L'abside di Piazza Corrubio
VERONA - Nuove cartucce da sparare per il comitato di San Zeno che controlla costantemente gli scavi di piazza Corrubbio.
In superficie è emerso un nuovo ritrovamento sul quale gli archeologici hanno già a lungo lavorato, mettendo ora completamente in luce i resti di una struttura absidata, in muri di grossi ciottoli di fiume, probabilmente la base di una tomba monumentale o di una piccola chiesa, nella parte dello scavo vicina alla pasticceria sotto la quale era già stata trovata un’altra struttura simile. Le mura sono circondate da altre sepolture non in semplici coppi di cotto, come tante altre ritrovate (sono circa duecento le tombe emerse fino a questo momento), ma in pietra di Prun.
Si tratta; come in tutti gli altri ritrovamenti di piazza Corrubbio di una struttura di cui resta appunto solo la base perché come in altre occasioni ha spiegato la Soprintendenza ai Beni Archeologici, tutta la necropoli si trova ad un livello molto superficiale tanto da essere stata in passato profondamente danneggiata e completamente tagliata in superficie. Ma se questo è visibile ad occhio nudo, ciò che il comitato contesta, sostenuto da Alberto Solinas, appassionato conoscitore di archeologia e di storia veronese, è appunto la decisione di fermare gli scavi ad un livello così superficiale.
«Se è vero che le tombe sono state tagliate in superficie («cimate», è il termine tecnico, ndr) - spiega Solinas - è anche vero che se si andasse a scavare più in profondità si troverebbero i resti delle sepolture precedenti a questa necropoli che risale all'ottavo o nono secolo».
Ma non è l'unica obiezione che il comitato muove alla Soprintendenza e al metodo con cui sta svolgendo lo scavo, che si sta svolgendo con tempi molto lunghi- a causa soprattutto dei molti scheletri da liberare che affiorano - sotto la pressante attenzione non solo del comitato, ma anche della ditta appaltatrice del futuro garage interrato.
«Il fatto che le tombe siano senza corredo - spiega Solinas - non è legato tanto ad una spoliazione, ma solo al fatto che i primi cristiani si volevano presentare a Dio senza beni terreni».
Il comitato spera che quest’ultimo ritrovamento possa fermare i lavori, anche se nessuna comunicazione ufficiale è stata fatta al momento in merito da parte della Soprintendenza:
«In altri casi, come nella zona dietro l’abside di San Zeno o in piazza Arditi continua Solinas - ritrovamenti molto simili, mura e tombe in pietra di Prun, sono stati conservati, quindi ci auguriamo che quest'ultimo ritrovamento in piazza Corrubbio sia ritenuto, allo stesso modo, degno di essere tutelato e conservato. Altrimenti non se ne capisce la logica».
Fonte: srs di Camilla Bertoni da il Corriere Verona del 30 giugno 2010
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