Calco di un falcetto a mandibola del Bronzo Medio rinvenuto a Fiavè; l'originale è in alto, la copia in gesso (dipinta) in basso.
Quando un reperto è troppo fragile per essere trasportato o maneggiato di frequente una valida soluzione è costituita dall'impiego di fedeli riproduzioni.
Ecco come si è proceduto per realizzare la copia di un prezioso falcetto ritrovato nelle palafitte di Fiavè in Trentino
LE TECNICHE DI RIPRODUZIONE di oggetti permettono di ottenere esemplari esattamente identici agli originali, in materiali come il gesso o varie resine sintetiche. Anche dopo l'intervento di restauro infatti, accade spesso che i reperti archeologici risultino eccessivamente fragili e delicati per essere trasportati e maneggiati, oppure ancora esposti in ambienti che non abbiano i requisiti necessari a garantirne l'inalterabilità e la conservazione. Ci si riferisce ad esposizioni realizzate in edifici storici o con strutture non specificatamente progettate, dove l'oggetto restaurato, in mancanza di adeguati e preventivi accorgimenti tecnici e tecnologici, può essere sottoposto ad un pericoloso impatto fisico-ambientale. Basti pensare ad alcuni fra i più comuni fattori che incidono sul processo di deterioramento dei manufatti: l'umidità e gli eccessivi o rapidi sbalzi di temperatura. I fenomeni di riscaldamento o raffreddamento, infatti, possono in determinati casi generare fratture, provocate dall'espansione o contrazione dei materiali.
COME COSTRUIRE COPIE PER USO DIDATTICO
UNA VALIDA SOLUZIONE è costituita dall'impiego di fedeli riproduzioni in materiali plastici che, grazie alla loro resistenza, consentono utilizzi preclusi ai reperti. In primo luogo in relazione alla maneggiabilità, quindi alla possibilità di avere un contatto non solo visivo con i modelli della cultura materiale del passato. È intuibile, dunque, l'importanza delle copie quale ausilio didattico. Inoltre, partendo da singoli frammenti originali, si possono operare, sulla base di studi interpretativi, ipotetiche ricostruzioni o composizioni di varie parti.
La dimestichezza con le tecniche di riproduzione risulta utile anche nel restauro tradizionale, permettendo la creazione di «corpi» su cui disporre i vari frammenti trattati. Le copie, infine, possono sopperire alla frequente e pressante richiesta da parte di istituzioni locali di documentare in centri periferici, non sufficientemente sicuri ed attrezzati, i rinvenimenti avvenuti in zone adiacenti.
STAMPO IN SILICONE COPIA IN POLI ESTERE
ESEMPI EFFICACI DI QUESTE tecniche si sono visti recentemente a Trento in una mostra al Castello del Buonconsiglio su.”Archeologia del legno". Si è infatti ritenuto opportuno, proprio in questa occasione, l'utilizzo di riproduzioni di alcuni manufatti in legno per renderne più agevole la comprensione.
Quale esempio del lavoro eseguito proponiamo la costruzione del negativo e della copia in poliestere di un falcetto a mandibola del Bronzo Medio rinvenuto a Fiavè, costituito da supporto ligneo nel quale sono inserite selci foliate fissate con mastice.
Si tratta di uno stampo semplice in quanto l'oggetto non presenta problemi particolari di sottosquadri, ovvero di parti con angoli inferiori ai 90°, che non permetterebbero l'apertura dello stampo senza procurare pressioni eccessive sull'originale o fratturare lo stesso.
Il negativo viene studiato con tre linee di separazione: le due facce della lama e l'impugnatura che, essendo perpendicolare, deve essere mantenuta a se stante e divisa anch' essa in due parti. Si pone l'oggetto nella plastilina fino a metà del suo spessore e fino alla linea di separazione dell’impugnatura. Attorno ad esso, alla distanza di un centimetro circa, si costruisce una parete, sempre in plastilina, allo scopo di arginare la colata in silicone. Prima di operare con quest'ultimo è necessario tener presente che è un materiale grasso e ciò può provocare variazioni nella tonalità del colore della superficie del reperto, in special modo qualora esso sia di materiale
poroso.
PROBLEMA DELL'ALTERAZIONE CROMATICA
PER EVITARE IL FENOMENO di alterazione cromatica, dovuto ad assorbimento o a reazione chimica della gomma siIiconica con i prodotti usati nel restauro dell'oggetto, è quindi indispensabile effettuare opportune prove preventive su parti nascoste, oppure su manufatti simili di importanza minore.
