Dal testo di Francesco Zanotto
"Ma non fu tardo il Loredano a porsi
sulla difesa; imperocchè ritratte alquanto le sue galee, e rinforzatele colle
genti tolte dai legni minori, le girò in guisa di volger le spalle al sole,
costringendo così i nemici ad avere in faccia l'infocato raggio e la luce
smagliante del grande astro. Quindi investilli con sì alto valore, che
quantunque rimanesse ferito nella mascella sinistra e nel naso da una freccia,
n'ebbe vittoria pienissima e luminosa ... "
ANNO 1406
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Diretti in
Turchia per trattare con gli "infedeli" la possibilità di continuare a commerciare nel Mediterraneo Orientale, i Veneziani vengono invece improvvisamente attaccati dalla
flotta del Sultano, ma l'abilità dei marinai e dei comandanti costringe infine alla pace i
musulmani ...
LA SCHEDA STORICA – 66
Nel 1414 moriva il doge Michele Steno sotto il cui dogato si
era compiuta da parte di Venezia la conquista dei principali comuni
dell'entroterra veneto. Infatti alla fine del 1405 anche Padova, dopo Verona e
Vicenza, aveva capitolato.
Allo Steno era prontamente succeduto sul trono ducale
Tommaso Mocenigo, destinato a mantenere l'alta carica per circa dieci anni.
Proprio alla fine del suo dogato, il doge, pare abbia pronunciato un accorato
discorso davanti ai membri del Consiglio affinché non eleggessero dopo la sua
morte, che evidentemente sentiva ormai prossima, Francesco Foscari.
Il suo intervento può essere letto come uno dei più
interessanti spaccati della situazione economica veneziana agli inizi del
Quattrocento. Un ritratto a dir poco esaltante che testimonia la ricchezza e lo
splendore di una città in costante, straordinaria, espansione.
Solo il valore complessivo degli immobili ammontava a
7.050.000 ducati, mentre le esportazioni annue raggiungevano i 10.000.000 di ducati, all'incirca 150 miliardi
di lire al valore attuale dell'oro! E una cifra simile toccavano le
importazioni. Il reddito medio annuo si
aggirava all'incirca su 1.614.000 ducati, mentre la Zecca ogni anno sfornava
ben 1.200.000 ducati d'oro, ovvero quasi 19 miliardi di lire!
A tutta questa ricchezza corrispondeva una delle più potenti
e numerose flotte dell'Occidente con 300 grandi navi e altre 3.000 di portata
minore, affiancata da 45 galee in servizio permanente e pronte ad intervenire
nelle situazioni di emergenza. In tutto, nel solo settore navale, erano
impegnati ben 36.000 marinai.
Accanto all'orgogliosa conclamazione delle ricchezze e della
prosperità di Venezia, Tommaso Mocenigo andò anche a toccare uno dei punti più
dolenti non solo per Venezia, ma per l'intera Europa cristiana: l'avanzata
turca verso Occidente.
" ... la guerra
de Turchi cun vui ha fatto de valorosi homeni nel mar periti, ad ogni
intromission provati, sì nel governo come nella virilitade ... per modo che il
mondo dixe: li venetiani sono signori di capitanij, deli compagni et zurme
(ciurme) de galie (galee)".
E che i marinai e la flotta veneziana fossero a dir poco
indispensabili per tentare di arginare l'espansione e l'avanzata turca nel
Mediterraneo, era fuori da ogni dubbio.
E i Turchi, Tommaso Mocenigo li aveva ben conosciuti prima
di questo suo estremo discorso. Aveva iniziato infatti la sua carriera
politico-militare nel 1381, proprio come Provveditore all'Armata e Capitano
generale della flotta durante lo scontro con Bayazid I o quando riuscì a salvare
all'ultimo momento l'imperatore Sigismondo con l'intervento della sua squadra
navale.
Del resto da quasi un secolo - era il 1423 quando il doge
parlava -, le navi veneziane si scontravano con i turchi, da quando venne creata
la prima grande coalizione cristiana all'inizio del dogato di Andrea Dandolo
(1342).
Ancor prima, nel 1334 un altro tra i più valenti comandanti
veneziani, Pietro Zeno, aveva guidato le sue navi verso la conquista di
numerosi centri della costa anatolica dove poi i cristiani avrebbero fissato il
loro quartier generale nella città di Smirne.
Marinai? Soprattutto guerrieri
Aveva ragione il vecchio doge a decantare le virtù
guerresche dei marinai veneziani che appunto da quasi un secolo si scontravano
coraggiosamente col turco nel Mediterraneo Orientale. Il saggio Mocenigo aveva
anche intuito che lo scontro con gli "infedeli" era tuttavia solo
agli inizi e che dal suo esito finale dipendeva per Venezia la possibilità o
meno di poter continuare i suoi vitali traffici con il Levante.
Spinto da questa consapevolezza, il doge aveva fatto spedire
già nel 1416, ben 15 galee in Oriente al comando di Piero Loredan. L'ammiraglio
era accompagnato da due Provveditori, Andrea Foscari e Delfino Venier, quest'
ultimo con il compito specifico di recarsi dal sultano turco per cercare di
arrivare ad un accordo il più possibile vantaggioso per Venezia, naturalmente: L'incontro doveva avvenire a Gallipoli, in
Turchia, e proprio lì la flotta del Loredan puntava sicura nel maggio del 1416.
Arrivati però in prossimità dello stretto, improvvisamente i
turchi presero di mira le navi veneziane con frecce avvelenate. La reazione
immediata di questi ultimi mise in serie difficoltà il nemico che convinto di
riuscire a prendere le navi veneziane con l'inganno, chiese ad un certo punto
una tregua al comandante Loredan. Accordata la pausa per incontrarsi e
trattare, i turchi, non appena furono abbastanza vicini alle galee ducali, si
lanciarono in un furioso e violento attacco. L'ammiraglio veneziano, giocando
d'astuzia e con una straordinaria prontezza di spirito, ritirò al più presto le
sue navi ponendole in modo tale d'avere il sole alle spalle. Così facendo i
soldati turchi, al contrario, si ritrovarono improvvisamente con il sole
infuocato negli occhi.
A quel punto lo scontro, per i veneziani, poteva anche
iniziare. Lo stratagemma del Loredan facilitò non poco le cose ai suoi uomini
che pur combatterono senza risparmiarsi e con il consueto coraggio. Lo stesso
comandante, malgrado le innumerevoli ferite, una al naso e alla mascella,
un'altra alla mano, continuò imperterrito a guerreggiare. Dopo alcune ore,
l'esito dello scontro apparve in tutta la sua portata: ben 3.000 turchi erano
caduti mentre 15 delle loro navi venivano vittoriosamente conquistate dai
veneziani.
La notizia della straordinaria vittoria di Gallipoli giunse
in Senato con una lettera datata 2 giugno 1416, scritta dal comandante Loredan
dall'isola di Tenedo dove si era successivamente riparato con la flotta e i
prigionieri nemici. L'ultimo giorno di luglio il Sultano turco siglava la pace
con la Serenissima.
Malgrado il trattato e la clamorosa vittoria, tuttavia, lo
scontro con i turchi per Venezia e per l'intera Europa doveva rivelarsi ancora
molto lungo.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 3, SCRIPTA EDIZIONI
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