sabato 9 maggio 2009

Napoli Ponte del primo maggio, viaggio a Pompei

Pizza napoletana

Ristorante Piazza e pasta

Hotel Piccolo sogno

Alterazione di una domus pompejana

Pompei scavi, abusivismo edilizio

Strada di Pompei



Basilica della madonna di Pompei

Dopo anni ritorniamo, per alcuni giorni, all’ombra del Vesuvio, in quel di Pompei: isola felice del napoletano; sarà l’influenza  del Santuario della Madonna di Pompei, ma in questo luogo si respira sempre una sensazione di serenità. Beh! Basta non guardare il Vesuvio.
Reso omaggio  alla Madonna di Pompei, visitiamo gli scavi: il primo maggio l’ingresso costa solo un euro, invece degli undici previsti, pertanto  brulicano i turisti.  Passeggiamo   sulle vie lastricate, ammirando la bravura architettonica ed ingegneristica dei vecchi abitanti di Pompei  e,  contemporaneamente,   rattristati  nel vedere le limitate capacità della Pompei moderna  nel gestire questo imponente  patrimonio archeologico:  se Pompei si trovasse  a Parigi…

Il soggiorno trascorre  lietamente, ospiti di una piccola struttura alberghiera che, malgrado l’esterno lasci un po’  a desiderare,  perchè  inserita in un normale  condominio, all’interno  l’accoglienza e la gentilezza, sono tutto un'altra  cosa. 
Non è per fare pubblicità ma, quando provo una sensazione piacevole, ho  il  desiderio che anche gli altri la  possono assaporare.  Pertanto, se una persona non vuole proprio il lusso sfrenato, “Hotel piccolo sogno”, via Carlo Alberto 2  (1ª traversa),  Telefono: 081.863.12.79,
  fa per lei.

Altra bella sensazione: la bontà della cucina napoletana, sempre decantata dalla mia cara suocera,  che possiamo gustare  al “Pasta e Pizza”, proprio davanti al Santuario. Il titolare, in un cordiale napoletano, per toglierci  ogni nostro dubbio sulla qualità  del  suo ristorante, ci referenzia i suoi clienti,  rispondiamo che basta  che oggi non siano  tutti sul nostro conto. 
Referenza, subito confermata, visto che nel tavolo a fianco si siedono un ufficiale dei vigili e alcuni funzionari comunali.
Pertanto riusciamo a godere,  malgrado la nostra  intolleranza al glutine, una favolosa pizza “made in Napoli”.

Il soggiorno scorre via felice;  prendiamo il treno per il ritorno  e lì,  purtroppo, la nostra  gioia si trasforma  in tristezza:  il treno costeggia il lungomare tra Pompei e Napoli, l’immagine è di una periferia  di un degrado totale, un morsa ci stringe il cuore  e in quel  susseguirsi  di desolazione in  desolazione,   la tristezza si trasforma in angoscia.  In cuor  nostro, mai e poi mai avremmo pensato  che si potesse arrivare a quel degrado urbanistico.  
Con l’amarezza nel cuore giungiamo alla stazione di Napoli. Ecco là, ferma, la “Freccia Rossa” che ci porterà a Bologna; saliti nello scompartimento, cerchiamo di  infilarci  nei sedili, sì proprio “infilarci”,  perchè questi “benedetti” treni saranno  ad alta velocità,  ma hanno i sedili, si fa per dire, “taglia 38”,  e la “mia taglia 58” non ci vuole proprio entrare: una vera tortura.  Dopo alcune  ore, nell’ impossibilità di distendere le gambe, e rimasto bloccato per non scalciare la dirimpettaia signora,  con tutti i rischi che potrebbero seguire, attanagliato dai crampi, finalmente scendiamo Bologna.    
Osserviamo ripartire la “Freccia Rossa”:  dalla periferia di Napoli, ai sedili  tortura, solo il profitto regna sovrano; l’uomo, come si dice, è solo un effetto collaterale.

 

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