Al fine di eliminare l'effetto assorbente possono essere utilizzate resine sintetiche solubili in acqua, ad esempio metilcellulosa, alcool polivinilico o poliglicole. Si sono rivelate idonee anche soluzioni concentrate a base di saponi oppure l'utilizzo di pellicole molto sottili (stagno, fogli di argento o simili) da applicare sull'originale. Nel nostro caso, prove preliminari non hanno evidenziato cambiamenti di tonalità e quindi non è stato necessario l'utilizzo di materiali o sostanze protettive.
È NECESSARIO SCEGLIERE BENE I SILICONI
È CONSIGLIABILE EFFETTUARE sperimentazioni con i vari siliconi esistenti in commercio per scegliere il prodotto più adeguato in relazione al lavoro da eseguire. Per un oggetto come il falcetto si è optato per un silicone fluido ed elastico, previa la chiusura di piccoli fori, fratture o giunzioni in cui il silicone avrebbe potuto inserirsi procurando, all'atto dell'apertura dello stampo, lesioni al reperto oppure, rimanendo nell'oggetto, gravi difficoltà di asporto.
Il silicone, opportunamente preparato, si versa sul manufatto in modo che lo copra in ogni punto e che raggiunga lo spessore omogeneo di un centimetro circa.
Dopo che il silicone ha catalizzato, si toglie la parete di plastilina e si crea la forma di gesso inglobando il silicone.
Ora si prepara il gesso per la seconda parte del negativo; esso viene livellato e vi si praticano delle tacche coniche che fungono da cerniera fra le parti. Si isola il gesso con della gomma lacca diluita in alcool e, a pennello, lo si passa con della cera diluita in trementina per facilitarne la separazione. Sul limite fra il silicone ed il gesso, come in precedenza, si costruisce una parete in plastilina per contenere il silicone che vi sarà versato.
Fra le valve in silicone, per consentire una successiva divisione, va ricordato di usare un distaccante, ad esempio una soluzione saponosa.
Analogamente a quanto fatto in precedenza, si procede nella costruzione delle rimanenti parti del negativo.
DUREZZA E RESISTENZA A FATTORI AMBIENTALI
LE RESINE - IN PARTICOLARE modo il poliestere - sono i materiali rivelatisi più adeguati nella creazione di riproduzioni per la loro durezza e resistenza a fattori ambientali ed accidentali. La resina può essere resa più consistente con l'aggiunta di un addensante e tinta con pigmenti precedentemente preparati o con colori ad olio per avere una tonalità base simile a quella dell' originale.
Si stende con un pennello un primo strato di resina nelle valve di silicone, facendo molta attenzione che non si formino bolle d'aria, quindi si versa la resina e si chiude il negativo a pressione. Prima che la resina abbia catalizzato completamente, si solleva leggermente la forma per evitare che essa si incolli al gesso. La copia viene poi rifinita con l'utilizzo di bisturi o fresette di vario tipo.
La riuscita della riproduzione dipende in larga misura dall'effetto cromatico che deve restituire il valore volumetrico dell'oggetto.
Il colore verrà dunque scelto in base al tipo di materiale e di superficie del manufatto riprodotto.
Nel nostro caso si è scelto il colore acrilico che permette velature e sfumature senza «impastarsi». Questo tipo di colore ha inoltre il vantaggio di essiccare rapidamente e di non essere lucido. A lavoro ultimato può rendersi necessaria l'applicazione di una lacca protettiva opaca per rendere il colore più resistente.
1. Il falcetto di legno rinvenuto a Fiavè viene inserito nella plastilina fino a metà del suo spessore.
2. Si costruisce attorno al reperto una parete di plastilina. All'interno della parete si cola del silicone.
3. Il silicone riempie tutto lo spazio compreso tra il reperto e la parete di plastilina.
4. Dopo che il silicone ha catalizzato si toglie la parete di plastilina e si crea la forma in gesso inglobando il silicone.
5. Si è creato il negativo in silicone, che andrà eseguito anche per l'altra metà dell'oggetto. Le due parti si segnano con tacche e protuberanze.
6. Estratto il reperto si confrontano i due negativi in silicone ottenuti dalla forma di plastilina.
7. Uno alla volta, i due negativi vengono riempiti di gesso, uniti e lasciati in posa fino alla solidificazione del gesso. Si crea in tal modo una copia perfetta del reperto.
8. Il risultato finale è evidente. Si confrontano i pezzi; l'originale è in alto, la copia in gesso (dipinta) in basso.
Fonte. Srs di Cristina Dal Ri, collaboratore dell'Ufficio Tutela Archeologica Provincia Autonoma di Trento. Foto di Elena Munerati; (L'articolo è stato tratto da Archeologia del legno, Quaderni della Sezione Archeologica del Museo Provinciale d'Arte di Trento. Informazioni: 0461/233770); da ARCHEOLOGIA VIVA ottobre 1991, anno X, N. 23.
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