L'angelo della preghiera del 1901, bronzo eseguito per la tomba Avanzi nel cimitero Monumentale di Verona
GIRELLI EGIDIO. - Nacque a Sommacampagna, nel Veronese, il 4 genn. 1878 da Giuseppe e Amalia Caprara; all'età di soli due anni, già orfano dei genitori, si trasferì in città forse ospite di alcuni parenti. Nel 1892 si iscrisse al corso di scultura presso l'Accademia di belle arti G.B. Cignaroli di Verona segnalandosi ben presto per le doti artistiche, confermate dalla medaglia di bronzo vinta nel 1893 al termine del primo corso di "Modellazione dei solidi, estremità, busti dal gesso e studi di anatomia". Poco dopo si iscrisse a Milano alla Scuola superiore di scultura di Brera dove ebbe modo di perfezionare la tecnica sotto la guida dello scultore Enrico Butti, conseguendo, al termine degli studi, il diploma e una medaglia d'argento. La frequentazione dell'ambiente artistico lombardo contribuì senz'altro ad avvicinare il G. alle tematiche simboliste che permeavano l'opera di alcuni maestri, come Leonardo Bistolfi, e al linguaggio di alcuni protagonisti della plastica d'Oltralpe, quali Auguste Rodin e Aristide Maillol. Nel 1899 fu nominato professore di scultura presso l'Accademia di belle arti di Verona. Agli inizi del nuovo secolo cominciò a insegnare modellato presso la Scuola d'arte Napoleone Nani di Verona, e divenne inoltre docente e direttore della scuola Brenzoni di Sant'Ambrogio di Valpolicella, carica che avrebbe ricoperto sino al 1947.
Il modellato vigoroso e l'equilibrio delle forme divennero i tratti peculiari del suo linguaggio imperniato su un realismo carico di intensità emotiva, che valse all'artista larghi consensi in ambito non solo locale: la sua carriera espositiva fu scandita, agli esordi, dalla partecipazione alle Biennali di Venezia del 1901 (Primavera della vita, gesso), 1905 (Triste abbandono, gesso), 1909 (Il bacio, gesso) e 1910 (Nella raffica, gesso), e dalla presenza nel 1910 e nel 1912 alle mostre organizzate dalla Società di belle arti di Verona. Nello stesso 1912 si classificò tra i premiati a un concorso per le porte del duomo di Milano (Un nuovo successo…). Con gli artisti riuniti intorno alla figura di Felice Casorati, trasferitosi a Verona nel 1911, fu tra i veronesi selezionati per la Seconda Esposizione nazionale di belle arti del Comitato nazionale artistico giovanile, svoltasi a Napoli in palazzo Tarsia tra il gennaio e il marzo del 1913, iniziativa maturata nello spirito di una generazione animata dall'intento di stimolare nuovi contatti tra le diverse scuole locali e di rinnovare i tradizionali schemi figurativi. Resistenza è l'opera con cui partecipò alla mostra "Pro Assistenza civica" (IX Esposizione…, ill. n. 133), allestita nell'aprile 1918 a Verona, città dove l'anno seguente, tra il 24 maggio e il 24 giugno, si sarebbe tenuta la Cispadana di belle arti, per la quale fu invitato a far parte della commissione giudicatrice. Il vivo interesse per la figura umana, spesso legato a una vena narrativa di matrice ottocentesca, sin dagli esordi dominò la produzione plastica del G. sempre imperniata su valori di armonia ed equilibrio formale. Ne sono testimonianza, tra gli altri, L'angelo della preghiera del 1901, bronzo eseguito per la tomba Avanzi nel cimitero Monumentale di Verona, in cui traspare una spiccata vena sentimentale peculiare di molte sue opere; Silhouette, busto in gesso presentato all'esposizione veronese del 1910, acquistato per l'occasione dalla Società di belle arti e poi assegnato a uno dei soci; o ancora Nella raffica, gesso esposto nel 1910 alla Biennale di Venezia e riproposto due anni dopo nella già citata mostra veronese, in occasione della quale fu acquisito da una collezione privata (IX Esposizione…, ill. n. 133).
Quest'ultimo lavoro, nel rappresentare una giovane donna mentre fugge nella bufera stringendo a sé il figlio, fu segnalato dalla critica come opera di passaggio dal "vecchio genere", ancora appesantito da spunti "un po' antiquati e retorici", al "nuovo" ispirato alla ricerca di un dinamismo plastico in sintonia con gli impulsi futuristi dell'epoca (Spaventi).
Se inizialmente il suo impegno artistico ed espositivo sembrò aprirsi a un contesto culturale ampio, per quanto di carattere prettamente nazionale, nel corso degli anni Venti andò limitandosi sempre più all'ambiente strettamente veronese. Nel 1920 realizzò il monumento in bronzo eretto in piazza delle Erbe, presso la Camera di commercio, per commemorare le ventinove persone morte il 14 nov. 1915 a causa di una bomba lanciata dagli aerei nemici. Sempre a Verona, alla XXXIX Esposizione d'arte promossa dalla Società di belle arti tenutasi tra il 10 maggio e l'11 giugno 1925, con lo scultore Ruggero Dondè e i pittori Giuseppe Zancolli, Angelo Zamboni e Guido Farina fu invitato a comporre la giuria d'accettazione e di collocamento; ma solo nell'edizione successiva, allestita due anni dopo nella sede consueta del palazzo della Gran Guardia, fu presente con alcuni lavori, quali i busti in marmo raffiguranti il conte Gian Antonio Campostrini e la contessa Emma Campostrini Martinelli, entrambi in collezione privata. Con il ritratto di Marisa Cinciari fu invitato alla mostra del centenario della Società di amatori e cultori di belle arti, inaugurata a Roma nel dicembre 1929, l'anno stesso in cui, già membro del direttorio del sindacato degli artisti, fu scelto per far parte della commissione d'accettazione e collocamento per la XLI Biennale di Verona.
