Tecnico di laboratorio
Secondo una recente ricerca le ossa fossili andrebbero conservate refrigerate ed in condizioni di sterilità per evitare di contaminarne il DNA. Le procedure tradizionali di scavo e conservazione potrebbero avere causato danni irreparabili al materiale sin qui raccolto.
D'ora in poi i ricercatori impegnati negli scavi dei reperti fossili dovranno imparare a comportarsi come gli investigatori della Scientifica.
Questo è quanto emerge da un recente articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Americana PNAS.
Fino ad ora le ossa fossili erano manipolate da una quantità di persone, lavate collettivamente in ampie vasche, ripulite e spazzolate, e perfino lucidate con speciali vernici, prima di essere esposte nelle teche dei musei.
Queste procedure potrebbero aver causato danni irrimediabili ai reperti fin qui raccolti.
La nuova frontiera della paleontologia è senza dubbio la paleogenetica, vale a dire l'analisi del DNA delle specie animali e vegetali delle epoche preistoriche.
Attraverso queste ricerche è possibile definire, con un dettaglio impensabile fino a qualche anno fa, i rapporti evolutivi delle varie specie.
In questo settore spicca senza dubbio l'analisi in corso del genoma dell'Homo Neanderthalensis, condotta da Svante Paäbo del Max Plank Insitute di Leipzeig, Germania.
Molti ricercatori sospettavano da tempo che i trattamenti tradizionali alterassero irreversibilmente il DNA contenuto nei reperti dilavandolo, mescolando con materiale genetico proveniente da ossa di specie diverse e contaminandolo con quello umano, ma mancavano le prove.
Ora è arrivata la dimostrazione inconfutabile della necessità di cambiare radicalmente le procedure di raccolta e conservazione dei fossili.
Cranio incompleto di un Bos Primigenius
Il gruppo di ricerca di Eva-Marie Geigl dell'Istituto Jacques Monod di Parigi, Francia ha raccolto campioni di DNA da due set di reperti fossili di un esemplare di Uro, Bos primigenius, l'antenato delle attuali mucche.
I campioni, appartenenti allo stesso animale, risalgono a 3.200 anni fa ma sono stati raccolti in due epoche diverse. Un primo gruppo di ossa fu scavato nel 1947, trattato con le tecniche convenzionali e quindi esposto in un museo.
Un secondo set è stato riportato alla luce, nel 2004, dal medesimo sito seguendo un metodo rigoroso: camici, guanti, mascherine e immediato congelamento del fossile con tutta la sua "sporcizia" originale
Tutti i tentativi di estrarre DNA dai fossili scavati nel 1947 sono falliti. La procedura si è invece conclusa con successo in quelli recuperati più recentemente.
Poiché le ossa sono state tutte sepolte per il medesimo periodo di tempo, nelle stesse condizioni ambientali, il "colpevole" non può che essere il metodo di conservazione.
In pratica, si è degradato più DNA negli ultimi 57 anni che nei 3.200 precedenti.
Questi risultati influenzeranno radicalmente le tecniche di scavo nel prossimo futuro e consentiranno enormi progressi nello studio dell'evoluzione dell'uomo.
Bibliografia
Prevost M. et al., Freshly excavated fossil bones are best for amplification on ancient DNA , PNAS, 104(3):739-744, 2007
Smith K., Don't wash those fossils:standard museum practice can wash away DNA . Nature, published ondine, 8 January 2007, doi:10.1038/news0701808-2
Sitografia
PNAS - Proceedings of the National Academy of Sciences
www.pnas.org
Nature.com
http://www.nature.com
homepage della rivista Nature
Prof. Dr. Svante Pääbo - Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Leipzig
http://email.eva.mpg.de/~paabo/
Paleogenetics, molecular taphonomy, and Neolithique domestication - Institut Jacques Monod
http://ijm2.ijm.jussieu.fr/ijm/research/research-groups/
Sito del gruppo di ricerca di Paleogenetica dell'istituto Jacques Monod di Parigi
The Extinction Website - Species Info - Bos primigenius
www.petermaas.nl/extinct/speciesinfo/aurochs.htm
CNRS - Centre National de Recherche Scientifique
www.cnrs.fr
Fonte: Le Scienze Web News
Link: http://www.lswn.it/
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