mercoledì 11 dicembre 2013

SAN GIOVANNI LUPATOTO. ALLE ORIGINI DELLA CESA GRANDE

La chiesa di San Giovanni Battista: la parrocchia risale al XIV secolo


SAN GIOVANNI LUPATOTO. Domani sarà presentato il libro sulla storia della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista 


Scoperta la «data di nascita» della parrocchia i diritti battesimali e le decime risalgono al 1385 Ospite il vescovo Zenti, la cui famiglia è di Raldon


Domani alle 20.30 la chiesa di San Giovanni Battista sarà piena di curiosi e di appassionati di storia locale ma anche di fedeli per la presentazione ufficiale del libro «La cesa granda di San Giovanni Lupatoto». Si tratta del quinto volume della collana di studi storici lupatotini. Autori del corposo testo (circa 400 pagine) curato da Roberto Facci sono don Agostino Albertini, Angelo De Rossi, Federico Fuggini, Martino Perbellini, Francesca Zerman e lo stesso Roberto Facci.


Il volume è la raccolta organica e riordinata delle relazioni svolte da esperti e studiosi su vari aspetti della chiesa parrocchiale, che nella parlata dialettale e popolare in paese tutti chiamano la «cesa granda» ovvero la chiesa grande.


Ci sarà anche il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti: la sua presenza è motivo di soddisfazione per gli autori e per la parrocchia. Sarà però anche l'occasione per il presule per ritrovare un po' le origini della sua famiglia. Monsignor Zenti è nato infatti a San Martino Buon Albergo ma le sue radici familiari sono a Raldon, dove risiedono molti suoi parenti.


La famiglia Zenti, originaria di Quinzano ma proveniente da Ponte Florio a Montorio, si è stabilita a Raldon nel 1932 dove aveva preso in affitto un fondo agricolo dalla famiglia Perdonà. Il padre del vescovo, Carlo, detto il Moro, si trasferì a San Martino in tempo di guerra, nella corte agricola chiamata Casa Pozza mentre gli altri due fratelli Luigi, detto Biola, e Giobatta, chiamato il Biondo, rimasero a Raldon, e l'altro fratello Ferdinando, detto Beppone, si trasferì invece a Cadidavid. Nel 1947 nacque Giuseppe che poi diventò sacerdote e poi vescovo.


Il libro si compone di sei principali relazioni. Il capitolo di apertura è a cura del professor Facci e ricostruisce le origini, la nascita, l'evoluzione e la vita religiosa della parrocchia dall'XI al XVIII secolo. Qui compare infatti la supplica fatta al vescovo Pietro II della Scala dai primi lupatotini (allora il paese si chiamava Ca' di Fontana) nel XIV secolo per avere l'autonomia dalla chiesa di Villafranca («Distante milia 10» sottolineava la petizione) nella somministrazione dei sacramenti. Riferisce il professor Facci: «Il vescovo nell'anno 1385 concede i diritti battesimali e impone la decima a favore della chiesa di San Pietro, santo al quale era intitolato il primo edificio religioso lupatotino, determinando di fatto la nascita della parrocchia. Abbiamo trovato l'atto che descrive tutto ciò ed è questa la scoperta più importante».


La seconda relazione è quella di don Agostino Albertini, già sacerdote in paese, nella quale si illustrano le suppellettili sacre e i paramenti della chiesa. All'occhio attento del sacerdote non è sfuggito nulla.

La terza parte riguarda invece i quadri della chiesa ed è stata predisposta dal dottor Angelo De Rossi, esperto di arte. In questo capitolo vengono illustrate una per una le opere pittoriche esposte in chiesa.
Un capitolo specifico è riservato ai documenti dell'archivio parrocchiale, recentemente riordinati propria da alcuni volontari del Comitato Radici. Lo studio svolto dalla dottoressa Francesca Zerman spazia dal registro dei battesimi del 1521, il più vecchio della diocesi fino ai libro dei morti del 1600.

Un altro capitolo è dedicato all'organo della chiesa, capolavoro del Farinati (restaurato cinque anni fa), descritto in ogni dettaglio dal maestro Federico Fuggini, musicista e organista nonché maestro del coro parrocchiale.
L'analisi della struttura della chiesa è affidata all'architetto Martino Perbellini, che avanza anche una ipotesi di collocazione originaria della chiesa in piazzetta Olmo.

Renzo Gastaldo


Fonte: srs di Renzo Castaldo, da L’Arena di Verona del  11 dicembre 2010


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