Indroduzione
1) Non sono un esperto di famiglia e di problemi familiari, sono un esperto di educazione, ma da più di venti anni ho a che fare con le famiglie e, a mia volta, sono stato figlio ed ora padre: le mie considerazioni nascono dal buon senso.
2) Chi decide oggi di sposarsi è un ottimista, investe sul futuro, si fa un racconto positivo del futuro; investe sulla società e su se stesso. Ma va contro corrente, sia perché molti oggi scelgono di non sposarsi ( .. per vedere come funziona e senza impegni) o, se si sposano, hanno buona probabilità di finire presto il loro matrimonio (nella mia parrocchia 3 matrimoni in un anno; nel Veneto il 25 % dei matrimoni finiscono nel primo anno; due quinti entro i cinque anni; recente sondaggio tra le mamme di maschi: meglio che non si sposino; nuove povertà: i maschi separati).
3) Sposarsi è una delle cose più umane della vita e delle più semplici: un uomo e una donna, dopo essersi incontrati e conosciuti, decidono di condividere una via comune, decidono di creare una famiglia, una comunità fondate sull'amore e sul rispetto e aperta alla possibilità di nuove vite. (sempre nella storia: una costante)
4) Per le famiglie di questi ragazzi che si sposano è un momento importante: lo dico con le parole che pochi giorni prima di sposarmi mi disse mio suocero: “Adesso che mia figlia si sposa sento di aver concluso il compito più importante della mia vita”.
5) Si sbagliava; oggi non pensate di aver concluso nulla. La società in cui i vostri figli si sposano e nettamente avversa alla loro scelta: i modelli dì vita che ci vengono presentati, i ritmi che ci vengono richiesti, la povertà relazionale in cui ci troviamo, non solo non li aiuteranno a condurre la loro vita a due, ma li ostacoleranno in forme sempre più subdole e assurde, perché oggi quelle paroline che i vostri figli pronunceranno (per sempre) danno molto fastidio. E allora? Allora i vostri figli avranno ancora bisogno di voi, non nel senso che dovrete vivere per loro la scelta del matrimonio, ma nel senso che dovrete continuare ad essere per loro una continua risorsa e soprattutto non dovrete essere mai per loro un problema (statistiche recenti indicano nei problemi con le famiglie di origine la terza causa di divorzio oggi nel nostro paese).
1. L'emergenza umana e quindi familiare.
Il tempo che ci è dato
Viviamo in un tempo complesso e variegato, che assomiglia sempre di più a "quella nave alla deriva" di cui parlava Kierkegaard. L'essenziale del nostro tempo è che si manifesta come una sfida antropologica, come un confronto serrato sull'uomo, sulla sua dignità, sulla sua capacità di relazione, sui suoi modelli di vita.
Alcuni paradigmi.
L'individualismo:
(Taylor): L'uomo si considera il centro della realtà, prendendo quel posto assoluto che fino a ieri era stato di Dio (secolarizzazione). L'uomo pretende di determinare in modo autonomo ciò che è senso, ciò che è regola, sulla base delle proprie esperienze e delle proprie aspirazioni. Da questo derivano alcune conseguenze: la solitudine, le relazioni spezzate, l'insicurezza e la paura. “Viviamo gli uni accanto agli altri, accontentandoci di non urtarci reciprocamente”.
L'unico sole.
Vogliamo sempre essere al centro dell'attenzione. Io, io, io sono prima di tutto e di tutti; io è il mio unico orizzonte, io l'inizio e la fine; viviamo in una società caratterizzata da un individualismo diffuso. Siamo dei grandi egoisti e non accettiamo limiti al nostro egoismo. Il telefonino: è acceso fin dalle prime ore dell'alba, pronto a squillini, messaggini, telefonate di amici e conoscenti. Come dice la pubblicità "c'è una tribù in contatto". Tuttavia le nostre relazioni sono autentiche? Viviamo un tempo di relazioni spezzate, di incomunicabilità, di solitudine, di conflittualità diffusa, che ci impediscono di essere una comunità, che mette al primo posto le cose e non le persone.
Per ciò che riguarda la nuova famiglia questo è il problema più importante: essere famiglia significa condividere, mettere in comune due identità, costruirle insieme. Problema: ci si sposa sempre più adulti (Bamboccioni).
