale “corpo del reato”.


Fonte: visto su http://www.roadtvitalia.it del 23 ottobre 2014




L’ITALIA CHE FERMA DUE INDIPENDENTISTI È UNA DITTATURA





L’OPINIONE / Dopo i fermi degli indipendentisti parliamo di abusi di Stato

DI DRUSIANA VETRANO

Il fermo che ha colpito due indipendentisti che, durante l’annuale raduno dei bersaglieri, hanno esposto le bandiere del regno delle due Sicilie dovrebbe, a mio parere, spingere tutti a riflessioni più profonde.

Pare che il motivo del fermo non sia strettamente legato all’esposizione della bandiera ma al “posto” in cui questa è stata esposta: tuttavia, cambia poco la sostanza.

Ho sempre creduto e continuo a credere che questo sia uno Stato dittatoriale travestito da democrazia. Nella costituzione sembrerebbe che venga sancito tutto ed il contrario di tutto: io posso manifestare le mie idee “liberamente”, eppure non posso esporre un simbolo storico in un’area militare (anche se l’area è temporaneamente militare, se parliamo di una strada come un’altra, in cui sfilano dei bersaglieri).

Io posso tranquillamente essere manganellata e pestata a sangue, come è successo anche alle mamme settantenni di Terzigno che difendevano il diritto alla VITA dei loro figli e nipoti, ma non posso dare dello “stronzo” al poliziotto che mi sta caricando, magari senza un reale motivo. Io posso acquistare una casa, un terreno, quello che mi pare ma ciò che ho acquistato è mio finché non serve allo Stato.

Io posso finire in galera per una qualunque ragione ma un parlamentare non può essere arrestato senza il permesso del Parlamento.

Eppure, nei tribunali ci dicono che la legge è uguale per tutti. Tornando alla questione iniziale, perché mi dicono che posso esprimere liberamente i miei pensieri, in qualsiasi forma, ma non posso manifestare il mio malessere nei confronti di un corpo militare che, 154 anni fa, si rese protagonista di massacri e saccheggi?

Probabilmente, il risveglio identitario dei meridionali comincia a dare fastidio ma, credo, bisogna allargare il focus: questo è uno stato debole coi forti e forte coi deboli.

A prescindere da cosa i deboli chiedano o esprimano, siamo tutti nel mirino, tutti passibili di reato per il solo fatto di contestare, anche civilmente, gli incontestabili. Credo, e lo dico senza retorica, che nemmeno le peggiori dittature avrebbero saputo fare meglio. Il nemico, quando è dichiarato, lo riconosci e lo combatti. Quando, invece, si nasconde dietro la legalità, diventa difficile persino capire da quale parte ci si trovi.





Fonte: visto su MIGLIOVERDE   ottobre 2014





LA VERITÀ CHE BRUCIA




Siamo tutti parrucconi



E ora tutti a parlare di bandiera, mi raccomando.. E non delle reali ragioni per cui siamo stanchi di questa Italia, che poi sono la vera ragione per cui due persone si sono trovate accusate di vilipendio alla nazione, qualche ore fa,  a Napoli, nel corso di una manifestazione militare dove, regolarmente accreditati a quanto dicono, si sono “permessi” di affermare, forse in modo un po’ colorito, di essere stanchi di quest’Italia, beccandosi un fermo e una denuncia.

Fatevela questa domanda voi che credete alla causa, ma davvero: volete che si parli della bandiera? O piuttosto vi piacerebbe parlare del perché siamo stanchi di questa italia?

La verità che vi abbiamo raccontato – uno dei due arrestati, Nicola Terlizzi, lo afferma chiaramente “la bandiera non c’entra con le accuse, anche se ce l’hanno trattenuta” –  è urticante, certo. Brucia.

