lunedì 19 luglio 2010

Verona: Selci blu ed Arsenale, risponde il sindaco Flavio Tosi

Caro  direttore,
se il suo collega Gian Antonio Stella, per il quale nutro profonda stima, avesse potuto venire di persona a vedere l'ex Arsenale, si sarebbe reso conto che le cosiddette «selci blu» non «marciscono»  (come si legge sul Corriere della Sera del 6 giugno) in una «cantina» ma nei saloni al pian terreno (messi a norma dal Comune con una spesa di 790.618 euro) di quella che fu, fino al 2006, la Palazzina Comando dell'Esercito Italiano, i cui militari «blu» non risulta siano mai diventati. Sarei comunque lieto di accompagnare Lei o il suo collega Gian Antonio Stella a visitare l’edificio, per constatare come ne le selci, ne altri reperti archeologici, stiano marcendo o siano coperti di muffa: come ha rilevato anche il Soprintendente per i Beni Archeologici del Veneto Vincenzo fine, che ci ha chiesto di potervi conservare in futuro ulteriori collezioni di proprietà statale. E magari potrei farvi vedere i 6.231 pezzi battuti in un'asta a Monaco di Baviera per un valore di 107 milioni di euro (di cui si parla nell’articolo) perché  i carabinieri che li hanno sequestrati al collezionista nella capitale bavarese, dopo averli rimpatriati li hanno affidati a noi per la custodia: evidentemente non ci ritengono inaffidabili!

Vorrei precisare alcune cose: tutti i materiali di cui stiamo parlando non sono mai stati visibili, nelle sedi museali in cui erano custoditi, al pubblico, ma solo agli studiosi: come avviene adesso. Inoltre non è vero che al Museo di Storia Naturale sia mancato il direttore dal 1997; da quella data, fino al recente pensionamento, dopo regolare concorso, è stata la dottoressa Alessandra Aspes, archeologa esperta e di riconosciuta competenza.

 Per risolvere il «mistero delle selci blu», un'apposita Commissione mista Comune-Soprintendenza sta cercando di capire la causa del loro cambiamento di colore, senza escludere nessuna ipotesi. Quanto alle alienazioni degli immobili non sono state certo una svendita!  Fra le inesattezze, mi preme rettificarne almeno due: Palazzo Forti è stato ceduto alla Fondazione Cariverona con l’obbligo di continuare ad ospitare gratuitamente per venti anni la Galleria d’Arte Moderna del Comune e di rispettare l’attuale destinazione mussale. Se avessimo voluto far cassa   avremmo cambiato la destinazione d’uso raddoppiandone il valore: ecco il motivo per cui dai 65 milioni di euro  si è scesi   ai 33:  il palazzotto del Bar Borsa non è stato messo in vendita per 6,5 milioni  ma  posto all’asta al prezzo base di 3.080.000,00 euro e  aggiudicato per 5.110.000,00: dunque nessun «clamoroso ribasso d’asta».

Non voglio pensare che le imprecisioni contenute nell’articolo siano intenzionali (sarebbe stato meglio  comunque  sentire anche la «nostra campana» ma nemmeno voglio sfuggire al vero problema: la tutela e valorizzazione  del nostro patrimonio  storico, artistico e culturale, per il quale i comuni  non hanno risorse sufficienti e lo Stato  non assicura i fondi necessari.
Per gli Enti locali  l’unico obbligo di legge è quello  di assicurare  il funzionamento  dei loro musei esistenti,  mentre la valorizzazione  degli stessi è materia concorrente fra Stato e Regioni.
Le difficoltà che stanno vivendo l’economia internazionale e il nostro  Paese pongono  gravi problemi ai sindaci. Assicurare il funzionamento ottimale dei servizi che sono  obbligatoriamente dovuti  ai cittadini o privilegiare  cose importanti come il nostro patrimonio storico, artistico  e culturale?  Evidentemente vengono prima  le esigenze  fondamentali dei cittadini(servizi per la famiglia, anziani, persone disagiate, strade, scuole, asili) rispetto a spese che possono  dare prestigio ma che, in questa situazione, vengono dopo. Anche chi, come noi e chi ci  ha preceduto a Verona non ha sprecato il pubblico denaro, deve  ricorrere ad alienazioni di immobili per i quali, spesso, non esistono risorse per mantenerli adeguamento o  arrestare il loro degrado gia in atto.

Flavio  Tosi
Sindaco di Verona

Fonte:  srs di Flavio Tosi,  da il Corriere della Sera di  giovedì  8 luglio 2010



Gian Antonio Stella  risponde a Flavio Tosi   sindaco di Verona

Tosi si offre di accompagnarmi a vedere l'Arsenale? Troppo gentile. Così, visto che io prima di scrivere c'ero ovviamente andato, avrà finalmente l'occasione per vedere le condizioni dei magazzini, dato che non mi risulta ci sia mai andato lui dopo la scoperta delle selci blu. Non mi è chiaro come abbiano speso 790.618 euro di restauro, visto che le condizioni dello stabile,  per usare un eufemismo, non sono ottimali.
Ma sarei comunque curioso di sapere: prima di portarci il prezioso materiale museale evacuato dai palazzi-musei venduti era stata fatta un'analisi degli eventuali rischi?
Sorvolando sulla battuta dei militari che non diventarono blu (anche i custodi della cappella degli Scrovegni non perdono pezzi di intonaco: sono materiali diversi...) vorrei sottolineare tuttavia tre punti.
1) non ho scritto che i pezzi archeologici sono coperti di muffa o stanno marcendo: vada a controllare. Della muffa richiamata nel sommario redazionale, in ogni caso, parlò proprio il Soprintendente Vincenzo Tine sull'Arena il 20 maggio scorso.
2) Non mi sono permesso di mettere in dubbio la preparazione della dottoressa Aspes. La domanda è: l'obbligo del concorso venne rispettato? Prendiamo il nuovo direttore, Giuseppe Minciotti. Sarà bravissimo ma è laureato (lo dice il sito Internet del Comune) in giurisprudenza: ha fatto il concorso, che prevede «laurea specialistica, diploma di specializzazione, dottorato di ricerca, o altro titolo post-universitario» attinente al ruolo?
Quanto alle «inesattezze», il sindaco precisa che «Palazzo Forti è stato ceduto alla Fondazione Cariverona con l'obbligo di continuare ad ospitare gratuitamente per venti anni la Galleria d'Arte Moderna del Comune» e che per questo «dai 65 milioni di euro (...) si è scesi ai 33 milioni».  lo avevo scritto che «la Cariverona ha dovuto impegnarsi a lasciarci il museo per venti anni» e che «in compenso, invece di pagare i 65 milioni pretesi dal Comune ne ha pagati 33». Non capisco: qual è la rettifica?
Quanto al palazzetto del Bar Borsa «aggiudicato per 5.110.000,00» vale la pena di rileggere il titolo del Corriere di Verona del 16 giugno scorso: «Grana ex Bar Borsa, venduto a 5 milioni. Incassati zero euro». Mai fatto il rogito. In due anni.
Quanto ai ribassi, secondo il Pd «nel 2007 si prevedevano entrate di 74 milioni da alienazioni e in bilancio poi ne sono stati iscritti 47» e «nel 2008 si aspettavano 148 milioni e ne sono entrati 21»: è falso? Ringraziamo comunque il sindaco per la sua chiarezza: vende i musei, proprio come scritto sul Corriere, per fare le rotatorie e i campetti da calcio. Opinioni.  (g.a.s.)

Fonte: srs di Gian Antonio Stella, da Il Corriere della Sera di  giovedì  8 luglio 2010

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