Il relativismo
Viviamo in un mondo dove non esiste più la verità, dove non esiste più il bene, dove non ci sono più valori universali indiscutibili, dove tutto è in gioco, dove tutto è negoziato. In questo tempo è inutile farsi delle domande di senso, perché ognuno sceglie la verità che preferisce e che gli è più utile. Non esistono che diritti e sempre nuovi diritti, sempre più specifici, sempre più vicini all’arbitrio. La libertà individuale è l'unico elemento condiviso: l'uomo è libero e neutrale di fronte ad ogni scelta, basta che essa susciti emozioni, meglio se esagerata ed intensa.
Lo specchio
Il nostro bisogno di apparire ci rende prigionieri di una maschera che indossiamo al mattino, appena svegli, e che riponiamo alla sera quando ce ne andiamo a letto: bei vestiti, cura della nostra immagine, attenzione ad ogni particolare, ma spesso dietro l’apparenza c’è il vuoto, c’è il nulla.
Sassi levigati
Sul fondo del fiume i sassi sono levigati dal continuo passaggio dell'acqua: tutto scorre, tutto se ne va e i sassi sono sempre là, immobili ed indifferenti.
L’indifferenza
L’indifferenza è una dimensione che connota il nostro vivere: non riusciamo a trattenere nulla, nulla più desta lo nostra curiosità e lo nostra meraviglia. La logica che domina è quella del "chi me lo fa fare?"
Ciò che regge una coppia è il dialogo: la condivisione di due esperienze; saper parlare è la risorsa più importante della coppia. (prendersi cura).
Il nichilismo
L'uomo contemporaneo è sprovvisto di fondamenti, di ancoraggi valoriali; non esiste più il "per sempre", non esiste la tradizione, il passato; il tempo è liquido, veloce, favorisce l’impulsività, la superficialità e la frammentarietà (zapping). Non sono più nostre la pazienza, la tolleranza, la riflessione, il discernimento. Siamo indifferenti.
Il telecomando
Trattiamo la nostra vita come fosse un televisore, viviamo la frammentarietà, facciamo zapping. Viviamo varie vite: quella del figlio, quella dello studente, quella dell’amico, del moroso, quella del tifoso. Spesso, tra queste vite, è difficile trovare un filo conduttore; ma chi siamo realmente: forse uno, forse, centomila, a volte forse nessuno.
L’orologio
Viviamo immersi nella velocità e siamo tutti in perenne ritardo; non abbiamo tempo per nulla: tutto deve essere rapido e breve; vengono così meno le dimensioni della pazienza, della tolleranza, della riflessione; dominano l’impulso, la superficialità, la fretta. Ci scorrono addosso impetuosi visi, situazioni e relazioni …e ci troviamo a sera vuoti e con la colpevole sensazione di aver sprecato il nostro tempo.
Matrimonio
Il tempo è importante; finiamo di raccontarci la pietosa bugia: la qualità è più importante della quantità (rischio dell’estraneità)
Il consumismo
Viviamo in un grande mercato, dove tutto è disponibile alla luce dell'utilità e dell'interesse. L'uomo è l’uomo dei bisogni, in cui la dimensione dell'avere ha oscurato la dimensione dell'essere. Viviamo in un grande magazzino dove tutti sono ossessionati a comprare, nella convinzione che tutto abbia un prezzo, che tutto possa essere pagato, persino la vita, in tutte le sue dimensioni e le sue fasi. Questa mentalità utilitaristica e pragmatica segna il tramonto di qualsiasi appartenenza comunitaria, della dimensione politica.
La vetrina
Le nostre attese, le nostre aspettative sono spesso solo cose, degli oggetti, che desideriamo da impazzire per mesi, ma che, quando otteniamo cadono spesso nel dimenticatoio.
Consumismo dilagante
L'importante non è ciò che si compra, ma comprare: compro, dunque esisto.
L'uomo egoista
Impegnato a seguire l'effimero, non riesce più ad articolare il giusto equilibrio tra pubblico e privato. Vanno così in crisi tutte le comunità: quelle istituzionali, quelle sociali, quelle formative e quelle religiose.