La fama e il prestigio acquisiti a Verona trovarono conferma nelle numerose commissioni ricevute per la realizzazione di sculture di carattere funebre destinate alle tombe, all'interno del cimitero Monumentale, di proprietà di alcune delle famiglie più facoltose della città; si ricordano, in particolare, quelle realizzate per i Drezza (1901), gli Avanzi (1901), i Ferrari (1907), i Tosadori (1923) e i Chiavellati (1927). Suoi sono inoltre i monumenti ai caduti inaugurati a Soave il 29 maggio 1921, a Bosco Chiesanuova il 3 sett. 1922, a Colà di Lazise il 26 maggio 1924, a Villafranca il 26 maggio 1929 (realizzato in collaborazione con l'architetto Ettore Fagiuoli) e a Zevio (1929). Nel 1925 assunse la direzione dell'Accademia di belle arti di Verona che tenne fino al 1970.
In varie occasioni fu invitato a far parte della giuria di accettazione per alcune rassegne artistiche, quali la II Sindacale d'arte tenutasi dal 13 apr. 1933 nel palazzo della Gran Guardia a Verona, in cui fu peraltro segnalato dalla critica per il Ritratto della cantante Rosa Raisa (collezione privata) in marmo di Candoglia; la I Mostra del Sindacato nazionale fascista di belle arti aperta nella primavera dello stesso anno a Firenze; la XLIV Biennale di Verona allestita nell'agosto 1934 e l'edizione successiva del maggio 1936, in cui espose due lavori in bronzo, Richiamo e Adolescente, già inviati nel 1935 alla mostra dei quarant'anni della Biennale di Venezia insieme con il ritratto di Rosa Raisa. Espose due bronzi alla IV Sindacale veronese del 1937 e un ritratto in marmo rosato nell'edizione successiva del 1939. Alla prima mostra del premio Verona, inaugurata il 1° ag. 1942 nel palazzo della Gran Guardia, una giuria composta, tra gli altri, da Felice Casorati e Marcello Mascherini, attribuì al suo Cavallo in bronzo un premio di 2500 lire, uno dei vari riconoscimenti assegnati in quell'occasione ad artisti di fama nazionale (Zorzi, p. 31). Il 23 dic. 1944 morì a Sant'Ambrogio di Valpolicella la moglie, Teresa Eugenia Andrioli, dalla quale aveva avuto quattro figli, Giuseppe, Anna, Francesco e Sergio. Solo il terzogenito avrebbe proseguito l'attività del padre, senza tuttavia eguagliarne la potenza espressiva e le doti di raffinato e forte modellatore.
Adolescente è il bronzo con cui G. partecipò alla mostra allestita a Verona tra febbraio e marzo del 1950 per celebrare il bicentenario dell'Accademia G.B. Cignaroli. Già agli inizi del secolo alcuni suoi lavori figuravano in collezioni private; ma sono pochi quelli attualmente documentati in raccolte pubbliche veronesi: un ritratto in bronzo di Achille Forti realizzato nel 1938, ora presso la Galleria d'arte moderna e contemporanea di Palazzo Forti, e un Cavallo di proprietà della CariVerona Banca riferibile anch'esso alla fine degli anni Trenta, forse lo stesso premiato nel 1942.
Il Girelli morì a Verona il 30 aprile 1972.
Fonti e Bibliografia:
All'Accademia di pittura e scultura, in Arena, 4-5 sett. 1893; IX Esposizione internaz. d'arte della città di Venezia (catal.), Venezia 1910, n. 133; S.M. S(paventi), I veronesi alla IX Esposizione internazionale d'arte a Venezia, in Pro Verona, I (1910), 7, p. 1; Un nuovo successo del prof. E. G., in L'Adige, 3 genn. 1912; L. F(iumi), L'esposizione d'arte "Pro Assistenza civica", ibid., 9 apr. 1918; B. Barban, Il cimitero Monumentale di Verona, Verona 1928, pp. 73, 100, 102 s., 122, 124, 127, 129 s., 141, 144, 155; E. S., Una squisita opera di E. Girelli. Il monumento ai caduti di Villafranca, in Arena, 9 giugno 1929; G. C., La V mostra sindacale d'arte alla Gran Guardia, in Il Garda, I (1939), 6, pp. 347 s.; F. Zorzi, Ricognizione della mostra. Le sculture, in Verona e il Garda, IV (1942), 4, pp. 29, 31; U. Zannoni, Verona primo Novecento, Verona 1951, pp. 88, 176 s.; Fragiocondo (G.C. Zenari), Cronache montebaldine, Verona 1953, p. 39; T. Lenotti, Piazza Erbe, Verona 1954, pp. 78 s.; U.G. Tessari, In memoriam, in Vita veronese, XXV (1972), 5-6, p. 181; M. Cressoni, E. e Franco Girelli, tesi di diploma, Verona, Accademia di belle arti G.B. Cignaroli, a.a. 1988-89, pp. 60-133.
Fonte: srs di L. Lorenzoni; Dizionario Biografico degli Italiani, TRECCANI.IT