domenica 28 dicembre 2025

RON GARAN DOPO 178 GIORNI NELLO SPAZIO...L’UMANITÀ VIVE UNA GRANDE MENZOGNA



Dopo il ritorno dallo spazio Ron Garan disse: viviamo una “menzogna” senza rendercene conto.


Dopo aver trascorso 178 giorni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, l’astronauta Ron Garan è tornato sulla Terra portando con sé qualcosa di più pesante di qualsiasi strumento o dato scientifico:una comprensione trasformata del significato stesso dell’umanità.

Dall’orbita, la Terra non appare come un insieme di Paesi, confini e interessi contrapposti.

Appare come un’unica sfera blu, luminosa, sospesa nel buio del cosmo.

Non esistono linee che separano i continenti, né bandiere che delimitano i territori.


A circa 250 miglia sopra la superficie, i conflitti umani si rimpiccioliscono all’improvviso, mentre i legami che uniscono gli esseri umani diventano inevitabili.

Garan racconta di aver osservato i temporali lampeggiare sopra interi continenti, l’aurora muoversi come tende viventi sopra i poli, e le luci delle città scintillare silenziose sul lato notturno del pianeta.

Ciò che lo ha colpito di più non è stata la potenza della Terra, ma la sua fragilità.

L’atmosfera che protegge ogni forma di vita appariva come un sottilissimo anello azzurro, appena visibile, eppure responsabile di tutto ciò che respira, cresce e vive.

Questa visione ha innescato ciò che gli astronauti chiamano “overview effect”, un profondo cambiamento di prospettiva che colpisce molti di coloro che osservano la Terra dallo spazio.

È la presa di coscienza improvvisa che l’umanità condivide un unico sistema chiuso.

Nessuna copia di riserva.

Nessuna via di fuga.

Nessun pianeta alternativo.

Da qui, Garan ha iniziato a riconsiderare le priorità dell’umanità.

Sulla Terra, la crescita economica viene spesso vista come il fine ultimo.

Ma dallo spazio, questa gerarchia crolla.

La vera priorità dovrebbe essere: prima il pianeta, poi la società, infine l’economia.

Perché senza un pianeta sano non può esistere né una società né un’economia.

Egli paragona la Terra a un’astronave che trasporta miliardi di membri dell’equipaggio, tutti dipendenti dagli stessi sistemi di supporto vitale.

Eppure, molti si comportano come semplici passeggeri, non come custodi, convinti che la responsabilità di mantenere il sistema spetti a qualcun altro.

Dall’orbita, gli inquinanti non hanno nazionalità e i sistemi climatici non riconoscono confini.

Un danno ambientale in un’area si ripercuote sull’intero pianeta.

Le divisioni che difendiamo con tanta forza sulla Terra, dall’alto semplicemente non esistono.

Il messaggio di Garan non è idealistico né emotivo, ma concreto e profondamente realistico.

Se l’umanità continuerà a trattare la Terra come una risorsa infinita, anziché come un sistema condiviso e fragile, le conseguenze ricadranno su tutti.

Vedere la Terra dallo spazio non lo ha fatto sentire piccolo, ma immensamente responsabile.

Perché quando comprendi davvero che stiamo tutti navigando sulla stessa fragile navicella attraverso l’universo, l’idea di “noi e loro” svanisce silenziosamente, lasciando spazio a un’unica verità impossibile da ignorare: esistiamo solo come “noi”.

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Da Andrea Battiata

 

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