Il portone di casa
Respiriamo il tramonto della cittadinanza e della sua dimensione comunitaria. Ci riesce sempre più difficile trovare il giusto equilibrio tra pubblico e privato; il pubblico diventa privato (si pensa al tema della sicurezza) e il privato diventa pubblico ( in un reality show si frantumano in pochi istanti i valori condivisi per secoli). Questo tramonto ci porta alla fuga dalla politica, dalle responsabilità, ci porta alla mancata appartenenza, ad un mancato reciproco riconoscimento.
Il buio
La paura e l'insicurezza dominano il nostro mondo, che forse non è mai stato così ricco e satollo. Ci mostriamo agli altri forti e decisi, ma dentro di noi ci sono tante paure: la paura della solitudine, la paura della morte, la paura del dolore, la paura di sprecare la nostra vita. Ci sovrastano inoltre paure strane e contraddittorie: temiamo la perdita del benessere, temiamo la diversità, temiamo la guerra, temiamo la responsabilità, temiamo le nazioni concorrenti, temiamo la violenza del terrorismo. Temiamo forse semplicemente gli altri.
Il grigio
Se prendiamo le attuali statistiche possiamo sperare ben poco. E il lavoro, l'economia, la violenza della società e il futuro? Si può sperare in un mondo così? Chi si sposa fa un grande atto di speranza.
Che fare?
Pascal: “la mia ragione mi dice di disperare, ma la mia fede mi dà forza nel domani".
La missione che ci siamo scelti come genitori ci impone di essere lieti ed ottimisti, non possiamo annunciare catastrofi o essere profeti di sventure: siamo chiamati a testimoniare la Speranza.
Dobbiamo rendercene conto, con grande dispetto di chi ci invita a fare il contrario; per questo non possiamo vivere nel privatismo, ma nella comunità e nella storia; per questo dobbiamo aprire gli occhi sul presente: esso è il tempo migliore che ci sia, l'unico che è affidato alla nostra libertà, l'unico che c'è. Testimoniare la Speranza è un esercizio storico, calato nella realtà, che si confronta con i segni del tempo, che va giocato in un tempo e in uno spazio, in un orizzonte che è la nostra sfida.
Noi abbiamo la certezza che nulla di ciò che è umano è perfetto e quindi anche questo nostro tentativo è imperfetto ed incompleto.
Cosa ci è richiesto come educatori? Racconti di futuro, luoghi di speranza, sano realismo, onestà intellettuale, gratuità, semplicità e discernimento. Una riflessione responsabile "nell'inutile e assordante chiacchiera che ci circonda".
Alcune semplici regole:
1. Pensare ad una coppia
Con il matrimonio i vostri figli diventano una famiglia, sono ancora individui, ma trovano completamento nella comunità famigliare; dunque:
- non perdete un figlio o una figlia, ma ne acquisite uno in più
- non considerate mai un estraneo il coniuge di vostro figlio: lui l'ha scelto e voi non solo dovete accettarlo, ma dovete accoglierlo, farlo sentire uno di famiglia (importante per le mamme)
- non parlatene mai male, certamente non in presenza di vostro figlio
- accogliere significa sorridere, creare confidenza, dialogo, condivisione, reciproca conoscenza, senza pregiudizi.
2. Favorire indipendenza
La nuova famiglia che nasce ha bisogno di tempi e luoghi autonomi per consolidarsi, per creare tradizione e abitudini:
- Indipendenza di luoghi: meglio non case vicine; in ogni caso rispettare la privacy, non piombare in casa continuamente, ma aspettare di essere invitati e non essere mai invadenti
-Indipendenza dei tempi: non pretendere di vederli continuamente (non ti fai mai vedere); creare momenti rituali di relazione (caffè, una cena, ma sempre con la coppia, le vacanze).
-Indipendenza economica: conti separati, autonomia della gestione del bilancio familiari, dare aiuto solo quando è richiesto
-Indipendenza d'azione: il cibo, la pulizia della casa, della biancheria, dei pasti.
-non farsi sfruttare per comodità; aiutare, dare consigli, non pretendere di essere sempre i migliori (le mamme).
