martedì 12 febbraio 2013

POLITICA: LA STUPIDITA', STADIO TERMINALE DELLA PARTITOCRAZIA




di Antonio Serena  

Quando il dito indica il cielo – dice un proverbio cinese – l’imbecille guarda il dito”.
E’ il caso del polverone sollevato dalle parole di Berlusconi sulla figura di Benito Mussolini. Solo che qui non si tratta di imbecilli, ma di persone in malafede che giocano furbescamente a distrarre la gente con polemiche sciocche e fuori luogo per distoglierla dalla realtà di un presente fallimentare creato da chi continua a sciacquarsi impunemente la bocca di parole come “libertà” e “democrazia”.
Proviamo a capire. Berlusconi ha detto in buona sostanza che, nell’applicazione delle leggi razziali, “ci fu, da parte nostra, una connivenza che, all’inizio, non fu completamente consapevole”; poi ha aggiunto che Mussolini “fece delle cose buone”. Diversamente da altre volte, Berlusconi ha usato un linguaggio chiaro, che non dà spazio ad equivoci.
Nella bufera che ne è seguita sono intervenuti quasi tutti i leaders di partito, ovviamente non condividendo le espressioni usate dall’ ex Presidente del Consiglio. Per Casini le parole di Berlusconi sono “una sciocchezza immane”; per la Finocchiaro sono “parole inaudite”; per Di Pietro “Berlusconi non conosce vergogna”; Bobo Craxi ha riservato al Cavaliere parole di fuoco; per Bersani il Cavaliere “è indecente”; per la new entry Ingroia “il leader PDL deve vergognarsi”.
Lasciamo stare i “postcomunisti” da operetta schierati in economia sul fronte liberista e in politica internazionale su quello delle “missioni-aggressioni di pace”, ma quale credibilità possono più avere banderuole come Pierferdi Casini che, tanto per fare un esempio, ulula contro il divorzio essendo lui stesso divorziato?  O i giudizi di mezze calze come Bobo Craxi che vien da dubitare sia figlio del grande statista di nome Bettino? Dove trova il coraggio per parlare un Di Pietro, l’ex capo del pool di “Mani Pulite”, divenuto proprietario in pochi anni di 56 case divise con moglie e figlio, grazie, secondo lui, soprattutto ai risarcimenti acquisiti in seguito alle querele presentate? O altri magistrati della stessa modesta taglia di Di Pietro scesi in politica immediatamente dopo qualche clamoroso scoop giudiziario?
Tutti noi sappiamo in quali drammatiche condizioni versa questo Paese dopo quasi settant’anni di democrazia (o, se preferite di “dittatura dei partiti”; o, se preferite di più, di gestioni politiche mafiose e criminali). Non sarebbe auspicabile che certa gente facesse i conti con quello che ha prodotto, sul piano personale e su quello politico, anziché fiondarsi in polemiche sterili che non interessano i milioni di giovani e non giovani senza lavoro, le aziende e le famiglie in bancarotta, la decadenza ed il degrado culturale ai quali il nostro Paese ogni giorno di più va incontro?
Berlusconi potrà avere mille e una colpe, ma dov’è lo scandalo per aver affermato che Benito Mussolini “fece delle cose buone”?
E’ forse falso quanto il fascismo fece in termini di solidarietà e di giustizia sociale? Le valanghe di leggi sulla tutela del lavoro, l’esenzione tributaria per le famiglie numerose, l’assicurazione contro la disoccupazione, l’INPS, l’INAIL, l’INAM, il raddoppio della popolazione studentesca, l’assistenza gratuita ai poveri, la tutela del lavoro di donne e fanciulli, l’ ECA (Ente Comunale di assistenza), la settimana lavorativa di 40 ore, l’Istituto Case Popolari, le bonifiche… Ma allora perché tre quarti delle leggi emanate durante il fascismo non sono state ancora abolite, preferendo qualche imbecille proporre l’abbattimento dei simboli littori o dei monumenti innalzati allora?
Ma poi cosa c’entra la politica con la storia? Politica e storia sono discipline assolutamente distanti e diverse, anche se spesso qualcuno ama confonderle. Il giudizio storico su Mussolini è già stato dato da personaggi di statura ben diversa dagli attuali pigmei che calcano la scena politica.
Scrisse Pio XII che Mussolini fu “il più grande uomo da lui conosciuto”. Churchill affermò che “Mussolini portò l’Italia in una posizione in Europa che mai aveva avuto prima….le leggi del Duce sono una pietra miliare nell’evoluzione mondiale”. “Con la morte di Mussolini – disse Stalin- scompare un grande uomo politico cui si deve rimproverare di non aver messo al muro i suoi avversari”. E Gandhi: “Il Duce è uno statista di primissimo ordine, completamente disinteressato, davvero desideroso della grandezza della sua Patria”.
E’ possibile che i giudizi entusiastici su Mussolini di personaggi della cultura e della politica come George Sorel, Lenin, Gandhy, Edison, Pio XI, Pio XII, Stalin, Bernard Shaw, Roosevelt, Churchill, Guglielmo Marconi, Guglielmo II, Andreotti, Renzo De Felice, Oswald Spengler, Claude Farrère, Totzsky, Kipling, Arthur Chamberlain, Strawinski, Gorki valgano meno di quelli di Azzurro Casini Caltagirone o di qualche parlamentare in attesa di giudizio?


Fonte: srs di Antonio Serena da,  Liberaopinione.net, del   28 Gennaio 2013
Link:
Fonte:  da il Corriere delle Regioni del 28 Gennaio 2013


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