lunedì 25 luglio 2011

VERONA. PER IL RITORNO DEL LEONE DI S. MARCO IN PIAZZA ERBE IL «TAM - TAM » VIGOROSAMENTE PERCOSSO

25 aprile 1886:  il  ritorno del Leone  di San Marco in Piazza Erbe

Per antichissima usanza - forse d'origine romana - sui luoghi di mercato, si solevano elevare colonne e capitelli,  cosi anche Venezia, volle nelle piazze delle città e paesi a lei sottomessi la fiera insegna del Leone di San Marco.
E questa colonna fu voluta dalla città nel 1523: sul capitello sono gli stemmi del doge Gritti, del podestà Marcello, del capitano Tron e della città di Verona.
Nel 1797 il leone venne abbattuto dai giacobini veronesi, nell’euforia rivoluzionaria dei tempi nuovi; l'attuale venne rimesso il 25 aprile, festa di San Marco, del 1886.

Ma ecco come tale ristabilimento venne ricordato dai giornalisti del tempo su « L'Illustrazione popolare» del 30 maggio 1886.

«A Verona, al tempo della caduta della Repubblica Veneta, i giacobini francesi si fecero una gloria d'atterrare con schiammazzi plebei il leone alato della dominante Venezia, leone che sorgeva nella Piazza delle Erbe. In questi giorni Verona pensò bene di riparare allo stupido vandalismo di quei spregevoli padroni di ventiquattro ore, e collocò di nuovo, al suo posto il fiero, il simbolico, il glorioso Leone di San Marco.
La festa si celebrò il 25 aprile e fu bellissima.

Noi riproduciamo una fotografia dell'intiera Piazza delle Erbe nel momento della inaugurazione.
Da ogni finestra, da ogni terrazzo, da ogni balcone, pendevano arazzi bianchi, rossi, verdi, gialli, azzurri e palloncini variopinti e dietro agli arazzi s'affollavano elegantissime signore.
E non solo· si vedevano persone sui poggiuoli, sui terrazzi e alle finestre, ma persino sui granai, sui tetti. »

« A mezzodì, - scrive l'Arena, - in lontananza echeggiano le trombe. È la banda cittadina che si avanza, preceduta dai pompieri e seguita dalla rappresentanza municipale e da molte società.

« I pompieri passano, la rappresentanza municipale passa, poi succede un parapiglia indescrivibile.

« Guardie, carabinieri e vigili, vengono respinti dalla folla, e un'onda di popolo irrompe nella piazza mandando urla di trionfo.

« Sono le dodici e un quarto. Da una finestra si tira il cordone che dovrà far cadere la coperta del Leone. È un momento solenne. Tutti gli occhi guardano la cima della colonna: un silenzio assoluto regna su quel mare di teste che si perde in lontananza.

« La coperta si agita, poi cade, e mostra il glorioso Leone di San Marco, bianco come se fosse di neve, colla zampa fieramente posata sul Vangelo. Un uragano d'applausi scoppia attorno alla colonna e si propaga fino in fondo alla piazza e giù giù nelle vie adiacenti:

«- Viva il Leone di San Marco! Viva! ...

« Tutti i vicini stringono la mano al giovane scultore Poli, l'autore del Leone.

« Mille, duemila, diecimila braccia s'agitano burrascosamente e sui poggiuoli, sui terrazzi, sulle finestre, e persino sulla torre s'agitano bianchi fazzoletti. Un fragoroso squillo di trombe copre tutte quelle grida e quelle esclamazioni. Le due bande militari del 67° e 68° intuonano la marcia del maestro Ascolese che viene salutata da un vivo applauso. Fra gli squilli di trombe s'ode di quando in quando il tam-tam vigorosamente percosso ».

Fonte: da “Piazza delle Erbe”, dell’Automobile Club Veronese (fine millennio)


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