giovedì 5 dicembre 2013

L´ARENA DI VERONA RISALIREBBE AL 41-42 D.C. E QUINDI SAREBBE STATA COSTRUITA PRIMA DEL COLOSSEO

La cavea dell'Arena di Verona


Sesterzi, vasi e ventagli: ecco il tesoro. I ritrovamenti archeologici in due arcovoli durante i lavori per la nuova cabina elettrica

Doppia scoperta archeologica nel cantiere per l´installazione della nuova cabina elettrica negli arcovoli dell´Arena, in corrispondenza dell´ala. Lo scavo, all´interno dell´arcovolo 58 ha rivelato una serie di stratificazioni di materiali, soprattutto fanghi e resti di animali, risalenti ai secoli dal 1300 al 1600, che vi erano stati gettati in barba alle leggi dell´epoca, quando il monumento veniva utilizzato come mercato.

Manico di ventaglio medievale

Ma i ritrovamenti più interessanti sono venuti alla luce sotto la pavimentazione dell´arcovolo numero 60. I lavori hanno permesso di recuperare oggetti di uso comune come manici di flabello (ventaglio) finemente lavorati di epoca medievale, resti di un pettine in osso, anfore di età romana contenenti piccole ossa e altri sedimenti da analizzare, che testimoniano l´usanza degli operai che costruirono l´anfiteatro di effettuare riti sacrificali per il buon andamento del cantiere. 


Il reperto più importante ritrovato in questa zona è però un sesterzio di bronzo coniato durante il principato dell´imperatore Claudio. 



L´assessore Casali e il sovrintendente Tinè (FOTO MARCHIORI)

Sul cantiere archeologico ieri hanno compiuto un sopralluogo il vicesindaco con delega all´edilizia monumentale Stefano Casali e il soprintendente ai Beni Archeologici del Veneto Vincenzo Tinè.  Con loro anche il conservatore del monumento, l´architetto Sergio Menon, e i funzionari della Soprintendenza Brunella Bruno e Maria Grazia Martelletto.  
L´indagine archeologica finanziata dal Comune, si inserisce nelle operazioni preliminari per il rifacimento degli impianti tecnologici dell´anfiteatro, con la collocazione dei nuovi quadri e elettrici generali e della cabina di trasformazione. «Lo scavo ha permesso il ritrovamento», osserva Casali, «di reperti straordinari che nessuno si aspettava e la preziosa collaborazione della Soprintendenza, attraverso un confronto costruttivo e continuo con il Comune, ci permette di utilizzare e valorizzare al meglio il nostro anfiteatro». 


«L´analisi dei resti», aggiunge, Tinè, «è un´opportunità unica per conoscere le fasi edilizie del monumento e le sue vicende con approccio scientifico; il rinvenimento di un sesterzio di bronzo dell´epoca dell´imperatore Claudio, consente di datare la costruzione dell´Arena intorno agli anni 41-42 d.C., confermandone l´antecedenza rispetto al Colosseo, costruito dalla dinastia dei Flavi». 


Tinè ha infine sottolineato che la campagna di scavi archeologici in corso ha aperto un «doppio fronte di studi che riguardano da una parte, attraverso il palinsesto stratigrafico, la fruizione dell´Arena in età medioevale e risorgimentale, dall´altra il momento costruttivo dell´anfiteatro». E.S.


Fonte: da L’arena di Verona di giovedì 28 novembre 2013 CRONACA, pagina 7



COMUNE E SOPRINTENDENZA, PACE NELL´ARENA






di Enrico Santi


MONUMENTI E POLEMICHE. Sopralluogo con il vicesindaco dopo lo scontro nelle scorse settimane sull´utilizzo dell´anfiteatro.  «Ma ora si trovi un´intesa sulle dimensioni del palco. I presepi? Devono ringraziare il ministro»


Il sesterzio romano ritrovato


Ci voleva il ritrovamento di un sesterzio di bronzo dell´epoca dell´imperatore Claudio, che consente così di datare la costruzione dell´Arena intorno agli anni 41-42 d.C., confermando che l´Arena fu costruita prima del Colosseo, per mettere pace tra Comune e Soprintendenza ai Bene archeologici del Veneto.

I rapporti, già tesi dopo che la Soprintendenza regionale aveva pesantemente stigmatizzato le dimensioni del palco dei concerti di Ligabue che nascondevano parte del monumento, si erano poi inaspriti in seguito al divieto di allestire in Arena la tradizionale rassegna invernale dei presepi.  Ma più che a una pace definitiva, quella «siglata» ieri fra il vicesindaco con delega all´Edilizia monumentale Stefano Casali e il soprintendente ai beni archeologici del Veneto Vincenzo Tinè,  assomiglia più a una tregua.


Casali e Tinè hanno compiuto un sopralluogo agli scavi che hanno portato al ritrovamento di nuovi importanti reperti. L´indagine archeologica, effettuata dalla Soprintendenza e finanziata dal Comune, si inserisce nelle operazioni preliminari di rifacimento degli impianti tecnologici dell´anfiteatro, che prevede la collocazione negli arcovoli 58 e 60 dei nuovi quadri elettrici generali e della cabina di trasformazione per la media e la bassa tensione. Gli scavi hanno riportato alla luce, da una parte, alcune stratificazioni di rifiuti, soprattutto di macelleria, che furono abusivamente smaltiti all´interno di un arcovolo, soprattutto in epoca medievale, e dall´altra, sotto la pavimentazione, reperti di grande importanza storica. Fra i quali il sesterzio di Claudio.


