L’archeologo Peter John Hudson
Dai suoi scavi durati vent’anni una messe enorme di reperti
Peter John Hudson è nato a Manchester il 26 settembre 1954, nella stessa città e nello stesso anno dell’altro famoso «inglese di Verona», lo scrittore Tim Parks (ma non si frequentano e l’unica cosa che li unisce è che a volte Peter legge gli articoli di Tim sul «Guardian», compresi quelli sportivi da cui è stato tratto il discusso libro sui tifosi del Verona). Peter è figlio unico. Il papà comprava tessuti per la Cooperative Society, la più antica catena di supermercati di Manchester, e amava il cricket; la mamma faceva la segretaria part-time in studi d’avvocato del centro.
Fin da ragazzo, Peter viene attratto dalla storia; vorrebbe farla rivivere, non solo attraverso i personaggi e «i fatti che sconvolsero il mondo», ma penetrando nella vita di tutti i giorni della gente qualunque. Si tuffa nel passato con i mezzi a disposizione: documenti, reperti. S’iscrive all’Università di Lancaster laureandosi in storia medievale e archeologia. Si perfeziona a Reading e arriva in Italia, a Pavia, grazie a una borsa di studio, per una programma di archeologia urbana. Un’altra borsa di studio e la ricerca può andare avanti, abbracciando il periodo romano e il Medioevo. Nel 1978 l’incontro di Hudson, ormai archeologo in carriera, con Verona e il suo territorio. In Valdadige, alla Rocca di Rivoli, partecipa a più riprese a una campagna di scavi che fa luce sulla storia del castello medievale. Nel 1980 entra a far parte della Cooperativa archeologica lombarda di Brescia, alla quale, nel giugno 1981, viene affidato dal Comune di Verona e dalla Soprintendenza il grande scavo nel cortile dell’ex Tribunale. La campagna è di eccezionale importanza e va avanti a pieno ritmo fino al dicembre 1982, per riprendere a intervalli fino al 1986, con un’appendice nel 1990. Il contributo di questi scavi alla storia della Verona antica è fondamentale.
Hudson partecipa agli scavi sotto Palazzo Maffei e ad altre campagne in giro per il Veneto. Nel ’90 entra, come socio fondatore e direttore tecnico, in un’altra cooperativa, questa volta veronese, con sede in via Terre: la Multiart. Da questo momento il suo lavoro di archeologo si concentra su Verona, «città dal passato straordinario». Dirige la ricerca al sottopasso di Porta Palio, in occasione dei lavori per i Mondiali ’90. A Povegliano conduce gli scavi alla Madonna dell’Uva Secca dove emergono tombe pre-romane, romane e longobarde. Dopo una trasferta a Vicenza, per gli scavi in contrada Barche, prende in mano lo studio su via Mazzini durante i lavori dell’Agsm del 1997-98 e la ricerca archeologica sulla Postumia durante i lavori della stessa Agsm in corso Cavour nel 1998-99.
Alla cooperativa arrivano committenze non solo da Soprintendenza, Comune, Regione ma anche dai privati che affrontano ristrutturazioni in edifici di possibile interesse archeologico. A Verona, in centro storico, questa situazione è comune; così il lavoro non manca. Attualmente, Hudson è impegnato in due scavi: uno tra via Carducci e via Paradiso, l’altro in via Noris. L’attività è affascinante, ma complicata dalle questioni burocratiche e dai rapporti spesso non facili tra Soprintendenza e privati. Hudson non se ne duole, ci ha fatto il callo. E poi l’amore per Verona di questo inglese dai capelli rossi è a prova di tutto. Qui ha scelto di vivere, lo considera un «autentico privilegio».
Lo abbiamo salutato senza chiedergli perché lui e Tim Parks, concittadini, da oltre vent’anni a Verona, non si siano mai incontrati, tantomeno cercati. Eppure Peter sa molte cose di Tim. Lui tifa Manchester City, Parks Manchester United. Non sarà la risposta, ma è almeno un indizio. (a. fel.)
Fonte: srs di Antonio Felice; da L’Arena di Verona di Lunedì 30 Settembre 2002. Cronaca pag.13
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