3. Creare una relazione equilibrata
La famiglia nata troverà difficoltà nel condividere abitudini, esperienze, nel costruire un dialogo:
-Non fare mai sponda alle rimostranze di vostro figlio: fargli vedere sempre il lato migliore del coniuge, prenderne le difese
- Favorire una visione obiettiva di quello che succede: un rapporto maturo ha bisogno di una lettura onesta di quel che succede
-Tra moglie e marito non mettere il dito: non complicare le difficoltà
- Sfruttare i momenti comuni per affrontare problemi importanti, chiedere consigli
- Insegnare il sorriso e la fiducia nella provvidenza
4. Creare tradizione
Una comunità, anche quella a due, ha bisogno della memoria del passato e della progettualità del futuro:
-Farli sentire parte della propria famiglia ampliata: cercare momenti di condivisione
-Insegnare il tempo: farli correre di meno, favorire i momenti di tranquillità, non essere voi a moltiplicare i loro impegni
-Metterli di fronte al futuro con responsabilità: raccontando le proprie difficoltà, la propria storia, le proprie scelte
- Rispettando la loro scelta: nipoti
- Non creare competitività tra i vari figli. Ma favorire la relazione, l'aiuto reciproco la condivisione
-Fotografie: loro piccoli, loro adolescenti, loro sposati, la loro famiglia, i loro figli,
5. Abituare alla sobrietà
Il vivere in comunità ha bisogno di stili di vita semplice, non effimeri, capaci di cogliere l’essenziale senza fermarsi alla dimensione del consumismo
-Le persone sono più importanti delle cose: insegnare la semplicità, il disinteresse, la solidarietà
-Momento del matrimonio: favorire la sobrietà, che si dedichino all’essenziale e non all’effimero.
-Insegnare il risparmio: consigliare, aiutare, far crescere
-Regalo: non fare a gara per fare i regali più belli, far capire l’importante del valore
- Insegnare il silenzio: spegnete la televisione, costruite momenti di riflessione, di tranquillità
- Insegnate il discernimento: i problemi sono più facili se si affrontano in due, parlandone e condividendo
Insegnare la legge delle priorità: cosa è più importante, quali sono le vere emergenze
6. Abituare al rispetto
La famiglia è una comunità fondata sul rispetto e sulla valorizzazione di ogni suo membro
- Dare l'esempio
-Non dare falsa testimonianza
- Si tende per abitudine a ripetere i modelli già visti
- Le parole feriscono più della violenza
- Insegnare a perdonare: uno impara quando è perdonato
- Insegnare a chiedere scusa
-Rifiutare i pettegolezzi e le maldicenze: suocera e nuora
- Non dire nulla piuttosto che dire cose di cui ci si può pentire
-Dire io non sono d'accordo, ma rispettare l’autonomia
7. Reprimere lo gelosia
Una famiglia ha un'intimità e una sua tipicità che non deve essere compromessa da alcuna invidia:
- Il vero amore e generoso
-Nostro figlio è sempre nostro figlio, ma è cresciuto, è autonomo, nulla può togliere o rovinare ciò che è successo se non la gelosia.
-Evitare di mettere sé al primo posto: abituarsi al cambiamento, elaborare il lutto
-Essere generosi: creare momenti positivi di relazione
-Rapporto con i suoceri: quelli là; evitare gelosie e competizioni; favorire conoscenza e frequentazione; prudenza: non eccessiva confidenza immediata; costruire un rapporto: evitare competizioni o contrapposizioni; in ogni caso evitare di essere la causa dei problemi.
8. Prepararsi a diventare nonni
L’essere nonni è l’esperienza più bella della vita:
- Accogliere la vita: dare piena disponibilità
- Ruolo educativo: tanto tempo trascorso; modelli di riferimento
- Non viziare
- Non opporsi ai genitori
- Insegnare la semplicità
- Insegnare la felicità
- Insegnare la comunità
9. Insegnare la responsabilità
Ogni comunità riesce se ciascun membro si assume i propri compliti e doveri;
- Lasciare che sbagliano: esperienza è il nome che ciascuno dà ai propri errore
- Testimoniare la responsabilità
- Far vedere e ricordare loro ciò che significa essere genitori
10. Testimoniare la fede
Il fondamento del Sacramento e Cristo; senza Cristo il matrimonio non regge
- Ricordare loro la messa
- Nei momenti comuni la preghiera
- Regalare dei libri
- Pregare per loro
- Solo se li perderete, li ritroverete
Fonte: Relazione del prof. Giovanni Bresadola; parrocchia di Santa Croce. Corso fidanzati, anno 2011
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