«L´Arena, come abbiamo visto oggi», commenta ironicamente Tinè, «è sempre stata palestra di polemiche e diatribe, ma per fortuna è ancora in piedi grazie ai tentativi delle varie autorità, prima civiche e poi statali, di temperare usi e abusi. Forse era più difficile per il Comune ai tempi degli scaligeri e dei veneziani tenere a bada i macellai. Ora dovrebbe essere più facile per le istituzioni relazionarsi con gli organizzatori di eventi musicali e artistici».



L´allestimento per la mostra dei presepi in Arena

Mentre assessore e soprintendente osservano i ritrovamenti, gli operai continuano l´opera di allestimento della mostra sulla Natività. «I presepi? Non li ho mai visti, lo farò volentieri». E riferendosi alle recenti prese di posizione sottolinea che essa «si svolge su decisione del ministro». Tinè resta convinto che d´inverno l´anfiteatro dovrebbe riposare. «Così dovrebbe essere, sulla base dell´accordo con lo stesso Comune... Da tempo gli organizzatori sanno che in questo periodo non si può utilizzare l´Arena, ma ci sono sempre state deroghe e quest´anno su decisione del ministro».

Il soprintendente Tinè fa inoltre sapere che si sta lavorando con il Comune su un accordo che eviti, in futuro, diatribe su forma e dimensioni dei palchi per i concerti rock. «Ci stiamo lavorando in concreto, ma ricordo che quella famosa lettera inviata al mio superiore, e per conoscenza e per correttezza anche al sindaco Tosi, si chiedeva di trovare una soluzione che preveda l´allestimento di un unico palco, che vada bene per tutti i concerti. Il problema sollevato era importante, perché il palco nascondeva parte dell´anfiteatro. L´auspicio», sottolinea, «è che si arrivi a questa soluzione entro il 2014. Avendo ancora molti mesi davanti si potranno trovare norme condivise, altrimenti sarà un problema perché ogni singolo spettacolo dovrà essere sindacato. Speriamo di non arrivare a questo. Ma questo lavoro va fatto insieme».

Fonte: srs di Enrico Santi, da L’Arena di Verona di giovedì 28 novembre 2013 CRONACA, pagina 7



IN DUEMILA ANNI NON È CAMBIATO NIENTE


Mi telefona la Elide» scrive la Olga. «"Éto sentìo - la me dise - che in Arena, sbusando per la cabina elettrica, hanno trovato dei reperti?".
"L´è la prima che sento" ghe rispondo. "Che genere de reperti?" ghe domando mentre mescola el desfrìto.
"Da quel che el g´à contà al me Remigio uno dei operai che à sbusà - la me risponde - si tratterebbe di ossi di animali, tanti ossi".
"Leoni!- mi viene subito in mente di dirle - Pol darsi che, contrariamente a quanto succedeva al Colosseo, qua fossero i cristiani a magnàr i leoni. Così almeno i dìse i leghisti. Èto leto el libro del leghista Bisolfìto Leoni co´ la polenta?. El dìse che i cristiani veronesi entravano in Arena con sporte de polenta precotta, fiaschi de vin e gradèle, e dopo avere copato i leoni, li arrostivano sulle gradèle e se li dividevano da boni cristiani: chi un galón, chi el bocón del prete, chi un rognón, chi ´na récia, e si portavano poi a casa i fegadini par le paparèle in brodo"».


«"Pol darsi che gli esperti, esaminando i ossi uno per uno - la me fa la Elide - trovino anche qualche osso de león ma par adesso se trata de ossi de bó, de vaca, de pégora, de cavra, de porco. Pare che i becari dell´epoca romana, ma anca quei del Medioevo, seppellissero gli scarti in Arena, nonostante ci fossero dei cartèi che lo proibivano".
"In pratica, in domila ani non è cambiato niente - ghe digo alla Elide - anca se adesso gh´è discariche abusive un po´ dappertutto ma non in Arena dove, in fatto di scarti, ci sono già i cantanti che vengono ingaggiati per la stagione lirica. Ma adesso, dopo ´sti ritrovamenti, sèreli l´Arena par qualche ano, fin che la Soprintendensa non avrà esaminato tutti i ossi?"». 


«"Questo no savarìa dìrtelo - la me fa la Elide - parché dipende da quello che decide el sovrintendente Tinè che l´è vegnù aposta da Venessia. Ah, me son desmentegà de dirte che ià catà anca n´anfora e un scheo con sora la testa dell´imperatore Claudio. E questo scheo dimostrerebbe che l´Arena l´è più vècia del Colosseo".
"Il fatto che la sia più vècia - ghe digo alla Elide - l´ho già letto nel libro del leghista Bisolfìto che dimostra che Verona è stata fondata prima di Roma, anca se gh´è stà dei casini par i appalti e i certificati antimafia. "Casini anca alora! Insoma, in domila ani no è cambià gnente" la me fa la Elide. "Gnente - ghe digo mi - anca se el me Gino el dise che no gh´è più le bele bighe de ´na olta».


Fonte: srs di Silvino Gonzato, da L’Arena di Verona giovedì 28 novembre 2013 CRONACA, pagina 7


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