Non volevano rinunciare. Gli imprenditori (tre casi in pochi mesi) non se la sentivano di licenziare i dipendenti
Da ottobre ad oggi, in Veneto, tre imprenditori si sono tolti la vita. Le loro aziende erano in crisi e per questo stavano per licenziare i loro dipendenti e questo, forse, per loro era qualcosa che non riuscivano ad accettare. Il primo ad uccidersi è stato un imprenditore edile, che si è sparato. Qualche giorno fa si è impiccato il titolare di una piccola impresa del legno. L'ultimo a uccidersi è stato un manager che si è gettato sotto un treno.
Un dirigente d'azienda di 43 anni di Villorba (Treviso) si è ucciso giovedì gettandosi contro un treno in viaggio sulla linea Venezia-Bassano del Grappa, a Castello di Godego, in provincia di Treviso. L'uomo, dirigente di un'azienda del luogo in procinto di avviare un'operazione di cassa integrazione per una parte del personale, da alcuni tempi era incaricato di mantenere le relazioni con le organizzazioni sindacali. Il dirigente non avrebbe lasciato alcuno scritto per spiegare il suo gesto. Sull'episodio indaga la Polizia Ferroviaria.
Mercoledì scorso, sempre nel trevigiano, si è ucciso invece il titolare di una piccola azienda del legno in forte difficoltà finanziaria a causa della crisi. L'uomo, 58 anni, si è tolto la vita impiccandosi a Fontanelle (Treviso), all'interno della ditta. Il 58enne era ossessionato dall'idea che la crisi che aveva colpito anche il suo settore di attività lo costringesse a dover lasciare a casa alcuni dei suoi otto dipendenti.
La depressione per motivi familiari sommata alla crisi economica aveva gettato nel baratro anche l'imprenditore edile padovano di 60 anni che si è ucciso il 13 ottobre scorso con un colpo di pistola al petto. Era preoccupato che qualcuno, con cui aveva contratto debiti, potesse far del male ai suoi familiari.
Fonte: TGCOM del 22 maggio 2009
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