domenica 23 maggio 2010

VERONA, SCAVI DI PIAZZA CORRUBIO E PROFANAZIONE DEL CIMITERO PALEOCRISTIANO: RICORDATEVI DELLA MALEDIZIONE DI RE TEODORICO

Basilica di San Zeno. Bassorilievo di Re Teodorico


La leggenda veronese racconta che Teodorico, al bagno nell’Adige,  vide un meraviglioso cervo  e lui, grande  appassionato di caccia, salì in groppa a un meraviglioso cavallo nero apparso  dal nulla.  Il nero cavallo era in realtà un essere demoniaco che, al termine di un'allucinata corsa lungo la penisola italiana, precipitò il vecchio re nel cratere di Vulcano nelle Eolie, ingresso dell'inferno, e tutto questo  come  punizione per aver distrutto il cimitero paleo-cristiano della Chiesa di Santo Stefano.  La leggenda è magnificamente ritratta in un bassorilievo della facciata della basilica di San Zeno.



O  REGEM  STULTUM  PETIT  INFERNALE TRIBUTUM
MOXQUE  PARATUR  EQUUS  QUEM  MISIT  DEMON  INIQUUS
EXIT  AQUA  NUDUS  PETIT  INFERA  NON  REDITURUS

O  Re stolto! Chiede un dono infernale
Tosto gli appare un cavallo mandato dal triste demone
Esce  nudo dal bagno, cavalca all’inferno senza ritorno



Basilica di San Zeno


La scritta ricorda, esecrata  per sempre, sui marmi della Basilica di San Zeno, la punizione divina inflitta  al Re ostrogoto Teodorico  per aver violato,  nel ricostruire le mura della città di Verona, le tombe paleocristiane  dell’area cimiteriale della Chiesa di Santo Stefano.


La profanazione, eseguita nel periodo dell'amministrazione Tosi,  dell'area  cimiteriale paleocristiana  adiacente alla Chiesa di San Procolo e San Zeno con la distruzione dei resti dei  della prima chiesa di San Zeno



LA MALEDIZIONE DI TEODORICO

Si racconta che nel novembre 2009 la  fiera aveva portato molti cavalli in centro città e vederne uno arrivare in piazza San Zeno  non era apparsa una cosa strana. Ma quel cavallo aveva un qualche cosa di strano, oltre ad essere bellissimo non faceva rumore, il suo passo  era silenzioso,  non si sentiva lo scalpitio metallico sul basolato della piazza: era un cavallo scalzo.
Lentamente portato da un cavaliere non più giovane che tradiva le sue origini teutoniche si avvicinava  alla facciata della basilica, dove restava  per parecchi minuti   in silenzio ad ammirare  i bassorilievi  del protiro, lo spettacolo era magnifico, quel nero cavallo ricordava tempi  passati  immortalati nei suoi ultimi divenire  in alcune fotografie  del Lotze. 
Il lucido mantello  nero che si mescolava con le prime ombre della sera  brillava sotto le luci della piazza, lentamente il cavaliere girò il cavallo, passo davanti alla chiesa  di San Procolo, scese  verso  piazza Corrubio, guardò dall’alto della sua cavalcatura gli scavi archeologici,  lesse i cartelli attorno al cantiere e silenziosamente ritornò davanti alla   basilica   ammirando di nuovo a lungo   la spendita facciata, in fine silenziosamente si avviò passando sotto la torre medioevale in Via Abazia. I sanzenati  seduti davanti all’osteria, lo fermarono facendo i complimenti per lo stupendo cavallo. Il misterioso cavaliere, che parlava in  un   decente  italiano,  disse che non poteva fermarsi più di tanto perchè iniziava a far buio, e il suo cavallo era più nero della pece. Prima di andare chiese chi fosse  il sindaco. Avuto il nome accarezzo la criniera del cavallo stette in silenzio per alcuni secondi e poi soggiunse: ricordate al vostro sindaco la maledizione di Teodorico.
Quale maledizione?  Chiesero gli avventori dell’osteria.

Tirato su il bavero calato il cappello sulla fronte giro lo sguardo verso i sanzenati e  prima di spronare il cavallo,  con voce ferma, pronunciò:  

“IMPRESA  RETTONDINI,  AMMINISTRAZIONE    TOSI,   RICORDATEVI DI ME! 

PENSATE  VOI  DI SFUGGIRE AL TERRIBILE FATO?

NULLA DI CIÒ CHE AVETE  FATTO GODRETE,  NE  IN QUESTA VITA, NE  NELL’ALTRA”.


“DAL PROFONDO DELL’INFERNO

TEODORICO VON BERN, IL GRANDE”



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