E a me dice che purtroppo abbiamo perso ancora una volta l’occasione di uscire fuori dalle retoriche ottocentesche per iniziare a confrontarci – nel nome di questa Italia che non è la nostra patria – con chi, esterno al meridionalismo, la vede proprio come noi. La gente con le quale lottare insieme per le stesse ragioni: ambientalisti, precari, poveri, discriminati, ragazzi senza lavoro…
Non sarà la bandiera a convincere loro che possiamo marciare uniti, ma le ragioni che abbiamo in comune e la condivisione di un percorso per uscire da questa Italia che ci opprime, tutti, e risorgere. Ed era di questo che avrei voluto si parlasse sui social stasera. Invece no, sempre la bandiera: la bandiera dove molti non si riconoscono e mai si riconosceranno e non le ragioni per le quali unirsi.

La crociata della bandiera è per questo che la rifiuto. Fa il gioco di questa Italia che in realtà perché noi la appelliamo come merita ci arresta, ci processa, e se la ride allegramente sulla nostra pelle, come sempre, mentre scendiamo in campo solo per urlare “siamo tutti parrucconi” e non per organizzare la nostra riscossa e la nostra autonomia da lei.

Ed è per questo che ancora una volta devo dirvelo, il coro “siamo tutti parrucconi” vi si addice. E a me, credetemi dispiace tanto che nella trappola siate caduti in così tanti. La verità brucia, lo so, vi sta urticando.
Però almeno pensateci: cosa allargherà la nostra causa? Come torneremo popolo? Il tempo stringe, il Sud sta morendo d’Italia. Non perdiamone altro.


Fonte: visto su http://www.identitainsorgenti.com del 23 ottobre 2014





INDIPENDENTISTI DENUNCIATI / DIVIETO DI ESPORRE LA BANDIERA? NO! DIVIETO DI DIRE LA VERITÀ







Corre sul web, la notizia del fermo di due attivisti indipendentisti, Nando Ambrosio e Nicola Terlizzi, rei, secondo il tam tam mediatico, di aver esposto per strada, durante la commemorazione della Corsa storica dei Bersaglieri a Pizzofalcone, la bandiera del Regno delle Due Sicilie.

Contattato telefonicamente, Nicola Terlizzi ha chiarito che sono stati denunciati in base all’ art. 291 (Vilipendio alla nazione italiana) e art. 682 (Ingresso  arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato) del codice penale.

Infatti le cose sono andate così: “Dopo aver chiesto regolarmente un permesso per poter accedere all’interno della caserma e quindi seguire la parte finale della manifestazione, abbiamo effettivamente  mostrato la bandiera Duosiciliana.  In realtà la denuncia riguarda il vilipendio alla nazione anche se paradossalmente siamo stati denunciati anche per aver arbitrariamente varcato l’accesso di un sito militare e la bandiera stessa è stata trattenuta dalle forze dell’ordine come “corpo del reato”.

E’ questo il punto focale che vogliamo sottolineare al di là del semplice sventolio della bandiera; ciò che fa rabbia è il non poter dire la verità.





Leggete la dichiarazione spontanea rilasciata dai protagonisti di questa vicenda (nella foto in allegato): “io non mi riconosco come cittadino italiano“.

Ed è questo l’aspetto più rilevante della questione, al di là delle denunce per l’esposizione della bandiera duosiciliana: perché Nicola e Nando non si sentono italiani? Come si può uscire da un sistema che non ci ha mai rappresentato? Di questo vogliamo parlare.

Tanto più che sembrerebbe che alcuni degli stessi militari lì presenti si siano dichiarati consapevoli della verità storica al di là delle balle scolastiche.
C’è un numero sempre crescente di persone consapevoli della propria identità e della propria storia “anche alcuni insospettabili” ma soprattutto c’è chi ha il coraggio di gridare a viva voce il proprio sdegno e di servire l’altare della propria dignità e del proprio onore in sfregio alle conseguenze che ciò ne comporta.
Per questo siamo vicini e solidali ai due ragazzi fermati, con tutta la redazione di Identità Insorgenti: sperando che domani sarà di questo che si parlerà, del nostro rifiuto di questa Italia.

 Giuseppe Indipendentista Domitio


Fonte: visto su IDENTITA’  INSORGENTI  del 23 ottobre 2014



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