Il generale Armando Diaz
Si legge sui libri di storia che sul fronte italiano, per tutto l'inverno 1917-18, gli austriaci tentarono, attaccando per mesi e mesi con tutti i mezzi possibili, ma senza ottenere successi, di passare il Piave e occupare il Grappa.
Poi, esattamente un anno dopo Caporetto, il 24 ottobre 1918, il generale Diaz dà inizio a una grandiosa battaglia. Ai generali italiani viene impartito l’ordine di attaccare ad oltranza: è la battaglia di Vittorio Veneto. Lo sforzo delle nostre truppe è sovrumano, l’esercito italiano passa il Piave, sfonda in tre punti lo schieramento nemico e ne accerchia le posizioni: è il crollo dell'Austria. L’Italia si avvia al tavolo delle trattative per reclamare i suoi confini “naturali”
Tutto vero? Ma….
La riscossa di Vittorio Veneto esiste soltanto sulla carta perché, in quella settimana, a cavallo fra la fine d’ottobre e l’inizio di novembre 1918, non ci fu nessun assalto e nessuno sfondamento.
Gli italiani avanzarono perché gli austriaci si stavano ritirando: e gli austriaci si ritiravano perché era diventato inutile continuare una guerra che era irrimediabilmente perduta.
“Non a caso il comandante in capo di allora, Armando Diaz - informato di una travolgente avanzata italiana che, evidentemente, non aveva ordinato ne che era a conoscenza si stesse sviluppando - tuffò la testa nella cartina geografica, strizzando gli occhi da miope, dietro occhiali con lenti spesse un dito alla ricerca del teatro della sua rivincita.
E poiché faticava a individuare il luogo della battaglia, chiese soccorso agli uomini dello Stato Maggiore che affollavano la sua stessa stanza: «Ma 'sto Vittorio Veneto 'ndo cazzo stà...?»”
Fonte: liberamente tratto da srs di Lorenzo Del Bocca
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