Pizza napoletana
Ristorante Piazza e pasta
Hotel Piccolo sogno
Alterazione di una domus pompejana
Pompei scavi, abusivismo edilizio
Strada di Pompei
Basilica della madonna di Pompei
Dopo anni ritorniamo, per alcuni giorni, all’ombra del Vesuvio, in quel di Pompei: isola felice del napoletano; sarà l’influenza del Santuario della Madonna di Pompei, ma in questo luogo si respira sempre una sensazione di serenità. Beh! Basta non guardare il Vesuvio.
Reso omaggio alla Madonna di Pompei, visitiamo gli scavi: il primo maggio l’ingresso costa solo un euro, invece degli undici previsti, pertanto brulicano i turisti. Passeggiamo sulle vie lastricate, ammirando la bravura architettonica ed ingegneristica dei vecchi abitanti di Pompei e, contemporaneamente, rattristati nel vedere le limitate capacità della Pompei moderna nel gestire questo imponente patrimonio archeologico: se Pompei si trovasse a Parigi…
Il soggiorno trascorre lietamente, ospiti di una piccola struttura alberghiera che, malgrado l’esterno lasci un po’ a desiderare, perchè inserita in un normale condominio, all’interno l’accoglienza e la gentilezza, sono tutto un'altra cosa.
Non è per fare pubblicità ma, quando provo una sensazione piacevole, ho il desiderio che anche gli altri la possono assaporare. Pertanto, se una persona non vuole proprio il lusso sfrenato, “Hotel piccolo sogno”, via Carlo Alberto 2 (1ª traversa), Telefono: 081.863.12.79,
fa per lei.
Altra bella sensazione: la bontà della cucina napoletana, sempre decantata dalla mia cara suocera, che possiamo gustare al “Pasta e Pizza”, proprio davanti al Santuario. Il titolare, in un cordiale napoletano, per toglierci ogni nostro dubbio sulla qualità del suo ristorante, ci referenzia i suoi clienti, rispondiamo che basta che oggi non siano tutti sul nostro conto.
Referenza, subito confermata, visto che nel tavolo a fianco si siedono un ufficiale dei vigili e alcuni funzionari comunali.
Pertanto riusciamo a godere, malgrado la nostra intolleranza al glutine, una favolosa pizza “made in Napoli”.
Il soggiorno scorre via felice; prendiamo il treno per il ritorno e lì, purtroppo, la nostra gioia si trasforma in tristezza: il treno costeggia il lungomare tra Pompei e Napoli, l’immagine è di una periferia di un degrado totale, un morsa ci stringe il cuore e in quel susseguirsi di desolazione in desolazione, la tristezza si trasforma in angoscia. In cuor nostro, mai e poi mai avremmo pensato che si potesse arrivare a quel degrado urbanistico.
Con l’amarezza nel cuore giungiamo alla stazione di Napoli. Ecco là, ferma, la “Freccia Rossa” che ci porterà a Bologna; saliti nello scompartimento, cerchiamo di infilarci nei sedili, sì proprio “infilarci”, perchè questi “benedetti” treni saranno ad alta velocità, ma hanno i sedili, si fa per dire, “taglia 38”, e la “mia taglia 58” non ci vuole proprio entrare: una vera tortura. Dopo alcune ore, nell’ impossibilità di distendere le gambe, e rimasto bloccato per non scalciare la dirimpettaia signora, con tutti i rischi che potrebbero seguire, attanagliato dai crampi, finalmente scendiamo Bologna.
Osserviamo ripartire la “Freccia Rossa”: dalla periferia di Napoli, ai sedili tortura, solo il profitto regna sovrano; l’uomo, come si dice, è solo un effetto collaterale.
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