Basilica di San Zeno. Bassorilievo di Re Teodorico
La leggenda veronese racconta che Teodorico, al bagno nell’Adige, vide un meraviglioso cervo e lui, grande appassionato di caccia, salì in groppa a un meraviglioso cavallo nero apparso dal nulla. Il nero cavallo era in realtà un essere demoniaco che, al termine di un'allucinata corsa lungo la penisola italiana, precipitò il vecchio re nel cratere di Vulcano nelle Eolie, ingresso dell'inferno, e tutto questo come punizione per aver distrutto il cimitero paleo-cristiano della Chiesa di Santo Stefano. La leggenda è magnificamente ritratta in un bassorilievo della facciata della basilica di San Zeno.
La leggenda veronese racconta che Teodorico, al bagno nell’Adige, vide un meraviglioso cervo e lui, grande appassionato di caccia, salì in groppa a un meraviglioso cavallo nero apparso dal nulla. Il nero cavallo era in realtà un essere demoniaco che, al termine di un'allucinata corsa lungo la penisola italiana, precipitò il vecchio re nel cratere di Vulcano nelle Eolie, ingresso dell'inferno, e tutto questo come punizione per aver distrutto il cimitero paleo-cristiano della Chiesa di Santo Stefano. La leggenda è magnificamente ritratta in un bassorilievo della facciata della basilica di San Zeno.
O REGEM STULTUM PETIT INFERNALE TRIBUTUM
MOXQUE PARATUR EQUUS QUEM MISIT DEMON INIQUUS
EXIT AQUA NUDUS PETIT INFERA NON REDITURUS
O Re stolto! Chiede un dono infernale
Tosto gli appare un cavallo mandato dal triste demone
La scritta ricorda, esecrata per sempre, sui marmi della Basilica di San Zeno, la punizione divina inflitta al Re ostrogoto Teodorico per aver violato, nel ricostruire le mura della città di Verona, le tombe paleocristiane dell’area cimiteriale della Chiesa di Santo Stefano.
La profanazione, eseguita nel periodo dell'amministrazione Tosi, dell'area cimiteriale paleocristiana adiacente alla Chiesa di San Procolo e San Zeno con la distruzione dei resti dei della prima chiesa di San Zeno
LA MALEDIZIONE DI TEODORICO
LA MALEDIZIONE DI TEODORICO
Si racconta che nel novembre 2009 la fiera aveva portato molti cavalli in centro città
e vederne uno arrivare in piazza San Zeno
non era apparsa una cosa strana. Ma quel cavallo aveva un qualche cosa
di strano, oltre ad essere bellissimo non faceva rumore, il suo passo era silenzioso, non si sentiva lo scalpitio metallico sul
basolato della piazza: era un cavallo scalzo.
Lentamente portato da un cavaliere non più giovane che
tradiva le sue origini teutoniche si avvicinava
alla facciata della basilica, dove restava per parecchi minuti in silenzio ad ammirare i bassorilievi del protiro, lo spettacolo era magnifico, quel
nero cavallo ricordava tempi passati immortalati nei suoi ultimi divenire in alcune fotografie del Lotze.
Il lucido mantello nero
che si mescolava con le prime ombre della sera
brillava sotto le luci della piazza, lentamente il cavaliere girò il
cavallo, passo davanti alla chiesa di
San Procolo, scese verso piazza Corrubio, guardò dall’alto della sua cavalcatura
gli scavi archeologici, lesse i cartelli
attorno al cantiere e silenziosamente ritornò davanti alla basilica
ammirando
di nuovo a lungo la spendita facciata, in
fine silenziosamente si avviò passando sotto la torre medioevale in Via Abazia.
I sanzenati seduti davanti all’osteria,
lo fermarono facendo i complimenti per lo stupendo cavallo. Il misterioso
cavaliere, che parlava in un decente
italiano, disse che non poteva
fermarsi più di tanto perchè iniziava a far buio, e il suo cavallo era più nero
della pece. Prima di andare chiese chi fosse il sindaco. Avuto il nome accarezzo la
criniera del cavallo stette in silenzio per alcuni secondi e poi soggiunse: ricordate al vostro sindaco la maledizione
di Teodorico.
Quale maledizione? Chiesero
gli avventori dell’osteria.
Tirato su il bavero
calato il cappello sulla fronte giro lo sguardo verso i sanzenati e prima di spronare il cavallo, con voce ferma, pronunciò:
“IMPRESA
RETTONDINI, AMMINISTRAZIONE TOSI, RICORDATEVI
DI ME!
PENSATE VOI DI SFUGGIRE AL TERRIBILE FATO?
NULLA DI CIÒ CHE AVETE
FATTO GODRETE, NE IN QUESTA VITA, NE NELL’ALTRA”.
“DAL PROFONDO DELL’INFERNO
TEODORICO VON BERN, IL GRANDE”
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